LA MOGLIE DEL SUPEREROE

IL PROBLEMA DELLA MUSICA LEGGERA

La musica leggera è un fenomeno relativamente recente, soprattutto se la tua età inizia a essere confrontabile col secolo.
Un tempo non esisteva la musica leggera, esisteva la musica popolare. Carina, ma non ci vivevi. Se volevi vivere con la musica, dovevi dedicarti a quella che ora viene impropriamente chiamata "musica classica", mentre la musica popolare potevi cantarla nei campi o al compleanno del nonno. Nessuno faceva come lavoro il compositore di musica popolare, era assurdo solo pensarlo. Al massimo i compositori prendevano la musica popolare e la usavano come ispirazione. Ci sono tanti esempi a questo proposito, ma il mio preferito è la trentesima variazione Goldberg, dove Bach prende due canzoni contadine, qualcosa tipo "Rosalba ti amo" e "Verza e costine è la morte sua", e le combina insieme creando questo capolavoro


Meraviglioso, vero? Ascoltiamolo ancora


Certo sarebbe bello se Bach fosse ancora vivo e potesse fare la stessa cosa con Fausto Leali e i Nirvana. Pagherei.
Oggi c'è l'industria della musica leggera e quindi è più facile vivere con le canzoni che con qualsiasi altro tipo di musica. E fin qui tutto bene: se una cosa è semplice, mica deve essere per forza brutta. Meglio una birretta del supermercato che quei vini arancioni cosiddetti "naturali" che sanno di Vinavil. Non è la semplicità il problema della musica leggera (cfr. La musica classica non esiste). Il problema della musica leggera è che spesso suona falsa.
Molto spesso.
Prendiamo Beethoven. Quando Beethoven usava la forma sonata, era preoccupato che la  ripresa potesse suonare falsa. La ripresa è una riproposizione più o meno variata dell'esposizione, e Beethoven aveva paura che si sentisse lo sforzo compositivo di rendere interessante una cosa già sentita. Incredibile, no? Oggi le canzoni ti fanno sentire lo stesso ritornello trenta volte senza nessun problema e Beethoven si preoccupava della ripresa. Ecco perché nella sua musica la parte che precede la ripresa è un momento molto delicato, quasi ansiogeno. Non sono cose che ho scoperto io, eh. Me le ha dette Adorno.
Per Beethoven, tutto ciò che lasciava trapelare lo sforzo compositivo correva il rischio di suonare falso. Ma anche nascondere questo sforzo poteva suonare falso, visto che anche far sembrare spontaneo ciò che è costruito richiede uno sforzo compositivo. In fondo questo è il paradosso dell'arte: una finzione che aspira alla verità.
Prendiamo ora uno dei migliori esempi di musica leggera novecentesca: Creep. Non sono ironico, la considero veramente una bella canzone. Ciononostante suona falsa.
Già il fatto che ci sia questa maledetta batteria rende tutto abbastanza falso. Ora noi ci siamo abituati a sentire la batteria e ci sembra una cosa normale, ma ci rendiamo conto che mentre questi suonano la loro canzone, c'è uno che prende a bastonate delle scatole? E non le prende a bastonate a caso, che magari potrebbe essere interessante, ma a tempo! Cioè, voglio dire, c'è uno che sottolinea il tempo di una canzoncina in 4/4 con delle bastonate. È come se le sonate di Beethoven venissero suonate col metronomo acceso. Un metronomo a 160 decibel.
Ma lasciamo stare la batteria, ok? Ormai la batteria fa parte del folclore terrestre, posso accettarla, quello che più di tutto fa sembrare false le canzoni non è la batteria, i tamburelli o le nacchere, ma l'enfasi. Perché c'è tutta quell'enfasi? Enfasi nell'arrangiamento, enfasi nell'interpretazione, enfasi dappertutto. A cosa serve? È come se uno facesse gol nella partitella settimanale coi colleghi e esultasse come se fosse la finale dei mondiali. Voglio dire, fa ridere.
Per avere un'idea di tutta l'enfasi che c'è in Creep (bellissima canzone, seriamente), non serve neanche ascoltarla, basta un'immagine del video.


Cioè, ci manca solo il mascara che gli cola sulle guance.
È per questo motivo che la musica leggera andrebbe sempre accompagnata con un po' di ironia. Se non puoi raggiungere la verità, almeno punta alla sincerità.

PASSATO REMOTO, MANEGGIARE CON CAUTELA


Quando tanti anni fa, in un passato ormai lontano e compiuto, ho deciso di aprire questo blog, mi sono imposto di non usare mai il passato remoto, ed è un peccato, perché in realtà lo saprei usare benissimo. Segue esempio.

Ieri, verso le quattro, ebbi fame e mi cossi un uovo. Mi piacque a tal segno che mi strussi e piansi, così mi dissi: "un altro?", e un altro uovo fu: lo presi e lo bollii, ma quando stetti per mangiarlo, triste sorpresa, ciò che vidi mi incusse spavento: l'ebbi cotto oltremisura. Allora stramaledissi la mia imperizia, apersi o aprii la finestra e lo espulsi.
"Maledetto, fosti!", mi gridò un tizio dalla strada. A quanto pare lo colpetti.

Visto? C'è anche un trapassato remoto, e avrei potuto anche metterci un tratrapassato remoto: "ebbi avuto cotto". Bello, eh? Però qui si vede già un grosso problema di queste forme verbali: suonano pretenziose. Quando uno usa il passato remoto, sembra che voglia darsi delle arie da scrittore. È come andare in pizzeria col cilindro, il farfallino e il bastone da passeggio: certo, sei elegante, ma sei anche un po' ridicolo.
Stesso problema col punto e virgola. Le rare volte che mi permetto di usarlo, m'immagino sempre che uno possa dirmi “Punto e virgola!? Ma chi cazzo ti credi di essere? Cesare Pavese?".
Ma forse questi sono problemi che mi faccio io. Del resto ho lo stesso problema anche con i quartetti di Bartók: quando mi trovo in società, in particolare in quelle situazioni formali in cui devo interagire con gente con cui non ho particolare confidenza, evito accuratamente di dire che mi piacciono i quartetti di Bartók*. In queste occasioni, se per caso il discorso va sulla musica, io, per tranquillizzare tutti, dico che mi piace Fausto Leali. Funziona. Per esempio, quando viene il tecnico della caldaia a fare il controllo dei fumi, io gli dico subito che mi piace Fausto Leali, così, a bruciapelo, così lui si rilassa e mi guarda dall'alto in basso perfettamente a suo agio. A volte, mentre lui lavora e mi insudicia tutto il pavimento, io mi metto in un angolo e canticchio:

Ma dove va a finire il cielooo
E forse questo arcobalenooo
Ho bisogno del tuo amooor
Anima del mio cuooor
Oh, oh, oooh

Ovviamente devo inventare, mica lo ascolto davvero, Fausto Leali.
Ma il problema più grosso del passato remoto è un altro e non dipende dalla mia sensibilità. È un problema oggettivo che chiunque può tristemente constatare: il problema del passato remoto è che, se non stai attento, ti costringe a scrivere “feci”. E questo è grave. È molto grave. Uno fa la sua composizione di parole tutta elegante e carina, con tutti i punti e virgola al posto giusto, gli avverbi di dieci sillabe, le parole ottocentesche, le anafore, gli anacoluti studiati per bene, gli aggettivi come se piovesse e soprattutto gli andai, i dissi, i riflettei e poi all’improvviso: feci.
È terribile. Come ha potuto l'inventore della lingua italiana farci questo dispetto? È come se Michelangelo, dopo aver dipinto la Cappella Sistina, in un angolo del Giudizio Universale avesse inciso un piccolo cazzettino stilizzato. Così, tanto per rovinare tutto.
Allora come si fa? Se uno ha deciso di usare il passato remoto, come si comporta quando arriva il momento del verbo "fare"? Passa al passato prossimo? Andai, dissi, riflettei, ho fatto? No, dai, non si fa.
Ricorre a dei sinonimi? Tipo "compii", "effettuai", "produssi mediante una tecnica e/o un'azione"? Pure peggio. I sinonimi si usano per precisare il senso del discorso, non per confondere le acque. È una questione di onestà intellettuale. Se devo dire imbuto ottantasei volte, scrivo “imbuto” ottantasei volte, non scrivo "imbottavino", "pevera", "coso bucato che si restringe in fondo" e così via, non siamo mica alle medie.
Quindi?
Quindi niente, o si accetta eroicamente il rischio di mettersi in ridicolo e si scrive “feci” tutte le volte che è necessario, oppure si bandisce dalla propria vita il passato remoto.

*: Mai ascoltato Bartók in vita mia.

UN'ORA E MEZZA DI NULLA

Una persona saggia dovrebbe essere superiore a cose come i premi, i trofei e tutti i souvenir in generale. Una persona veramente saggia se ne dovrebbe fregare dell’opinione che gli altri hanno di lei, buona o cattiva che sia, perché l’opinione degli altri è niente, mentre vestirsi come un cameriere per andare a ritirare una statuetta kitsch è qualcosa.


La vera tragedia del genere umano non è questo o quest’altro, ma la sua brama di applausi. Tutto nasce da lì: le guerre non si fanno per motivi politici o economici, come si usa dire, ma per conquistare nuovi fan, e dietro a tutti i crimini dell’umanità (genocidi, inquisizioni, Sanremo) ci sono sempre e solo persone in cerca di applausi.
Per questo il mio sogno nel cassetto è vincere il Festival di Cannes e non andare a ritirare il premio. La seconda parte del piano l’ho già ampiamente realizzata, mi manca solo la prima. Non riesco a immaginare niente di più spaventosamente saggio del non presentarmi sul palco dopo aver vinto la Palma d'oro. Anzi, non presentarmi dopo aver vinto con questo film.

TELEFONINO

ALBERO E POETA

ODI ET ODI

Certe volte ho la sensazione che qualcuno mi odi.
Non qualcuno che frequento. Le persone che frequento sono un ristretto gruppo di individui scelti in base a due criteri sui quali non transigo: primo, devono essere persone che non mi odiano; secondo, non ricordo. Per qualche motivo io riesco a sentirmi a mio agio solo con gente che non ha l’hobby di infiorettare il mio nome con fantasiosi e irresistibili insulti. Cosa ci posso fare? Sono fatto così. Quindi è per forza qualcuno che non conosco, qualcuno che però conosce questo blog. Lo dico perché sento delle vibrazioni provenire dal portatile, e sono sicuro che non è la ventola. Quando lo avvio non fa più “SDEEENG!” come una volta, ma “sdeng”, così, senza entusiasmo.


Che c’è che non va, Pantocrator?

...

Forse non ti piace quando ti metto sulle ginocchia?

...

Mi spiace, ma è solo per comodità. Non c’è nessuna malizia.

...

Ora che lo sai potresti smettere di mandare la cpu a 110°?


Sento l’odio che preme su ogni angolo dell'involucro di alluminio, sgorga dalle porte usb e contamina tutte le periferiche: la stampante, la tavoletta grafica, il tostapane, tutto. Ogni volta che visito questo blog (non si sa mai che ci sia qualcosa di nuovo), avverto distintamente una presenza maligna, come se ci fosse qualcuno nascosto dietro al monitor. Poi c’è anche il fatto che mi arrivano email come questa.

TI ODIO!

Ora, posso capire che qualcuno non apprezzi quello che dico, ma come si fa a odiarmi? Io che non pesto i piedi a nessuno, che vivo e lascio vivere, che non spammo, non trollo, non lurko e in generale non faccio niente che non possa essere detto in italiano. Come tutti gli esseri umani voglio solo essere capito, tutto qui. Voglio essere capito e benvoluto da tutti, e magari avere una via col mio nome senza dover aspettare di essere assassinato dalle Brigate Rosse, chiedo forse troppo? Voglio vedere il mio nome sulle magliette, le bandiere, le schede elettorali, lo voglio tatuato sulla fronte di ogni neonato che si rispetti e voglio che le folle di tutto il mondo si radunino in massa per le strade e inneggino al mio nome.


Chiedo troppo? Voglio anche che chiunque mi odi sia trascinato in piazza e giustiziato. Troppo?

L'INCONVENIENTE DI AVERE IL *****

A cosa serve il *****? A parte riprodursi, fare pipì e giocare con gli amici? In realtà la domanda giusta da farsi è a cosa serve il resto del corpo.

L'AVVERSARIO

IL MOSTRO

L'INSISTENZA È LA VIRTÙ DEI FORTI

Ciao, ti disturbo?

No, dimmi pure.

Che ne dici se stasera ti passo a prendere e andiamo a mangiare una pizza?

Proprio stasera?

Ti passo a prendere alle otto e mezza.

Non pensavo di uscire, stasera.

Dai, ci divertiamo.

Sì, beh… è che stasera pensavo di stare in casa.

Ok, allora vengo da te e la ordiniamo. Otto e mezza?

Non lo so…

Ce l’hai la birra?

No, infatti, non ho niente...

La porto io.

Non è meglio rimandare?

No.

Ascolta, non mi va la pizza, stasera.

Allora ordiniamo qualcos’altro: hamburger, panini, caramelle... adesso ti portano a casa qualsiasi cosa.

Quello che intendevo dire è che ho già cenato.

Sul serio?

Eh, sì.

Ma sono le cinque...

Avevo molta fame, per cui... sì, insomma, avevo fame.

Va beh, allora beviamo e basta.

Ho già bevuto.

In che senso?

No, ti spiego, siccome ieri sera sono uscito con della gente, no? Ecco… abbiamo fatto tardi… e quindi...

Hai già bevuto.

Esatto.

Ho capito.

Mi fa ancora male la testa.

Ti porto la Cibalgina.

No, no, non serve! Mi passa.

Guarda che non fa bene tenersi il mal di testa.

Sì, ma mi sta già passando.

Dammi retta...

Mi è passato.

Senti, facciamo che non porto niente, ok? Mica bisogna bere per forza.

In realtà stasera vorrei starmene sul divano a leggere.

Fantastico! È esattamente quello che avevo in mente di fare anch’io. Vengo alle otto e mezza.

Ascolta.

Dimmi.

Non ho voglia di vederti.

Ah.

Per niente.

Ok, bastava dirlo.

Sì, è vero...

Facciamo alle nove?

AI

UN CASSETTO SEGRETO

STRISCE SU FILMTV

Se non mi hanno fatto uno scherzo, dal 30 luglio farò delle strisce per FilmTv, la rivista su cui mi sono cinematograficamente formato. È come se un prete potesse glossare la Bibbia (e la Bibbia uscisse a numeri settimanali).
Sono strisce simili a quelle che metto su Instagram, con la differenza che queste qui saranno prevalentemente a sfondo cinematografico.
Ci sarò io


il mio amico immaginario che dice solo cose sbagliate


e naturalmente il buon vecchio genio della lampada.


Ma ci saranno anche tanti nuovi personaggi, come Alarico, il re dei Visigoti


il capitano Sandro


e il rinomato regista Beppe Pinza.


Sempre che non sia uno scherzo.

LO SPECCHIO

IL GIUOCO DELLA RIVOLUZIONE – REGOLAMENTO


Tutte le informazioni necessarie per praticare il rinomato giuoco della rivoluzione in modo divertente e istruttivo. Prova anche tu con tutta la famiglia.

LUPO PECORA CAVOLO

GLI UOMINI SONO PIÙ VIOLENTI DELLE DONNE


Con mia grande sorpresa, ho scoperto che non tutti sono d’accordo con la semplice affermazione che dà il titolo a questo post, affermazione che ora riscriverò per chi non avesse voglia di andare su a rileggerla: gli uomini sono più violenti delle donne.
In generale, dico. Poi è ovvio che esistano uomini mansueti come gattini e donne violente come uomini.
Com'è possibile che tante persone non lo vedano? Per me è un dato sensoriale di prima mano, come dire che il cielo è blu, il fuoco scotta, i rapper italiani sono odiosi.
È vero che le mie esperienze personali mi hanno avvantaggiato, visto che è da quando sono nato che sperimento la violenza maschile in tutte le sue forme: scortesie, prepotenze, insulti e a volte, quando ero più giovane, anche cazzotti. Ah, quanti ricordi! Mentre della violenza femminile non ho molta cognizione.
Per questo motivo, per aiutare chi non è stato fortunato come me, ricorrerò alle statistiche. A differenza dei casi personali, che ognuno ha un po' i suoi, le statistiche hanno un valore generale.
Iniziamo con gli omicidi. In base a uno studio delle Nazioni Unite (link),  il 95% dei condannati per omicidio sono uomini. Novantacinque, percento, uomini. È tantino. E questa percentuale è più o meno la stessa in tutti i paesi considerati e per tutti i tipi di arma utilizzata: pistola, coltello, cotoletta alla bolognese. Che sia giorno o che sia notte, con il sole o con la pioggia, se una persona ti sta ammazzando è quasi sicuramente un uomo.

Uno potrebbe dire: va beh, ma la criminalità mondiale è gestita dagli uomini, come le banche. È ovvio che gli assassini siano perlopiù loro.
Questa si chiama ipotesi ad hoc: invece di trarre la conclusione più semplice, si introduce un elemento che può spiegare i dati in un altro modo.

Allora consideriamo esclusivamente gli omicidi di coppia, chiamiamoli così. Nello stesso studio si legge che, se consideriamo solo le persone uccise dal proprio partner, il 79% delle vittime sono donne.

Un altro potrebbe dire: grazie, ma gli uomini hanno una maggiore forza fisica. È ovvio che in un combattimento all'ultimo sangue in tinello vincano loro.
Altra ipotesi ad hoc.

Consideriamo lo stalking. Per spiare una persona, assillarla col telefono, minacciarla e farsi trovare nudi nella sua vasca da bagno, non serve la forza fisica, basta avere costanza, dedizione e tanta voglia di realizzare i propri sogni, anche se questi sogni coincidono con l'incubo di quella persona. In una parola, basta essere violenti.
In base a una survey condotta negli USA dai Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (link), le donne che nell'arco della loro vita hanno subito almeno un episodio di stalking sono circa il triplo degli uomini.

Ipotesi ad hoc: sì, ma gli uomini non vanno a denunciare i loro stalker, mentre le donne basta che le sfiori con un grissino e corrono subito alla polizia.

Secondo un rapporto speciale del Dipartimento di Giustizia USA basato su un'altra survey (link), gli uomini denunciano i loro stalker nel 37% dei casi, mentre le donne nel 41%, una differenza troppo piccola per essere considerata significativa. Questa non è una mia opinione personale, eh, non mi permetterei mai, è scritto nel rapporto (pag. 8).
Sempre nello stesso rapporto si legge anche una cosa abbastanza curiosa: mentre gli stalker delle donne sono soprattutto uomini (67%), gli stalker degli uomini non sono soprattutto donne (43%). Non è bellissimo? Volevo dire "convincente". Non è convincente?

Ipotesi ad hoc: no. La consapevolezza della propria superiorità fisica dà il coraggio di fare stalking con una persona più debole, anche se poi magari non si rende necessario picchiarla.

Prendiamo allora un tipo di violenza in cui la forza fisica non conta assolutamente niente, la violenza contro se stessi. Che ci vuole a suicidarsi? Basta avare la forza di saltare giù da un ponte, non è faticoso. Una volta scavalcata la ringhiera, fa tutto la forza di gravità. Eppure secondo l'OMS gli uomini si suicidano molto più spesso delle donne. Per ogni donna che si suicida, ci sono almeno tre uomini che fanno altrettanto (link).

Ipotesi ad hoc: va beh, ma che vuol dire? Nel tipo di società in cui viviamo gli uomini sono più esposti alle pressioni sociali, dunque è più facile che siano portati a uccidersi. Tante donne invece fanno ancora le casalinghe ed è improbabile che una si uccida perché ha fatto bruciare l'arrosto.

Gli incidenti stradali.

Ad hoc: Gli incidenti stradali?

Gli incidenti stradali possono essere causati da comportamenti aggressivi coi piloti avversari. Secondo uno studio basato sui dati del Dipartimento dei Trasporti USA (link), gli uomini fanno molti meno incidenti mortali delle donne.

Ad hoc: Ah! Visto? Quindi non è vero che gli uomini sono più violenti. Del resto, si sa, donna al volante pericolo costante.

Stavo scherzando, in realtà è il contrario. Secondo lo studio appena citato gli uomini fanno 2,3 incidenti mortali ogni 100 milioni di miglia percorse, mentre le donne ne fanno 1,5. Si noti che, siccome gli incidenti sono contati per miglia percorse, questi valori non dipendono dal fatto che ci sono più uomini che guidano. Ci fosse anche una sola donna che guida, questa morirebbe 1,5 volte appena ha percorso 100 milioni di miglia. Ci metterebbe solo molto tempo.
Se poi consideriamo l'età degli amori (16-29 anni), la differenza diventa ancora più grande (6,2 incidenti mortali per gli uomini, 3,1 per le donne).

Ad hoc: ma le cause di un incidente possono essere tantissime: la stanchezza, l'alcol, gli occhiali appannati, non c'è mica solo l'aggressività.

A questo proposito ho fatto una statistica personale molto accurata: quelli che lampeggiano in autostrada.

Ad hoc: eh?

Quelli che lampeggiano in autostrada.

Ad hoc: ok.

Intendo quelli che vogliono che ti levi di mezzo solo perché si sentono i padroni del mondo. Comportamento abbastanza innocuo, ma decisamente aggressivo. È come se uno ti desse dei calci nelle caviglie mentre sei in coda al supermercato nella speranza che tu sparisca. Quando una di queste persone mi lampeggia, io adotto una procedura che mi permette di studiare attentamente la sua faccia nello specchietto retrovisore. Ne parlo in un vecchio post (link).
Ora, in tanti anni di onorata carriera autostradale, ho avuto modo di osservare centinaia e centinaia di lampeggiatori. Gli uomini non li ho contati, sarebbe stato come contare la sabbia del mare, invece ho contato le donne, le ho contate e mentalmente annotate, e posso dire con una certa precisione che finora sono state in numero di: una. Centinaia di uomini, una donna. 1. 👩.

Ad hoc: questa è colpa del tuo bias cognitivo che non ti fa vedere i miliardi di donne che guidano col coltello fra i denti, lampeggiando e clacsonando a tutto ciò che respira.

Non posso dimostrare che non sia così. Dico però questo: un'ipotesi ad hoc non è necessariamente sbagliata, ma se per spiegare cento statistiche diverse servono cento ipotesi ad hoc diverse, allora bisogna arrendersi alla conclusione più semplice che le spiega tutte in una volta sola: gli uomini sono più violenti delle donne.
E se non sei d’accordo, ti spacco la faccia.

VOLTARE PAGINA

LA TRISTE STORIA DI ONAN

Genesi 38:1
Una sera di tanto tempo fa, poche pagine dopo la creazione del mondo, un tale di nome Giuda rientrò a casa dopo aver pascolato tutto il giorno il suo gregge di stegosauri.
Aveva con sé una donna di nome Tamar.


Er, ti ho preso una moglie.

Grazie, padre.

Magari ogni tanto la fai unire un po' anche al tuo vecchio, eh?

Sì, naturalmente...

Bravissimo. Mi era sembrato che avessi qualche difficoltà con le donne, così sono andato giù al mercato e te ne ho presa una.

È stato un pensiero gentile.

Pensa che era in sconto del quindici percento. Mi hanno pure dato in omaggio una capretta da latte e un asciugacapelli a pedali.

Fantastico.

Forza, unisciti a lei!

Adesso?

Certo, che aspetti?

Magari più tardi, ora devo uscire con Lotan e Iobab.

Ci esci dopo con Lotan e Kebab.

Ma, padre, sono già in ritardo.

Er, non farmi adirare! Ci vogliono due minuti: la prendi, la porti in camera tua, la stendi sul letto o dove ti pare e il resto te lo spiega tua madre.

Ma, padre...

Niente "ma", forza!

Non si può rimandare?

Er...

Che c'è?

Non sei gay, vero?

...

... 

...

...

...

... 

...

...

...

...

...

...

...

...

No, padre. Perché dite questo?


Ma Er si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire. Ciò fu chiaro perché lo trovarono affogato, mangiato dalle cavallette, coi segni della peste, il cranio sfondato dalla grandine e gli occhiali rotti. Sfortunatamente nessuno riuscì a scoprire dove si nascondesse questo famoso Signore e il delitto cadde in prescrizione.
Allora Giuda disse a Onan, il suo secondogenito:


Onan, unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato.

Certo, padre, ora però devo andare in palestra.

Subito.

Ma, padre...

SU-BI-TO!

Sì, padre. Dov'è la donna?

Tieni, te l'ho già spogliata.


Onan, che aveva ancora negli occhi la fine del fratello, ubbidì e si chiuse in camera con Tamar. Tuttavia, per qualche strana ragione, invece di unirsi a lei, egli disperdeva per terra contemplando un poster di Re David.
Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui. Allora Giuda, che era un tipo testardo, chiamò a sé il suo terzogenito.


Selan, tocca a te.

Ma, padre... 

Selan!

Sì, padre. Vado, padre.

Amram, Eliab, Abidan, Ocran, Eliasaf e tutti gli altri, preparatevi!

EQUILIBRIO

SALITA AL CALVARIO




LA GUERRA SECONDO MIO NONNO


Il video è basato sulle storie di mio nonno. Gli eventi narrati si sono svolti durante la seconda guerra mondiale. Su richiesta dei sopravvissuti, i nomi sono stati cambiati. Per rispetto dei morti, tutto il resto è stato raccontato esattamente come me lo ricordo.



La fiera e italica voce è di Guglielmo Favilla.
Della stessa serie ci sono anche gatti, Hitler e scie chimiche, qui.

IL LIBRO

STEREOTIPI E ANTISTEREOTIPI

Siccome le parole "maschio" e "maschilismo" si assomigliano molto, un po' come "juventino" e "Juventus", si tende a pensare che la vittoria del maschilismo sia un bene per i maschi e un male solo per i loro storici avversari, le femmine. In realtà può essere un male anche per i maschi e ora lo dimostrerò con tutto il rigore necessario, cioè con dei disegnini.
Secondo la mentalità maschilista uomo e donna devono essere così


Finché uomini e donne si comportano nel rispetto di questi due stereotipi, la gente è tranquilla e ognuno può fare la sua vita senza troppe scocciature. Certo, lo stereotipo femminile è una palla al piede, visto che è molto difficile farsi strada nel mondo quando il tuo ruolo prevede l'adattarsi a essere considerati inferiori, però almeno nessuno rimane turbato e puoi godere dell'approvazione generale.
Invece una donna così 


è vista con disapprovazione: "si crede chissà chi", "pensa solo alla carriera", "mamma mia che isterica", mentre nel caso di un uomo si direbbe: "ha carattere", "sa quello che vuole", "mamma mia che leader". Anche questa è una discreta palla al piede.
Ora invece proviamo a immaginare un uomo così


agghiacciante, vero? Eppure esistono. È l'antistereotipo maschile o, come si dice in gergo tecnico, lo "sfigato". Uno così, oltre alla palla al piede del suo carattere, ha anche quella della disapprovazione generale. Due palle al piede. Ho fatto la somma.
Se ora prendiamo questi quattro tipi di persona e immaginiamo che abbiano tutti le stesse doti intellettuali medie, ecco le loro probabilità di fare bella figura in società. Una società maschilista, s'intende.


Come si vede, il più svantaggiato di tutti è l'antistereotipo maschile, che infatti nei raduni sociali è solito mettersi in un angolo facendo finta di guardare qualcosa di interessantissimo sul telefono, tipicamente l'ora. E le cose peggiorano se consideriamo le probabilità di diventare Presidente del Mondo. Questi sarebbero infatti i risultati elettorali dopo un'ipotetica campagna elettorale.

Uno potrebbe dire "ma perché un uomo dovrebbe comportarsi così? È scemo?" che è esattamente quello che direbbe un maschilista.
Purtroppo questi poveri sfigati, avendo un'apparenza esteriore maschile, non possono beneficiare nemmeno della solidarietà femminile, della retorica femminista, delle pari opportunità e di tutte quelle cose con cui una donna può almeno cercare di limitare i danni. Ostracizzati dagli uomini e visti con sospetto dalle donne, questi reietti sono costretti a vagare per il pianeta alla ricerca spesso vana di un vaso di fiori dietro cui nascondersi. Li si può riconoscere facilmente, sono quelli con la maglia al contrario.

RED CARPET

VITA E OPERE DI ADOLF HITLER


Adolf Hitler, il personaggio storico più citato da chi non conosce la storia. Apparentemente un uomo come tanti, ma in realtà un terribile segreto si cela nel suo passato: pare fosse un comico.



Voce dell'impareggiabile Guglielmo Favilla.
Della stessa serie ci sono anche le scie chimiche e i gatti, qui.

PAUSA

FEYNMAN SCANSATI

Mi pare che Feynman una volta abbia scritto una cosa del tipo: "se l'umanità dovesse ricominciare da zero e le si potesse regalare una nozione, una sola, in modo da non farle perdere tempo con eteri, flogistici e cazzate varie e farla progredire il più in fretta possibile verso il mondo meraviglioso in cui oggi viviamo, questa nozione sarebbe certamente l'esistenza degli atomi". Magari non ha detto proprio queste esatte parole, ma il senso era più o meno questo.
Beh, io non sono d'accordo.
Cioè sì, ok, belli gli atomi, sapere che esistono è sicuramente molto utile per il progresso della conoscenza, ma Feynman viveva nel mondo degli anni Settanta, quando le cose pazzesche che sono successe durante la seconda guerra mondiale sembravano un incidente di percorso e non il normale modo di essere dell'umanità. Invece in questo mondo in cui viviamo noi, dove grazie ai social network puoi vedere quello che c'è dentro la testa della gente, è facile rendersi conto che gli atomi non sono proprio la cosa più urgente. Cioè, voglio dire, la gente crede che le migrazioni siano manovrate da un ebreo novantenne, che le banche siano controllate da una loggia massonica internazionale, che i governi si facciano gli attentati da soli, che il riscaldamento globale non esista, che i campi di sterminio nazisti non siano mai esistiti, che l'allunaggio dell'Apollo 11 non sia mai esistito, che l'AIDS non esista, che Obama non sia nato negli Stati Uniti, che Hillary Clinton sia a capo di un'organizzazione di pedofili che si riunisce periodicamente nello scantinato di una pizzeria, che i terremoti siano provocati da antenne radio in Alaska, che Ebola sia stato creato dall'industria farmaceutica, che gli aerei di linea spargano sostanze chimiche per cambiare il clima, che le malattie si possano debellare con l'omeopatia, con la cristalloterapia, con il piombo, l'arsenico e il mercurio ayurvedici, con l'antroposofia di Rudolf Steiner, con le pietre vaginali di Gwyneth Paltrow, con l'urina, con lo yogurt, con l'interconnessione olistica di mente e corpo, ma assolutamente non con i vaccini, che sono velenosi. Ah, e c'è anche chi crede che la Terra sia piatta. 
Tutte queste stupidaggini circolano veramente, non me le sono inventate, e molte hanno anche masse di adepti, gente agitata, agguerrita e determinata a non farsi imporre la visione del mondo cosiddetta ufficiale. Ora, preso atto della situazione, la cosa che più mi sbalordisce quando esco di casa è di non imbattermi nel rogo di una strega.
No, sul serio, a che ci servono gli atomi? Per me la nozione che bisognerebbe dare subito all'umanità fin dalla preistoria è quella di campione statistico rappresentativo. Senza dettagli matematici né niente, giusto l'idea che, se vuoi trarre conclusioni generali da casi particolari, i casi devono essere:

a) selezionati in modo casuale

b) tanti.

Tutto qui.
Lo so che detto così è un concetto vago, impreciso, scientificamente inutilizzabile, eppure è già potentissimo. Pensaci, Richard, già con questa semplice nozione sparirebbero di botto tutte le cure pseudomediche. Sì, perché nessuno userebbe più come prova dell'efficacia di una cura il classico "con me funziona", visto che ognuno sarebbe perfettamente consapevole che il suo caso personale, essendo un caso singolo, non è un campione statistico rappresentativo. "Uno" non può in nessun modo essere inteso come "tanti",  e così ognuno saprebbe che se una pallina di zucchero gli ha fatto passare il mal di schiena, ciò significa solo una di queste tre cose: il mal di schiena sarebbe passato comunque; il mal di schiena non è passato ma per qualche motivo ora è sopportabile; il mal di schiena ce l'ha nella testa.
"Eh, ma anche con tutti i miei amici funziona e i miei amici sono tanti". Benissimo, allora la condizione b) della definizione data sopra è soddisfatta, ma non è soddisfatta la condizione a). Infatti l'amicizia, pur essendo una cosa bellissima, non è un metodo di selezione casuale, dunque, anche in questo caso, non c'è nessun campione statistico rappresentativo da cui poter trarre conclusioni generali.
"Vallo a dire a tutte le persone con cui la pallina di zucchero funziona". Mi spiace, ma nemmeno "le persone con cui la pallina di zucchero funziona" sono una selezione casuale di persone, visto che, tanto per fare un esempio, mancano "le persone con cui la pallina di zucchero non funziona". 
Visto? In un attimo tutta l'umanità, già dal primo giorno su questo pianeta, sarebbe in grado di debellare la stregoneria.
E anche il razzismo. Proprio così, perché se un giornale preistorico desse ogni giorno la notizia che uno straniero ha rubato le conchiglie a un italiano, ognuno sarebbe conscio del fatto che il campione non è selezionato in modo casuale, ma è selezionato da una redazione che, per quanto precisa e obiettiva possa essere, deve selezionare i casi che fanno notizia, e uno straniero che ruba fa molta più notizia di un italiano che ruba. Che gli italiani rubino lo sanno tutti.
Bello, no? E potrei citare tante altre false credenze che sparirebbero in un attimo grazie alla meravigliosa nozione di campione statistico rappresentativo. Poi, è ovvio, non sto dicendo che questa nozione farebbe sparire tutte le stupidaggini del mondo, sto solo dicendo che di sicuro ne farebbe sparire molte di più dei tuoi atomi, caro Dick.

LEADER

PERCHÉ I GATTI SONO COSÌ CARINI


Perché la gente va pazza per i gatti? In fondo non fanno niente di speciale, a parte leccarsi l'ano. Qual è il segreto del loro successo? Dormire venti ore al giorno? Distruggere tende e divani? Vomitare palle di pelo? Non è detto.



Voce dell'intramontabile Guglielmo Favilla.
Sempre della serie tutto quello che c'è da sapere eccetera, c'è anche il video sulle scie chimiche.

LA CALCOLATRICE DEL CICAP


Hai sentito? Due più due non fa quattro, come vogliono farci credere, ma undici.

In che senso, scusa?

Due più due.

Sì.

Forse fa undici.

Undici...

Ormai lo dicono in molti.

È una stronzata.

Da dove ti viene tutta questa sicurezza?

Scusa, ma se dopo queste due birre ne beviamo altre due, quante birre abbiamo bevuto?

Non lo so, dimmelo tu.

Quattro!

Boh, io non ho tutte queste certezze.

Prova a ordinare altre due birre e poi contiamo i bicchieri.

Sei forse un matematico?

No, che c'entra?

Beh, perché si dà il caso che su YouTube c'è questo matematico del MIT che dice che due più due potrebbe fare undici.

Ma figuriamoci...

Ho qui il video, te lo faccio vedere.

Intenderà qualcos'altro, che ne so? Magari parla di un altro sistema numerico. Nel sistema decimale due più due fa quattro. Fine.

Per favore, vai a fare la tua lezioncina a qualcun altro! Io mi baso su ciò che dice lui, non su quello che dici tu. Della tua supponente presunzione di saperne più degli altri me ne frego. La verità io non la conosco e non la conosci nemmeno tu, ma di sicuro l'atteggiamento giusto è dubitare di tutto e informarsi più a fondo su ciò che ci circonda! Chi si appiattisce su quello che gli viene servito nel piatto e grida "gombloddo!" ogni volta che uno osa mettere in discussione il pensiero unico è come minimo scorretto, se non stupido! Tu rimani pure nella tua saccenza vuota e preconfezionata, io preferisco pensare con la mia testa.

Guarda, questa è la calcolatrice del mio telefono: due più due uguale quattro. Visto?

Sarà una calcolatrice del CICAP.

REATO DI NON AVERE 2700 EURO

Molti usano la parola “clandestino” come fosse “assassino”, ma in realtà non può nemmeno essere paragonata a “guidare senza patente”. L'unica cosa che accomuna queste tre cose è che si riferiscono a comportamenti contrari alla legge, nient'altro, ma mentre uccidere la gente e guidare senza patente sono due comportamenti abbastanza pericolosi, entrare in uno stato clandestinamente, no. Se io domani entro in Russia senza visto, non danneggio nessuno, a parte me stesso se mi beccano.
Il reato di clandestinità è come il reato di bere il cappuccino dopo pranzo: un giorno il Parlamento si sveglia e stabilisce che, d’ora in avanti, chiunque verrà sorpreso sul suolo italiano a bere il cappuccino dopo pranzo sarà punito con un'ammenda da 5000 a 10000 euro. Bere il caffè macchiato è ok, bere il cappuccino è reato. Anche due caffè macchiati è ok, anche tre, tutti mischiati insieme in una tazza grande con un velo di cacao amaro sopra, ma il cappuccino nossignore! Il cappuccino dopo pranzo è reato, chiaro? Così tutti quelli che come me hanno imparato dai turisti quanto è piacevole bersi una bella tazzona di cappuccino dopo la pizza, da un giorno all'altro diventano dei criminali. Ecco, il reato di clandestinità è la stessa cosa: tu non stai mettendo in pericolo nessuno, stai solo attraversando un confine, ma tutti gli altri hanno deciso che questa cosa è reato.  
A questo punto è consuetudine che uno obietti “ma allora perché non vengono qui in aereo come i turisti?”, e sempre la consuetudine prevede che a questa obiezione si risponda deridendo chi l'ha fatta. Invece sarebbe più sensato segnalargli il sito della Farnesina e invitarlo a scoprire da solo in che modo uno del Ghana, tanto per dire un Paese a caso, può venire in Italia legalmente per, diciamo, tre mesi. Ci vuole un attimo.


Fra le cose che servono per avere il visto ce n'è una che si fa subito notare:

dimostrazione del possesso di mezzi economici di sostentamento, nella misura prevista dalla Direttiva del Ministero dell'Interno 1.3.2000

Se si guarda la direttiva, si vede che bisogna avere una disponibilità economica di almeno 28 euro al giorno più una quota fissa di 207 euro, come in palestra, che per tre mesi fa circa 2700 euro. Non importa se mio zio mi ospita a casa sua e io posso anche mangiare riso in bianco tutti i giorni, tanto sono a dieta, devo comunque avere 2700 euro, e questo in Ghana è un bel po' di soldi.
Quindi, ricapitolando, quelli che si indignano perché uno entra in Italia illegalmente si stanno indignando perché non ha 2700 euro; quelli che parlano di priorità della lotta all’immigrazione clandestina stanno parlando di priorità della lotta a chi ha meno di 2700 euro; quando un ministro della Repubblica dice che solo gli immigrati regolari sono suoi fratelli (lo ha detto veramente) sta dicendo che solo chi ha più di 2700 euro è suo fratello, perché "reato di clandestinità", come si è visto, non significa altro che "reato di non avere 2700 euro".

GIORNATACCIA

CHE COSA SONO LE SCIE CHIMICHE

Scie chimiche! Cosa sono, dove sono, cosa fanno, ma è vero che se respiri solo col naso i peli che vivono al suo interno filtrano la geoingegneria?
👃🏻
La voce è di Guglielmo Favilla, per gli amici Favilla.

LA VITA DI CIOCCOLATINI COME UNA SCATOLA È

Allora, io non so chi abbia scritto “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, ma penso che questa persona dovrebbe essere frustata in piazza. Penso che uno degli scopi dell’umanità, oltre al progresso, la conoscenza e tutto il resto, dovrebbe essere andare a casa di questa persona, chiederle “sei tu che hai scritto si sta come d’autunno sugli alberi le foglie?” e se risponde “sì, sono io”, prenderla, denudarla, trascinarla in piazza legata a un mulo e frustarla davanti a tutti fino a quando non perde i sensi, e se invece risponde “no”, frustarla lo stesso fino a quando non perde i sensi, perché non è certo con una banale bugia che può sperare di cavarsela. Ma anche nel caso in cui questa persona sia già morta (prima o poi succede a tutti), scopo dell’umanità dovrebbe essere quello di trovare un modo per riportarla in vita, prenderla, denudarla, eccetera e frustarla fino a quando non perde i sensi. È crudele, lo so, ma mai così crudele come l’avere introdotto nel mondo una cosa come “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, perché è oggettivo che questa cosa abbia reso il mondo un posto peggiore, visto che ha reso un numero considerevole di persone, cioè almeno una, cioè me, oggettivamente più infelice. Certo, poco più infelice e per poco tempo, ma non penso di esagerare nel dire che, con tutte le cause di infelicità che già ci sono nel mondo e che spontaneamente si producono in continuazione, produrne volontariamente di nuove è una colpa che difficilmente una punizione corporale potrà mai far espiare, anche se, come si dice, tentar non nuoce. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” non è una (sto per dirlo) poesia, né una brutta (lo dico di nuovo) poesia e non è nemmeno, a voler essere buoni e facendo finta di non aver sentito bene, una semplice frasetta del cazzo, no, questa è una coltellata nella testa e nessun grande scrittore di questo mondo con tutti i suoi capolavori potrà mai cancellare il segno lasciato da una coltellata, così come nessun sorbetto può togliere il sapore che ti resta in bocca dopo aver mangiato un pesce marcio.
Ricordo ancora il male che ho sentito da bambino la prima volta che questa cosa mi è stata conficcata nella testa. Ricordo che ho pensato “perché mi fai questo, autore della cosa? Neanche ci conosciamo”. Già sarebbe stato ingiusto aggredirmi con un più innocuo “si sta come le foglie sugli alberi d’autunno” o anche solo con un “la vita è come una scatola di cioccolatini”, ma arrivare addirittura a spostare qua e là qualche parola per mascherare la banalità del pensiero è una cosa davvero crudele, ed è assurdo che a diffondere questa cosa vergognosa e orribile sia proprio la scuola, il posto in teoria adibito all’educazione. Un genitore si sforza di tenere suo figlio lontano dai pericoli, di proteggerlo e farlo crescere sano e educato, e poi lo manda in un posto dove non solo gli insegnano parolacce come “foglie d’autunno”, “volto diletto”, “sussulti d’amor” e “frastuoni di pensieri struscianti”, ma gli violentano le orecchie con “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Perché una stupidaggine è solo una stupidaggine, ma una stupidaggine travestita da (giuro, ultima volta) poesia si chiama violenza.
Poi un giorno dirò due parole anche su “m’illumino d’immenso”, chiunque sia l'autore.

POLVERE

TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE SU TUTTO QUANTO

Viviamo in un’epoca in cui siamo costantemente bombardati da notizie di cui è difficile verificare l’attendibilità, diceva Aristotele, e questo oggi è ancora più vero, basti pensare a quanto è facile accedere alla conoscenza. Voglio sapere quante calorie ha la mortadella? Bene, basta fermare uno in strada e chiederglielo. Se poi non conosce la risposta, nessun problema, questo non gli impedirà di darmela lo stesso. E se la risposta non mi piace (può succedere), posso sempre chiedere a qualcun altro. È così che ho scoperto che la birra fa bene alla circolazione.
E poi c’è internet. Con internet ognuno può conoscere immediatamente tutte le informazioni del mondo, non importa quanto irrilevanti esse siano. Per esempio, chi è il presidente del Surimi? Basta digitare su Google “chi è il presidente del Surimi?” ed ecco qua la risposta:
È incredibile cosa si può fare oggi col computer, vero? L’unico problema è che non sempre è facile capire se un’informazione è attendibile oppure no. Per esempio, come faccio io che non so niente di economia a capire se è più attendibile un articolo del Sole 24 Ore o Jerry Calà, tanto per dire un nome? Sul Sole scrivono persone competenti, è vero, ma siamo sicuri che non abbiano conflitti di interesse? Invece Jerry Calà è un essere puro e totalmente disinteressato ai soldi e alla fama, come Gesù bambino. A chi dare credito, dunque? Di chi fidarsi? Chi ha deciso che i puntini di sospensione debbano essere tre e non, per dire, trentanove? È difficile.
Per questo motivo io e Favilla (io le animazioni, Favilla la voce) abbiamo fatto alcuni video animati che affrontano i temi più importanti della nostra epoca: scie chimiche, Hitler, gatti, cazzi, nonni e rivoluzioni proletarie.
Saranno pubblicati uno al mese su YouTube a partire dal 27 gennaio e, ci tengo a precisarlo, sono tutti rigorosamente tratti da questo blog, sito assolutamente attendibile e sul quale, almeno finora, non mi è mai capitato di leggere cose che non condivido.
Abbiamo anche fatto il trailer, più di così.......................................