MERLO

Tutti parlano della matematica eccetera, che certo è importantissima, per carità, però è come se la matematica fosse il punto centrale di tutto. "Ah, guardate in matematica gli asiatici, eccetera, gli indiani!", beh, non mi pare che l’India sia il primo paese del mondo. Se davvero la matematica fosse così importante tutti questi geni indiani avrebbero portato. "E poi perché gli italiani non amano la matematica?", beh, anche questa è una cosa. Forse perché ce n’è troppa: il numero di telefono, i numeri, il bancomat, il. Persino questa si chiama radio tre, pensi, cioè già devo pensare al numero per identificarla. E il quando premo un tasto per cercare un disco in macchina è sempre con un numero. E vabbe’, comunque, ciii.


PERCHÉ UCCIDERE È SBAGLIATO?

Un giorno, mentre stavo affogando Giuseppe nel bidé, mi viene un dubbio: e se uccidere fosse sbagliato?


Giuseppe, secondo te sto sbagliando?

Gurglegurglegurgle!

È un “no”, vero?


Ma ormai il dubbio mi era venuto e uccidere la gente non era più divertente come prima. Non ci mettevo più l’impegno di una volta e alla fine mi ero ridotto a sparare a caso fuori dalla finestra guardando “Affari tuoi”. Lo so, è una cosa vergognosa, ma non è che ci sia molto altro in TV.
Mi annoiavo, dormivo male, litigavo con tutti. Persino fra me e Roberta c’era tensione.


Che cazzo vuoi? 

...

No, adesso tu mi dici che cazzo vuoi?

...

DIMMI CHE CAZZO VUOI!?


Roberta è la mia pianta grassa, in tre anni di convivenza non avevamo mai litigato. Non poteva andare avanti così, dovevo assolutamente sapere la verità. Chiedo aiuto a Google.

“uccidere è sbagliato”: 2750000 risultati.

“uccidere è giusto”: 18 risultati.

È così che ho scoperto che internet non serve solo per le donne nude.
È strano, ogni giorno ammazziamo migliaia di mucche, milioni di mosche, miliardi di batteri. No, dico, i batteri. Ogni volta che uno si lava le mani, per i batteri è l’olocausto, è terribile se ci si pensa. Per fortuna i batteri non si vedono e le bistecche non si lamentano. Cosa direbbe una bistecca se potesse parlare?


Ti puego, non mangiaumi.

Ma io ho fame.

Lasciami andaue.

Dai, solo un pezzettino piccolo piccolo e poi vai dove vuoi.


Perché le mucche sì, le mosche sì, i batteri sì e gli esseri umani no? Perché proprio gli esseri umani, i più divertenti? Dopotutto un uomo è solo un aggregato di atomi disposti in modo da essere un po’ più rumorosi del solito, se ammazzi uno gli dai solo una rimescolatina. Cosa c'è di male? Per esempio, magari adesso mia nonna è un succo di frutta.
Quando andavo a scuola mi hanno insegnato un sacco di cose, tutte vere e sacrosante, per carità, se no che senso avrebbe insegnarle? Sarebbe veramente crudele insegnare a un bambino delle cose non dico false, ma anche solamente dubbie.


Chi mi sa dire il quinto comandamento?

...

Su, è facile.

...

Vuoi dirmelo tu?

Il quinto?

Sì.

Non mettersi le dita nel naso?

Non uccidere.

Perché?

Mi spiace, non sono programmato per rispondere a questa domanda.


Ma a me questa domanda è sempre rimasta in testa. Nemmeno l’insegnante di religione mi ha mai saputo rispondere. Tutto quello che è riuscito a farfugliare mentre lo strozzavo con un laccio da scarpe è stato “oddio che dolore!”, tutto qui, nessun riferimento ai dieci comandamenti. Perché?



Che cos’è?





Un attimo.


Sì, ma perché?


Certo, l’anima... non sarebbe male. Scusa, anima, intanto che ci sei potresti farmi due uova con la pancetta, delle olive ascolane e un paio di bruschette?

Ti puego, lasciami andaue.

Perché parli come una bistecca?


La filosofia non è la cosa più adatta se si vogliono delle risposte, così sono passato al metodo empirico. Mi sono infilato in macchina e sono partito in cerca di uno da investire, uno rigorosamente qualsiasi perché se a queste cose ci si pensa troppo si rischia di uccidere qualcuno che se lo merita. Il primo che mi è capitato a tiro l’ho messo sotto. Niente di spettacolare, è stato come prendere un dosso artificiale, a parte i pezzetti di cervello sul parabrezza. Sono sceso dalla macchina, ho acceso una sigaretta e mi sono messo ad aspettare. Niente. Non succedeva niente. Avrò aspettato cinque minuti, dieci. Le frattaglie sparse sul cofano iniziavano ad attirare un certo numero di uccelli, ma a parte questo niente, non è successo assolutamente niente. Ovviamente non ci si può fermare al primo tentativo (un pensionato, un paraplegico, un bambino con le lentiggini), con la scienza ci vuole pazienza (un mendicante, una donna incinta, il Dalai Lama), molta pazienza (tutti quelli di ritorno da Lourdes e che nemmeno la Madonna se li è filati), troppa. Non so se uccidere sia giusto o sbagliato, di sicuro è molto faticoso.
Qualche giorno dopo me ne stavo in soggiorno cercando di farmi il nodo al cappio, ma siccome coi nodi non ci ho mai saputo fare, dopo un po’ lascio perdere e decido di suicidarmi con la TV. È una morte lenta ma indolore, si perde conoscenza a poco a poco e la morte cerebrale sopraggiunge mentre il corpo continua a fare zapping. Un sacco di gente muore così, e il giorno dopo va regolarmente al lavoro. Intanto che scorro i canali a un certo punto mi metto un dito nel naso, è una cosa che faccio sempre quando cerco di suicidarmi, mi rilassa, ma stavolta succede una cosa veramente strana: vedo il posacenere che si sposta di un centimetro. Com’è possibile? Così, da solo, come mosso da una forza invisibile. Sì, è vero, tutte le forze sono invisibili, sarebbe davvero fastidioso se la forza di gravità fosse rossa fosforescente. Premo di nuovo il tasto e intanto mi frugo piano piano nel naso. Il posacenere si muove di nuovo: destra, sinistra, destra, sinistra. Mai visto niente del genere, è qualcosa di veramente strano, molto più strano di Sandro.


Sentivo di essere vicino alla risposta. Il luogo recondito e misterioso dove si nasconde il valore della vita era finalmente a portata di mano. Studio giorno e notte tutto quello che ho in casa: i vecchi libri di scuola guida, le enciclopedie faticosamente raccolte in tanti anni di contrattazioni al citofono, persino le istruzioni della lavastoviglie, forse la cosa più difficile che abbia mai letto dopo il menù del ristorante indiano, e alla fine capisco.
C’è una piccola ghiandola a metà strada fra il coccige e la scapola sinistra, denominata ghiandola B o, secondo altri studiosi, ghiandola della seconda lettera dell’alfabeto. Ogni sera detta ghiandola secerne una sostanza che si diffonde in tutto il sistema linfatico e fa vibrare impercettibilmente i traghi dei padiglioni auricolari. Questo serve come richiamo sessuale per le zanzare, che, di notte, mentre dormiamo, si riproducono indisturbate nelle nostre orecchie.
La ghiandola che ci interessa è però la ghiandola A, detta volgarmente “naso”. Questa ghiandola non è proprio una ghiandola, ma più un piccolo acceleratore di particelle, e non parlo solo di particelle appiccicose. Forse non tutti sanno che il naso di ogni uomo è percorso da un continuo flusso di particelle elementari (elettroni, protoni, cose così) che escono da una narice e entrano nell’altra, continuamente, a velocità prossime a quella della luce. Quando la narice d'ingresso viene ostruita, il flusso si interrompe e le particelle vengono sparate fuori in linea retta dalla cavità rimasta libera. Nella maggior parte dei casi questo non produce alcun effetto macroscopico rilevante, a parte la formazione di piccole strutture chiamate “gatti di polvere”. Se però il soggetto in quel momento preme un tasto, la pressione esercitata sul dito attiva il campo magnetico del corpo umano, come predetto già nell’Ottocento dal misconosciuto astrologo tedesco Franz Anton Mesmer, e questo convoglia tutte le particelle nasali in direzione est-ovest. O ovest-est, non mi ricordo mai, comunque è questo che fa ruotare la Terra.


Gli esseri umani si mettono le dita nel naso e premono tasti in continuazione. Miliardi di persone che si frugano nel naso e premono tasti, frugano e premono, premono e frugano, continuamente, fin dalla preistoria. Cosa succederebbe se non ci fossero più gli esseri umani? L’attrito con l’etere fermerebbe la rotazione terrestre e le calotte polari si scioglierebbero, l’atmosfera evaporerebbe e tutta la flora terrestre sparirebbe per sempre, fra cui la genziana asclepiadea. Ecco perché uccidere è sbagliato.
Ora resta da capire perché sia sbagliato far sparire la genziana asclepiadea.

L’AMORE RENDE OTTUSI

Tanto tempo fa mi sono precipitosamente innamorato di una donna: Cristina Gnafaccio. Non che di solito io mi innamori degli uomini, non precipitosamente almeno, anzi non mi innamoro praticamente mai di nessuno, e non perché io sia insensibile, anzi sono una persona sensibilissima (lo dice sempre il mio dentista), ma perché non mi piace innamorarmi. Non mi piace sudare, non mi piace il mal di pancia e non mi piace innamorarmi. Trovo che sia un imbroglio della Natura, la quale, dietro all’apparenza degli “oh amore mio”, “oh mio amore amato” e “oh amato amore mio amoroso amante”, vuole solo servirsi del mio, diciamo, corpo per perpetuarsi. Alla Natura non importa niente del mio innamoramento, se sia per me fonte di benessere o di malessere, a lei interessa solo colonizzare il pianeta, colonizzarlo a più non posso, preferibilmente fino a farlo scoppiare. Quale sia il suo scopo io non lo so, verosimilmente nemmeno ce l’ha uno scopo, tutto quello che so è che appena uno si aperte virgolette innamora chiuse virgolette, la Natura lo trasforma istantaneamente in un grosso spray umano a emissione il più precoce possibile di spore colonizzatrici. E questo senza contare che “innamorarsi” è una parola orribile. Quasi peggio di “intrigante”, “sfizioso” e “bebè”. Un giorno mi piacerebbe parlare con quelli che inventano le parole e dirgliene quattro: “ti”, “spezzo”, “le” e “dita”. Alla fine ho detto “donna” solo per dare una rapida descrizione corporea di Cristina Gnafaccio, anche se, a voler essere proprio pignoli, io mica lo so se è davvero una donna. Non sono entrato a tal punto in confidenza con lei da poterle guardare nelle mutande. È una persona molto riservata, Cristina, e io sono rispettoso della privacy altrui. Se il mondo in cui viviamo ci tenesse veramente alla riservatezza delle persone, l’uso dei generi grammaticali sarebbe proibito. Per correttezza bisognerebbe usare il maschile con tutti. O il femminile. O ancora meglio bisognerebbe omettere la vocale alla fine di tutti i sostantivi, di tutti gli aggettivi e di tutti gli articoli. “Sei stanc? Hai un stran cer. Vuoi un t cald con biscott?”, così nessuno ci resterebbe male e la lingua diventerebbe finalmente abbastanza neutra da non urtare più la sensibilità di nessuno. Io ho detto “donna” solo per dire che esteriormente Cristina ha l’aspetto di una donna: mascella squadrata, naso grande e piatto, sopracciglia folte e una leggera peluria sul mento. Non era mia intenzione offendere. Inoltre il suo nome è femminile, per cui mi sono sentito autorizzato a chiamarla “donna”, sempre che il nome sia “Cristina” e non “Gnafaccio”, altrimenti cambia tutto. Purtroppo non sono mai entrato così in confidenza con lei da chiederle come si chiama.
Un giorno, mentre era in vacanza in un posto che non ha voluto riferirmi, le ho dichiarato il mio amore in ginocchio e con l’anello in mano, come prevedono le usanze delle persone per bene. Le ho anche citato a memoria tutto il testo di “All You Need is Love”, sia in avanti e che all’indietro, e sull’anello ho fatto incidere una bellissima frase che non ricordo. Faceva più o meno così: “amore” eccetera. Il giorno dopo ci siamo sposati, anche se lei non era presente per motivi di riservatezza. Il sindaco, però, mi ha assicurato che il matrimonio è comunque valido. Forse non tutti lo sanno, ma affinché un matrimonio sia valido non è necessaria la presenza della sposa, è sufficiente una delega firmata da lei stessa o da un parente stretto, e quale parente più stretto del futuro marito in persona? Lei è stata così gentile da mandarmi un messaggio di congratulazioni, trovando fra l’altro delle bellissime parole: “prugnole”, “frantoio” e “sorbetto”.
Col tempo ho imparato a conoscere meglio Cristina e ad apprezzarla per quello che è veramente. Non so che fine abbia fatto.