TEST PER CAPIRE SE SEI SIMPATICO AD ARISTOTELE

Ogni tanto mi viene il dubbio di non essere simpatico ad Aristotele. Magari sono lì che mando a quel paese uno che non rispetta la precedenza e penso "ma Aristotele sarebbe fiero di me?", perché io ci tengo molto al giudizio di Aristotele, e non tanto perché sia un grande filosofo (chi non era un grande filosofo nell'antica Grecia?), ma perché è un filosofo che stimo. Per esempio del giudizio di Fichte, Popper o Marx non mi frega assolutamente niente, pensino di me quello che vogliono, invece con Aristotele è diverso. È vero, Aristotele ha detto tante stupidaggini sulla natura, tipo che le stelle sono lucine appese su una sfera rotante invisibile e che i topi nascono dalle camicie sporche (o qualcosa del genere), ma non è da queste cose che si giudica un filosofo, un filosofo lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia. No, scusa, non ho resistito alla battuta. Volevo dire che un filosofo lo si giudica in base all'interpretazione che sa darti della realtà, "realtà" intesa come realtà umana, non realtà fisica.
Un buon filosofo è uno che ti fornisce un modo originale, razionale e ubertoso di vedere le cose; "originale" nel senso che ti fa vedere le cose di tutti i giorni, quelle che magari consideriamo banali, da un punto di vista nuovo; "razionale" perché non sono pensierini a caso, ma concetti organizzati in una struttura logica coerente; "ubertoso" nel senso di fertile, solo che non mi andava di usare la parola "fertile". "Fertile" è una parola orribile, mi fa venire in mente una donna che partorisce nove vitelli. Comunque, dicevo, un pensiero filosofico è ubertoso quando può far nascere nuove idee o addirittura nuovi pensieri filosofici. È come quando di fronte a un problema fisico fai una trasformazione di coordinate che rende improvvisamente tutto più chiaro e ti permette di indagare il problema più a fondo. A chi non è mai capitato?
È questo il motivo per cui Aristotele è un grande filosofo, non perché ti dà verità oggettive, ma perché ti dà interpretazioni ubertose. A questo punto dovrebbe essere chiaro perché ci tengo così tanto a essergli simpatico. E anche tu dovresti tenerci.
Per scoprirlo basta prendere l'Etica Nicomachea e passare in rassegna tutto l'elenco delle virtù morali: ogni volta che il tuo comportamento abituale è virtuoso secondo i parametri di Aristotele, puoi assegnarti un punto simpatia, se invece non lo è allora niente punti, o addirittura devi toglierti un punto nel caso in cui Aristotele giudichi il tuo comportamento come tipico del vizio peggiore. Infatti a ogni virtù corrispondono due vizi, cioè due eccessi di cui la virtù è il giusto mezzo, solo che uno dei due vizi fa incazzare Aristotele molto più dell'altro.
Tutto chiaro? Siamo pronti?
Spero che tu mi sia riconoscente per quello che sto facendo.
Pronti?

Virtù 1: Coraggio
Aristotele dice che il "coraggioso" non è una persona che non ha paura di niente, ma una persona che pur avendo paura delle cose di cui giustamente si ha paura (cose come i terremoti e i naufragi, per capirci, non i ragni), fa comunque quello che deve fare perché ritiene sia giusto farlo: gettarsi in mare per salvare una persona che annega, non fuggire dai nemici in guerra, parlare di fronte a più di tre persone, eccetera. Se ti riconosci in questa descrizione, segna un punto.
Al coraggio si contrappongono due vizi opposti: l'eccesso di coraggio e l'eccesso di mancanza di coraggio. Quelli che eccedono nel coraggio sono quelle persone che decidono di scalare l'Everest solo perché sono state capaci di salire sull'Alpe di Siusi (in macchina). Sono persone che di solito fanno più danni che altro e Aristotele le chiama "temerarie", ma credo intendesse dire "irresponsabili teste di cazzo" (ιρρήσπονσαβίλι τεστε  δι καζζο ). Quelli che invece eccedono nel senso opposto sono i "vigliacchi". Se per esempio anche tu prendi in considerazione l'idea di chiamare il pronto soccorso ogni volta che hai un mal di testa, rientri in questa categoria.
Neanche a dirlo, la vigliaccheria (-1 punto) è considerata un vizio peggiore della temerarietà (0 punti). "Il vigliacco", dice Aristotele "è un uomo che non ha speranze".
Ok.

Virtù 2: Temperanza
La temperanza è la virtù di chi sa trattenersi di fronte ai piaceri del corpo, in particolare mangiare e bere. Aristotele dice che "questi sono piaceri degni di bestie e schiavi". Fingiamo che non abbia detto "schiavi" e proseguiamo.
Il "temperante" è una persona che sa moderarsi e che desidera le cose piacevoli nella giusta misura, q.b. Per esempio, se aveva deciso di premiarsi con una bella pizza friarielli e salsiccia dopo una dura giornata passata a fare le pulizie di casa, quando poi succede che per sbaglio la pizza gli arriva a casa totalmente ricoperta di ricotta affumicata, ingrediente che non c'entra un cazzo, non  si lascia rovinare la serata da questo inconveniente, non lancia la pizza nell'immondizia e non si butta sul divano col broncio a mangiare grissini fino alle due di notte. No, il temperante si apre una bella birretta da 33 cl e, senza neanche versare una lacrima, mangia compostamente la sua pizza salsiccia, friarielli e ricotta di merda (+1).
Quelli che invece eccedono nella mancanza di temperanza sono i "crapuloni" (-1), mentre quelli che eccedono nel senso opposto (0) non hanno un nome perché, dice Aristotele, in pratica non esistono. È evidente che ai suoi tempi non c'erano i vegani.

Virtù 3: Generosità
Una persona "generosa" è una persona che "spende proporzionatamente alle sue sostanze e per gli scopi opportuni", sono le parole di Aristotele. Se, poniamo, una persona generosa viene invitata a cena da un amico, porterà uno champagne, non un pignoletto del supermercato, e se alla fine della serata lo champagne non sarà stato bevuto, non chiederà di riportarselo a casa, ma lo lascerà all'amico senza dare a vedere il dolore che prova nel separarsi da quella meravigliosa bottiglia (+1). Aristotele non fa esattamente questo esempio, ma più o meno il senso è questo.
Il "prodigo" invece è quello che si riduce in miseria per portare una mathusalem  di Dom Perignon del 1921 a un amico che fino alla sera prima ha sempre bevuto Gordon Gin allungato con la benzina (0). In pratica il prodigo è un generoso scemo.
Invece nessuno è peggiore dell'"avaro" (-1). Dice Aristotele: "l'avaro non è utile a nessuno, nemmeno a se stesso". L'avaro è quello che ai buffet aziendali arriva con le borse di plastica da riempire.

Virtù 4: Magnificenza
Questa onestamente non l'ho capita.

Virtù 5: Fierezza
Una persona che ha questa virtù si ritiene degna di grandi cose e la è davvero (+1), come Aristotele, per fare un nome a caso, che si considerava uno dei più grandi filosofi della storia ed effettivamente lo era.
Invece Woody Allen, che, lo ricordo per chi non lo conoscesse, ha la caratteristica di avere fatto tutte le cose che ha fatto Woody Allen, non si considera per niente uno dei più grandi registi della storia nonostante lo sia.  Non è incredibile? Woody Allen non si considera un genio, mentre c'è chi si atteggia da stocazzo solo perché ha più di 10 follower su YouTube.
Quelli come Woody Allen che si stimano meno di quanto meritano, Aristotele li chiama "pusillanimi" o "timidi", mentre quelli che si vantano senza motivo li chiama "fanfaroni". Per qualche motivo il nostro Ary giudica peggio i timidi (-1) dei fanfaroni (0).

Virtù 6: Mitezza
Le persone "miti" sono quelle che si arrabbiano solo quando è il caso e che sanno comunque sempre mantenere il controllo di sé, cioè non oltrepassano mai le emissioni sonore di una ruspa cingolata e non spargono più saliva di un irrigatore da giardino, cosa che oltre a essere esteticamente bella da vedere è anche molto utile in tutte quelle situazioni in cui è importante non sembrare pazzi: lavoro, affetti, tutto il resto (+1). 
Quelli che invece scatenano le potenze dell'inferno quando uno non dà loro la precedenza o si permette di criticarli, si chiamano "iracondi" e sono i peggiori (-1). Naturalmente io sono uno di questi, non tanto per le critiche, quelle ho imparato a incassarle abbastanza bene, ma per le precedenze. Io, quando sono al volante, divento Jack Nicholson dietro la macchina da scrivere di Shining.

"Wendy, mettiamo una regola, ok? Quando io sto qua e mi vedi guidare la macchina, o non mi vedi guidare la macchina, qualsiasi cazzo di cosa tu mi veda fare qui, QUANDO MI TROVO QUI SEDUTO IN MACCHINA, VUOL DIRE CHE DEVI SEMPRE DARMI LA PRECEDENZA!".

Quelli che non si arrabbiano mai si chiamano "flemmatici" e anche questo non va bene (0), perché uno che sopporta tutto senza reagire, dice Aristotele, potrebbe essere scambiato per uno schiavo.
Mi pare di capire che ad Aristotele non piacessero gli schiavi.

Virtù 7: Amabilità
Dicesi "amabilità": comportamento di chi dà ragione agli altri quando ritiene che abbiano ragione, senza essere condiscendente, e dà loro torto quando ritiene che abbiano torto, senza incaponirsi (+1). Facile, no?
Quelli che invece eccedono con la condiscendenza sono detti "compiacenti". Sono persone che non sanno dire di no e che tendono a dare ragione a tutti per evitare fastidi a sé o agli altri. La gente è felice quando le dai sempre ragione, ma il problema è che alla lunga inizi ad avere la stessa autorevolezza di un gatto.
Invece i "litigiosi" sono quelli che ci tengono sempre a farti sapere che non la pensano come te, sia mai! E di solito non esprimono il loro dissenso dicendo "non sono d'accordo" ma dicendo "ah ah che cazzo dici!?". Costoro non concedono mai niente alle argomentazioni altrui, hanno la dialettica di un pilastro di cemento e usano i tuoi testicoli come punching ball finché non ti dichiari sconfitto senza condizioni.
Aristotele non dice quale dei due vizi sia il peggiore, quindi assegnerei 0 punti a entrambi.
Non so tu, ma io non sto andando benissimo.

Virtù 8: Arguzia
In realtà ci sarebbe da fare la franchezza, ma siccome non mi sembra poi così diversa dalla fierezza direi di saltarla, anche perché tra un po' devo andare dal fisioterapista.
Arguzia, dicevamo. Il cosiddetto "arguto" è una persona "agile di spirito", che sa scherzare con tatto, sa divertirsi agli scherzi altrui e il suo umorismo si basa più sulle allusioni che sul turpiloquio (+1). Io fin qui ho usato solo quattro o cinque "cazzi", quindi da questo punto di vista dovrei essere a posto.
Chi eccede con gli scherzi si chiama "buffone" (0). Sono quelli che pur di farti ridere si levano le mutande in mezzo alla strada e ti fanno l'elicottero col pene. Con il loro pene, intendo. A me stanno simpatici, mi sembra una forma di considerazione, ad Aristotele invece un po' meno.
Quelli che però gli stanno più sul cazzo di tutti, cioè volevo dire sullo stomaco, sono quelli che non scherzano mai. E qui io e Aristotele siamo in perfetta sintonia, fratelli siamesi. Aristotele chiama queste persone "rustiche" (-1) e voglio citare letteralmente quello che dice di loro perché è perfetto: "coloro che non sono capaci di dire essi stessi qualche motto di spirito, e si irritano con chi li fa, sono ritenuti rustici. [...] Il rustico è sgradito a tutti".
Ben detto. Il rustico è sgradito a tutti e, aggiungerei, è solito fare la morale agli altri.
E infine la giustizia, la virtù a cui Aristotele tiene di più.

Virtù 9: Giustizia
Qui il discorso è un po' complicato. Mi perdoneranno gli esperti di pensiero aristotelico, ma per farla breve diciamo che la giustizia consiste più o meno nel pretendere per se stessi né più né meno di quanto spetti, sia nelle relazioni sociali che nella ripartizione di beni, incarichi e altri beni materiali o immateriali. Una persona di questo tipo si chiama "onesta" (+1).
Uno che pretende meno di quanto gli spetti è disonesto con sé stesso e, visto che Aristotele non gli dà un nome, mi sono permesso di chiamarlo "coglione" (0), mentre chi pretende di più potremmo chiamarlo "italiano medio" (-1).

Bene!
Ora finalmente ognuno può calcolare il suo punteggio finale e scoprire come viene considerato da Aristotele.

Meno di -4 punti: "schiavo"
Tra -3 e 0: persona "dappoco"
Tra 1 e 4: persona "dabbene"
Tra 5 e 7: amico di Aristotele
8: Aristotele

IL SUICIDIO


 

COME SUICIDARSI IN MODO SEMPLICE E DIVERTENTE

Penso di non dire niente di nuovo se dico che ogni persona consapevole preferirebbe non essere mai nata, giusto? E non perché essere vivi sia spiacevole, anzi il contrario, la vita può essere meravigliosa fra una disgrazia e l’altra, il problema non è essere vivi, il problema è essere consapevoli di essere vivi. Presente, no? Essere consapevoli di dover morire, essere consapevoli di dover vedere morire una certa quantità di persone care, essere consapevoli che qualsiasi cosa si faccia nella propria vita, grande o piccola che sia, non farà nessuna differenza, alla fine ognuno di noi sparirà nel nulla e non ritornerà mai più. “Mai più”... sono parole che ti fanno passare la voglia di scendere dal letto. Le persone inconsapevoli si deprimono solo quando capita loro qualcosa di brutto, invece le persone consapevoli si deprimono appena aprono gli occhi la mattina e si rendono conto che anche stavolta non hanno avuto la fortuna di morire nel sonno. Perché il sogno di ogni persona consapevole è che qualcuno ti si avvicini mentre dormi e, delicatamente, ti spari un colpo in testa. Non sto dicendo niente di nuovo, no?
È per questo motivo che le persone consapevoli pensano costantemente al suicidio, solo che non è una cosa semplice: un po’ ti spiace dare un dispiacere alle persone che ti vogliono bene, un po’ c’è il problema di trovare un metodo rapido e indolore, perché va bene uccidersi, ma mica uno è masochista.
Forse l'ho già detto da qualche parte in questo blog, ma per sicurezza lo ripeto: se lo Stato fosse davvero un’istituzione creata nell’interesse dei suoi cittadini, ci sarebbe un qualche tipo di servizio per chi vuole suicidarsi, in modo che uno non sia costretto a buttarsi sotto un treno e incasinare la giornata a migliaia di persone, qualcosa tipo un ufficio suicidi: uno va lì, prende il numerino, firma la liberatoria e tutto quanto e alla fine della procedura gli viene fornito un kit per suicidarsi in tutta sicurezza. Il mio metodo preferito sarebbe la ghigliottina. Un po’ truculento, è vero, ma dicono che non si senta niente. Pensa che bello: prendi cinquanta gocce di Lexotan, metti la testa nell’apposito alloggiamento e poi, mentre dormi, un timer fa scendere la ghigliottina e fine, problema risolto. Hai fatto tutto da solo, nessun medico è dovuto venir meno al suo amatissimo giuramento di Ipparco, Ippomene o quello che è. Intanto che c'erano, i medici potevano anche fare il giuramento di non chiedere più di 100 euro a visita.
Ad ogni modo, è opinione comune che suicidarsi sia da codardi, ma questo è chiaramente assurdo. Un codardo è uno che non trova il coraggio di fare qualcosa che vorrebbe fare, invece chi si suicida fa esattamente il contrario, è uno che ha il coraggio di fare proprio quello che vuole. Chi non ci crede può leggersi un poema cavalleresco a caso: gli eroi sono quelli che vanno incontro alla morte, non quelli che scappano per tenersi stretta la loro misera vita, come se fosse un bene che si può conservare in eterno.
Quindi come se ne esce? Fino a un po’ di tempo fa non avrei saputo cosa rispondere, ma il 4 agosto 2020 è successa una cosa che mi ha aperto gli occhi: nel porto di Beirut sono esplose 2750 tonnellate di fertilizzante. Ok, non è bello parlare in questi termini di una disgrazia in cui sono morte tante persone, ma come ogni persona consapevole sa, nel tempo impiegato a leggere le ultime tre righe, nel mondo sono morte circa quindici persone, di cui tre bambini sotto i cinque anni. Bene, questa esplosione mi ha fatto scoprire che esiste una sostanza chiamata nitrato di ammonio, un banale fertilizzante che però, in certe condizioni particolari, può diventare un esplosivo potentissimo. Com’è ovvio mi sono subito chiesto cosa succederebbe se uno ne ingerisse un po’, ci sarebbe qualche effetto degno di nota? In realtà leggo che è praticamente innocuo. C’è infatti un indice che dà la letalità di una sostanza, si chiama LD50 (lethal dose, 50%) e indica i mg di sostanza che devi ingerire per ogni kg di massa corporea per avere il 50% di probabilità di morire. Comodo! Più LD50 è piccolo, più la sostanza è letale. Nel caso del nitrato di ammonio questo indice è 2217 mg/kg, il che significa che uno come me che pesa circa 70 kg, per avere più del 50% di probabilità di morire, deve mangiarne almeno 155 grammi. Un po' troppo, considerato che avrà sicuramente un sapore di merda. Giusto per avere un riferimento, per ottenere lo stesso risultato con l’aspirina, mi basterebbe mangiarne solo 14 grammi, cioè 43 compresse.
Piccola precisazione, l’indice LD50 delle sostanze è solitamente riferito ai topi, ma alla fine fra uomini e topi non c’è poi tutta questa differenza, lo dice anche il romanzo.
Ad ogni modo, tutta questa storia mi ha fatto capire una cosa a cui non avevo mai pensato: ogni sostanza che esiste è un veleno, basta solo ingerirne la quantità giusta. E con “ogni sostanza” intendo letteralmente ogni sostanza, anche l’acqua. Da questa lista si può vedere che l’acqua ha un LD50 pari a 90000 mg/kg, il che significa che per suicidarmi dovrei berne almeno 6 o 7 litri. Ovviamente uno dietro l’altro a garganella, non con calma in due giorni. Ed è qui che viene il bello: ognuno può suicidarsi scegliendo la sua sostanza preferita e morire felice. Non è meraviglioso? Si muore agonizzanti, ok, ma almeno facendo una cosa che si è sempre sognata di fare.
Per esempio io potrei scegliere lo Champagne, la più geniale invenzione umana dopo i tappi per le orecchie e l’opzione “blocca contatto” sul telefono. Calcolando che l'indice LD50 dell’etanolo è 7060 mg/kg e che lo champagne ha una gradazione alcolica del 12%, viene fuori che dovrei berne circa 5 bottiglie e mezzo. Sembra bello, peccato che dopo un po’ lo champagne mi gonfi la pancia. In più, in base a questa tabella, la risposta tossica dell’etanolo è la seguente: nausea, mal di testa, vomito, vertigini, confusione e perdita di conoscenza, che è sempre meglio della risposta tossica dell’aspirina (dolori gastrici, psicosi, campanelli nelle orecchie, iperventilazione), ma non è comunque il massimo della vita. O della morte.
Quindi forse è meglio se opto per l’altra mia grande passione: gli orsetti gommosi.


Al solo pensiero inizio a secernere saliva da tutti i pori.
Per lo zucchero LD50 è 29700 mg/kg, altino ma fattibile. Siccome gli orsetti gommosi hanno una percentuale di zucchero intorno al 45%, ciò significa che devo mangiarne circa quattro chili e mezzo. Facciamo cinque, va', cifra tonda. Reazione tossica prevista: torpore, disturbi gastrointestinali.
Si può fare.