NATURALE COME UN CHEWING-GUM
I miei genitori erano così all’avanguardia che mi davano lezioni di vita quando ero ancora nell’utero, in alfabeto Morse:
.-.. .----. ..- ... -.-. .. - .- | .-..- | --.- ..- . .-.. .-.. .- | .- | ..-. --- .-. -- .- | -.. .. | ...- .- --. .. -. .-
Credo sia per questo che sono balbuziente.
Ciononostante non erano quel tipo di genitori sessantottini che, per non trasmettere alla prole i pregiudizi e i tabù della aperte virgolette società borghese chiuse virgolette, se ne andavano in giro per casa coi genitali in bella mostra, facevano i loro bisogni sul tappeto e ogni domenica portavano i figli da qualche malato di cancro con la scusa “che sono tutte cose naturali ed è giusto che i bambini si abituino”. Così, naturale o non naturale, io tuttora preferisco stare alla larga da malati e genitali ambulanti.
Quest’idea che “naturale” sia sinonimo di “eccezionale” e “artificiale” sinonimo di “merda” è un’idea completamente senza senso e, come tutte le idee completamente senza senso, presa per vera da tutti.
Prendiamo la pipì di mucca. Esistono poche cose naturali come la pipì di mucca, eppure tutti preferiscono la birra, cioè una bevanda artificiale, prodotta in modo artificiale in posti artificiali e messa artificialmente in bottiglie artificiali. Uno dovrebbe esplodere al primo sorso.
Oppure l’uranio. L’uranio è ancora più naturale della pipì di mucca, visto che non c’è nemmeno bisogno della mucca. L’uranio esiste in natura fresco e genuino, basta solo avere la pazienza di trovarlo, dissotterrarlo e dargli una pulita. La gente potrebbe andare per i boschi in cerca di uranio 238 col suo cestino, gli scarponcini, eccetera, e poi la domenica farsi un bel risotto con uranio e fiori di zucca. Ma attenzione, va mangiato in fretta se no decade in piombo 206.
Io credo che sia tutta una questione di prospettiva. L’uomo è un animale, certo un animale molto più intelligente degli altri animali, come dimostra la sua straordinaria capacità di adattarsi agli ingorghi, ma pur sempre un animale, quindi da un certo punto di vista tutto ciò che produce (chewing-gum, chewing-gum senza zucchero, chewing-gum con xilitolo, eccetera) può essere considerato naturale.
Probabilmente anche un uccello considererebbe il proprio nido una cosa artificiale, ma che io sappia nessun uccello è così intelligente.
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Credo sia per questo che sono balbuziente.
Ciononostante non erano quel tipo di genitori sessantottini che, per non trasmettere alla prole i pregiudizi e i tabù della aperte virgolette società borghese chiuse virgolette, se ne andavano in giro per casa coi genitali in bella mostra, facevano i loro bisogni sul tappeto e ogni domenica portavano i figli da qualche malato di cancro con la scusa “che sono tutte cose naturali ed è giusto che i bambini si abituino”. Così, naturale o non naturale, io tuttora preferisco stare alla larga da malati e genitali ambulanti.
Quest’idea che “naturale” sia sinonimo di “eccezionale” e “artificiale” sinonimo di “merda” è un’idea completamente senza senso e, come tutte le idee completamente senza senso, presa per vera da tutti.
Prendiamo la pipì di mucca. Esistono poche cose naturali come la pipì di mucca, eppure tutti preferiscono la birra, cioè una bevanda artificiale, prodotta in modo artificiale in posti artificiali e messa artificialmente in bottiglie artificiali. Uno dovrebbe esplodere al primo sorso.
Oppure l’uranio. L’uranio è ancora più naturale della pipì di mucca, visto che non c’è nemmeno bisogno della mucca. L’uranio esiste in natura fresco e genuino, basta solo avere la pazienza di trovarlo, dissotterrarlo e dargli una pulita. La gente potrebbe andare per i boschi in cerca di uranio 238 col suo cestino, gli scarponcini, eccetera, e poi la domenica farsi un bel risotto con uranio e fiori di zucca. Ma attenzione, va mangiato in fretta se no decade in piombo 206.
Io credo che sia tutta una questione di prospettiva. L’uomo è un animale, certo un animale molto più intelligente degli altri animali, come dimostra la sua straordinaria capacità di adattarsi agli ingorghi, ma pur sempre un animale, quindi da un certo punto di vista tutto ciò che produce (chewing-gum, chewing-gum senza zucchero, chewing-gum con xilitolo, eccetera) può essere considerato naturale.
Probabilmente anche un uccello considererebbe il proprio nido una cosa artificiale, ma che io sappia nessun uccello è così intelligente.
STRAORDINARI COMUNICATORI
Sempre più spesso si sente usare l’espressione “straordinario comunicatore” riferita a persone che riescono a ottenere attenzione, soldi o voti da milioni di altre persone con qualsiasi mezzo, esclusa però la violenza fisica, altrimenti, si è deciso, non vale. Così, per esempio, se uno convince milioni di persone a lanciarsi dalla finestra perché tanto la gravità è solo un’invenzione delle compagnie aeree, costui sarà chiamato “straordinario comunicatore” e non quegli altri “straordinari boccaloni”. Com’è possibile? Per caso qualcuno ha manomesso tutti i dizionari on line?
Se non ricordo male, fino a ieri “comunicare” significava esprimere quello che si pensa in un modo comprensibile a chi ascolta, non cercare di capire cosa pensa chi ascolta e quindi dirglielo. Dire una cosa per far piacere a chi ascolta non si chiama “comunicare” ma “assecondare”, e a me pare che quelli che vengono chiamati “straordinari comunicatori” fanno proprio questo: dicono ai loro ascoltatori quello che vogliono sentirsi dire senza esitazioni (esitare fa perdere consensi), senza argomentazioni (argomentare fa perdere consensi), senza nessuna umanità verso chiunque provi a contraddirli (essere umani fa perdere consensi).
Ma supponiamo che questi presunti comunicatori stiano veramente dicendo quello che pensano e che solo per puro caso questo coincida con quello che già pensano e ripensano per conto loro milioni di persone. In questo caso, è vero, non si tratterebbe di assecondatori ma di genuini comunicatori. Ma si può anche dire che siano straordinari? Io penso di no, così come non si può definire “straordinario atleta” chi corre veloce in discesa. Io per esempio riesco a fare i cento metri in circa cinque secondi se mi butto da un viadotto, ma non credo che mi prenderebbero alle olimpiadi.
Quando si dice qualcosa a qualcuno, la propria abilità di comunicatore è da rapportare alla difficoltà del concetto che si vuole esprimere. Se, tanto per fare un esempio a caso, il concetto è “aboliamo il Parlamento”, non è certo necessario essere degli straordinari comunicatori per esprimerlo, visto che basta fare uso delle seguenti tre parole: “aboliamo”, “il” e “Parlamento”, possibilmente in quest’ordine ma non necessariamente, anzi, un semplice “Parlamento merda” svolge già egregiamente la sua funzione comunicativa. Sono parole che chiunque capisce e se in questo momento nessun comunicatore le sta pronunciando, non è perché non ci sia nessuno di abbastanza straordinario in grado di farlo, ma solo nessuno che lo ritenga conveniente. Non ancora, almeno.
Se non ricordo male, fino a ieri “comunicare” significava esprimere quello che si pensa in un modo comprensibile a chi ascolta, non cercare di capire cosa pensa chi ascolta e quindi dirglielo. Dire una cosa per far piacere a chi ascolta non si chiama “comunicare” ma “assecondare”, e a me pare che quelli che vengono chiamati “straordinari comunicatori” fanno proprio questo: dicono ai loro ascoltatori quello che vogliono sentirsi dire senza esitazioni (esitare fa perdere consensi), senza argomentazioni (argomentare fa perdere consensi), senza nessuna umanità verso chiunque provi a contraddirli (essere umani fa perdere consensi).
Ma supponiamo che questi presunti comunicatori stiano veramente dicendo quello che pensano e che solo per puro caso questo coincida con quello che già pensano e ripensano per conto loro milioni di persone. In questo caso, è vero, non si tratterebbe di assecondatori ma di genuini comunicatori. Ma si può anche dire che siano straordinari? Io penso di no, così come non si può definire “straordinario atleta” chi corre veloce in discesa. Io per esempio riesco a fare i cento metri in circa cinque secondi se mi butto da un viadotto, ma non credo che mi prenderebbero alle olimpiadi.
Quando si dice qualcosa a qualcuno, la propria abilità di comunicatore è da rapportare alla difficoltà del concetto che si vuole esprimere. Se, tanto per fare un esempio a caso, il concetto è “aboliamo il Parlamento”, non è certo necessario essere degli straordinari comunicatori per esprimerlo, visto che basta fare uso delle seguenti tre parole: “aboliamo”, “il” e “Parlamento”, possibilmente in quest’ordine ma non necessariamente, anzi, un semplice “Parlamento merda” svolge già egregiamente la sua funzione comunicativa. Sono parole che chiunque capisce e se in questo momento nessun comunicatore le sta pronunciando, non è perché non ci sia nessuno di abbastanza straordinario in grado di farlo, ma solo nessuno che lo ritenga conveniente. Non ancora, almeno.
PRETI - TUTTO INTERO E IN HD
Nomination David di Donatello 2013
Miglior corto Genova Film Festival 2013
Miglior animazione Vilnius Film Short 2013
Voci: Guglielmo Favilla (stagista) e Fabrizio Odetto (parroco).
Musica della versione completa: Nanowar of Steel.
Altre informazioni: qui.
ANNO PERSO
E così il coso cinque cose ha perso. Anzi, A PERSO. Peccato. Già pregustavo gli show per le dimissioni di questo e quello, le elezioni anticipate, il governo degli Onesti®, il default dell’Italia-che-tanto-è-già-fallita, la conseguente ribellione armata dei pensionati, il colpo di stato militare, la dittatura dei colonnelli, la guerra con l’Alto Adige per il controllo della strada del vino, e invece niente. Tutto rimandato alla prossima rivoluzione su Facebook.
In questi giorni ho sentito tante spiegazioni di questo fallimento, tutte più o meno interessanti e plausibili, come interessante e plausibile è sempre ciò che non si può verificare, e anche a me è venuta voglia di dirne una. Prima però un breve riassunto per gli abitanti del futuro che non sanno cosa si stanno perdendo.
Domenica 25 maggio 2014 d.C., il partito denominato C5C, gestito da un comico in declino e da un tizio esperto di comunicazione che comunica solo attraverso il succitato comico (un po’ come Sauron e la bocca di Sauron), ha preso il 21% dei voti, che sarebbe tanto, se non fosse che i due avevano solennemente garantito di prenderne almeno il 104%, soglia minima per sentirsi legittimati a intraprendere un ambizioso progetto di sbertucciamento on line di tutti i potenti d’Italia, esclusi naturalmente il tizio stesso, la bocca del tizio e alcuni vip amici della bocca del tizio. Fine del riassunto.
Ora, una cosa che secondo me ha contribuito al fallimento del C5C è il diffusissimo e ormai scontato luogo comune che sia il partito dei gonzi.
Non sto dicendo che sia veramente il partito dei gonzi, magari posso pensarlo ma non lo sto dicendo, quello che sto dicendo è che questo luogo comune lo conoscono tutti e tutti devono farci i conti, anche quelli che non lo condividono. Per esempio, io non penso che Proust sia palloso, però so che è stato bollato come palloso, quindi se parlo con qualcuno di Proust dovrò prima riuscire a scavalcare la pallosità che si è appiccicata all’immagine di Proust (ovviamente è solo un esempio, non ho mai osato leggere niente).
Così succede che se uno vuole imitare il tipico fan 5C in modo chiaro e riconoscibile da tutti, basta che scriva in maiuscolo, sbagli apostrofi e accenti, abbondi coi punti esclamativi e spieghi ogni cosa con misteriosi complotti di poteri forti, banche, Europa, mafia, massoni, ebrei, Gormiti. Ormai è uno stereotipo, e la cosa peggiore è che questo stereotipo ha una caratteristica che non tutti gli stereotipi hanno e che ne facilita la diffusione in tutti gli angoli dei computer del mondo: fa ridere.
Chissà, forse si tratta di una precisa strategia politica:
1. I gonzi sono tantissimi
2. Forse addirittura il 104%
3. Prendo i voti di tutti i gonzi del mondo
4. O VINTO!!!1!
Questo spiegherebbe come mai il tizio esperto di comunicazione, dopo anni di mistero e aura mistica, si sia presentato in TV così
Mancava solo l’elica in cima al cappellino. “Eh, ma”, dicono, “serviva per coprire l’operazione alla testa”. Okay, e magari i capelli stile cocker servivano per coprire le orecchie a sventola, è possibile, ma allora eviti di andare in TV, perché se vai in TV combinato da gonzo, di una cosa sola puoi stare certo: darai l’impressione di essere un gonzo. Soprattutto, poi, se fai un’intervista che più che un’intervista sembra un test di Turing.
Io, giuro, quando l’ho visto ho pensato: è un genio! E invece no.
Un bravo populista deve sì riuscire ad attirare i gonzi, ma senza mai sembrare gonzo a sua volta. Non troppo, almeno. Altrimenti succede che non solo fa scappare quelli che gonzi non sono, ma fa scappare anche i gonzi.
Nemmeno ai gonzi piace passare per gonzi.
In questi giorni ho sentito tante spiegazioni di questo fallimento, tutte più o meno interessanti e plausibili, come interessante e plausibile è sempre ciò che non si può verificare, e anche a me è venuta voglia di dirne una. Prima però un breve riassunto per gli abitanti del futuro che non sanno cosa si stanno perdendo.
Domenica 25 maggio 2014 d.C., il partito denominato C5C, gestito da un comico in declino e da un tizio esperto di comunicazione che comunica solo attraverso il succitato comico (un po’ come Sauron e la bocca di Sauron), ha preso il 21% dei voti, che sarebbe tanto, se non fosse che i due avevano solennemente garantito di prenderne almeno il 104%, soglia minima per sentirsi legittimati a intraprendere un ambizioso progetto di sbertucciamento on line di tutti i potenti d’Italia, esclusi naturalmente il tizio stesso, la bocca del tizio e alcuni vip amici della bocca del tizio. Fine del riassunto.
Ora, una cosa che secondo me ha contribuito al fallimento del C5C è il diffusissimo e ormai scontato luogo comune che sia il partito dei gonzi.
Non sto dicendo che sia veramente il partito dei gonzi, magari posso pensarlo ma non lo sto dicendo, quello che sto dicendo è che questo luogo comune lo conoscono tutti e tutti devono farci i conti, anche quelli che non lo condividono. Per esempio, io non penso che Proust sia palloso, però so che è stato bollato come palloso, quindi se parlo con qualcuno di Proust dovrò prima riuscire a scavalcare la pallosità che si è appiccicata all’immagine di Proust (ovviamente è solo un esempio, non ho mai osato leggere niente).
Così succede che se uno vuole imitare il tipico fan 5C in modo chiaro e riconoscibile da tutti, basta che scriva in maiuscolo, sbagli apostrofi e accenti, abbondi coi punti esclamativi e spieghi ogni cosa con misteriosi complotti di poteri forti, banche, Europa, mafia, massoni, ebrei, Gormiti. Ormai è uno stereotipo, e la cosa peggiore è che questo stereotipo ha una caratteristica che non tutti gli stereotipi hanno e che ne facilita la diffusione in tutti gli angoli dei computer del mondo: fa ridere.
Chissà, forse si tratta di una precisa strategia politica:
1. I gonzi sono tantissimi
2. Forse addirittura il 104%
3. Prendo i voti di tutti i gonzi del mondo
4. O VINTO!!!1!
Questo spiegherebbe come mai il tizio esperto di comunicazione, dopo anni di mistero e aura mistica, si sia presentato in TV così
Mancava solo l’elica in cima al cappellino. “Eh, ma”, dicono, “serviva per coprire l’operazione alla testa”. Okay, e magari i capelli stile cocker servivano per coprire le orecchie a sventola, è possibile, ma allora eviti di andare in TV, perché se vai in TV combinato da gonzo, di una cosa sola puoi stare certo: darai l’impressione di essere un gonzo. Soprattutto, poi, se fai un’intervista che più che un’intervista sembra un test di Turing.
Io, giuro, quando l’ho visto ho pensato: è un genio! E invece no.
Un bravo populista deve sì riuscire ad attirare i gonzi, ma senza mai sembrare gonzo a sua volta. Non troppo, almeno. Altrimenti succede che non solo fa scappare quelli che gonzi non sono, ma fa scappare anche i gonzi.
Nemmeno ai gonzi piace passare per gonzi.