Ciao.
Non so da quanto tempo sei su questo pianeta, ma sono sicuro che nemmeno a te è sfuggita una cosa straordinaria, anzi, senza voler esagerare, una cosa molto più che straordinaria. Una cosa straordinaria è tale sempre in rapporto a qualcosa di ordinario da cui si distingue, per esempio una mano con sei dita, una cane che miagola o un critico cinematografico competente, quindi la sua straordinarietà ha sempre in sé qualcosa dell’ordinario cui rimanda, così, in fin dei conti, lo straordinario è solo l’ordinario con qualche dettaglio diverso. Invece la cosa che dico io non ha niente di ordinario, anche se succede tutti i giorni, dappertutto, miliardi di volte. In pratica è la cosa più comune del mondo, solo che ogni volta che succede per me è come se fosse sempre la prima volta. Di più, è come se fosse la volta prima della prima volta, molto prima. Io non sono uno difficile, mi abituo praticamente a tutto: mi sono abituato allo spam telefonico, ai “pò” sui giornali, alle suonerie al cinema, mi sono persino abituato a quelli che si leccano vicendevolmente la lingua in mezzo alla strada, però a questa cosa non mi sono mai abituato, ed è un peccato. Non è piacevole vivere perennemente stupiti: non si può pensare ad altro, non si può chiacchierare senza gocce, non si può nemmeno smettere di sgranare gli occhi, problema non da poco, soprattutto in bicicletta, ed è molto probabile che tutto questo stupore non mi passerà mai, nemmeno adesso che questa cosa penso di averla capita.
Le poche parole che seguono (per la precisione 20000 parole, 29 figure e 176 formule), sono le parole con cui ora provo a dirti quello che ho capito. 20000 parole possono sembrare tante, ma ti assicuro che non è così. Sono tante se si vuole spiegare qualcosa di comunemente straordinario, ma sono ancora poche per qualcosa di così straordinariamente comune.
1. LA COSA
Gli esseri umani, le creature più intelligenti del mondo a detta di tutti, o almeno a detta di tutti gli esseri umani, si comportano spesso in modo stupido, e non è raro vedere persone molto intelligenti comportarsi in modo così stupido da far vergognare anche una bestia.
Ecco, questa è “la cosa”, cioè quella cosa che tutti vedono ma, per qualche motivo, nessuno sembra notare, come dimostra il fatto che non esiste nemmeno una parola per esprimerla. Io se fossi un dizionario la chiamerei “sapiente amnesia”: “sapiente” perché appartiene alla specie sedicente sapiens, “amnesia” perché è quella predisposizione così tipicamente umana che consente a un essere umano di dimenticarsi di essere umano. Ogni esempio a questo proposito è superfluo, ma non sarà certo il superfluo a fermarmi.
2. PER ESEMPIO
Un tipico caso di sapiente amnesia è quel genere di tifoso calcistico chiamato “ultrà”.
Non so da quanto tempo sei su questo pianeta, ma sono sicuro che nemmeno a te è sfuggita una cosa straordinaria, anzi, senza voler esagerare, una cosa molto più che straordinaria. Una cosa straordinaria è tale sempre in rapporto a qualcosa di ordinario da cui si distingue, per esempio una mano con sei dita, una cane che miagola o un critico cinematografico competente, quindi la sua straordinarietà ha sempre in sé qualcosa dell’ordinario cui rimanda, così, in fin dei conti, lo straordinario è solo l’ordinario con qualche dettaglio diverso. Invece la cosa che dico io non ha niente di ordinario, anche se succede tutti i giorni, dappertutto, miliardi di volte. In pratica è la cosa più comune del mondo, solo che ogni volta che succede per me è come se fosse sempre la prima volta. Di più, è come se fosse la volta prima della prima volta, molto prima. Io non sono uno difficile, mi abituo praticamente a tutto: mi sono abituato allo spam telefonico, ai “pò” sui giornali, alle suonerie al cinema, mi sono persino abituato a quelli che si leccano vicendevolmente la lingua in mezzo alla strada, però a questa cosa non mi sono mai abituato, ed è un peccato. Non è piacevole vivere perennemente stupiti: non si può pensare ad altro, non si può chiacchierare senza gocce, non si può nemmeno smettere di sgranare gli occhi, problema non da poco, soprattutto in bicicletta, ed è molto probabile che tutto questo stupore non mi passerà mai, nemmeno adesso che questa cosa penso di averla capita.
Le poche parole che seguono (per la precisione 20000 parole, 29 figure e 176 formule), sono le parole con cui ora provo a dirti quello che ho capito. 20000 parole possono sembrare tante, ma ti assicuro che non è così. Sono tante se si vuole spiegare qualcosa di comunemente straordinario, ma sono ancora poche per qualcosa di così straordinariamente comune.
1. LA COSA
Gli esseri umani, le creature più intelligenti del mondo a detta di tutti, o almeno a detta di tutti gli esseri umani, si comportano spesso in modo stupido, e non è raro vedere persone molto intelligenti comportarsi in modo così stupido da far vergognare anche una bestia.
Ecco, questa è “la cosa”, cioè quella cosa che tutti vedono ma, per qualche motivo, nessuno sembra notare, come dimostra il fatto che non esiste nemmeno una parola per esprimerla. Io se fossi un dizionario la chiamerei “sapiente amnesia”: “sapiente” perché appartiene alla specie sedicente sapiens, “amnesia” perché è quella predisposizione così tipicamente umana che consente a un essere umano di dimenticarsi di essere umano. Ogni esempio a questo proposito è superfluo, ma non sarà certo il superfluo a fermarmi.
2. PER ESEMPIO
Un tipico caso di sapiente amnesia è quel genere di tifoso calcistico chiamato “ultrà”.
Qui sopra se ne può vedere uno come tanti nell’atto di sventolare la bandiera della sua squadra del cuore (per comodità, d’ora in avanti: Luigi). Può sembrare ridicolo, è vero, ma questo sventolio non è di per sé in contrasto con l’avere un cervello di classe sapiens sapiens correttamente installato nell’opportuna sede cranica. È solo un modo di condividere con gli altri la propria fede, forse un modo goffo, ma di certo non stupido. E nemmeno l’essere agghindati coi simboli identificativi della propria squadra, come il berretto a scodella o la barba cotonata, può essere additato come un segno di quella sapiente amnesia che fa rotolare in due secondi un essere umano in fondo alla scala evolutiva, ben al di sotto del pianerottolo dei procarioti, perché uno si veste come si veste non perché è intelligente o stupido, ma per dire agli altri chi è senza dover fare la fatica di parlare. Quello che fa dubitare dell’intelligenza di Luigi non è nella foto, ma fuori.
Come si può intuire dalla sua espressione corrucciata, l’umore di Luigi non è dei migliori, così, giusto per tirarsi un po’ su di morale, ha deciso di andare con gli amici a bruciare una caserma dei carabinieri. Una a caso. Chissà perché dare fuoco ai carabinieri mette sempre tutti di buon umore. In questo caso il pretesto è vendicarsi della lentezza delle forze dell’ordine nel rimuovere uno striscione apparso durante il derby della domenica prima, uno striscione gravemente infamante della memoria di un mitico giocatore del passato tanto caro a Luigi, uno dei protagonisti dello storico scudetto del 610. Insomma le solite cose da tifosi. Quello che c’è di stupido in questo comportamento e in tutti i comportamenti simili non è tanto il voler vendicare un’offesa, quanto il vendicarsi con chi non c’entra. Vendicare un’offesa ha una sua logica: tu mi offendi, io ti ammazzo. Logico. Magari è ingiusto, odioso, sproporzionato, avventato, imprudente o altro, ma è logico. Invece vendicarsi con uno a caso di un’offesa ricevuta da un altro è stupido: tu mi offendi, io lo ammazzo? È stupido. E non stupido e basta, ma stupido come mettersi il collirio per il mal di denti, mangiare prosciutto per evitare le code in posta o riempire d’acqua il gatto per imparare il cinese. È una cosa talmente stupida da far dubitare dell’umanità di chi la compie. Fa impressione se ci si pensa: milioni di anni per salire una scala, due secondi per scenderla.
A questo punto si potrebbe dire “cosa c’è di strano? Si vede che Luigi è stupido. Mistero risolto”. Già, ma allora com’è possibile che una persona così stupida da buttare via tutta la serata per dare fuoco alle persone sbagliate sia in grado di pettinarsi la barba in quel modo? Una barba così soffice e vaporosa non è una cosa semplice. Prima di tutto bisogna passare una crema lisciante sui peli ancora bagnati, poi, dopo averli asciugati col fon, bisogna dividerli a piccole ciocche e passarli due o tre volte con la piastra, quindi si devono prendere le ciocche una per una e, con un movimento della spazzola dall’alto verso il basso, alzare tutti i peli, facendo su e giù fino a quando non diventano crespi alla base, infine si dà una sapiente spruzzata di lacca e voilà: al posto di un’anonima barba qualsiasi si ha la testa di Micheal Jackson al contrario. Certo non è una cosa da Nobel, ma di sicuro è molto, ma veramente molto più impegnativa del rendersi conto che ammazzare persone a caso non serve ai propri scopi. Anche perché, tanto per dirne una, può succedere di ammazzare tifosi della propria squadra. Quindi il mistero rimane e può essere così espresso: cosa può annebbiare così tanto l’intelligenza di Luigi da non fargli più vedere quello che invece vede benissimo quando si pettina la barba, e cioè il suo stesso interesse personale?
(Parte successiva)
Come si può intuire dalla sua espressione corrucciata, l’umore di Luigi non è dei migliori, così, giusto per tirarsi un po’ su di morale, ha deciso di andare con gli amici a bruciare una caserma dei carabinieri. Una a caso. Chissà perché dare fuoco ai carabinieri mette sempre tutti di buon umore. In questo caso il pretesto è vendicarsi della lentezza delle forze dell’ordine nel rimuovere uno striscione apparso durante il derby della domenica prima, uno striscione gravemente infamante della memoria di un mitico giocatore del passato tanto caro a Luigi, uno dei protagonisti dello storico scudetto del 610. Insomma le solite cose da tifosi. Quello che c’è di stupido in questo comportamento e in tutti i comportamenti simili non è tanto il voler vendicare un’offesa, quanto il vendicarsi con chi non c’entra. Vendicare un’offesa ha una sua logica: tu mi offendi, io ti ammazzo. Logico. Magari è ingiusto, odioso, sproporzionato, avventato, imprudente o altro, ma è logico. Invece vendicarsi con uno a caso di un’offesa ricevuta da un altro è stupido: tu mi offendi, io lo ammazzo? È stupido. E non stupido e basta, ma stupido come mettersi il collirio per il mal di denti, mangiare prosciutto per evitare le code in posta o riempire d’acqua il gatto per imparare il cinese. È una cosa talmente stupida da far dubitare dell’umanità di chi la compie. Fa impressione se ci si pensa: milioni di anni per salire una scala, due secondi per scenderla.
A questo punto si potrebbe dire “cosa c’è di strano? Si vede che Luigi è stupido. Mistero risolto”. Già, ma allora com’è possibile che una persona così stupida da buttare via tutta la serata per dare fuoco alle persone sbagliate sia in grado di pettinarsi la barba in quel modo? Una barba così soffice e vaporosa non è una cosa semplice. Prima di tutto bisogna passare una crema lisciante sui peli ancora bagnati, poi, dopo averli asciugati col fon, bisogna dividerli a piccole ciocche e passarli due o tre volte con la piastra, quindi si devono prendere le ciocche una per una e, con un movimento della spazzola dall’alto verso il basso, alzare tutti i peli, facendo su e giù fino a quando non diventano crespi alla base, infine si dà una sapiente spruzzata di lacca e voilà: al posto di un’anonima barba qualsiasi si ha la testa di Micheal Jackson al contrario. Certo non è una cosa da Nobel, ma di sicuro è molto, ma veramente molto più impegnativa del rendersi conto che ammazzare persone a caso non serve ai propri scopi. Anche perché, tanto per dirne una, può succedere di ammazzare tifosi della propria squadra. Quindi il mistero rimane e può essere così espresso: cosa può annebbiare così tanto l’intelligenza di Luigi da non fargli più vedere quello che invece vede benissimo quando si pettina la barba, e cioè il suo stesso interesse personale?
(Parte successiva)