TEOREMA

ENUNCIATO
Chi ama gli animali li ammazza e se li mangia.

DIMOSTRAZIONE
Partiamo dal fatto autoevidente che

1) il male e il bene assoluti non esistono.

Chi dice il contrario è pregato di dirmi dove sono, dieci secondi di tempo: in Antartide? su Plutone? Nel cuore di Gesù? Tempo scaduto. Il male e il bene assoluti non esistono.
Invece

2) esistono il male per qualcuno e il bene per qualcuno.

Ha senso solo parlare di “male per” e “bene per”, mai di “male e basta” e “bene e basta”. Per esempio la morte del cane di Mario è un male per Mario, ma un bene per Luigi che ogni mattina si trovava sullo zerbino alcuni odorosi resti del cane di Mario. E per il cane di Mario? Per il cane di Mario la sua morte non è né un bene né un male, visto che

3) per stare bene o male bisogna come minimo essere vivi.

Quindi

4) la morte di qualcuno non è un male per quel qualcuno.

Invece prendere a calci il cane di Mario è un male per il cane di Mario (ma un grande piacere per Luigi), visto che per sentire il dolore non serve essere intellettualmente superiori ma è sufficiente avere un corpo, e i cani, i gatti e le giraffe hanno tutti un corpo esattamente come gli esseri umani.
Le proposizioni 1, 2, 3 e 4 possono quindi essere generalizzate come segue:

5) fare male a X è male per X, mentre uccidere X non è male per X ma è male per i parenti di X, dove X è un qualsiasi essere vivente non masochista dotato della capacità di sentire male e con un conto in banca inferiore ai centomila euro.

Gli animali hanno solitamente conti in banca irrisori, ma poiché i loro parenti sono persone abbastanza insensibili, si può senz’altro affermare che

6) fare male a un animale è male per l’animale, ucciderlo non è male per nessuno.

Introduciamo ora, per mere esigenze di brevità, le seguenti definizioni:

7) non è male = non è male per nessuno,

8) è male = è male per almeno uno,

dunque la 6) si semplifica in

6.2) fare male a un animale è male, ucciderlo no.

Questa proposizione diventa naturalmente falsa per un animale domestico, essendo in questo caso l’animale dotato di un padrone in grado di piangerne la morte, ma torna a essere vera se si uccide sia l’animale che il padrone (e tutti i suoi parenti).
Per polli, maiali, conigli e tutti gli altri animali da tavola la 6.2 è sempre vera, e da essa segue che

9) allevare industrialmente un animale è male, tirargli una genuina schioppettata nella schiena no.

Ovviamente la schioppettata non è indispensabile, va bene anche una martellata in testa, l’importante è che l’animale, in tutto il periodo che trascorre su questo pianeta, possa vivere pienamente e serenamente la propria vita di animale, cioè ingozzarsi fino a scoppiare, rotolarsi nel fango e ascoltare Radio Deejay. Dalla 9 segue quindi che

10) non c’è nessuna controindicazione etica nell’uccidere animali che siano:
a) selvatici,
b) allevati all’aperto e in condizioni gradevoli,
c) appositamente creati senza cervello e fatti crescere in laboratorio.

Il paradiso terrestre è un mondo dove si allevano i filetti senza bisogno di allevare anche il resto della mucca. Mi sembra quasi di vederli: grossi lumaconi sanguinolenti coltivati come se fossero barbabietole, alberi da würstel, piantagioni di costolette. Mi fermo perché ho l’acquolina.
Fatta sempre per esigenze di brevità la seguente definizione:

11) è bene = è bene per almeno uno e non è male per nessuno,

si può affermare che

12) mangiare un animale che appartenga alle categorie 10.a), 10.b) e 10.c) è bene, soprattutto se cucinato come si deve.

È bene per tutti coloro che non mangiano per nutrirsi ma per essere felici, cioè per chi considera il cibo non una dose di sostanze nutritive da assumere per mantenersi in vita, ma un’occasione per festeggiare la vita e socializzare con gli altri, mangianti e mangiati. E siccome

13) quando si festeggia è bello festeggiare con chi si ama,

14) chi ama gli animali li ammazza e se li mangia.

C.v.d.

COROLLARIO
Amare veramente una persona significa spararle nella nuca mentre dorme e mangiarla finché è calda.