IL PARADOSSO DEMOCRATICO

Atene, qualcosa a.C.


Ehi, ragazzi, sentite qua: facciamo votare i cittadini, così è impossibile che vada al potere un tiranno.

Geniale!


E invece non era geniale.
È il paradosso democratico: se la gente è libera di scegliere, può scegliere di rinunciare alla libertà di scegliere. Ovviamente non se ne rende conto, lei pensa di stare solo scegliendo di togliere la libertà a quelli che le stanno antipatici, solo che, togli la libertà a questo, togli la libertà a quello, prima o poi ti ritrovi che qualcuno toglie la libertà pure a te. Se tutti fossimo razionali, concordi sull’oggettività dei fatti e aperti all’idea che ogni tanto può anche succedere di avere torto, la democrazia funzionerebbe. Il problema è che ci sono anche gli stupidi.
Sì, lo so che è brutto da dire, che è considerata una cosa fascistoide e tutto quanto, ma io non sto dicendo che queste persone non dovrebbero avere il diritto di votare (questo sarebbe fascistoide), sto solo dicendo che esistono e che sono pericolose per la democrazia. Sono quelli che, quando in televisione vedono delle persone colorate in modo diverso dal solito, la prima cosa che provano è fastidio, e invece di limitarsi a spegnere la televisione, che sarebbe la cosa più semplice da fare, si procurano una scheda elettorale, una matita copiativa e vanno a votare la persona meno democratica a disposizione.
In base a uno studio pubblicato su Psychological Science (Hodson & Busseri, 2012), esiste una correlazione fra stupidità e razzismo. In particolare gli autori hanno trovato che una minore intelligenza durante l’infanzia conduce a un maggiore razzismo in età adulta. Nell’articolo si legge anche questo:

Our synthesis demonstrates that cognitive ability plays a substantial role not only in predicting prejudice, but also in predicting its potential precursors: right-wing ideologies and authoritarian value systems, which can perpetuate social inequality by emphasizing the maintenance of the status quo, and a lack of contact and experience with out-groups.

Questo è un fatto e, come tutti i fatti, non è né di “destra” né di “sinistra” né di “né di destra né di sinistra”. È solo un fatto e ogni democrazia che voglia sopravvivere dovrebbe tenerne conto. A dire la verità le democrazie ne tengono già conto, a questo dovrebbero servire cose come la rappresentanza parlamentare al posto della democrazia diretta, la divisione dei poteri, le elezioni di secondo grado e così via, solo che ultimamente gli stupidi si stanno facendo furbi.
Ovviamente non è da prendere in considerazione l’idea di impedire agli stupidi di votare, visto che salvare la democrazia distruggendo la democrazia non mi sembra una buona idea. E non vale neanche usare trucchi tipo, che so, mettere in giro la voce che votare fa venire l’autismo. Troppo comodo. Se le persone intelligenti sono veramente così intelligenti come dicono, allora devono essere in grado di sconfiggere gli stupidi senza trucchi.
Per riuscirci, tanto per cominciare, dovrebbero prendere esempio da loro. Prima di tutto: restare uniti, come si dovrebbe sempre fare quando ci si ritrova in un film dell’orrore. Invece di solito i protagonisti si separano, vanno in giro ognuno per conto suo e così vengono uccisi uno dopo l’altro. Anche se gli intelligenti trovano così appagante passare il tempo a farsi le pulci l’un l’altro, anche se magari, a volte, hanno l’impressione che sia divertente mettersi dalla parte degli stupidi e aizzarli contro gli altri intelligenti, dovrebbero invece sforzarsi di stare uniti, perché gli stupidi sono uniti. Divisi su tutto, come tutti, ma uniti come miliardi di fratelli gemelli in un unico grande scopo: distruggere la democrazia.
C’è un’altra cosa che bisognerebbe copiare dagli stupidi: lasciar perdere le argomentazioni razionali. Basta. Quest’idea che per sconfiggere un’idea sbagliata serva la razionalità è un retaggio del liberalismo ottocentesco. La razionalità funziona solo con le persone razionali, non con gli stupidi. Se con gli stupidi cerchi di confutare una stupidaggine ottieni solo l’effetto di rafforzarla, perché più una stupidaggine viene ripetuta più circola, e più circola più si sedimenta. L’autorevolezza di una stupidaggine non sta nella sua fondatezza (non ha nessuna fondatezza), ma nel numero di volte che è stata ripetuta, per questo motivo quando una persona intelligente si trova di fronte a una stupidaggine, non deve confutarla, deve solo boicottarla, far finta che non esista. Qualche volta bisogna imparare a rinunciare alla propria libertà di parola.
Terza cosa fondamentale: sfruttare il punto debole degli stupidi, che, forse vale la pena ricordarlo, è la stupidità. Gli stupidi si interessano alle elezioni solo perché sentono parlare di questioni generiche in modo approssimativo: “la vostra crisi non la paghiamo”, “aiutiamoli a casa loro”, “così tenero che si taglia con un grissino” e così via, ma se tutte le persone intelligenti che lavorano nei media, che sono la maggior parte, parlassero solo di questioni precise in modo dettagliato, gli stupidi si annoierebbero. Nessuno stupido riuscirebbe mai ad appassionarsi alla relazione inversa fra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione o alla differenza fra sunniti e sciiti, e il giorno delle elezioni se ne resterebbe a casa a giocare a tennis col gatto.
La politica deve essere una cosa noiosa.