PER PIACERE, SI CHIAMANO GRILLINI

Nota: si avvisa l’eventuale lettore del futuro che questo post parla di argomenti di ordinaria attualità spicciola, cioè cose che non avranno più nessuna importanza in un futuro più o meno prossimo (per esempio domani). È dunque possibile che ciò che segue, benché accompagnato da alcune didascalie esplicative, risulti in parte o del tutto incomprensibile al suddetto lettore, il quale è pertanto invitato a leggersi qualcosa di un po’ più eterno, per esempio: questo.

Pare che ora (prima metà del XXI secolo) sia arrivato il momento dei seguaci di Grillo (comico televisivo della seconda metà del XX secolo). Seguaci che, quando avevano l’1%, tutti chiamavano “grillini” e disprezzavano altamente, partiti e giornali in testa, mentre ora che hanno il 20% tutti rispettano e chiamano “esponenti del movimento eccetera”. Non so come sia lì nel futuro, ma qui nel presente c’è tanta gente che basa la propria opinione di una persona non su quello che dice, ma sulla sua popolarità. Si chiamano “leccaculo”, parola che mi sembra molto appropriata e su cui non ho niente da ridire. Invece i seguaci di Grillo si chiamano “grillini”, non “esponenti del movimento eccetera”. Ci tengo molto alla precisione. Dopo i manutengoli di Berlusconi (barzellettiere da crociera della seconda metà del XX secolo), ora è arrivato il loro momento e, se le cose continueranno così, il prossimo Parlamento sarà composto in maggioranza da loro, cosa che, sia detto per inciso, è difficile vedere come un peggioramento. Anche un Parlamento di barbabietole sarebbe meglio del Parlamento che c’è ora.
È incredibile quanto piacciano i comici agli abitanti dell’Italia (Stato europeo al largo della Tunisia), soprattutto se si conta che il senso dell’umorismo non è certo fra i pregi di questa gente. È forse più facile trovare un italiano onesto che un italiano col senso dell’umorismo. Gli italiani hanno tanti pregi, per esempio hanno creato alcune fra le più importanti organizzazioni criminali del mondo e sono fra i principali produttori di lagnosità, ma fra questi pregi non c’è di sicuro l’umorismo. Non quello volontario, almeno. Infatti la comicità dei comici italiani non sta quasi mai in quello che dicono, ma nel personaggio che interpretano. È un umorismo fatto di macchiette, non di scrittura. L’unico comico italiano che faceva monologhi divertenti era Luttazzi (aspirante comico della seconda metà del XX secolo), ma poi si è scoperto che i suoi monologhi non erano italiani.
Il comico italiano strabuzza gli occhi e la gente ride, si dimena come un orango e la gente ride, manda affanculo tutti e la gente ride. Ride e vota. Perché è evidente che la gente non vota gli “esponenti del movimento eccetera”, ma vota il comico. Per esempio a Parma ha vinto un certo Spizzettoni (perfetto sconosciuto della prima metà del XXI secolo), ma sono sicuro che solo una minima parte di quelli che l’hanno votato aveva idea di chi fosse, mentre tutti gli altri votavano sulla parola di Grillo, e una frazione non trascurabile di questi, sono pronto a scommetterci, erano convinti di votare proprio Grillo. Grillo candidato contemporaneamente in novecentoquarantuno comuni Italiani. Chissà come ci sono rimasti male quando si sono trovati sindaco Pizzoccheri e non Grillo.
Io l’ho sentito parlare questo Pizzutelli, e devo dire che mi ha fatto una buona impressione: misurato, cordiale e ragionevole, ma non fa ridere e nessuno voterebbe mai uno che non fa ridere. Tutti dicono che Grillo è solo “il megafono”, “l’aratro”, “l’apripista”, “l’autospurghi”, e che non bisogna fare caso alle stupidaggini che dice o ai suoi modi poco democratici, perché la sua funzione è solo quella di far conoscere il movimento eccetera, poi sotto c’è tutto un eccetera eccetera. Magari è vero, solo che la gente vota l’aratro. Intendo il grosso della gente, cioè quelli che non sanno niente di meetup e blog e vanno a votare con lo stesso spirito con cui vanno allo stadio, che sono poi quelli che contano. Questi votano proprio quelle stupidaggini e quei modi poco democratici, e che dietro l’aratro ci sia Pinzillaccheri, Sbertuccelli o chiunque altro non ha nessuna importanza. Non ha importanza come sia organizzato il movimento eccetera, chi ne faccia parte e quanto si avvicini all’ideale democratico di Tocqueville (storico francese che tutti citano ma pochi hanno letto della prima metà del XIX secolo), il giorno in cui Grillo dirà di votare una barbabietola, questi qui voteranno una barbabietola.
Quindi, per piacere, si chiamano “grillini”.