Per chi ancora non lo sapesse, Bologna è meta di pellegrinaggio di migliaia di italiani devoti al grande ideale della Rivoluzione Proletaria. Si tratta di un viaggio iniziatico che si intraprende dopo le scuole superiori e che può prolungarsi per un periodo di tempo che va dai tre anni (laurea breve) ai settantadue (laurea asintotica), sulle orme del profeta Marx. Ogni novizio arriva in città pieno di entusiasmo, convinto di fare qualcosa di unico e irripetibile per il progresso dell’umanità, senza però sapere che la gente del posto assiste alla stessa identica messa in scena da circa mezzo secolo. È come con il raffreddore: ogni anno sai che te ne prenderai uno, ma ogni raffreddore si impegna a darti fastidio come se fosse il primo.
Le pratiche rivoluzionarie sono sempre le stesse: finanziare i birrifici Moretti, bivaccare in piazza Verdi, sfilare in corteo, sillabare proposizioni in coro, bisticciare con persone vestite da poliziotto, fingere di essere poveri, suonare male, cantare peggio e scrivere sui muri. Scrivere sui muri è da sempre una delle pratiche più in voga, non c’è niente di straordinario in questo, ciò che invece è degno di nota è che i rivoluzionari bolognesi scrivono solo sui muri della loro zona. Questo non è molto rivoluzionario. Se su una mappa di Bologna mettessimo un puntino in corrispondenza di ogni scritta su un muro, otterremmo qualcosa del genere
con il picco di densità in corrispondenza della Facoltà di Lettere e Filosofia.
Che senso ha? Scritte come LIBBERI TUTTI o PARTIGGIANO A TUTTO SPIANO dovrebbero servire a risvegliare le coscienze sopite del popolo o, se non altro, a dargli fastidio, a cosa servono se le puoi vedere solo tu e i tuoi amici? È come mettere i poster nella propria cameretta. Vuoi sovvertire l’ordine economico mondiale e non hai nemmeno voglia di andare a scrivere le tue frasi rivoluzionarie un po’ più in là? Non so, tipo a Borgo Panigale, dove magari c’è davvero qualche esemplare del famoso e leggendario popolo. Un rivoluzionario non dovrebbe essere così pigro, se no sembra che non ci tenga.
Per esempio, guarda che bei muri ci sono a Treviso
sembra che aspettino solo qualcuno che li faccia parlare. Quale posto migliore per scrivere un bel LEGA MERDA? A Treviso c’è tutto l’occorrente per fare la rivoluzione: tanti muri puliti su cui scrivere e una folla di leghisti che ci resterebbe malissimo. Secondo me, fra una manifestazione contro i costi della mensa studentesca (4,50 €) e l’occupazione di una biblioteca pubblica da adibire a sala giochi privata, ogni rivoluzionario che si rispetti dovrebbe trovare il tempo di andare a Treviso e ricoprire tutta la città di scritte.
Invece no, questi scrivono solo sui muri di Bologna, la città più accogliente e tollerante d'Italia. Muri vecchi di secoli che sanno benissimo parlare da soli.