Ci sono parole che tutti usano ma di cui nessuno conosce il significato. A prima vista potrebbe sembrare assurdo: come si fa a usare una cosa se non si sa a cosa serve? Sarebbe come pulire gli occhiali col prosciutto, fare surf in bicicletta o soffiarsi il naso con le orecchie di Mario, tutte cose assurde non tanto perché calzini, bicicletta e Mario servono ad altro, quanto perché chiunque usasse queste cose per pulire occhiali, fare surf o soffiare nasi si troverebbe a essere ostacolato, anziché agevolato, nel raggiungimento dei suddetti scopi. È assurdo fare una cosa allo scopo di non fare quella cosa. Quindi ci si dovrebbe aspettare che, essendo scopo precipuo delle parole il comunicare, chiunque usasse parole che non conosce, dovrebbe subito smettere di usarle. Ma questo non succede. Anzi succede il contrario: meno è noto il significato di una parola più la si usa, e più la si usa più la parola si diffonde, e più si diffonde meno se ne conosce il significato. Così capita che la gente usi parole senza significato in conversazioni senza senso nelle quali si infervora, litiga e qualche volta si ammazza per motivi a lei del tutto ignoti. Questa è l’assurdità, ma è un’assurdità che sembra tale solo finché ci si ostina a pensare che le parole servano a comunicare. In realtà basta aprire un giornale qualsiasi, affacciarsi in Parlamento o anche solo scambiare due parole col primo che passa per rendersi conto che le parole non servono a comunicare. La comunicazione è al massimo un comodo optional. È come avere un orologio con le lancette d’oro, il bracciale in acciaio satinato e un’impermeabilità garantita fino a milleduecento metri e scoprire che segna pure l’ora. Molto comodo, ma un orologio così non serve a segnare l’ora, serve a decorare il polso. Le parole servono a decorare la bocca.
Qui di seguito riporto le definizioni di alcune delle parole sconosciute attualmente più in voga, senza pretesa di completezza né di originalità, ma con la sola speranza che, diffondendosi il loro significato, se ne perda l’uso.
DIGNITÀ s.f. 1. Tessuto denso e untuoso, dalla consistenza molliccia, accumulato nel corpo degli animali, in particolare dei mammiferi: d. della donna, d. del malato, d. della balena. 2. Più in generale una qualsiasi sostanza oleosa usata per scopi industriali o alimentari: d. lubrificante, d. idrogenata | macchia di d., patacca.
VALORE s.m. Successione ritmica di movimenti del corpo secondo figure più o meno prestabilite, normalmente accompagnata da strumenti musicali quali nacchere, tamburello, ukulele o altri | v. classico, inteso come arte e tramandato di padre in figlio per impressionare la gente poco istruita | v. popolare, che è espressione del folclore di un popolo, p. es. v. del ventre | v. della vita, rituale tipico di molte società primitive, spesso accompagnato da sacrifici umani | v. della famiglia, eseguito collettivamente dai componenti di una famiglia, in casa e al riparo da sguardi indiscreti, se nudi si chiama “incesto”.
DIRITTO s.m. 1. Parole o gesti con cui si intende esprimere affetto o rispetto o semplice cortesia verso qualcuno o qualcosa, in particolare quando lo si incontra o lo si lascia: d. al lavoro, d. allo studio, d. alla salute. 2. (spec. pl.) formula convenzionale di congedo usata soprattutto alla fine di lettere, mail e sim.: distinti d., cordiali d.; porga i miei d. alla signora.
IDEALE s.m. 1. Parte incavata e fonda, generalmente vuota: un i. del terreno. 2. (anat.) Parte cava interna al corpo di un animale o a un suo specifico organo: i. orale, i. pleurico, i. cranico.
SPIRITO (meno com. SPIRTO) s.m. 1. Apertura generalmente circolare posta all’estremità di una tubatura, dalle dimensioni molto inferiori rispetto alla lunghezza della tubatura stessa e adibita alla fuoriuscita o al semplice passaggio di fluidi. 2. (anat.) Apertura che mette in comunicazione uno o più ideali del corpo fra loro o con l’esterno: s. pilorico, s. anale.
ONORE s.m. Formaggio tipico dell’omonima valle svizzera, dal sapore dolce, di colore giallo, senza troppa dignità ma molti ideali.
GIUSTIZIA s.f. Sorta di rete da pesca.
L’elenco sarebbe ancora lungo, ma questo dizionario è solo un abbozzo e tale è destinato a rimanere, almeno fino a quando qualcuno di più diligente non avrà il tempo di completarlo. Io, per quanto riguarda la mia personale ambizione, mi accontento del merito di aver aperto la strada. Per questo mi fermo qui e tanti diritti.
Qui di seguito riporto le definizioni di alcune delle parole sconosciute attualmente più in voga, senza pretesa di completezza né di originalità, ma con la sola speranza che, diffondendosi il loro significato, se ne perda l’uso.
DIGNITÀ s.f. 1. Tessuto denso e untuoso, dalla consistenza molliccia, accumulato nel corpo degli animali, in particolare dei mammiferi: d. della donna, d. del malato, d. della balena. 2. Più in generale una qualsiasi sostanza oleosa usata per scopi industriali o alimentari: d. lubrificante, d. idrogenata | macchia di d., patacca.
VALORE s.m. Successione ritmica di movimenti del corpo secondo figure più o meno prestabilite, normalmente accompagnata da strumenti musicali quali nacchere, tamburello, ukulele o altri | v. classico, inteso come arte e tramandato di padre in figlio per impressionare la gente poco istruita | v. popolare, che è espressione del folclore di un popolo, p. es. v. del ventre | v. della vita, rituale tipico di molte società primitive, spesso accompagnato da sacrifici umani | v. della famiglia, eseguito collettivamente dai componenti di una famiglia, in casa e al riparo da sguardi indiscreti, se nudi si chiama “incesto”.
DIRITTO s.m. 1. Parole o gesti con cui si intende esprimere affetto o rispetto o semplice cortesia verso qualcuno o qualcosa, in particolare quando lo si incontra o lo si lascia: d. al lavoro, d. allo studio, d. alla salute. 2. (spec. pl.) formula convenzionale di congedo usata soprattutto alla fine di lettere, mail e sim.: distinti d., cordiali d.; porga i miei d. alla signora.
IDEALE s.m. 1. Parte incavata e fonda, generalmente vuota: un i. del terreno. 2. (anat.) Parte cava interna al corpo di un animale o a un suo specifico organo: i. orale, i. pleurico, i. cranico.
SPIRITO (meno com. SPIRTO) s.m. 1. Apertura generalmente circolare posta all’estremità di una tubatura, dalle dimensioni molto inferiori rispetto alla lunghezza della tubatura stessa e adibita alla fuoriuscita o al semplice passaggio di fluidi. 2. (anat.) Apertura che mette in comunicazione uno o più ideali del corpo fra loro o con l’esterno: s. pilorico, s. anale.
ONORE s.m. Formaggio tipico dell’omonima valle svizzera, dal sapore dolce, di colore giallo, senza troppa dignità ma molti ideali.
GIUSTIZIA s.f. Sorta di rete da pesca.
L’elenco sarebbe ancora lungo, ma questo dizionario è solo un abbozzo e tale è destinato a rimanere, almeno fino a quando qualcuno di più diligente non avrà il tempo di completarlo. Io, per quanto riguarda la mia personale ambizione, mi accontento del merito di aver aperto la strada. Per questo mi fermo qui e tanti diritti.