COME NASCE UNA TEORIA DEL COMPLOTTO

In realtà non ne so niente, ma al giorno d’oggi questo non è un problema, giusto? Diciamo che questo post è un po’ come un discorso al bar. Per rendere tutto più credibile, ecco qua una birra.


Allora, ogni teoria del complotto è perlopiù riassumibile come segue: “Loro™ vogliono tenerci nascosta una cosa terribile (in gergo tecnico “puttanata”) allo scopo di derubarci e/o controllarci e/o ucciderci tutti”. Nota: per riconoscere una teoria del complotto è sufficiente osservare l’uso frequente del pronome “Loro™”, a volte anche senza “™”.

FASE 1: NASCITA
Per avere qualche possibilità di nascere e affermarsi, una teoria del complotto deve avere due caratteristiche fondamentali. La prima: deve essere bello crederci. “Bello” non nel senso che dica cose belle, anzi di solito queste teorie dicono cose terribili, ma nel senso che ci rassicuri nelle nostre certezze (“è tutta colpa Loro™”) e offra spiegazioni semplici a problemi complessi (“non c’è niente da capire, sono Loro™”). Una teoria del complotto che dicesse “quello che ci tengono nascosto è che sei un cretino” avrebbe scarsissime probabilità di diffondersi.
La seconda importante caratteristica di una buona teoria del complotto è che a metterla in giro deve essere uno scienziato o, in mancanza di meglio, uno che si spacci come tale.
È davvero curioso: grazie a queste teorie una persona può sfogare tutta la sua avversione per la scienza, eppure quella stessa persona ha bisogno di illudersi di stare seguendo la scienza. Io sono arrivato alla conclusione che questi individui che usano il loro status di scienziati per dire cose antiscientifiche per compiacere le masse, tipo che la sperimentazione animale è inutile (Marco Mamone Capria, matematico, Università di Perugia), che i vaccini contengono metalli pesanti (Maria Antonietta Gatti, fisico, Università di Modena-Reggio Emilia), che l’AIDS si può curare con lo yogurt (Marco Ruggiero, biologo molecolare, Università di Firenze) e così via, e poi pubblicano i loro risultati non su riviste peer review, ma su cosiddette pubblicazioni predatorie, sui loro blog, su Facebook, sui libri di Feltrinelli o Einaudi o eccetera, questi individui, dicevo, sono il Male Assoluto.

FASE 2: DIFFUSIONE
Non è detto che una teoria del complotto percorra tutte le fasi qui elencate, alcune teorie nascono e muoiono nel giro di un meme, ma in ogni caso, se una teoria riesce a sopravvivere, il suo percorso sarà questo. È come per la vita umana, se uno ha la fortuna di arrivare alla vecchiaia, le fasi della sua vita saranno: nascita, infanzia, pubertà, masturbazione, masturbazione in due, patetici tentativi di masturbazione e morte.
La fase 2 di una teoria del complotto è la sua diffusione. A differenza delle teorie scientifiche, che si diffondono perché sono convincenti, le teorie del complotto si diffondono semplicemente perché vengono ripetute, esattamente come le leggende metropolitane. Questo è stato spiegato molto bene da Martin Heidegger nel 1927, quando in “Essere e Tempo” ha descritto il funzionamento di Facebook.

E poiché il discorso ha perso, o non ha mai raggiunto, il rapporto ontologico originario con l’ente di cui si discorre, ciò che esso comunica non è l’appropriazione originaria di questo ente, ma la diffusione e la ripetizione del discorso. Ciò-che-è-stato detto come tale si diffonde in cerchie sempre più larghe e ne trae autorità. Le cose stanno così perché così si dice. In questa diffusione e in questa ripetizione del discorso, nelle quali l’incertezza iniziale in fatto di fondamento si aggrava fino a diventare infondatezza, si costituisce la chiacchiera.

“Chiacchiera” è il termine che la filosofia d’inizio Novecento usava per “puttanata”. Quando le puttanate si propagavano con il semplice passaparola, ci potevano volere anni prima che si diffondessero in un numero sufficientemente preoccupante di persone, con i giornali ci vuole qualche mese, con la TV settimane. Oggi scrivi su Facebook “A MORTE LE STREGHE” e due minuti dopo stanno già allestendo un rogo a Sydney.

FASE 3: MOBILITAZIONE
Gruppi più o meno organizzati iniziano a manifestare, protestare e fare altre cose rumorose, mentre i partiti politici di tutte le tendenze li snobbano senza pietà, magari col solenne suggello di un comunicato Presidenziale: “dare credito a una simile puttanata mette in pericolo il futuro dei nostri figli”.

FASE 4: APPROFITTAMENTO
Tutto questo tenderebbe pian piano a scomparire, se non fosse che un giorno a qualcuno viene in mente che con questa teoria ci si possono fare i soldi. Al momento non sono molti quelli che la conoscono e ci credono, forse sono solo lo 0,1%, ma lo 0,1% di 60 milioni è 60 mila, e se uno riesce a vendere un rimedio anti-puttanata o un libro pro-anti-puttanata anche solo alla metà di queste persone a un prezzo di, diciamo, 10 euro, fanno 300 mila euro. Buttali via…

FASE 5: DIBATTITO
L’esistenza di un approfittatore dotato di discrete capacità retoriche e possibilmente carisma (in gergo tecnico “ciarlatano”) genera dibattiti televisivi. Qui, alla presenza di un conduttore, si confrontano il ciarlatano e un esperto a caso preso fra le migliaia di esperti esistenti al mondo. Il conduttore dovrà mostrarsi imparziale, cioè mettere il ciarlatano e l’esperto sullo stesso piano. Il ciarlatano insulta, sghignazza, fa il verso della mucca, ma il solo fatto che sia in televisione a parlare con una persona seria lo rende automaticamente serio. I ciarlatani vivono della serietà riflessa dalle persone serie che si mettono a discutere con loro. Questo genera proseliti.

FASE 6: PARTITO
Quando la percentuale di persone che credono alla teoria del complotto supera la soglia di sbarramento per le elezioni politiche, appare almeno un partito che ne sostiene la causa. Tale partito avrà la caratteristica di non essere né di destra né di sinistra, ma il “né di destra” è detto con meno convinzione.

FASE 7: MAINSTREAM
Il suddetto partito piace e il motivo per cui piace, si dice, è che dice le cose come stanno, cioè insulta, sghignazza e fa il verso della mucca. Questo fa sì che tutti gli altri partiti cambino improvvisamente atteggiamento: “ignorare un simile tema mette in pericolo il futuro dei nostri figli”.

FASE 8. FINALE
L’ottava e ultima fase di una teoria del complotto, se mai ci si arriva, è la più spettacolare, di certo quella che meglio si ricorda. Prima, però, un'altra birra.


Milioni di morti.