UNA GRANDE RISORSA DI BOLOGNA: GLI STUDENTI

Ogni città italiana ha qualcosa di eccezionale che la rende unica. Per esempio Siena ha il palazzo Gotico più bello d’Italia, Firenze ha il secondo palazzo gotico più bello d’Italia, Piacenza ha il terzo palazzo gotico più bello d’Italia, e così via. Tutte le città italiane hanno qualcosa di eccezionale, tranne Bologna. Cioè, non è che Bologna non abbia almeno un palazzo gotico degno di nota, per esempio Palazzo d’Accursio è quasi certamente il dodicesimo palazzo gotico più bello d’Italia, ma il problema è che quando una cosa bella viene distrutta, il suo essere bella non è più un pregio ma un difetto. Più è bella, più soffri. Prendi una bellissima città d'arte, bombardala un po', imbratta tutti i muri, fai piovere immondizia per circa una mese ed ecco Bologna.


Questa è una foto della piazza del Teatro durante un venerdì sera qualsiasi, e non rende neanche bene l’idea. Proprio grazie a questa foto, però, ci si può rendere conto che anche Bologna ha qualcosa di eccezionale, una grande risorsa che poche città al mondo hanno: gli studenti.
Gli studenti a Bologna sono circa 80000. 80000 ventenni pieni di vita e entusiasmo che ogni sera si riversano in strada e dedicano tutte le loro energie a trasformare la birra in urina. A prima vista potrebbe sembrare un grande spreco umano: tutte queste persone nel pieno delle loro forze, gente che magari un tempo sarebbe stata impiegata per sconfiggere l’impero persiano o per costruire un paio di piramidi, ridotta a ripetere sera dopo sera una banale trasformazione chimica. Invece non è uno spreco, è solo la città che non ha ancora capito come sfruttare tutta la loro energia.
80000 persone che bevono ininterrottamente dalle 9 di sera fino alle 3 di mattina sono almeno 240000 litri di urina calda prodotta in una sera, se non di più, urina che potrebbe essere raccolta da appositi collettori ai bordi della strada, dove più o meno tutti hanno l’abitudine di svuotarsi, e convogliata in serbatoi sotterranei che, messi a contatto con le tubature dell’acquedotto, genererebbero senza nessuna spesa acqua a 37°. L’acqua sanitaria è di solito un po’ più calda, ma sarebbe comunque un bel risparmio energetico poter scaldare l’acqua della doccia partendo da 37° invece che da temperatura ambiente.
E non è tutto. Questa grande risorsa della Natura può anche essere sfruttata per produrre energia urinoelettrica. A questo scopo basta fornire ogni studente dell’attrezzatura illustrata in figura.


L’apparato A è un accumulatore di carica che lo studente può portare comodamente sulle spalle come un normale zaino, mentre B è una piccola turbina posta a circa un metro dall’ugello che emette il liquido (questa distanza può variare a seconda della statura del generatore di urina). La turbina è collegata a un alternatore (C) che converte l’energia cinetica dell’urina in energia elettrica, la quale viene immagazzinata nell’accumulatore. Questi accumulatori saranno raccolti a fine serata dal Comune e utilizzati come grandi pile elettriche.
Tutto questo può sembrare semplice e pratico, ma c’è un problema: 240000 kg di liquido in caduta libera per un metro producono un’energia di 2400000 J, che utilizzata nell’arco delle 24 ore corrisponde a una potenza di soli 28 W. Una lampadina. Cioè, 80000 persone lavorano tutta la notte e il risultato è la luce di una lampadina? Per fortuna c’è una soluzione.
È sufficiente che ogni studente introduca nel proprio corpo non 3 litri in una sera, come si è finora supposto, ma 10 milioni, in questo modo la potenza generata per un giorno sarà di circa 100 MW, come nelle grandi centrali idroelettriche. Per indurre il reattore umano a versare spontaneamente dentro di sé la necessaria quantità di liquido, basterà sfruttare il quarto principio della termodinamica: lo studente beve tutto ciò che è gratis. Basterà quindi promettere una birra gratis ogni quattordicimila birre.
L’uso di tutta questa birra non rischia di esaurire in breve tempo i giacimenti mondiali di luppolo? Forse, ma questo problema si può risolvere in un modo molto elegante: l’urina che è stata già usata per generare energia elettrica e per scaldare l’acqua può tornare indietro alla fonte e essere di nuovo servita come birra artigianale. Nessuno si accorgerà della differenza.