Perché il prosciutto crudo è salato?
Perché si conserva.
Perché il sale conserva?
Perché uccide i microrganismi.
Perché?
Perdono l’acqua.
Perché?
L’acqua fluisce dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata.
Perché?
Perché la membrana cellulare lascia passare le particelle neutre e non gli ioni.
Perché?
Interazione elettromagnetica.
Perché?
α = 0,00729735257
Perché?
Infiniti universi.
“Infiniti universi” sta diventando la risposta per tutto. Perché la costante di struttura fine è 0,00729735257? Infiniti universi. Come si spiega il paradosso EPR? Infiniti universi. Dove ho messo gli occhiali? Infiniti universi.
Se non fosse per le persone che si chiedono sempre il perché di ogni cosa, l’universo sarebbe solo una grossa decorazione natalizia appesa sopra le nostre teste, cioè una cosa carina e rassicurante, ma falsa, e siccome io preferisco essere turbato dalla verità che rassicurato dalle bugie, dico che è un’ottima cosa chiedersi sempre perché, ma questo non significa che tutto abbia un perché.
Una domanda su cui i fisici si arrovellano da un po’ di tempo a questa parte è perché le costanti di natura hanno i valori che hanno, cioè precisamente calibrati in modo da permettere la vita umana. Se per esempio il valore di α fosse 12, tanto per dire un numero a caso, a quest’ora non ci sarebbero né il prosciutto né tanto meno qualcuno a porsi il problema della sua conservazione. E non è solo α a essere così, c’è tutta una lista di costanti e leggi fisiche che, se fossero solo un po’ diverse da come sono, renderebbero l’universo inabitabile. Intendo molto più inabitabile di adesso. Perché? Le risposte che normalmente si danno sono tre.
1) C’è sotto qualche sconosciuta legge fisica.
2) Infiniti universi.
3) Dio.
La risposta 3 la scartiamo subito, visto che è la solita scappatoia metafisica. Chissà perché ogni volta che in una catena di domande si arriva a un punto critico, alla gente sembra più logico rispondere “Dio” invece che “non so”. Mille anni fa, quando non si sapeva niente di ioni e membrane cellulari, la catena del prosciutto sarebbe stata così.
Perché il prosciutto è salato?
Perché si conserva.
Perché il sale conserva?
Dio.
La risposta 1 è invece la risposta di chi non sa, ma pensa che se α è così è perché c’è sotto un qualche β attualmente sconosciuto, e se β è così è perché c’è sotto un γ, e così via. In questo modo i fisici avrebbero il lavoro garantito per sempre (quando finisce l’alfabeto greco, si può tranquillamente passare agli ideogrammi cinesi), anche se questo li condannerebbe alla frustrazione eterna. Infatti il sogno di ogni fisico teorico che si rispetti è quello di arrivare un giorno in fondo alla catena di domande, cioè di trovare finalmente una risposta unica, semplice e definitiva a tutto quanto, come il famoso 42 di Douglas Adams. Peccato che subito dopo si chiederebbe: perché 42? L’unica speranza per un fisico di sentirsi veramente soddisfatto è che la risposta definitiva coincida col punto di partenza.
Perché α = 0,00729735257?
Perché il prosciutto è salato.
Questo sì che sarebbe appagante, ma non credo che sia molto semplice introdurre il concetto di prosciutto nei diagrammi di Feynman.
Infine c’è la risposta 2, la risposta degli infiniti universi che oggi va tanto di moda, un po’ come a suo tempo l’hula hop. Chi la sostiene fa grosso modo il seguente sillogismo:
a) Niente costringe le costanti di natura a essere come sono.
b) Se fossero diverse noi non esisteremmo.
c) Allora ci sono tanti universi quanti sono tutti i possibili valori delle costanti e noi viviamo nell’unico universo in cui possiamo esistere.
Ovviamente i cosmologi che sostengono la tesi degli infiniti universi non lo fanno solo in base a questa argomentazione, non sono mica pazzi, però questa è sicuramente una delle argomentazioni, diciamo l'argomentazione filosofica.
Forse la risposta degli infiniti universi è quella giusta e, devo dire, a me non dispiace per niente (a parte il nome “multiverso”, o “megaverso” come lo chiama qualcuno, che mi fa sempre venire in mente un gigantesco rutto cosmico), forse ci sono veramente tantissimi universi scollegati l’uno dall’altro, ognuno con le sue costanti, le sue particelle e le sue particolari leggi fisiche, però una cosa è certa: quel sillogismo è sbagliato. Se ne accorgerebbe anche Aristotele.
Dire “se le costanti fossero diverse” significa già mettersi in una dimensione extrafisica (stavo per scrivere metafisica) e immaginare che i valori delle costanti di natura possano essere estratti a caso come i numeri della lotteria, cioè significa già ammettere che ci sia un contesto più grande dell’universo in cui viviamo: un multiverso, appunto. In pratica la premessa b) include già la conclusione c), quindi il sillogismo è sbagliato.
Per qualche motivo sembra che nessuno prenda mai in considerazione l’idea che la catena delle domande possa avere una fine. È come se tutti dessero per scontato che per ogni cosa debba sempre esserci un perché, o un perché fisico, o un perché extrafisico, o un perché metafisico. Ma su cosa si basa questa convinzione? Cosa vieta a una povera piccola costantina di essere quello che è così, senza nessun motivo? Farsi delle domande è un’ottima cosa, ma niente garantisce che abbiano anche una risposta.
Perché α = 0,00729735257?
Magari è così e basta.
Certo, poi succede che punti l’Hubble Space Telescope alle coordinate 10h 01m 37.4s +02d 31m 04s e vedi questo.
Perché si conserva.
Perché il sale conserva?
Perché uccide i microrganismi.
Perché?
Perdono l’acqua.
Perché?
L’acqua fluisce dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata.
Perché?
Perché la membrana cellulare lascia passare le particelle neutre e non gli ioni.
Perché?
Interazione elettromagnetica.
Perché?
α = 0,00729735257
Perché?
Infiniti universi.
“Infiniti universi” sta diventando la risposta per tutto. Perché la costante di struttura fine è 0,00729735257? Infiniti universi. Come si spiega il paradosso EPR? Infiniti universi. Dove ho messo gli occhiali? Infiniti universi.
Se non fosse per le persone che si chiedono sempre il perché di ogni cosa, l’universo sarebbe solo una grossa decorazione natalizia appesa sopra le nostre teste, cioè una cosa carina e rassicurante, ma falsa, e siccome io preferisco essere turbato dalla verità che rassicurato dalle bugie, dico che è un’ottima cosa chiedersi sempre perché, ma questo non significa che tutto abbia un perché.
Una domanda su cui i fisici si arrovellano da un po’ di tempo a questa parte è perché le costanti di natura hanno i valori che hanno, cioè precisamente calibrati in modo da permettere la vita umana. Se per esempio il valore di α fosse 12, tanto per dire un numero a caso, a quest’ora non ci sarebbero né il prosciutto né tanto meno qualcuno a porsi il problema della sua conservazione. E non è solo α a essere così, c’è tutta una lista di costanti e leggi fisiche che, se fossero solo un po’ diverse da come sono, renderebbero l’universo inabitabile. Intendo molto più inabitabile di adesso. Perché? Le risposte che normalmente si danno sono tre.
1) C’è sotto qualche sconosciuta legge fisica.
2) Infiniti universi.
3) Dio.
La risposta 3 la scartiamo subito, visto che è la solita scappatoia metafisica. Chissà perché ogni volta che in una catena di domande si arriva a un punto critico, alla gente sembra più logico rispondere “Dio” invece che “non so”. Mille anni fa, quando non si sapeva niente di ioni e membrane cellulari, la catena del prosciutto sarebbe stata così.
Perché il prosciutto è salato?
Perché si conserva.
Perché il sale conserva?
Dio.
La risposta 1 è invece la risposta di chi non sa, ma pensa che se α è così è perché c’è sotto un qualche β attualmente sconosciuto, e se β è così è perché c’è sotto un γ, e così via. In questo modo i fisici avrebbero il lavoro garantito per sempre (quando finisce l’alfabeto greco, si può tranquillamente passare agli ideogrammi cinesi), anche se questo li condannerebbe alla frustrazione eterna. Infatti il sogno di ogni fisico teorico che si rispetti è quello di arrivare un giorno in fondo alla catena di domande, cioè di trovare finalmente una risposta unica, semplice e definitiva a tutto quanto, come il famoso 42 di Douglas Adams. Peccato che subito dopo si chiederebbe: perché 42? L’unica speranza per un fisico di sentirsi veramente soddisfatto è che la risposta definitiva coincida col punto di partenza.
Perché α = 0,00729735257?
Perché il prosciutto è salato.
Questo sì che sarebbe appagante, ma non credo che sia molto semplice introdurre il concetto di prosciutto nei diagrammi di Feynman.
Infine c’è la risposta 2, la risposta degli infiniti universi che oggi va tanto di moda, un po’ come a suo tempo l’hula hop. Chi la sostiene fa grosso modo il seguente sillogismo:
a) Niente costringe le costanti di natura a essere come sono.
b) Se fossero diverse noi non esisteremmo.
c) Allora ci sono tanti universi quanti sono tutti i possibili valori delle costanti e noi viviamo nell’unico universo in cui possiamo esistere.
Ovviamente i cosmologi che sostengono la tesi degli infiniti universi non lo fanno solo in base a questa argomentazione, non sono mica pazzi, però questa è sicuramente una delle argomentazioni, diciamo l'argomentazione filosofica.
Forse la risposta degli infiniti universi è quella giusta e, devo dire, a me non dispiace per niente (a parte il nome “multiverso”, o “megaverso” come lo chiama qualcuno, che mi fa sempre venire in mente un gigantesco rutto cosmico), forse ci sono veramente tantissimi universi scollegati l’uno dall’altro, ognuno con le sue costanti, le sue particelle e le sue particolari leggi fisiche, però una cosa è certa: quel sillogismo è sbagliato. Se ne accorgerebbe anche Aristotele.
Dire “se le costanti fossero diverse” significa già mettersi in una dimensione extrafisica (stavo per scrivere metafisica) e immaginare che i valori delle costanti di natura possano essere estratti a caso come i numeri della lotteria, cioè significa già ammettere che ci sia un contesto più grande dell’universo in cui viviamo: un multiverso, appunto. In pratica la premessa b) include già la conclusione c), quindi il sillogismo è sbagliato.
Per qualche motivo sembra che nessuno prenda mai in considerazione l’idea che la catena delle domande possa avere una fine. È come se tutti dessero per scontato che per ogni cosa debba sempre esserci un perché, o un perché fisico, o un perché extrafisico, o un perché metafisico. Ma su cosa si basa questa convinzione? Cosa vieta a una povera piccola costantina di essere quello che è così, senza nessun motivo? Farsi delle domande è un’ottima cosa, ma niente garantisce che abbiano anche una risposta.
Perché α = 0,00729735257?
Magari è così e basta.
Certo, poi succede che punti l’Hubble Space Telescope alle coordinate 10h 01m 37.4s +02d 31m 04s e vedi questo.