FILM VINCITORE DEL PROSSIMO FESTIVAL DI CANNES

Facciamo un film.

Che tipo di film?

Un film vincitore del prossimo festival di Cannes.

Ah, bello!

Il festival del cinema, dico.

Ancora meglio.

Coi mezzi di oggi è un attimo.

Hai già la storia?

Che storia?

La storia da raccontare.

A questo pensiamo dopo, prima facciamo il film.

Okay. Prendo da scrivere.

Lascia stare, non serve.

Ah, no?

Per fare un film servono tre cose: determinazione.

Ce l’ho.

Tanta voglia di sognare.

Ce l’ho.

E, cosa più importante di tutte --

I soldi.

Il tema.

Il tema...

Eh, il tema.

E tu ce l’hai, il tema?

Mi chiede se ho il tema... senti qua: “oggi sono andato a trovare mia nonna. Vive da sola in compagnia dei suoi baffi, poverina. Dice le preghiere tutto il giorno ma non funzionano. Io le voglio tanto bene anche se puzza un po’. Buono più”.

Buono più?

È il voto.

Ah.

Ti piace?

Beh --

L’anziano è un tema di cui nessuno parla.

Ci serve un anziano.

Lo fai tu.

Io?

Che problema c’è? È la magia del cinema. Uh, bello questo: “mia sorella ha nove anni ma quando si trucca ne dimostra almeno dodici. Lo zio viene a prenderla tutte le sere e la porta nello sgabuzzino. Non so a cosa giochino. Lo zio fa il verso del cinghiale”.

È terribile.

È il mondo che è terribile. Noi lo facciamo solo vedere.

Anche il Tg1 fa vedere il mondo, però non vince il festival di Cannes.

Se non ti piace ne ho altri, eh: l’immigrato, la donna, il cane... sai quanti cani vengono abbandonati sulle strade italiane ogni anno?

No.

Prova a dire.

Non so. Un miliardo?

Mm, un miliardo... buona idea.

Dicevo così per dire.

Il cane lo fai tu.

Non c’è qualcosa di più semplice?

Più semplice?

Sì, qualcosa tipo...

Tipo?

Non so...

Porte aperte sfondate?

Tipo.

Bello. Già vedo il film: una porta enorme, maestosa --

Blindata?

Blindata!?

Chiedo.

No. Una porta normale. Una normalissima porta spalancata sul nulla. Poi ci mettiamo una musichetta col piano tipo quelle di coso, là... come si chiama?

Non ne ho idea.

Quelle musichette là che vanno di moda adesso, ed è fatta.

E da cosa si capisce che è sfondata?

Cosa?

La porta.

Eh.

Come si capisce che è una porta aperta sfondata? Sai, una porta aperta è una porta aperta, non è che sia immediato capire di che umore era chi l’ha aperta.

Oh oh, sta’ buono! Basta mettere una didascalia.

Cioè?

“Sfondata”.

Solo così? “Sfondata”.

Perché? Cosa ci vuoi scrivere? Che hai la forfora?

Non ho la forfora.

Se lo dici tu...

Ho la forfora?

Se è sfondata scriviamo “sfondata”, no? Bisogna essere sobri.

Ho capito.

Hai capito?

Sì.

Tu fai la porta.