Alla mia età dovrei ormai avere raggiunto l'insbalordibilità di fronte a tutti i comportamenti umani, un po' come chi guarda lo stesso film per la centesima volta, e invece.
Per esempio gli antiabortisti.
Quello che mi sbalordisce degli antiabortisti non è tanto l'irrazionalità, chi non è irrazionale? L'irrazionalità è una facoltà fondamentale dell'essere umano e secondo me, ma anche un po' secondo Alan Turing, l'intelligenza umana non è concepibile senza l'irrazionalità. Quello che mi stupisce, credo, è vedere delle persone che mettono la loro razionalità al servizio dell'irrazionalità. Secondo me, e anche un po' secondo Platone, dovrebbe essere la razionalità a guidare l'irrazionalità, non viceversa.
Per spiegare questo concetto ho fatto un disegnino.
Ma non è solo questo che mi sbalordisce.
Gli antiabortisti sono antiabortisti perché, dicono, i prodotti del concepimento umano che si trovano ancora all'interno della madre sono in tutto e per tutto persone, cioè non sono semplicemente vivi, come sono vivi anche i globuli rossi o i batteri dell'intestino, ma sono proprio persone come me e te.
Piccolo inciso: qui non userò mai la famosa parola di quattro lettere che inizia con "f" (non quella, l'altra), perché la trovo orribile. Al suo posto userò la parola "gamberetto" che mi sembra molto più carina.
Dicevamo: gli antiabortisti pensano, o almeno dicono di pensare, che i gamberetti siano persone e questa è una cosa che non smette mai di sbalordirmi. Come ho già detto da qualche parte su questo blog: pensare che un gamberetto sia una persona solo perché un giorno la diventerà è come pensare che una persona sia un cadavere solo perché un giorno lo diventerà. Gamberetto, persona e cadavere sono tre cose diverse con comportamenti diversi e non credo ci sia bisogno di avere studiato Husserl per rendersene conto (io per esempio non l'ho studiato).
Faccio davvero molta fatica a credere che un antiabortista non riesca a fare questo banale passaggio logico, ma supponiamo che davvero non riesca a farlo o che, per qualche motivo metafisico, non possa farlo, supponiamo cioè che gli antiabortisti siano, diciamo così, "in buona fede".
Perfetto. Questo attenuerebbe un bel po' il loro potenziale sbalordente.
Allora proviamo a immedesimarci in un antiabortista (sì, lo so...) e costringiamoci a pensare che i gamberetti siano davvero persone. Se ci riusciamo allora diventerà comprensibile l'esultanza antiabortistica ogni volta che viene impedita l'eliminazione di un gamberetto, perché è come se venisse impedita l'eliminazione, che so, di un bambino di dieci anni. Per quanto i bambini di dieci anni possano essere rumorosi e maleducati, io non vorrei mai vivere in un posto dove fosse possibile eliminarli fisicamente, o almeno non lo direi in pubblico.
Dunque, da questo punto di vista, l'antiabortista non sarebbe altro che una persona illogica ma incredibilmente buona e rispettosa della vita di tutte le persone del mondo, così rispettosa da essere persino disposta a fare del male agli altri pur di salvare la vita di un gamberetto. Suona strano definire "buona" una persona pronta a fare del male agli altri, vero? Eppure questo non è per niente sbalordente: tu non faresti del male a qualcuno che volesse eliminare un bambino di dieci anni?
Purtroppo però c'è una cosa che non torna in questa descrizione degli antiabortisti: se sono davvero così rispettosi di tutte le persone del mondo, perché non applicano questo rispetto anche alla vita delle persone che vivono fuori dagli uteri? Guarda gli Stati Uniti, per esempio: perché gli antiabortisti sono più o meno le stesse persone che sono favorevoli alla pena di morte e alla vendita di fucili semiautomatici agli schizofrenici? Come ha detto Bill Maher:
Welcome to right wing America, where if you want to end a young life you have to shoot them.
Quindi la mia teoria è questa: gli antiabortisti non sono persone illogiche ma buone, ma sono semplicemente persone che provano piacere nel dare dispiacere agli altri. Secondo me, ma anche un po' secondo Aristotele, chi non è in grado di dare piacere a se stesso si consola cercando di dare dispiacere agli altri.