VERITÀ E ILLUSIONE

Che t’ha detto il dottore?

Ha detto che non ho niente.

Bene.

Neanche un po’ di cervicale. Di solito un po’ di cervicale non la si nega a nessuno.

Meglio così, no?

Sono così sano che mi ha proposto di mettere i miei esami sulla homepage dell’ospedale.

Davvero?

Giuro.

Anche la colonscopia?

Navigabile.

È pur sempre visibilità.

Dice che è tutto nella mia testa. Sono come il malato immaginario di quella commedia di Molière, hai presente?

“Il malato immaginario”.

Proprio quella. In pratica sono matto.

Ascolta, io ho a che fare con gente di tutti i tipi e ti assicuro che i matti non sono come te.

Lo dici solo per farmi piacere.

I matti sragionano, fanno cose assurde come evitare le fughe delle piastrelle o cercare il proprio nome con Google, e soprattutto parlano da soli.

Magari lo faccio anch’io.

Tu?

Per dire.

Io non ti ho mai visto parlare da solo.

Magari lo sto facendo adesso.

Non ti seguo.

Quello che voglio dire è che, magari, adesso mi sto solo immaginando di parlare con te e invece sono qui da solo a parlare con una sedia vuota.

Stai dicendo che non esisto?

È solo un’ipotesi.

Senti, io sono Ganesh. Distinguere la verità dall’illusione è uno dei miei superpoteri.

Sì sì, lo so...

Là fuori ci sono più di un miliardo di persone che credono in me, gente che tutte le mattine si alza, fa le sue abluzioni e poi mi rivolge qualche parola carina. Secondo te sono tutti matti?

Non dico questo.

Parlare con le divinità non rientra nei casi di follia. Okay?

Okay.

Con me caschi male.

Okay, scusa.