PREMESSA
Sarò breve.
SCIENZIATI
Alcuni scienziati odiano la filosofia. Le parole “scienziati”, “odiano” e “filosofia” andrebbero approfondite, ma lasciamo stare (cfr. Premessa). Per esempio Feynman ha detto “questi filosofi sono sempre con noi, si affannano per cercare di dirci qualcosa, ma non comprendono mai realmente le sottigliezze e la profondità del problema”, e l’ha detto nelle sue famose Lectures on Physics, non in pizzeria con gli amici dopo la terza birra. Non tutti gli scienziati sottoscriverebbero le sue parole, ma non sono pochi quelli che considerano la filosofia una disciplina fumosa. Perlomeno oggi, visto che Galileo e Newton non erano ancora stati informati di essere scienziati e non filosofi.
Quindi, trascurando tutte le distinzioni, le eccezioni, le sfumature e ogni altro dettaglio molto importante ma sicuramente poco breve, è possibile riassumere la posizione standard di questi scienziati come segue: la filosofia, come qualsiasi altra disciplina che si ponga al di fuori del metodo sperimentale, non dà nessun contributo significativo alla conoscenza della realtà. Al massimo può avere un valore letterario.
FILOSOFI
Alcuni filosofi odiano la scienza. Non è facile trovare un filosofo che vada giù piatto come Feynman, ma con un po’ di sforzo ce la si può fare. Per esempio Michelstaedter ha detto “la vera funzione organica della società è l’officina dei valori assoluti: la scienza. [...] Negli scienziati vivono i sensi degli altri uomini e gli stomaci preoccupati dell’avvenire”. Michelstaedter è un caso estremo, ma non sono pochi i filosofi che considerano la scienza una disciplina limitata. Molti di loro mi stanno guardando proprio in questo momento dalla mensola sopra il divano. Tolti i positivisti, i neopositivisti, i postpositivisti logici e i neoveteropositivisti postillogici, la posizione standard di questi filosofi può essere così riassunta: la scienza, essendo conoscenza dell’oggettivo, può spiegare i fenomeni naturali ma non può dire niente di significativo sull’essere umano. Al massimo è utile per il benessere materiale.
VERITÀ E REALTÀ
In realtà la filosofia non parla del nulla e la scienza non mira al progresso tecnologico. Entrambe parlano della realtà e hanno di mira la verità. Tutto sta nell’intendersi sul senso delle parole “verità” e “realtà”.
REALTÀ
“Realtà” è una parola molto usata e come tutte le parole molto usate si dà per scontato che sia chiara e ben definita, come se si dicesse “cavatappi”, ma non è così. A essere chiaro e ben definito è solo il suono della parola, non il senso.
Realtà può essere l’insieme (O) delle proprietà oggettive del mondo, ma anche l’insieme (S) delle proprietà soggettive del mondo (N.B. con “soggettivo” non intendo “a seconda di come mi gira” ma “fondato nel soggetto”). Entrambe le realtà O e S sono reali. Per esempio la temperatura appartiene a O, il caldo e il freddo appartengono a S, ma il fatto che ci siano 40 gradi non rende il freddo che sento meno reale. La scienza studia O, il mondo delle cose con temperatura, massa e dimensione. La filosofia studia S, il mondo delle cose con interesse, significato e valore.
Distinguere la realtà in “oggettiva” e “soggettiva” è una cosa da selvaggi, ma eccetera.
OSSERVAZIONE
Mi sto dilungando.
VERITÀ
“Verità” è ciò che è in accordo con O. Questa è l’accezione di verità della scienza. “La gravità diminuisce col quadrato della distanza”: vero. “La gravità aumenta col cubo della temperatura di Abbiategrasso”: falso.
Però non si chiama “vero” solo un enunciato in accordo coi dati sperimentali, ma anche una certa interpretazione che permette di comprendere il senso di un comportamento umano. “Verità” è dunque anche ciò che rende comprensibile S. Questa è l’accezione di verità della filosofia. “L’essenza dell’essere umano è la Volontà”: vero. “L’essenza dell’essere umano è la Cura”: vero.
SCIENZA ♥ FILOSOFIA
La scienza ha bisogno della filosofia, perché se è vero che può spiegare S come effetto di O (se ho freddo con 40 gradi è perché ho la polmonite), è anche vero che O è sempre fondato su S (il concetto di temperatura deriva dalle nozioni di caldo e freddo, non viceversa). L’oggettività della scienza si fonda sulla soggettività dell’essere umano. Se si dimentica questo si rischia di pretendere che la scienza cerchi in O cose che sono in S. Cose come, per esempio, me stesso. Se uno vuole sapere cosa produce in me le sensazioni di caldo e freddo ha bisogno della scienza, ma se vuole sapere cosa significa per me avere caldo o freddo la scienza non basta, perché io, qualsiasi cosa sia, sono in S, non in O.
Ma anche la filosofia ha bisogno della scienza, perché anche se la scienza non può dirmi chi sono, può però dirmi con grande precisione chi di certo non sono: non sono il mio cervello, non sono le cellule del cervello, non sono gli atomi delle cellule e non sono nemmeno la Terra, il sistema Solare o tutto l’universo: da qui fino a dove i più potenti strumenti possono vedere non c’è nessuna traccia di me. La scienza non può dirmi chi sono, è vero, ma senza la scienza è veramente difficile che io mi renda conto fino in fondo di chi veramente non sono.
È TUTTO
Resterebbe da spiegare come sia possibile che una persona intelligente come Feynman (ha vinto un Nobel) abbia definito la filosofia “sciocchezze di basso livello”, e come sia possibile che una persona saggia come Michelstaedter (si è suicidato) abbia definito la scienza “ornamento dell’oscurità”, ma questo è un problema di cui ho già parlato in modo molto poco breve tempo fa e la cui soluzione può essere così riassunta: tracotanza.