L’ANTICO GIUOCO DEL CORTEO

Lo sport più popolare in Italia non è il calcio, come di solito viene detto, ma l’antico giuoco del corteo. Il fatto che i suoi giocatori non siano divi strapagati come i calciatori non è una buona ragione per snobbarlo.
Funziona così. Ci sono due squadre, la squadra con le bandiere e la squadra coi manganelli. Quelli con le bandiere sono molto più numerosi, ma quelli coi manganelli sono dotati di un abbigliamento protettivo simile al football americano, sport a cui il giuoco del corteo assomiglia molto, a parte il fatto che non ha la palla, il campo e l’arbitro.
La partita si svolge per le strade di una grande città, di solito la capitale. Qui, qualche giorno prima della partita, viene scelto un posto a caso e lo si designa come “area proibita”. Ovviamente l’indirizzo di questo posto viene estratto a sorte da un’urna alla presenza delle autorità locali, in modo da garantire che la scelta sia genuinamente casuale e non favorisca nessuna delle due squadre.
Il giuoco è molto semplice. Lo scopo della squadra dei manganelli è impedire agli avversari di entrare nell’area proibita senza rompere la testa a nessuno, mentre lo scopo della squadra delle bandiere è riuscire a farsi rompere la testa. Si osservi che se la squadra delle bandiere riesce a entrare nell’area proibita (touchdown) questo non significa che ha vinto, ma solo che ha tolto la possibilità di vittoria alla squadra dei manganelli, la quale può ancora perlomeno pareggiare nel caso in cui riesca a trattenersi dal rompere la testa a qualcuno fino allo scadere del tempo regolamentare (grosso modo verso l’ora dell’aperitivo). Si tratta di regole molto semplici, ma è proprio questa semplicità che ha reso così popolare questo sport.
La partita ha inizio quando la squadra delle bandiere si mette in formazione dietro il giocatore col megafono (playmaker) e inizia a marciare per le strade della città alla ricerca dell’area proibita. Durante la marcia il playmaker incita i suoi con urla selvagge e antichi slogan preistorici, mentre piccole unità della squadra dei manganelli si dispongono in vari punti lungo il percorso allo scopo di confondere gli avversari e depistarli, mantenendo però sempre una certa distanza da loro, in modo da non correre il rischio di ingaggiare inutili mischie lontano dall’area. Ricordo infatti che basta una sola testa rotta per assegnare la vittoria alla squadra delle bandiere.
Quando la squadra delle bandiere riesce a raggiungere la linea dell’area proibita inizia la fase dello sfondamento, la parte più interessante e spettacolare del giuoco: i giocatori con le bandiere possono provare a oltrepassare la difesa degli avversari con qualsiasi mezzo, niente è proibito: lancio di estintori, colpi bassi, allusioni a disfunzioni sessuali varie dell’avversario e così via, praticamente tutto tranne il solletico, se no è troppo facile. Di contro i giocatori coi manganelli devono cercare di respingerli con i caratteristici strumenti di questo giuoco: lacrimogeni, idranti, spray urticanti e persino col mezzo più temuto e terribile di tutti: l’indifferenza. I veri fuoriclasse possono passare anche tutto un pomeriggio a prendersi sputi e sassi dalla folla facendo finta di essere da soli in un prato di montagna. Ma anche qualora ricorressero a mezzi meno offensivi come ad esempio il classico manganello, lo scopo principale rimane sempre fare la massima attenzione a non sfiorare la testa di nessuno, perché alla prima testa rotta la squadra delle bandiere alza subito le braccia in segno di simbolica resa, che nel linguaggio del giuoco del corteo significa vittoria. Nel caso invece in cui l’area rimanga inviolata e nemmeno un giocatore con le bandiere perda sangue, la vittoria è assegnata alla squadra dei manganelli. Trattandosi di un evento più raro, in questo caso i vincitori ricevono i complimenti dal Presidente della Repubblica in persona. In caso di pareggio è invece tradizione che ognuno dica scherzosamente di avere vinto.
Ovviamente è uno sport molto pericoloso e a volte, come nella boxe o nel motociclismo, succede che qualcuno perda la vita. È un momento molto drammatico che colpisce tutti nel profondo, giocatori e tifosi, eppure non è certo questo che può fermare la passione per lo sport di questi ragazzi.