Ogni tanto penso: e se la Terra esplodesse e restasse solo questo blog a testimonianza della specie umana? Se qualcuno, mettiamo un abitante di Plutone, dovesse farsi un’idea di questo pianeta solo leggendo questo blog? Penserebbe che la Terra è un posto orribile pieno di cose orribili e penserebbe che anche la persona che l’ha scritto è una persona orribile, perché alla fine, se a uno piace parlare solo di cose orribili, forse vuol dire che è un po’ orribile anche lui, e così alla fine penserebbe che è stata proprio una gran fortuna che la Terra sia esplosa e, se per un disgraziato caso non fosse esplosa, bisognerebbe assolutamente fare subito qualcosa per farla esplodere.
Ora, la Terra è effettivamente un brutto posto, questo non si discute, e non mi sto riferendo alla sua forma, la sfera è una bellissima figura geometrica. Certo, un cilindro o una piramide sarebbero stati più divertenti, ma lasciamo stare. La Terra è un brutto posto perché è abitata perlopiù da brutta gente, scimmie coi peli a ciuffi che si credono chissà chi solo perché riescono a stare in equilibrio su due zampe. Ma la Terra non è solo questo. Se spegnete un attimo i cannoni plutonici, vi spiego.
Sulla Terra c’è anche la sonata BWV 1016 di Bach, tanto per dire una cosa bella. In nessun altro posto dell’universo c’è una sonata così e, cosa più importante, è una sonata bellissima. Sì, lo so, “bellissimo” è un aggettivo abusato, è “bellissimo” anche un paio di scarpe che fra un anno sarà “bruttissimo”, fra dieci “kitsch” e fra venti “irresistibilmente retró”, ma non è colpa dell’aggettivo, è colpa delle scarpe. “Bello” non significa niente, è come “sgrangamboso”, che un tempo veniva usato per indicare tutte le cose sgrangambose, ma poi tutti hanno iniziato a dire che questo è sgrangamboso e quello è sgrangamboso e alla fine “sgrangamboso” non ha più voluto dire niente, così ora, quando ci si trova davanti a una cosa sgrangambosa, non si sa più che cosa dire, non ci si accorge nemmeno che è sgrangambosa. Per “bello” è più o meno la stessa cosa. Per dire che una cosa è bella bisognerebbe canticchiare la sonata BWV 1016.
Magari a qualcuno può non piacere, è normale, così come a qualcuno può non piacere il Barolo, ad esempio a uno che ha perso il palato in guerra. Non dico che questa sonata sia l’unica cosa bella al mondo, per esempio anche la BWV 1017 non è male, dico solo che se anche fosse l’unica cosa bella al mondo e se tutto quanto l’universo e via dicendo fosse stato messo in piedi solo per arrivare a questa sonata, se la gastroenterite, lo sporco sotto le unghie, i DJ, i pantaloni col cavallo basso, gli amministratori di condominio, l’hip hop, l’accento brianzolo, l’esultanza dopo il gol, gli impiegati piagnucolosi, i manifesti elettorali, i discorsi presidenziali, i passeggini gemellari, i caschi con le orecchie, le riviste di moda, la moda, le barzellette, i capannoni prefabbricati, lo spam telefonico, le soubrette, il Ministero dei Beni Culturali, la cadenza dei giornalisti sportivi e lo squallore ontologico dei sandali coi calzini, se tutto questo fosse solo un effetto collaterale della sonata BWV 1016, ne sarebbe valsa comunque la pena.
Tutto questo per dire, cari amici di Plutone, che prima di far esplodere la Terra è meglio se l’ascoltate.