DOCUMENTARI SUGLI ESSERI UMANI

Siccome sabato non avevo voglia di fare niente, mi sono detto: perché non passare la giornata a guardare documentari? Visto che c'è qualcuno che ha condiviso con me il suo abbonamento a una di queste piattaforme di streaming video, ora mi ritrovo con un sacco di film e documentari da guardare a scrocco (grazie qualcuno!).
Ho scelto di vedere documentari invece che film per lo stesso motivo per cui, se devo andare a caso, preferisco leggere saggi invece che romanzi: è molto raro che un'opera di finzione valga davvero la pena di essere letta/vista, mentre un'opera informativa, chiamiamola così, può essere interessante anche se non è particolarmente significativa, qualcosa impari sempre.
Quindi documentari.

La prima cosa che noto (1) è che sono quasi tutti su animali (perlopiù squali), Hitler e catastrofi, qualcuno su paradisi terrestri o gente che fa cose avventurose, nessuno sulla fisica (vale a dire su tutto il resto dell'universo). Squali e Hitler sono interessanti, certo, ma perché non c'è neanche un documentario sulla nucleosintesi primordiale o sul dualismo onda-particella? Sono fenomeni naturali molto più incredibili dei vermi luminosi delle grotte di Waitomo (che comunque sono assolutamente incredibili).
Ma questo non è un problema, gli animali mi interessano, purché siano a debita distanza e ci sia uno schermo televisivo fra me e loro. Sulla Terra ci sono più di otto milioni di specie diverse di cui non so assolutamente niente ed è bellissimo non sapere niente quando hai tanti documentari da guardare. Così inizio il mio binge watching documentaristico.
Al terzo video, mentre sto guardando l'accoppiamento dei leoni marini delle Galapagos, noto alcune altre cose che tutti questi documentari hanno in comune:

2) Sono pieni di musica. La musica non tace praticamente mai e imbottisce ogni scena con la massima enfasi. È come quei telecronisti sportivi che urlano esaltati per tutti i 90 minuti di Empoli - Sassuolo 0 - 0.

3) Sono pieni di riprese spettacolari. Questa è una cosa positiva, a chi non piacciono le riprese spettacolari? Se non fosse che, con tutti quei droni e quella post-produzione, a volte sono talmente spettacolari da sembrare finte. A volte sembra di guardare un film Marvel.

4) Sono pieni di frasi a effetto e retorica ma avari di dettagli e spiegazioni. Come direbbe qualcuno: "la gente non ne ha mai abbastanza di retorica". È vero che una storia, vera o finta che sia, va saputa raccontare, ma proprio i dettagli e le spiegazioni sono la storia di un documentario, non possono essere sostituiti da pistolotti motivazionali come nelle pubblicità delle auto.
Il risultato è che si passa velocemente da un argomento all'altro senza mai approfondirne nessuno. Voglio dire, mi parli delle vongole? Benissimo, dimmi tutto delle vongole! Dimmi quante specie ci sono, come funziona il loro olfatto (hanno l'olfatto?), da cosa si sono evolute, di cosa si nutrono, quali predatori hanno, come passano il tempo libero, tutto. Non limitarti a farmele vedere per trenta secondi con una bella musica mentre corrono nella savana.

5) (E questa è la cosa più triste) chi più chi meno, questi documentari cercano sempre di umanizzare gli animali: li descrivono come se avessero emozioni e desideri umani, attribuiscono loro scopi e progetti, li inseriscono in storie simili a quelle umane con amici, parenti, mariti e mogli. Tanto per rendere l'idea, la prole viene chiamata "bambini", gli accoppiamenti "storie d'amore" e non è raro che il narratore dia voce ai "pensieri" degli animali con esclamazioni del tipo: "e ora che vuole questo?!" (quando un coccodrillo d'acqua dolce dell'Australia settentrionale si imbatte in un coccodrillo marino) o "finalmente a casa!" (quando una formica tagliafoglie ritrova la strada verso il suo formicaio nella foresta pluviale) o "uhm.... vediamo se così funziona" (quando un amphioctopus marginatus del pacifico si protegge da un odontodactylus scyllarus col guscio di una codakia tigerina).
Che bisogno c'è di tutto questo?

Siccome lo scopo di queste piattaforme è avere più spettatori possibili, possiamo assumere che questi documentari siano ritenuti i più interessanti per il maggior numero di persone possibili, non solo per quanto riguarda gli argomenti trattati ma anche per il modo in cui sono raccontati. È difficile credere che una multinazionale che investe miliardi di dollari commetta l'errore di comprare mille documentari tutta musica e retorica sugli squali, quando invece la gente preferirebbe vedere gli scienziati del CERN che spiegano per un'ora e mezza come funziona il Large Hadron Collider. Quindi è ragionevole concludere che questi documentari siano davvero ciò che la stragrande maggioranza della gente vuole vedere quando decide di vedere un documentario, questo significa che dicono molto di più sugli esseri umani che sugli animali che descrivono.

Vediamo cosa dicono.
La prima informazione che si ricava (vedi punto 1) è che alla specie umana non frega niente di sapere come funziona l'universo in cui vive. Sembra assurdo, lo so, ma vista la premessa data sopra (multinazionale miliardi eccetera), non c'è altra conclusione possibile. Ovviamente ci sono alcuni individui a cui questo universo interessa, altrimenti vivremmo ancora nelle caverne con la TV in bianco e nero, ma a noi umani, come specie, non interessa. Non so perché. Forse in un mondo in cui la gente crede a figli di Dio che risorgono, alieni nascosti dal Governo e memorie dell'acqua, l'esperimento della doppia fenditura non sembra poi così spettacolare.

Altra informazione immediata (punto 2), gli esseri umani hanno un perenne bisogno di avere un sottofondo musicale, qualcosa di più o meno melodioso che cancelli ogni possibilità di imbattersi in un momento di silenzio.

Poi.
La stato d'animo che più accende l'attenzione umana è la paura (squali, Hitler e catastrofi).

Il bisogno di essere stupiti vince su quello di capire (punti 3 e 4).

Un essere umano si interessa a qualcosa solo se riesce a rivedere se stesso (punto 5). 

E infine (tutti i punti), la mente umana viaggia più sui binari dell'emotività che su quelli della razionalità, che è un po' il motivo per cui la nostra specie esiste da circa 300000 anni ma ha capito che un'ipotesi va verificata sperimentalmente solo 400 anni fa.
Questo è abbastanza sorprendente.

La razionalità è la funzione più potente del cervello umano, nessun altro animale ce l'ha, nemmeno gli scimpanzé nonostante siano così carini. Ogni esemplare della specie umana è dotato di razionalità, è lì a disposizione sempre pronta all'uso nella testa di ogni homo sapiens: nella tua, nella mia, persino in quella di un testimone di Geova. Ha l'inconveniente di essere faticosa, è vero, va tenuta in allenamento, spesso dà risultati controintuitivi o addirittura sgradevoli, ma è la funzione cerebrale che garantisce le maggiori probabilità di successo quando si tratta di capire una cosa, qualsiasi cosa: dalla formazione delle galassie a come si cambia l'ora sul display del forno. Eppure gli esseri umani scelgono di lasciarsi guidare dall'emotività: preferiscono credere alle storie che suonano bene invece che a quelle fondate; si fanno impressionare da trucchi e paroloni invece che dai dati; trovano più convincente chi li rassicura nelle loro convinzioni soggettive a chi invece cerca di descrivere il mondo in modo oggettivo.
Questo è un peccato. È un po' come fanno quegli avari che hanno i milioni in banca ma vivono da pezzenti.