RADIOGRAFIA DELL'ANIMA

L’abbigliamento è un argomento molto delicato. Quante amicizie sono finite per un cavallo dei pantaloni troppo basso? Quanti matrimoni sono entrati in crisi per un marito in mutande e ciabatte? Per non parlare delle scritte sulle magliette: mai fare commenti sulle scritte che uno decide di portare in giro come un uomo sandwich, mai, nemmeno quando la scritta dice “si prega di commentare la scritta”. Per questo motivo affronterò l’argomento con la massima delicatezza possibile. Mi sono anche cosparso le dita di borotalco.
Chi pensa che sia superficiale giudicare una persona dall’abbigliamento sbaglia, perché l’abbigliamento non è un semplice involucro che ricopre la persona. I vestiti non si infilano da soli sul corpo, purtroppo, e anche quando uno si mette la prima cosa che capita in realtà sta scegliendo: sceglie di non scegliere. Persino il non vestirsi è un modo di vestirsi, il più studiato di tutti, perché nessuno è indifferente al proprio aspetto, come è abbondantemente dimostrato dall’esistenza degli specchi. L’abbigliamento è un’espressione di sé, come il linguaggio, il comportamento o la suoneria del telefono.
Ci si veste sempre per gli altri, mai per se stessi. Il che non significa necessariamente vestirsi per piacere agli altri, ma magari per distinguersi dagli altri, per essere rispettati dagli altri, per stupirli, per mettersi in mostra, per passare inosservati o chissà per quale altro motivo, ma tutto sempre e solo per gli altri. Quando uno dice che si veste per piacere a se stesso, in realtà sta solo dicendo che si veste per dare agli altri l’idea che gli piacerebbe che gli altri avessero di lui, cioè, anche in questo caso, si veste per gli altri. Del resto basta pensare a cosa farebbe se gli altri improvvisamente sparissero. Forse per un po’ continuerebbe a vestirsi nello stesso modo, è l’abitudine, ma sarebbe interessante vedere come si vestirebbe dopo un anno, dopo dieci anni, dopo cento anni. Siamo sicuri che dopo diecimila anni di esistenza solitaria sulla Terra una persona avrebbe ancora voglia di mettersi i tacchi o di stirarsi la camicia? Ma soprattutto come si vestirebbe se gli altri non fossero proprio mai esistiti? Probabilmente si butterebbe addosso qualcosa a seconda del clima e della pericolosità degli animali circostanti, ma di certo non avrebbe il concetto di abbigliamento. Una persona sola fin dalla nascita sarebbe nuda come una bestia. Autenticamente nuda, non semplicemente svestita.
L’abbigliamento, come tutte le espressioni di sé, dice qualcosa di chi lo esprime. Nella maggior parte dei casi non è facile capire cosa dica, ma ciò non significa che non dica niente. Per esempio cosa dicono i sandali infradito? Che la decenza è solo una futile convenzione borghese? Che basta solo un po’ d’aria per scacciare ogni cattivo odore? Che la civiltà occidentale ha finalmente debellato l’ancylostoma duodenale? Spero che nessuno sia così ingenuo da pensare che ci si mette i sandali perché sono comodi. La comodità dei sandali è il pretesto per metterli, non il motivo.
C’è però un tipo di abbigliamento che è particolarmente facile da interpretare e che dice tutto della persona che lo porta. Una specie di radiografia dell’anima.


L’abbigliamento eccentrico è un travestimento, quindi la prima cosa che dice di chi lo porta è il personaggio che sta interpretando, cioè dice in modo esplicito, chiaro e dettagliato chi quella persona vorrebbe essere (un ribelle, un artista, uno stimato professore dandy mezzo aristocratico e mezzo matto) e di conseguenza dice chi di sicuro quella persona non è, perché solo chi sa di non essere una certa persona ha bisogno di travestirsi da quella persona. Nessuno dovrebbe quindi stupirsi di scoprire che uno che va in giro vestito come un bambino a carnevale millanti titoli che non ha, perché è ovvio che chi mente già nel vestirsi mentirà anche nel parlare. Chi è falso è falso in ogni espressione di sé, dalla montatura degli occhiali alle dichiarazioni d’amore, cosí come un pianoforte scordato è stonato qualsiasi cosa suoni.
Ma l’abbigliamento eccentrico dice anche altre cose. Per esempio dice che chi lo porta è una persona vanitosa, egocentrica, esibizionista e altre cose non riferibili in modo adeguatamente delicato, ma soprattutto dice che è una persona frivola. Tenuto conto della smisurata quantità di cose che varrebbe la pena conoscere durante questo brevissimo soggiorno terrestre, già è abbastanza curioso che uno possa spendere anche solo un minuto a scegliersi le scarpe, figuriamoci occuparsi di un intero guardaroba. Penso sia per questo che è così difficile trovare luminari vestiti da pagliacci.