SVIZZERO DENTRO
Qualche settimana fa sono stato a Zurigo. Volevo solo verificare che i luoghi comuni sugli svizzeri fossero tutti al loro posto e sì, sono tutti al loro posto: strade pulite, tram puntuali, erba tosata e pettinata, rösti fatti col compasso e tanti piccoli coniglietti di cioccolato che saltellano per strada. Non sembra Zurigo, sembra il set di un film su Zurigo, tutto preciso, ordinato e perfetto, proprio come me, perché io sono così (dentro), preciso, ordinato e perfetto (dentro). In Svizzera funziona tutto (proprio come dentro di me): gli orologi, i coltellini multiuso, le strisce pedonali. Le strisce pedonali sono una cosa incredibile, appena ti avvicini tutte le macchine nel raggio di tre chilometri iniziano a rallentare, più ti avvicini più loro rallentano e quando metti il piede in strada sono già tutte ferme, precise, ordinate e perfette ad aspettare i tuoi comodi. Per non metterti fretta la gente finge pure di fare qualcos’altro: chi consulta stradari, chi manda sms, chi fa flessioni sul cruscotto. Importante: tutti si fermano tranne i tram, i tram cercano di investirti. Credo sia una questione di priorità, evidentemente nella grande lista dei luoghi comuni svizzeri la puntualità dei mezzi pubblici viene prima del rispetto della segnaletica orizzontale, e entrambe le cose vengono prima della vita umana. Che popolo straordinario. In Italia la gente si batte per la vita di ovuli e spermatozoi, invece in Svizzera se non righi dritto ti mettono sotto col tram e amen.
E poi niente punkabbestia, niente suv, niente cacche di cane, cosa si può desiderare di più? Ho girato la città per tutto il fine settimana e ho trovato solo due cacche. Due! Nella città dove abito io ce ne sono circa quattrocentomila, tutte con diritto di voto. Perché non sono nato in Svizzera? Che senso ha far nascere uno svizzero in Italia?
In Svizzera la gente è sempre gentile, anche se sei uno straniero.
Scusi, signor Svizzero, dov’è il duomo?
Ich spreche kein Italienisch, du Idiot.
Ho la mappa, ma non trovo il “voi siete qui”.
Wir sind nicht mehr im achtzehnten Jahrhundert, du Depp, als deinergleichen noch durch Europa schlappen konnten um euere Scheißsprache zu sprächen.
Il duomo, sto cercando il duomo.
Leck mich am Arsch!
Che gente affabile, non sapevo indicassero col dito medio. Prendo il taccuino e me lo annoto. Sì, perché oltre a verificare i buoni vecchi luoghi comuni svizzeri, quando posso mi piace anche scoprirne di nuovi. Per esempio ho scoperto che i maschi svizzeri non guardano le donne. Non solo non le apostrofano e non le prendono a fischiettate, ma non le guardano nemmeno. Ero in un bar lungo il Limmat con la mia birra, quando a un certo punto vedo passare una ragazza con una grossa personalità, a occhio e croce una sesta. È incredibile, sembrava che sotto la maglia avesse due cocomeri. Non che io la stessi guardando, ci mancherebbe, ero solo incuriosito dallo strano modo in cui gli svizzeri trasportano i cocomeri. Mi guardo intorno e noto che nessuno la guarda, nessuno. In Italia quando passa una donna vedi le teste degli uomini puntare tutte verso lo stesso punto come tante bussole, invece in Svizzera niente, è come se passasse un essere umano. Appena ho capito che non erano cocomeri anch'io ho abbassato subito lo sguardo, ho fatto un paio di foto e l’ho abbassato. Questa è civiltà, mi sono detto, e io sono proprio così: civile, preciso, ordinato, perfetto e rispettoso dei cocomeri altrui (dentro).
Sui miei geni sventola la bandiera svizzera, e sono sicuro che da qualche parte dentro di me c’è un tram puntuale che muore dalla voglia di mettere sotto tutti gli italiani.
E poi niente punkabbestia, niente suv, niente cacche di cane, cosa si può desiderare di più? Ho girato la città per tutto il fine settimana e ho trovato solo due cacche. Due! Nella città dove abito io ce ne sono circa quattrocentomila, tutte con diritto di voto. Perché non sono nato in Svizzera? Che senso ha far nascere uno svizzero in Italia?
In Svizzera la gente è sempre gentile, anche se sei uno straniero.
Scusi, signor Svizzero, dov’è il duomo?
Ich spreche kein Italienisch, du Idiot.
Ho la mappa, ma non trovo il “voi siete qui”.
Wir sind nicht mehr im achtzehnten Jahrhundert, du Depp, als deinergleichen noch durch Europa schlappen konnten um euere Scheißsprache zu sprächen.
Il duomo, sto cercando il duomo.
Leck mich am Arsch!
Che gente affabile, non sapevo indicassero col dito medio. Prendo il taccuino e me lo annoto. Sì, perché oltre a verificare i buoni vecchi luoghi comuni svizzeri, quando posso mi piace anche scoprirne di nuovi. Per esempio ho scoperto che i maschi svizzeri non guardano le donne. Non solo non le apostrofano e non le prendono a fischiettate, ma non le guardano nemmeno. Ero in un bar lungo il Limmat con la mia birra, quando a un certo punto vedo passare una ragazza con una grossa personalità, a occhio e croce una sesta. È incredibile, sembrava che sotto la maglia avesse due cocomeri. Non che io la stessi guardando, ci mancherebbe, ero solo incuriosito dallo strano modo in cui gli svizzeri trasportano i cocomeri. Mi guardo intorno e noto che nessuno la guarda, nessuno. In Italia quando passa una donna vedi le teste degli uomini puntare tutte verso lo stesso punto come tante bussole, invece in Svizzera niente, è come se passasse un essere umano. Appena ho capito che non erano cocomeri anch'io ho abbassato subito lo sguardo, ho fatto un paio di foto e l’ho abbassato. Questa è civiltà, mi sono detto, e io sono proprio così: civile, preciso, ordinato, perfetto e rispettoso dei cocomeri altrui (dentro).
Sui miei geni sventola la bandiera svizzera, e sono sicuro che da qualche parte dentro di me c’è un tram puntuale che muore dalla voglia di mettere sotto tutti gli italiani.
VILIPENDIO
Oggi quattordici maggio eccetera si dibatte la causa eccetera contro il dottor Smanazzi Luigi intentata da Truppani Paola detta “cicciona”.
Quella è l’imputazione, vostro onore.
Intentata da Truppani Paola chiamata dal dottore di cui sopra con l’infamante epiteto di “cicciona”. È corretto ora?
Corretto, vostro onore. Il dottor Smanazzi Luigi ha più volte chiamato la mia cliente “cicciona”.
Più volte?
Esatto. Non si è limitato a dirle “cicciona”, ma ha detto “cicciona, cicciona, cicciona” --
Obiezione, vostro onore!
Obiezione respinta! Continui pure.
“Cicciona, cicciona, cicciona, cicciona, cicciona e cicciona”.
Quindi, vediamo se ho capito, il dottor Smanazzi sostiene che la qui presente signora Truppani sia una cicciona?
Precisamente, vostro onore.
Signora Truppani.
Sì, vostro onore.
Il dottor Smanazzi eccetera ha per caso detto che lei è una “cicciona”?
Sì, vostro onore.
Sì, cosa?
Lo ha detto.
Detto cosa? Scusi, bisogna verbalizzare tutto.
Cicciona.
Chi?
Io.
Grazie, si sieda. Do la parola alla difesa.
Il mio cliente non ha mai detto che la signora Truppani è una cicciona.
Non ho sentito, mi scusi.
Cicciona.
Ah, okay.
Il mio cliente ha solo detto che la Truppani è “eccezionalmente in sovrappeso”, il che è semplicemente un’opinione personale educatamente espressa. Il mio cliente, attirato dalle curiose manovre automobilistiche della Truppani, ha abbassato il finestrino della sua autovettura e, agitando il dito medio in segno di saluto, le ha fatto notare le sue straordinarie dimensioni corporee.
E c’era bisogno di ripeterlo tante volte?
L’obesità è una delle principali cause di morte, vostro onore.
Obiezione, vostro onore! L’avvocato sta insinuando che la mia assistita sia una cicciona.
Obiezione respinta. Chiamo il teste numero sedici. Teste, lei ha sentito il qui presente dottore chiamare la signora Tripponi “cicciona”?
Truppani, vostro onore.
L’ha sentita chiamare “truppani”, qualsiasi cosa voglia dire?
No, vostro onore. Il dottore l’ha chiamata “grassona”.
Ne è sicuro?
Sì, vostro onore. Grassona, panzona e barile di lardo.
Quella è l’imputazione, vostro onore.
Intentata da Truppani Paola chiamata dal dottore di cui sopra con l’infamante epiteto di “cicciona”. È corretto ora?
Corretto, vostro onore. Il dottor Smanazzi Luigi ha più volte chiamato la mia cliente “cicciona”.
Più volte?
Esatto. Non si è limitato a dirle “cicciona”, ma ha detto “cicciona, cicciona, cicciona” --
Obiezione, vostro onore!
Obiezione respinta! Continui pure.
“Cicciona, cicciona, cicciona, cicciona, cicciona e cicciona”.
Quindi, vediamo se ho capito, il dottor Smanazzi sostiene che la qui presente signora Truppani sia una cicciona?
Precisamente, vostro onore.
Signora Truppani.
Sì, vostro onore.
Il dottor Smanazzi eccetera ha per caso detto che lei è una “cicciona”?
Sì, vostro onore.
Sì, cosa?
Lo ha detto.
Detto cosa? Scusi, bisogna verbalizzare tutto.
Cicciona.
Chi?
Io.
Grazie, si sieda. Do la parola alla difesa.
Il mio cliente non ha mai detto che la signora Truppani è una cicciona.
Non ho sentito, mi scusi.
Cicciona.
Ah, okay.
Il mio cliente ha solo detto che la Truppani è “eccezionalmente in sovrappeso”, il che è semplicemente un’opinione personale educatamente espressa. Il mio cliente, attirato dalle curiose manovre automobilistiche della Truppani, ha abbassato il finestrino della sua autovettura e, agitando il dito medio in segno di saluto, le ha fatto notare le sue straordinarie dimensioni corporee.
E c’era bisogno di ripeterlo tante volte?
L’obesità è una delle principali cause di morte, vostro onore.
Obiezione, vostro onore! L’avvocato sta insinuando che la mia assistita sia una cicciona.
Obiezione respinta. Chiamo il teste numero sedici. Teste, lei ha sentito il qui presente dottore chiamare la signora Tripponi “cicciona”?
Truppani, vostro onore.
L’ha sentita chiamare “truppani”, qualsiasi cosa voglia dire?
No, vostro onore. Il dottore l’ha chiamata “grassona”.
Ne è sicuro?
Sì, vostro onore. Grassona, panzona e barile di lardo.
Anche ammasso di ciccioli?
No, non mi sembra.
Carcassa di balena?
No.
Gigantesco aborto di maiale puzzolente?
No.
Va bene. Nel nome del popolo eccetera io condanno il dottor Smanazzi Luigi a chiedere scusa. Chieda scusa, dottore.
Adesso?
Chieda scusa alla Trippona!
NON È COSÌ COSÌ CIÒ CHE È COSÌ COSÌ, MA È COSÌ COSÌ CIÒ CHE NON SAPREI
Bellissimo.
Bellissimo?
Sì.
Ma se è bruttissimo.
No.
Parecchio, anche.
Non lo è.
Lo è.
Forse è perché non l’hai capito.
Io?
Proprio così.
E cosa c’è da capire?
Per esempio che è bellissimo.
Ho capito tutto quello che c’è da capire.
Mi sa di no.
Ed è bruttissimo.
Non è bruttissimo.
Mai visto niente di più bruttissimo.
Impossibile.
Che ne sai?
Perché è bellissimo.
Non lo è.
Lo è.
Non è neanche lontanamente bellissimo.
È bellissimo da cima a fondo.
Figuriamoci.
È così.
È la cosa meno bellissima che abbia mai visto.
Cosa stai insinuando?
Che è bruttissimo.
Certo...
Certo!
Dimostramelo.
Facile: fa schifo.
Non fa schifo.
Lo fa.
Non lo fa.
Lo fa e lo rifà.
Come fa a fare schifo se è bellissimo? Ragiona.
Si vede che a te piace il bruttissimo.
Mai piaciuto.
Tranne adesso, vuoi dire.
Non mi piace nemmeno il brutto, figuriamoci il bruttissimo.
Il brutto?
Sì.
E che cosa sarebbe?
Hai presente il così così?
No.
Nemmeno io.
Bellissimo?
Sì.
Ma se è bruttissimo.
No.
Parecchio, anche.
Non lo è.
Lo è.
Forse è perché non l’hai capito.
Io?
Proprio così.
E cosa c’è da capire?
Per esempio che è bellissimo.
Ho capito tutto quello che c’è da capire.
Mi sa di no.
Ed è bruttissimo.
Non è bruttissimo.
Mai visto niente di più bruttissimo.
Impossibile.
Che ne sai?
Perché è bellissimo.
Non lo è.
Lo è.
Non è neanche lontanamente bellissimo.
È bellissimo da cima a fondo.
Figuriamoci.
È così.
È la cosa meno bellissima che abbia mai visto.
Cosa stai insinuando?
Che è bruttissimo.
Certo...
Certo!
Dimostramelo.
Facile: fa schifo.
Non fa schifo.
Lo fa.
Non lo fa.
Lo fa e lo rifà.
Come fa a fare schifo se è bellissimo? Ragiona.
Si vede che a te piace il bruttissimo.
Mai piaciuto.
Tranne adesso, vuoi dire.
Non mi piace nemmeno il brutto, figuriamoci il bruttissimo.
Il brutto?
Sì.
E che cosa sarebbe?
Hai presente il così così?
No.
Nemmeno io.
TONNO SCATENATO
Un po’ di tempo fa mi è apparso Dio. Non un Padre Pio qualsiasi, ma Dio in persona. Me lo ricordo perché era giovedì e mi stavo tagliando le unghie dei piedi, che è una cosa che non faccio praticamente mai e comunque mai di giovedì.
Mi appare nella sua mandorla laser sorretta da una o due scarrettate di protomi d’angelo. Mai visti tanti protomi d’angelo nel mio bagno, è un miracolo che non sia saltata la corrente. La gente che fa così tanta luce di solito parla con l’eco e lui non fa eccezione. Sembrava l’introduzione del dolby sourround.
SAAANDROOO!!!
Non mi chiamo Sandro.
MARIOOO!!!
Scusi, potrebbe spegnere l’amplificatore? Sa, i vicini...
Che brava persona. Spegne mandorla e tutto e si siede sul cesto dei panni sporchi. Così, come uno qualsiasi.
Sono Dio.
Sì, questo l’ho capito.
Non ti spiace se fumo, vero?
Per niente.
Sono venuto perché mi fai pena.
Grazie.
I tuoi cortometraggi fanno pena.
Ma sono solo dei --
Non ho finito.
Scusi.
Sono venuto a dirti come sfondare.
Sfondare? Io non voglio sfondare.
Questo raccontalo a chi non è onnisciente. Senti, se fai come dico io verrai proiettato in tutti i festival del mondo, vincerai palme d’oro, orsi d’oro e tanti di quei leoni d’oro che potrai aprire uno zoo d’oro. In confronto a te Ang Lee sembrerà uno che a Venezia era solo di passaggio, Hollywood diventerà il tuo salotto di casa e Quentin Tarantino sarà il tuo autista privato, verrai celebrato da tutto il mondo, imparerai a volare e vivrai in eterno.
Sarò selezionato anche al festival di Imperia?
No.
Okay, mi accontento. Che devo fare?
Scrivi un lungometraggio.
Oddio, non so se sono all’altezza.
Non lo sei.
Ah.
Tu inizia a scriverlo, scegli un titolo socialmente impegnato, tipo “La saliva di Amalia” o “Tonno scatenato” e al resto ci penso io.
Mi sono subito messo a scrivere la sceneggiatura. Cinque lunghissimi e faticosissimi minuti di lavoro, ma alla fine ne è valsa la pena. È come quando fai un figlio: sudore, fatica e nove mesi di donna fuori uso, ma poi alla fine che soddisfazione vedere quel coso che annaspa, puzza e dice “mghempfgh”.
Ieri suona il telefono. Me lo ricordo perché mi stavo lavando i denti. Era Dio.
Così? Per telefono? Neanche un arbusto ardente?
È più economico, senti...
Dimmi tutto.
Ti ho preso per il culo.
Mi appare nella sua mandorla laser sorretta da una o due scarrettate di protomi d’angelo. Mai visti tanti protomi d’angelo nel mio bagno, è un miracolo che non sia saltata la corrente. La gente che fa così tanta luce di solito parla con l’eco e lui non fa eccezione. Sembrava l’introduzione del dolby sourround.
SAAANDROOO!!!
Non mi chiamo Sandro.
MARIOOO!!!
Scusi, potrebbe spegnere l’amplificatore? Sa, i vicini...
Che brava persona. Spegne mandorla e tutto e si siede sul cesto dei panni sporchi. Così, come uno qualsiasi.
Sono Dio.
Sì, questo l’ho capito.
Non ti spiace se fumo, vero?
Per niente.
Sono venuto perché mi fai pena.
Grazie.
I tuoi cortometraggi fanno pena.
Ma sono solo dei --
Non ho finito.
Scusi.
Sono venuto a dirti come sfondare.
Sfondare? Io non voglio sfondare.
Questo raccontalo a chi non è onnisciente. Senti, se fai come dico io verrai proiettato in tutti i festival del mondo, vincerai palme d’oro, orsi d’oro e tanti di quei leoni d’oro che potrai aprire uno zoo d’oro. In confronto a te Ang Lee sembrerà uno che a Venezia era solo di passaggio, Hollywood diventerà il tuo salotto di casa e Quentin Tarantino sarà il tuo autista privato, verrai celebrato da tutto il mondo, imparerai a volare e vivrai in eterno.
Sarò selezionato anche al festival di Imperia?
No.
Okay, mi accontento. Che devo fare?
Scrivi un lungometraggio.
Oddio, non so se sono all’altezza.
Non lo sei.
Ah.
Tu inizia a scriverlo, scegli un titolo socialmente impegnato, tipo “La saliva di Amalia” o “Tonno scatenato” e al resto ci penso io.
Mi sono subito messo a scrivere la sceneggiatura. Cinque lunghissimi e faticosissimi minuti di lavoro, ma alla fine ne è valsa la pena. È come quando fai un figlio: sudore, fatica e nove mesi di donna fuori uso, ma poi alla fine che soddisfazione vedere quel coso che annaspa, puzza e dice “mghempfgh”.
Ieri suona il telefono. Me lo ricordo perché mi stavo lavando i denti. Era Dio.
Così? Per telefono? Neanche un arbusto ardente?
È più economico, senti...
Dimmi tutto.
Ti ho preso per il culo.
MECCANICA IRRAZIONALE
Un fenomeno che non è stato ancora studiato con la dovuta attenzione è l’aggrovigliamento dei cavi. Si tratta di un fenomeno ben noto, in particolare a chi per professione o per diletto conduce una vita a stretto contatto con cavi, fili o cordicelle di vario genere, e può essere descritto come segue: presi due o più cavi in quiete e posti a piccola distanza fra loro, cioè a una distanza molto minore della loro lunghezza, essi si aggroviglieranno saldamente l’uno intorno all’altro come annodati da esperte mani di marinaio in un tempo molto inferiore a quello necessario per sbrogliarli e, soprattutto, senza l’intervento di nessun marinaio.
Se per esempio prendiamo due cavi A e B e li adagiamo su una superficie piana come in figura
essi assumeranno rapidamente una delle seguenti configurazioni:
Ma anche molte altre. È stato calcolato che il numero di modi in cui due cavi possono aggrovigliarsi è il più grande numero con cui il genere umano abbia mai avuto a che fare, esso è infatti pari a nc+1, dove nc è il numero di modi in cui due cavi possono aggrovigliarsi.
Qual è la causa di questo fenomeno? Pare che esista una forza di attrazione che si esercita fra le cose lunghe e sottili. Questa forza è detta “forza gordiana” e va ad aggiungersi alle altre forze fondamentali già note: gravitazionale, elettromagnetica, forte, debole e così così. Questa forza ha un raggio d’azione che è proporzionale alla lunghezza dei cavi, ma la sua intensità non dipende dalla distanza fra essi, bensì dalla loro utilità. Più i cavi sono utili, più si aggrovigliano. Se per esempio mettiamo due cavi di cui non ci frega assolutamente niente sul pavimento dello sgabuzzino e chiudiamo la porta per una settimana o due, quando torneremo a controllare li troveremo esattamente nella stessa posizione in cui li avevamo lasciati. Nei casi come questo la forza gordiana è nulla. Ciò è stato ampiamente verificato dal seguente esperimento condotto negli anni Novanta nei laboratori del Gran Sasso: si sono presi un centinaio di lacci da scarpe, li si è disposti a casaccio in una scatola di cartone e si è abbandonato il tutto in un sottoscala. La scatola non è stata ancora aperta, ma osservazioni in banda X confermano che i lacci sono ancora tutti come li si era lasciati, cosa che ha suscitato non poco scalpore nel mondo scientifico, tanto da far passare in secondo piano il fatto che i lacci da scarpe emettano raggi X.
Se invece uno si corica sul divano ad ascoltare la musica con gli auricolari collegati al computer, magari dando a vedere di sentirsi perfettamente comodo, il cavo dell’alimentazione e quello degli auricolari formeranno immediatamente un’unica grande matassa informe, impedendo qualunque tipo di movimento e avvolgendosi più e più volte intorno a tutto ciò che ha la forma di un collo umano.
Si può dunque concludere che la forza gordiana (F) è proporzionale all’utilità dei cavi (µ) e alla fretta di chi li usa (ƒ).
Dove a, b e c sono le prime tre lettere dell’alfabeto.
Se i cavi sono indispensabili e la fretta è smodata, la forza gordiana sarà così grande che nessuna bestemmia potrà controbilanciarla. In questo caso si avrà un collasso gordiano e la formazione dell’omonimo nodo. Questo spiega perché quando ci si allaccia le scarpe per andare in stazione a prendere il treno, i lacci formano un nodo di tale densità da far ripiegare su se stesse le dimensioni dello spazio-tempo. È la famosa teoria delle stringhe.
In futuro, quando si conoscerà un po’ meglio il meccanismo alla base dell’aggrovigliamento dei cavi, questa forza potrà forse essere sfruttata per produrre energia elettrica in apposite centrali a cavi. Basterà prendere degli uomini scalzi che devono perdere il treno, un treno e in mezzo un mucchio di scarpe.
Se per esempio prendiamo due cavi A e B e li adagiamo su una superficie piana come in figura
essi assumeranno rapidamente una delle seguenti configurazioni:
Ma anche molte altre. È stato calcolato che il numero di modi in cui due cavi possono aggrovigliarsi è il più grande numero con cui il genere umano abbia mai avuto a che fare, esso è infatti pari a nc+1, dove nc è il numero di modi in cui due cavi possono aggrovigliarsi.
Qual è la causa di questo fenomeno? Pare che esista una forza di attrazione che si esercita fra le cose lunghe e sottili. Questa forza è detta “forza gordiana” e va ad aggiungersi alle altre forze fondamentali già note: gravitazionale, elettromagnetica, forte, debole e così così. Questa forza ha un raggio d’azione che è proporzionale alla lunghezza dei cavi, ma la sua intensità non dipende dalla distanza fra essi, bensì dalla loro utilità. Più i cavi sono utili, più si aggrovigliano. Se per esempio mettiamo due cavi di cui non ci frega assolutamente niente sul pavimento dello sgabuzzino e chiudiamo la porta per una settimana o due, quando torneremo a controllare li troveremo esattamente nella stessa posizione in cui li avevamo lasciati. Nei casi come questo la forza gordiana è nulla. Ciò è stato ampiamente verificato dal seguente esperimento condotto negli anni Novanta nei laboratori del Gran Sasso: si sono presi un centinaio di lacci da scarpe, li si è disposti a casaccio in una scatola di cartone e si è abbandonato il tutto in un sottoscala. La scatola non è stata ancora aperta, ma osservazioni in banda X confermano che i lacci sono ancora tutti come li si era lasciati, cosa che ha suscitato non poco scalpore nel mondo scientifico, tanto da far passare in secondo piano il fatto che i lacci da scarpe emettano raggi X.
Se invece uno si corica sul divano ad ascoltare la musica con gli auricolari collegati al computer, magari dando a vedere di sentirsi perfettamente comodo, il cavo dell’alimentazione e quello degli auricolari formeranno immediatamente un’unica grande matassa informe, impedendo qualunque tipo di movimento e avvolgendosi più e più volte intorno a tutto ciò che ha la forma di un collo umano.
Si può dunque concludere che la forza gordiana (F) è proporzionale all’utilità dei cavi (µ) e alla fretta di chi li usa (ƒ).
F = a × µb × ƒc
Dove a, b e c sono le prime tre lettere dell’alfabeto.
Se i cavi sono indispensabili e la fretta è smodata, la forza gordiana sarà così grande che nessuna bestemmia potrà controbilanciarla. In questo caso si avrà un collasso gordiano e la formazione dell’omonimo nodo. Questo spiega perché quando ci si allaccia le scarpe per andare in stazione a prendere il treno, i lacci formano un nodo di tale densità da far ripiegare su se stesse le dimensioni dello spazio-tempo. È la famosa teoria delle stringhe.
In futuro, quando si conoscerà un po’ meglio il meccanismo alla base dell’aggrovigliamento dei cavi, questa forza potrà forse essere sfruttata per produrre energia elettrica in apposite centrali a cavi. Basterà prendere degli uomini scalzi che devono perdere il treno, un treno e in mezzo un mucchio di scarpe.