13. ORGOGLIO E FRUSTRAZIONE
Quando una persona dotata di amor proprio a raggiunge un obiettivo distante so dal suo egocentro, prova per sé un orgoglio aso pari all’altezza di cui è salita rispetto al fondo della buca in cui vive.
Chiamiamo orgoglio di una persona (o) l’orgoglio massimo cui questa può innalzarsi nel corso di tutta la sua vita, cioè l’orgoglio corrispondente alla sua saggezza (s)
Quando una persona dotata di amor proprio a raggiunge un obiettivo distante so dal suo egocentro, prova per sé un orgoglio aso pari all’altezza di cui è salita rispetto al fondo della buca in cui vive.
Chiamiamo orgoglio di una persona (o) l’orgoglio massimo cui questa può innalzarsi nel corso di tutta la sua vita, cioè l’orgoglio corrispondente alla sua saggezza (s)
o = as
Questo orgoglio, grazie all’equazione fondamentale della persona (parte 12), può essere espresso in funzione dell’amor proprio e dell’intelligenza (i)
o = ai / √(a2+1)
La figura qui sotto mostra l’andamento dell’orgoglio al variare dell’amor proprio per un valore fissato dell’intelligenza (in questo caso 0.7).
Come era facile prevedere, una persona è tanto più orgogliosa quanto più si ama, e questa semplice constatazione è già sufficiente per spiegare come mai gli uomini vadano così meglio delle donne in tutti gli sport, briscola compresa. Non è solo una questione di superiorità fisica, come si tende a dare per scontato, ma anche di orgoglio: gli uomini ci tengono di più. Per rendersene conto basta fare caso a come uomini e donne si comportano quando perdono. Naturalmente sia gli uni che le altre si complimentano con chi ha vinto, un po’ è la prassi, un po’ serve a far vedere che dopotutto non ce la si è presa, che tanto è solo un gioco e che nella vita ci sono obiettivi ben più importanti, obiettivi come “vincere la prossima volta”. Uomini e donne, però, non si complimentano allo stesso modo: le donne sembrano complimentarsi sul serio. A volte può persino capitare che una perdente abbracci la vincitrice, la baci, le mostri alcuni pollici in su e arrivi a pronunciare frasi come “sei la migliore”, “mi dichiaro sconfitta” o addirittura “ti offro da bere”, cioè frasi che per un uomo mediamente innamorato di sé sono assolutamente inconcepibili. Di solito un uomo si avvicina al vincitore con la faccia deformata dal disprezzo, gli dà la mano cercando di spezzargli più falangi che può e tutto quello che riesce a dirgli è una via di mezzo fra “complimenti” e “crepa”. Se si fa bene attenzione si può anche notare che in prossimità del coccige gli sta spuntando una piccola coda pelosa. Quando un uomo dispone i suoi carri armati sul tabellone di Risiko o fa le acrobazie vestito da pagliaccio, non sta semplicemente “giocando”, sta facendo qualcosa per cui ne va del suo orgoglio. Certo non è un comportamento saggio, ma è proprio questa mancanza di saggezza che lo aiuta a vincere. La voglia di autocompiacersi è una motivazione indispensabile per prevalere negli sport, nelle conversazioni con gli amici e in autostrada. Tutto questo naturalmente nell’ipotesi in cui gli uomini si amino molto di più delle donne, cosa ancora tutta da dimostrare.
L’orgoglio, però, non cresce indefinitamente al crescere dell’amor proprio, ma tende asintoticamente a un valore massimo che è numericamente uguale all’intelligenza
lima→∞ ai / √(a2+1) = i
Cioè più l’amor proprio di una persona è grande, più questa tenderà a usare tutta la sua intelligenza per inorgoglirsi invece che per prendere le distanze da sé. Al contrario, più l’amor proprio è piccolo, più l’orgoglio tende ad annullarsi
lima→0 ai / √(a2+1) = 0
Quindi, ricordando come varia la saggezza al variare di a (sempre parte 12), i due casi limite cui una persona può tendere sono:
a→0: saggezza massima, orgoglio nullo
a→∞: saggezza nulla, orgoglio massimo
a→∞: saggezza nulla, orgoglio massimo
Vedendo queste due possibilità ideali una vicino all’altra, non è così semplice dire quale sia preferibile. Da un lato verrebbe da scegliere la prima. Chi non vorrebbe essere la persona più saggia del mondo? Sarebbe meraviglioso andare nei talk show della domenica pomeriggio a sfoggiare tutta la propria incomparabile saggezza con criminologi, preti e soubrette. Ma purtroppo c’è un problema: l’orgoglio nullo annesso a questa possibilità porterebbe inevitabilmente chi la scegliesse a stare tutto il giorno in una baita di montagna a riflettere sul significato della parola “essere”, il che vuol dire niente tv, niente interviste, niente tunica alla Socrate, niente di niente, neanche un piccolo adesivo sulla macchina con scritto “saggio a bordo”. La seconda possibilità diventa improvvisamente più allettante. Essere la persona meno saggia del mondo non è il massimo, è vero, però è anche vero che essere orgogliosi di se stessi è una sensazione piacevole, indipendentemente dal fatto che se ne abbia o no motivo. In fondo a tutti piacerebbe essere orgogliosi di sé e crogiolarsi tutto il giorno nel ricordo dei propri obiettivi raggiunti, e che importa se gli altri considerano questi obiettivi futili? Quello che conta è come ci si sente, non come gli altri pensano che ci si debba sentire. Meglio ubriachi e felici che sobri e tristi, e anche se non è ben chiaro cosa si debba intendere con la parola “felicità”, certamente non può essere una cosa spiacevole. Giusto, ora passiamo a descrivere la frustrazione.
L’insoddisfazione di una persona può essere definita come la quantità di amor proprio che l’orgoglio non riesce a soddisfare. In pratica è il dislivello che resta ancora da fare per uscire dalla buca quando non si ha più la forza di salire. Ecco l’orgoglio e l’insoddisfazione (n) visualizzate sul piano della saggezza e dell’amor proprio.
Essere orgogliosi di sé è piacevole, ma non è altrettanto piacevole sentire che questo orgoglio è comunque insufficiente e che una parte dell’amore che si prova per sé è ancora lì che aspetta di essere soddisfatta. È come quando uno ama un’altra ma sente che l’altra non lo ama quanto lui vorrebbe, l’unica differenza è che in questo caso l’uno e l’altra coincidono. Uno si ama a, l’orgoglio soddisfa una parte o del suo amore, quello che rimane è l’insoddisfazione
n = a - o
cioè
n = a[1 - i/√(a2+1)]
Da questa equazione si vede che tutte le persone sono insoddisfatte, almeno un po’. Infatti, essendo l’amor proprio e l’intelligenza sempre maggiori di 0, si ha
i/√(a2+1) < i
ed essendo inoltre l’intelligenza sempre minore di 1 (parte 6), si ha anche
i/√(a2+1) < 1
quindi
n > 0
Questa è la legge dell’insoddisfazione eterna ed è quella legge che fa alzare la gente dal letto tutte le mattine, anche quando il corpo non ne avrebbe voglia e se ne starebbe volentieri a rotolarsi tutto il giorno fra le coperte, perché quello che spinge le persone a vivere non è chissà quale grande progetto per sé o addirittura per l’umanità, ma sempre e solo la voglia di colmare questa insoddisfazione incolmabile.
Come l’orgoglio, anche l’insoddisfazione cresce al crescere dell’amor proprio, ma, mentre l’orgoglio non può crescere più di tanto, l’insoddisfazione non ha limiti
lima→∞ a[1 - i/√(a2+1)] = ∞
tanto che quando l’amor proprio oltrepassa una certa soglia (af), l’insoddisfazione è così grande che supera anche l’orgoglio
n > o
Quando questo si verifica si cade in quel caratteristico stato d’animo chiamato “frustrazione”. Il grafico qui sotto mette a confronto l’andamento dell’orgoglio (linea continua) con quello dell’insoddisfazione (linea tratteggiata), sempre fissato un valore di riferimento dell’intelligenza pari a 0.7. La zona ombreggiata è quella della frustrazione.
Tutte le persone sono insoddisfatte, è inevitabile, ma solo le persone la cui insoddisfazione supera l’orgoglio sono anche frustrate, e queste persone sono quelle che si amano così tanto che qualsiasi obiettivo riescano a raggiungere non varrà mai neanche la metà del loro amore.
Quindi, ricapitolando:
a→∞:
saggezza nulla, orgoglio massimo, insoddisfazione infinita
saggezza nulla, orgoglio massimo, insoddisfazione infinita