TONSILLOCENTRISMO

Perché a teatro la gente tossisce? La risposta più semplice sarebbe: perché ha la tosse. Ma io non ci credo, mai fidarsi delle risposte semplici. La Natura non è semplice. Spesso si dice che fra due teorie equivalenti sia da preferire quella più semplice, certo, ma solo per pigrizia, non per altro. La Natura è contorta, facit saltus e fa molte più pentole che coperchi. Il rasoio di Occam poteva andare bene nel XIV secolo, quando non si conoscevano i buchi neri o il principio di indeterminazione, oggi è molto meglio il nastro di Möbius.
Perché questa gente tossisce? Al cinema non tossisce, ho controllato. Al cinema tossiscono solo quelli che hanno la tosse, come si capisce dal fatto che sono colpi di tosse sinceri. Invece la tosse della gente a teatro ha qualcosa di studiato, non è “cof... eh-ehm...” o “ehm... ahm... cof” o “cof... co-cof”, ma è “COF! COF! COF!”, con i singoli “COF!” ben scanditi e separati l’uno dall’altro, come se fossero parole. Ci sono addirittura quelli che tossiscono così “TOSSE! TOSSE! TOSSE!”. Perché lo fanno? Forse si annoiano, ho pensato. Forse è come quando si aspetta il proprio turno dal dentista, che si inizia a giocherellare con la prima cosa a portata di mano: le chiavi, il cellulare, un giornale. Loro giocherellano con le tonsille. Certo è un’ipotesi plausibile, ma non abbastanza contorta per essere vera.
Un’ipotesi che mi sembra nettamente più verosimile è che questa gente tossisca per mettersi in mostra. Il motivo per cui al cinema non tossisce è che ha dei personaggi con cui immedesimarsi e quindi, anche se indirettamente, può sentirsi protagonista, invece a un concerto si sente messa da parte. Al cinema sono io che faccio a cazzotti con l’agente Smith, io che lancio l’anello nel Monte Fato, io che dico tutte quelle cose argute sugli intellettuali newyorkesi, mentre a teatro è lui che suona, lui che ondeggia in estasi, lui che si prende tutti gli applausi. Con la musica è difficile trovare interstizi dove infilare il proprio ego, e se uno vuole veramente apprezzare un brano musicale c’è solo una cosa che può fare: ascoltare, cioè la cosa più difficile del mondo.
La maggior parte della gente va a teatro non per ascoltare la musica, ma per assistere a una performance. Questa gente vede solo delle persone in abito da sera che si dimenano sul palco ammirate da tutti, mentre io, nientepopodimeno che io, sono qui al buio, ignorato e mischiato a tutti gli altri come un semplice spettatore, e sta a vedere che non posso neanche tossire.
Per questo a teatro c’è tutto uno sfoggio di pratiche esibizionistiche come non se ne vedono in nessun altro posto al mondo privo di telecamere. Ci sono quelli che tossiscono, quelli che scartano caramelle dentro altre caramelle che contengono tante piccole caramelle di carta, quelli che sfogliano l’opera omnia di tutti i programmi teatrali d’Italia, quelli che suonano lo schienale della poltrona antistante, quelli che dirigono gli esecutori col naso, quelli che esclamano, quelli che piangono, quelli che cigolano e, ovviamente, quelli che telefonano. Quelli che telefonano non mancano mai. E alla fine tutti gridano “bravo!”, non “bello!”.