14. STUPIDITÀ DEL SECONDO TIPO
La saggezza (s) di una persona è la distanza massima che questa riesce a prendere da se stessa (parte 12), cioè dall’asse che passa per il centro oscuro ma rassicurante della sua buca dell’amor proprio, ed è espressa in funzione della sua intelligenza (i) e del suo amor proprio (a) dall’equazione fondamentale della persona
La saggezza (s) di una persona è la distanza massima che questa riesce a prendere da se stessa (parte 12), cioè dall’asse che passa per il centro oscuro ma rassicurante della sua buca dell’amor proprio, ed è espressa in funzione della sua intelligenza (i) e del suo amor proprio (a) dall’equazione fondamentale della persona
s = i / √(a2+1)
A far sembrare stupida una persona che raggiunge obiettivi poco saggi non sono tanto gli obiettivi quanto il fatto che questa persona usi tutta la sua intelligenza per raggiungerli, cosa che non dipende da quanto è intelligente ma da quanto si ama, cioè dal suo carattere. È solo in base al carattere che uno decide quanta parte della sua intelligenza dedicare al compiacersi della sua intelligenza. In sé l’autocompiacersi non è stupido, nel senso di poco intelligente (parte 11), visto che certe forme di autocompiacimento possono richiedere più intelligenza di quella necessaria per raggiungere obiettivi saggi, quindi il modo più appropriato di chiamare chi si dedica ciecamente all’autocompiacimento non è “stupido”, ma “poco saggio”. Definiamo quindi poco saggio, o stolto, chi con tutta la sua intelligenza raggiunge solo obiettivi poco saggi (parte 4), cioè chi ha un amor proprio così grande da essere trattenuto sempre più vicino a se stesso che a tutto il resto
s < 0.5
Il comportamento di una persona poco saggia ha tutte le caratteristiche della stupidità del secondo tipo (parte 10), cioè è riconoscibile non dagli obiettivi che uno non riesce a raggiungere ma da quelli che raggiunge, e in particolare dalla grande perizia e scrupolosità con cui li raggiunge.
15. LA SAGGEZZA SUL PIANO DELL’AMOR PROPRIO E DELL’INTELLIGENZA
Consideriamo ora il piano dell’amor proprio e dell’intelligenza, da non confondere col piano della saggezza e dell’amor proprio (parte 4). Ogni punto su questo piano rappresenta una persona con la sua intelligenza (in ordinata) e il suo amor proprio (in ascissa). Grazie all’equazione fondamentale della persona (parte 12) si può ricavare l’equazione delle curve a saggezza costante su questo piano
i = s √(a2+1)
dove i è compresa fra 0 e 1 e a è sempre maggiore di 0. Ognuna di queste curve rappresenta un insieme di persone accomunate dalla stessa saggezza.
Andando dal basso verso l’alto si incontra la curva delle persone con saggezza s=0.1, poi la curva delle persone con saggezza s=0.2 e così via, fino ad arrivare alla curva delle persone con saggezza s=0.9, al di sopra della quale vivono i saggi più saggi del mondo. Non per niente è la regione di piano più piccola e silenziosa di tutte (il silenzio non è rappresentato in figura, ma può essere facilmente immaginato). Le persone poco sagge occupano la regione di piano al di sotto della curva rossa. Ora, poiché dalla figura si vede che le persone poco intelligenti, cioè con i<0.5 (parte 11), stanno tutte sotto la curva s=0.5, ciò significa che tutti gli stupidi sono stolti, anche se non tutti gli stolti sono anche stupidi.
Un’altra cosa che si vede è che per essere saggi non sono necessari né una grande intelligenza né uno scarso amor proprio. Infatti anche una persona con intelligenza i=0.6, cioè poco sopra la media, può tranquillamente essere saggia, purché il suo amor proprio sia inferiore a circa 0.7, cioè più piccolo dell’amor proprio di Giovanni l’Apostata ma pur sempre più grande di quello di una casalinga media (parte 4). Invece un discreto estimatore di se stesso come Mario (a=1) ha bisogno di un’intelligenza di almeno 0.7 per essere saggio, e Luigi, una di quelle persone che appena hanno cinque minuti liberi si mettono dietro all’inviato del tg a salutare in camera (a=2), ha bisogno di un’intelligenza così grande (i>1) che non esiste un cervello umano abbastanza capiente da contenerla, per quanto sapiens sapiens possa essere. Così succede che Luigi, nonostante le sue meravigliose esibizioni televisive e la sua non comune costanza, non sia altro che un perfetto stolto. L’amor proprio a volte fa brutti scherzi e può facilmente capitare di trovare persone intelligentissime che non sanno nemmeno farsi un toast.
La figura mostra chiaramente che esiste una soglia di amor proprio oltre la quale una persona non ha nessuna possibilità di essere saggia. Per determinare il valore di questa soglia basta prendere l’equazione fondamentale della persona e imporre la condizione di stoltezza (s<0.5) nel caso di una persona con intelligenza disumana (i=1)
1 / √(a2+1) < 0.5
da cui segue
a > √3
cioè tutte le persone che si amano più di Alessandro Magno, tanto o poco intelligenti che siano, sono necessariamente poco sagge. Questo è dunque il limite che separa le persone inevitabilmente stolte da quelle possibilmente stolte.
Avvisa gli uomini, Efestione. Domani all’alba invaderemo l’India.
È sicuro che sia una buona idea?
Perché? Non ti va più?
Non è questo.
È tutto pronto, ho anche fatto lavare il mantello delle grandi occasioni. Sai quello rosso di flanella col bordino a coste, hai presente?
Posso parlare apertamente, signore?
Sì, ma senza esagerare.
Non mi sembra saggio.
Non ti sembra saggio...
No, signore.
Ah.
Non so, arrivare qui all’improvviso, ammazzare tutti... dopotutto non sappiamo neanche chi sono.
Guarda che non ammazziamo la gente per niente. Esportiamo l’aristocrazia. Così è saggio, no?
Non saprei, signore.
Ma, scusa, non eri curioso anche tu di vedere com’è l’oceano dall’altra parte del mondo?
Potremmo andarci in vacanza.
Certo, fra selvaggi che non sanno neanche cos’è il ciceone.
Signore...
Diffondiamo nel mondo la cultura greca: l’Iliade, il teatro, Fidia e Policleto, Talete, la filosofia di coso, là, come si chiama?
Aristotele.
Lascia stare Aristotele, l’altro.
Platone?
Diffondiamo in tutto il mondo la filosofia di Platone, non ti sembra saggio nemmeno questo?
Siamo giusto al limite.
Essere saggi è solo una questione di equilibrio fra intelligenza e amor proprio: più uno si ama più deve essere intelligente, ma se non si ama troppo gli basta poco per essere saggio.
(Parte successiva | Inizio | Appendice)