TEOREMA

ENUNCIATO
Chi ama gli animali li ammazza e se li mangia.

DIMOSTRAZIONE
Partiamo dal fatto autoevidente che

1) il male e il bene assoluti non esistono.

Chi dice il contrario è pregato di dirmi dove sono, dieci secondi di tempo: in Antartide? su Plutone? Nel cuore di Gesù? Tempo scaduto. Il male e il bene assoluti non esistono.
Invece

2) esistono il male per qualcuno e il bene per qualcuno.

Ha senso solo parlare di “male per” e “bene per”, mai di “male e basta” e “bene e basta”. Per esempio la morte del cane di Mario è un male per Mario, ma un bene per Luigi che ogni mattina si trovava sullo zerbino alcuni odorosi resti del cane di Mario. E per il cane di Mario? Per il cane di Mario la sua morte non è né un bene né un male, visto che

3) per stare bene o male bisogna come minimo essere vivi.

Quindi

4) la morte di qualcuno non è un male per quel qualcuno.

Invece prendere a calci il cane di Mario è un male per il cane di Mario (ma un grande piacere per Luigi), visto che per sentire il dolore non serve essere intellettualmente superiori ma è sufficiente avere un corpo, e i cani, i gatti e le giraffe hanno tutti un corpo esattamente come gli esseri umani.
Le proposizioni 1, 2, 3 e 4 possono quindi essere generalizzate come segue:

5) fare male a X è male per X, mentre uccidere X non è male per X ma è male per i parenti di X, dove X è un qualsiasi essere vivente non masochista dotato della capacità di sentire male e con un conto in banca inferiore ai centomila euro.

Gli animali hanno solitamente conti in banca irrisori, ma poiché i loro parenti sono persone abbastanza insensibili, si può senz’altro affermare che

6) fare male a un animale è male per l’animale, ucciderlo non è male per nessuno.

Introduciamo ora, per mere esigenze di brevità, le seguenti definizioni:

7) non è male = non è male per nessuno,

8) è male = è male per almeno uno,

dunque la 6) si semplifica in

6.2) fare male a un animale è male, ucciderlo no.

Questa proposizione diventa naturalmente falsa per un animale domestico, essendo in questo caso l’animale dotato di un padrone in grado di piangerne la morte, ma torna a essere vera se si uccide sia l’animale che il padrone (e tutti i suoi parenti).
Per polli, maiali, conigli e tutti gli altri animali da tavola la 6.2 è sempre vera, e da essa segue che

9) allevare industrialmente un animale è male, tirargli una genuina schioppettata nella schiena no.

Ovviamente la schioppettata non è indispensabile, va bene anche una martellata in testa, l’importante è che l’animale, in tutto il periodo che trascorre su questo pianeta, possa vivere pienamente e serenamente la propria vita di animale, cioè ingozzarsi fino a scoppiare, rotolarsi nel fango e ascoltare Radio Deejay. Dalla 9 segue quindi che

10) non c’è nessuna controindicazione etica nell’uccidere animali che siano:
a) selvatici,
b) allevati all’aperto e in condizioni gradevoli,
c) appositamente creati senza cervello e fatti crescere in laboratorio.

Il paradiso terrestre è un mondo dove si allevano i filetti senza bisogno di allevare anche il resto della mucca. Mi sembra quasi di vederli: grossi lumaconi sanguinolenti coltivati come se fossero barbabietole, alberi da würstel, piantagioni di costolette. Mi fermo perché ho l’acquolina.
Fatta sempre per esigenze di brevità la seguente definizione:

11) è bene = è bene per almeno uno e non è male per nessuno,

si può affermare che

12) mangiare un animale che appartenga alle categorie 10.a), 10.b) e 10.c) è bene, soprattutto se cucinato come si deve.

È bene per tutti coloro che non mangiano per nutrirsi ma per essere felici, cioè per chi considera il cibo non una dose di sostanze nutritive da assumere per mantenersi in vita, ma un’occasione per festeggiare la vita e socializzare con gli altri, mangianti e mangiati. E siccome

13) quando si festeggia è bello festeggiare con chi si ama,

14) chi ama gli animali li ammazza e se li mangia.

C.v.d.

COROLLARIO
Amare veramente una persona significa spararle nella nuca mentre dorme e mangiarla finché è calda.

JACK LO SQUARTATORE NATURA

Come qualcuno avrà sicuramente notato, l’universo non è abitabile. Di solito si dice che Madre Natura abbia preparato tutto a puntino per accogliere la vita umana, il suo fenomeno fisico preferito, ma non è così. L’universo è un posto pericoloso, pieno di radiazioni cancerogene, bombardamenti meteorici e reazioni nucleari. In confronto l’inferno di Dante sembra Disneyland. Basta dare un’occhiata in giro per rendersi conto che il fenomeno fisico preferito dalla Natura non è la vita umana, ma il vuoto spinto. L’universo è quasi tutto vuoto e quel poco che c’è è ospitale come uno tsunami. Un posto come la Terra non è la regola, ma l’eccezione. La regola è Plutone (duecento gradi sotto zero e niente atmosfera) o Venere (l’atmosfera di una camera a gas e cinquecento gradi all’ombra), non la Terra. La Natura, più che una madre premurosa, sembra un assassino. Invece di chiamarla “Madre Natura”, sarebbe più corretto chiamarla “Jack lo squartatore Natura”.
Il genere umano è come una muffa attaccata a un sassolino umido e tiepido sparato nel vuoto cosmico, basta uno spiffero e tanti saluti. Se l’umanità ci tiene tanto a continuare a proliferare sul suo sassolino, allora deve stare attenta agli spifferi. Certo se un’estate è più calda della media non c’è da preoccuparsi, la media è fatta così. Sarebbe molto più strano se tutte le estati avessero sempre esattamente la stessa temperatura. Invece la situazione si fa un po’ più interessante se la temperatura media del pianeta aumenta di 0,7 gradi in cent’anni, come è successo nel XX secolo (qui il report dell'IPCC).
C’è un grande dibattito su quale sia la causa di questo aumento: da una parte ci sono i climatologi che dicono che è colpa degli esseri umani, dall’altra ci sono gli esseri umani che dicono che è colpa dei climatologi che la sparano grossa. Purtroppo io non ho i mezzi per fare carotaggi in Antartide e non ho idea di come si faccia una simulazione numerica per studiare l’evoluzione del clima, per cui, in mancanza di meglio, mi tocca fidarmi dei climatologi. Magari si sbagliano, succede spesso agli scienziati di sbagliarsi: dicevano che il calore è una sostanza materiale e non è vero, dicevano che la luce si propaga nell’etere e non è vero, dicevano che la Via Lattea è tutto l’universo e non è vero, quindi è possibile che si sbaglino anche stavolta, ma finché non arrivano Lavoisier, Einstein e Hubble con una teoria migliore, cosa dovrei fare? Fidarmi del macellaio? Se si tratta di bistecche chiedo al macellaio, se si tratta di clima chiedo a un climatologo e al momento la maggior parte dei climatologi dice che questo aumento di temperatura è anomalo, pericoloso e causato dalle attività umane (Naomi Oreskes, 2004). Quindi?
Quindi ecco il mio piano, una cosa semplice e a costo zero che risolve il problema alla radice: ridurre la popolazione mondiale. Niente di cruento, ci mancherebbe, basta solo impedire alla gente di fare figli finché non si torna sotto il miliardo, oppure finché non si trova un pianeta nuovo su cui traslocare. Che senso ha continuare a riprodursi in questo modo? È per dare a tutti la possibilità di vivere? Tutti chi? Se non fai nascere nessuno non è che stai negando qualcosa a qualcuno, perché prima della nascita non c’è nessuno a cui si possa negare alcunché. O è forse per migliorare il mondo? Più figli si fanno più probabilità ci sono di mettere al mondo dei geni? Vediamo, nel 1600 non c’erano neanche mezzo miliardo di persone, eppure fra queste c’erano Caravaggio, Rubens, Monteverdi, Bacone, Galileo, Keplero, Cervantes e Shakespeare, tutti vivi in quello stesso anno. Ora siamo quattordici volte tanto, dove sono i quattordici Caravaggio, i quattordici Galileo e i quattordici Shakespeare?
Fare figli può avere senso solo per chi li fa, ma per l’umanità nel suo insieme è solo un fenomeno da razionalizzare, come si fa con le licenze di pesca. La Terra è come un autobus: più si è, peggio si sta.
Un’altra cosa che si dice spesso è che gli esseri umani con il loro comportamento stiano distruggendo la Natura. È chiaramente falso, casomai le stanno dando una mano.

BERLUSCONI È UNA PASSIONE INUTILE

A chi dovesse leggere questo post nel XXII secolo ricordo che la parola Berlusconi non significa due enormi berluschi, ma è il cognome di un tizio che ha governato l’Italia per parecchi anni e che ai suoi tempi è stato molto famoso, ma veramente molto, forse addirittura più famoso di uno che adesso non ricordo. Quello che ora da voi significa “berlusco” non ha probabilmente nessuna attinenza col suddetto tizio, a meno che non significhi “metà di un Berlusconi piccolo”.
Cos’abbia fatto o non abbia fatto Berlusconi nella sua vita è irrilevante, diciamo che si è dedicato molto all’autocelebrazione, come nel loro piccolo fanno tutti quanti. Come tutti ha passato la vita ad assecondarsi, senza accorgersi che più ti assecondi più hai bisogno di assecondarti e più hai bisogno di assecondarti più sprechi tempo ed energie nell’assecondarti. In pratica è uno qualsiasi che è riuscito a diventare molto più qualsiasi di tutti gli altri.
Su Berlusconi è stato detto praticamente tutto e, purtroppo per lui, le poche cose non dette sono quelle senza insulti, ma quello che forse ancora nessuno ha detto è che Berlusconi è spaventosamente infelice. È una cosa evidente, uno felice non scatta in quel modo alla minima critica, non cerca a tutti i costi l’approvazione degli altri e, soprattutto, non sorride come uno che si è fatto tutta l’A1 con la faccia fuori dal finestrino.
Ha tanta gente che lo ossequia, è vero, che gli si srotola ai piedi, che gli offre la moglie e le figliolette in segno di rispetto, nude e già lubrificate, ma è tutta immondizia umana, gente che se gli metti quattro vibrisse nel naso e una coda nel culo non la distingui dai comuni topi di fogna. Berlusconi lo sa, è abbastanza intelligente da rendersene conto: la stima di chi lo stima non vale niente, mentre quelli che scrivono libri, fanno film, dirigono orchestre e vanno sulla Luna lo disprezzano.
Chi sono quelli che parlano bene di Berlusconi? Maurizio Belpietro, detto “l’anello mancante”, Mario Giordano, l’unico OGM al mondo di cui è dimostrata la tossicità, Alfonso Signorini, uno così rispettato che la gente, quando gli dà la mano, poi corre immediatamente ad amputarsela.


Senti, Silvio, pensavo di fotografare la Barbara e l’Eleonora in atteggiamenti saffici.

Pensi che sia il caso?

Ma certo, senti che idea: nude nelle scuderie di Arcore a rotolarsi nella cacca di cavallo.

Fai quello che ti pare, basta che non le tocchi.


Se il tuo scopo è essere menzionato nei libri di storia vicino a Marco Aurelio e Lorenzo il Magnifico, questa non è la gente giusta, con estimatori di questo tipo puoi al massimo ambire alla tradizione orale, nel senso delle barzellette. Certo fa piacere vedere la folla che impazzisce per te, le donne che svengono, gli uomini che strepitano, la gente che calpesta i propri figli pur di farsi fare una foto con te, ma poi giri l’angolo e vedi che fanno la stessa cosa con Gerry Scotti.
Non c’è da stupirsi. Se per avere l’ammirazione della gente usi le barzellette sconce avrai l’ammirazione della gente che va pazza per le barzellette sconce, cioè gente di cui non t’importa assolutamente niente. In pratica è un Berlusconi che si morde la coda.
Chi non ha raggiunto le vette di autostima e solitudine di Berlusconi non può capire quanto ci si senta infelici. Non è l’infelicità delle rate del mutuo, della dissenteria, dello stress da lavoro, in confronto queste sono stupidaggini, è l’infelicità definitiva e senza rimedio di chi ha assecondato fino in fondo il proprio desiderio di essere dio e a settant’anni suonati capisce di essere solo un Berlusconi.

ALTRE COSE DA SAPERE SUBITO

Scusa neonato, so che hai già alle calcagna mucchi di parenti, preti e educatori, tutti smaniosi di lasciare un’impronta indelebile nel tuo povero cervellino indifeso, ma avrei ancora un paio di cose da dirti. Tanto, dopo che ti avranno calpestato la testa in cinquantamila, cosa vuoi che sia un’impronta in più o in meno?

n) Tanto per cominciare, non dare retta a tua madre. Tu non sei immortale, non sei speciale e soprattutto non sei il migliore. In niente.

o) Una delle più grosse delusioni che avrai nella vita sarà quando scoprirai che la gente è bugiarda, amici compresi. Anzi, soprattutto gli amici. Non lo fanno per cattiveria, è solo che le bugie sono molto meno faticose della verità.
Io ho scoperto un metodo infallibile per identificare le bugie: quando fai una domanda a una persona, basta che misuri il tempo (∆t) che questa impiega a rispondere, se la risposta arriva dopo un silenzio superiore alla somma dei vostri tempi di reazione e del tempo che impiega il suono a coprire la distanza (∆s) fra la tua testa e la sua, andata e ritorno, allora la risposta è falsa. Cioè una risposta è sincera se e solo se

∆t ≤ ∆tsuo + ∆ttuo + 2∆s/vs

dove ∆tsuo è il suo tempo di reazione nel rispondere, ∆ttuo il tuo nel fermare il cronometro e vs la velocità del suono.
Ora, il tempo di reazione medio di un essere umano dipende dal sesso e dall’età secondo il seguente grafico (G. Derr & I. J. Deary, 2006)


quindi, se per esempio l’interlocutore è una donna di vent’anni (∆tsuo≈0,29 s) posta a quattro metri di distanza, e tu un neonato di circa trent’anni (∆ttuo≈0,28 s), sapendo che vs≈350 m/s, si ha che ogni risposta con un tempo superiore a 0,59 secondi è sicuramente falsa. Il tempo in eccesso è il tempo che l’interlocutore impiega per prendere la decisione di mentire, tempo che nelle persone molto allenate può facilmente essere inferiore al decimo di secondo.

p) Comprati un buon cronometro.

q) Per smascherare gli ipocriti devi invece fare caso alla faccia. Non ascoltare le parole, spesso le parole distraggono da quello che la faccia dice. Guarda solo la faccia e se vedi espressioni esagerate allora quella è la faccia di un ipocrita. Il motivo è che chi non prova sinceramente un’emozione ma vuole darti a intendere che la sta provando, cercherà di darsi un surplus di emozione, ma non avendo a disposizione uno specchio per dosarla, quest’emozione artificialmente erogata finirà col deformargli la faccia, come succede agli attori mediocri.
Le persone di cui fidarsi hanno questa faccia


non questa


r) Sapere tutto è tipico delle persone che non sanno niente.

s) Sospetta sempre di chi usa la parola “dignità” (dignità della vita, dignità del lavoro, dignità del farsi prendere a sberle), di solito è gente che vuole fregarti.

t) La cosa che piace del bel tenebroso è il “bel”, non il “tenebroso”. Se non rientri nella categoria “bel”, evita.

u) Alle scritte sulle magliette non è necessario rispondere.

v) L’unica cura naturale è lasciar perdere.

z) Come avrai presto modo di notare, molte persone sono come i terremoti: arrivano all’improvviso, fanno un sacco di rumore e pretendono di scombinarti la vita come pare a loro. Opporre resistenza è inutile. L’unica cosa da fare è accucciarsi sotto il tavolo e aspettare che passino.

(j e k)

COSE DA SAPERE SUBITO

Ci sono cose che avrei voluto sapere subito invece di impiegare anni a impararle da solo. Appena uno nasce bisognerebbe dargli l’elenco delle cose da sapere e dirgli: “toh, da qui in poi fai tu”. Per questo ho deciso di divulgare le ovvietà che ho imparato a mie spese e con grande fatica, sottraendo tempo prezioso alla ricerca di nuove tecniche di rotolamento sul divano. Mi rivolgo soprattutto ai neonati. Ascoltatemi bene, bambini, dovete assolutamente sapere che:

a) Quando una donna dice “tu mi lusinghi”, dice “no”. Non bisogna insistere. Insistere si chiama “violenza sessuale” e la violenza sessuale è reato, salvo decreti dell’ultim’ora.

b) Quando un uomo dice “no”, non dice niente. Basta riuscire a prenderglielo in mano ed è fatta. La violenza sessuale delle donne sugli uomini non esiste.

c) Chi ti deride per scherzo è uno che vorrebbe deriderti sul serio ma non ne ha il coraggio. Il contesto scherzoso gli serve solo per deriderti senza correre rischi. Questa informazione è particolarmente utile non tanto per sapere quando è il caso di offendersi (offendersi è stupido), ma per conoscere meglio chi si ha davanti.

d) Offendersi è stupido.

e) Una persona che ti accusa senza fondamento di qualcosa è una persona che abitualmente fa quel qualcosa. Per esempio, uno che insinua che dici bugie è uno che dice bugie, uno che sospetta che tu lo voglia fregare è uno che abitualmente cerca di fregarti, e così via. Questa cosa e quella detta al punto c) sono molto utili per capire alla svelta le persone e fanno risparmiare un sacco di scocciature, delusioni e soldi. È come se le persone diventassero trasparenti e si riuscisse a vedere quello che hanno dentro: milza, polmoni, pancreas e due o tre etti di cacca.

f) Appena imparerai a parlare ti verrà subito voglia di buttarti in qualche disputa verbale pensando che sia divertente o addirittura utile. Te lo sconsiglio, ma se proprio ci tieni ricorda sempre questo: la stragrande maggioranza della gente non argomenta, ma la spara e poi fa il tifo per se stessa.


Che film di merda.

A me è piaciuto.

Si vede che ti piacciono i film di merda.

Ma, scusa, e le scene d’azione? È difficile trovare scene d’azione così --

Di merda.

Però gli attori erano bravi.

Merde.


Discussioni di questo tipo possono essere utili solo per sfogare la propria aggressività, ma in tal caso bisogna saperle affrontare con la giusta dose di sarcasmo, disprezzo e urla belluine.

g) Una cosa su cui ti arrovellerai spessissimo, caro mio piccolo feto appena espulso, è sapere se un amico è veramente un amico. Io ho elaborato un test infallibile e ora te lo dirò gratis. Perché sono buono? No.
Fase 1: racconta al candidato amico un tuo successo personale, non importa che sia grande o piccolo, basta che ti mostri soddisfatto di te stesso. Se il candidato non dà il minimo segno di gioia, non fa nessuna domanda e lascia cadere il discorso come se niente fosse, vuol dire che: o non è tuo amico o è solo molto preso da sé.
Fase 2: racconta al candidato una cosa che ti è andata male e che ti ha deluso. Se quello inizia a fare domande a raffica, vuole sapere tutti i dettagli e pretende che gliela racconti più e più volte come fanno i bambini con le loro favole preferite, vuol dire che non è molto preso da sé.

h) Se ti sminuisci ti prendono subito in parola.

i) Le critiche non sono attacchi. Questo segnatelo sulla retina.

l) La maggioranza ha sempre torto, e le poche volte che ha ragione è per il motivo sbagliato.

m) Le persone che ti danno dei consigli vogliono solo renderti simile a loro. Prima di seguirli verifica che ne valga veramente la pena.

(n-z)

AUTONIENTE

Inauguro un nuovo genere letterario: l’autobiografia di chi ha tanta auto, ma poca biografia.

GIANDOMENICA PAPPALAZZI
Scrittrice, artista, pedone e molto altro, è nata a Budrio nell’anno 1 d.G.P., dove si è laureata con una tesi su se stessa dal titolo “110 e lode”. Dopo gli studi ha insegnato italiano al gatto e ha svolto con profitto l’attività di imitatrice di scrittori famosi. Si è occupata anche di legalità e galateo, ed è una dei più attivi membri dell’associazione “Giandomenica Pappalazzi for president”, fondata da sua madre e dall’imitazione di Umberto Eco. Scrive romanzi, racconti, poesie e molte altre combinazioni di parole. I suoi testi, dopo un’attenta e accurata selezione, hanno avuto l’onore di essere pubblicati integralmente sul prestigioso sito www.giandomenicapappalazzi.org. Nel tempo libero si dedica a varie attività corporee senza scopo di lucro, quali: alzarsi dal letto, camminare in tondo, rotolarsi sul tappeto.
Vincerà il Nobel.

PROSERPINA BURCHIONE
Nata a Trogolo Sbudella, città d’arte, ha frequentato un master quinquennale presso le scuole elementari di Chiappano. Qui, sotto la guida del maestro Carlo, si è subito distinta per l’ortografia e la sorprendente pulizia delle unghie. Grande esperta di Molise, una delle regioni d’Italia meno esplorate, è dotata di occhiali molto costosi e di uno spiccato senso dell’orientamento. Segue principalmente due ambiti espressivi: la letteratura gestuale e la musica del corpo, ed è proprio in quest’ultima disciplina che ha raggiunto i maggiori risultati: sulle orme dell’enciclopedismo bachiano ha sistematicamente esplorato tutte le possibili sonorità ottenibili da combinazioni di legumi, latticini e antibiotici, ottenendo svariati riconoscimenti anche da parte di persone diverse da se stessa. Ha inoltre tenuto numerose conferenze telepatiche dal loggione del Teatro Regio di Parma.

GIUSEPPE SPIPPOLI
Ha frequentato il Liceo Scientifico “Michelangelo”, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, dove ha fatto scalpore con il suo rifiuto di conseguire la maturità per protesta contro la sua non ammissione alla maturità. Personalità eclettica e poco incline al conformismo, ha collaborato per diversi anni con il Mart di Rovereto, per il quale ha realizzato memorabili performance artistiche come la pulizia dei vetri, il passaggio dello straccio e la rincorsa del topo. Una delle sue opere più controverse e provocatorie gli è costata l’estromissione dal museo: la pennichella nel ripostiglio. Attualmente la sua attività artistica si divide fra la pittura delle unghie della madre, la realizzazione di sculture in mollica molto apprezzate dai commensali e la progettazione di numerosi castelli in aria.

MARIO SMANAZZONI
Si forma come mangiatore di cozze presso il ristorante “Nuova Lipari” di Montefiascone, ma è nel campo dell’audiovisivo che riesce a esprimere appieno la sua creatività. Ha studiato Teoria del Cinema presso le più importanti tv italiane (Rai 1, Rai 2 e così via), apprendendo rapidamente l’arte del montaggio col telecomando. Ha scritto, diretto e interpretato vari film per il popolare network Youtube. Così scrivono di lui:

polly9000: uhauahuahauha

glaubritius: noooo mii!!!!1!!!11 grande

fede98: <3

Nel 2008 ha partecipato alla Mostra del Cinema di Venezia in qualità di spettatore, e ha avuto l’onore di conoscere personalmente uno dei più grandi attori della storia del cinema: Lando Buzzanca, il quale, su un foglietto strettamente riservato, gli ha confidato: Lando Buzzanca.
Possiede una bicicletta da corsa.

FABIO GENIALE
Nome d’arte di Fabio Flipper. È sposato con una donna laureata in filosofia, gode di buona salute e ha un cane di nome Mendeleev. Scienziato e artista allo stesso tempo, ha compiuto numerose ricerche in ambito riproduttivo e ha realizzato opere in acqua e carbonio di pregevolissima fattura: Giuseppe Flipper, Laura Flipper e Elisabetta Flipper, quest’ultima dotata di piedi con sei dita. Sperimentale. Alcuni suoi spermatozoi sono usciti sulle più importanti riviste di moda e biancheria intima lasciando un segno indelebile.
Ha inventato il sesso nasale.

LORIS BUSATTO
Loris Busatto.

ESEGESI

INVIDIA: LA TEORIA DEFINITIVA

SOMMARIO
Stabilito che la parola “invidia” ha senso solo se usata per riferirsi al comportamento e non alle convinzioni dell’invidioso, ho qui descritto tutte le manifestazioni dell’invidia per mezzo della Matrice della Simpatia, nell’approssimazione che le persone siano in buona fede. Questo mi ha permesso di riconoscere come causa fondamentale dell’invidia un preciso stato d’animo che ho chiamato Superba Insicurezza. Quindi ho elaborato un modello per calcolare l’intensità dell’invidia in base a tre grandezze: la superbia dell’invidioso, l’insicurezza dell’invidioso e la distanza dell’invidiato. Ho chiamato questo modello Legge dell’Invidia Universale.

1. CHE COS’È L’INVIDIA?
Invidioso è chi si comporta da invidioso. Non importa che motivazioni abbia e come giustifichi il suo comportamento: se uno si comporta da invidioso è invidioso, così come è pazzo chi va in giro senza mutande a leccare le rotelle dei cassonetti, sia che lo faccia perché convinto di essere un barboncino sia che lo faccia per semplice provocazione. Ciò che definisce una persona è il suo comportamento, non le sue motivazioni, e il comportamento dell’invidioso consiste nel:
1) Parlare sempre volentieri dei propri successi.
2) Ascoltare malvolentieri i successi altrui.
3) Non parlare mai dei propri insuccessi (non esistono).
4) Ascoltare molto volentieri gli insuccessi altrui facendo tante domande e fregandosi continuamente le mani.
5) Accanirsi nel criticare gli altri con rabbia e gioia allo stesso tempo (come un cane che si gratta).
6) Non sopportare le critiche.
7) Cedere facilmente alle lusinghe.
8) Ostentare indifferenza verso i successi altrui, che non è la stessa cosa che essere indifferenti ai successi altrui. Questa è l’indifferenza:


Mario si è preso la Porsche.

Oddio, spero sia curabile.

È una macchina.

Ah, okay.


Questa invece è l’ostentazione dell’indifferenza:


Mario si è preso la Porsche.

Perché lo dici come se me ne dovesse fregare qualcosa?


In sintesi gli invidiosi sono quelle persone che quando hanno a che fare con ciò che ritengono, a torto o a ragione, un successo o un insuccesso proprio o altrui reagiscono secondo la seguente tabella, detta Matrice della Simpatia (Si,j)


Chiedersi perché una persona si comporti secondo la Matrice della Simpatia può essere importante per capire cosa la induca a essere invidiosa, ma non per stabilire se è invidiosa o no, perché l’invidioso è proprio chi si comporta secondo la Matrice della Simpatia.

2. PERCHÉ UNA PERSONA SI COMPORTA SECONDO LA MATRICE DELLA SIMPATIA?
Di sicuro non perché lo ha deciso, altrimenti ogni invidioso sarebbe consapevole di essere invidioso e potrebbe sforzarsi di non darlo a vedere, invece gli invidiosi sono sempre così plateali che fanno quasi tenerezza (quasi). Quando l’invidioso dice che la Porsche di Mario fa schifo perché è un modello vecchio, il bianco si sporca subito e dietro si sta stretti, è sincero, non sta mentendo per nascondere il fatto che in realtà venderebbe tutte le madri a sua disposizione pur di avere un tergicristallo della macchina di Mario, quella macchina gli fa veramente schifo e i difetti che dice sono reali, almeno per lui, cioè sono tali da trasformare un potenziale successo altrui in un effettivo insuccesso, ma ciò non toglie che sia invidioso, e la dimostrazione è che nell’elencare quei difetti prova un grande piacere:

S2,2 = >:)

Se poi arriva Luigi e fa presente che Mario si è appena schiantato a duecento all’ora contro un panzer dei carabinieri, l’invidioso si lascerà scappare un gridolino di piacere e il suo interesse per la carcassa della Porsche di Mario aumenterà improvvisamente:

S4,2 = :D

Dopodiché inizierà a dire che con la sua 500 Abarth una cosa del genere non sarebbe mai successa

S1,1 = :)

E così via.
L’invidioso si comporta come si comporta non per un subdolo stratagemma, ma per la sua convinzione di essere il migliore unita alla paura di non esserlo. Solo la nefasta unione di questi due sentimenti opposti (superbia e insicurezza) permette di capire perché l’invidioso si comporti in un modo così straordinariamente simpatico. Per rendersene conto basta prendere uno per uno gli elementi Si,j e vedere come tutti si spieghino facilmente in termini di una Superba Insicurezza. Per esempio S1,2:
- X si sente superiore a Y.
- Y ottiene un successo personale.
- X ritiene di avere ottenuto successi molto più importanti, ma ha paura che Y possa montarsi la testa e magari addirittura pensare di non essere inferiore a X (le persone insicure sono sempre molto preoccupate dell’opinione altrui).
- X deve far capire a Y nel modo più chiaro possibile che a lui quel successo non interessa.
- :|

3. PERCHÉ L’INVIDIA È INCONSAPEVOLE?
Le persone che dicono apertamente di essere invidiose in realtà non lo sono, stanno solo facendo un complimento al supposto invidiato. Un invidioso non direbbe mai di essere invidioso, e non perché non voglia ammetterlo, ma perché non sa di esserlo. Questa inconsapevolezza è dovuta al fatto che la Superba Insicurezza è uno stato d’animo, non un ragionamento, e come tutti gli stati d’animo non è mai una scelta ma una cosa che capita, e soprattutto è selettiva: quando un invidioso giudica un’altra persona lo fa sinceramente, ma sempre con la speranza di trovare dei difetti e la paura di trovare dei pregi (cioè il contrario di quando giudica se stesso), quindi è inevitabile che nel giudicare gli altri troverà sempre molti più difetti che pregi, per il semplice fatto che è molto più facile trovare quello che ci rende felici che quello che ci rende tristi. In sintesi l’invidioso non si sente invidioso per due motivi: primo, non ha mai deciso di esserlo, secondo, non desidera ciò che invidia, ma sinceramente lo disprezza o lo ignora.

4. LEGGE DELL’INVIDIA UNIVERSALE
La forza (F) con cui l’invidioso invidia una persona a distanza r può essere espressa dalla legge


Ciò significa non solo che una persona è tanto più invidiosa quanto più è superba e insicura, ma anche che l’invidia può essere forte tanto in una persona molto superba e poco insicura quanto in una persona poco superba e molto insicura, solo che saranno due tipi di invidia diversi: nel primo caso (superbia>insicurezza) spiccherà l’indifferenza, nel secondo (superbia<insicurezza) spiccherà il disprezzo.
Il fatto che F dipenda dall’inverso del quadrato di r significa che l’invidia, a parità di superbia e insicurezza, è tanto più forte quanto più la persona invidiata è vicina (amici, colleghi di lavoro, vicini di casa, eccetera) e tende rapidamente a zero man mano che il potenziale invidiato è meno presente nella vita dell’invidioso, cioè meno minaccioso per la sua autostima.


L’invidia si rivolge verso le persone che si vedono tutti i giorni in ascensore o con cui ci si accapiglia alla macchinetta del caffè, non verso i Presidenti del Consiglio. Un Presidente del Consiglio può essere invidiato solo da chi ambisce alla Presidenza del Consiglio, non dalle persone che lo insultano per strada. Queste, può star tranquillo, lo disprezzano genuinamente.
Si noti incidentalmente che per r = 0 si ha l’apparente paradosso di una persona che prova un’invidia infinita per se stessa. In realtà non si tratta di un paradosso, ma della migliore definizione esistente di egolatria (a parte ovviamente quella del dizionario).
Infine osserviamo che, sempre in base alla Legge dell’Invidia Universale, esistono tre tipi di persone che non provano invidia per nessuno (F = 0):
1) Gli sbruffoni (superbia ≠ 0, insicurezza = 0).
2) I complessati (superbia = 0, insicurezza ≠ 0).
3) I saggi (superbia = 0, insicurezza = 0).

5. CONCLUSIONI
Questa teoria è importante non solo perché chiarisce finalmente come mai sia più facile essere apprezzati dagli sconosciuti che dagli amici, ma soprattutto perché, grazie alla Matrice della Simpatia, permette a chiunque di rendersi facilmente conto se sia invidioso oppure no. Per farlo basta porsi alcune semplici domande: sgocciolo di rabbia a ogni minima critica? Vado in letargo appena qualcuno viene elogiato in mia presenza? Godo nel parlar male degli insuccessi altrui? Eccetera. In questo modo ognuno potrà evitare spiacevoli figuracce a sé e inutili supplizi agli altri, contribuendo così attivamente a far diventare il mondo un posto dove tutti possano finalmente rendersi conto, serenamente e senza traumi, di non essere niente di speciale.