IL MITO DELLA SCIENZA NON UFFICIALE

La scienza non ufficiale non esiste.
Lo so, è una banalità, ma purtroppo nel mondo là fuori c'è tanta gente che pensa che esista una contrapposizione fra la cosiddetta "scienza ufficiale", espressione dei Poteri Forti (sempre loro), e la "scienza non ufficiale", ridotta al silenzio perché darebbe fastidio agli interessi economici del capitalismo. Grazie Marx! Ecco l'eredità che ci hai lasciato!


Se la scienza non ufficiale non esiste, non esiste nemmeno la scienza ufficiale, per lo stesso motivo per cui non esiste, che so, il calcio ufficiale. Esiste il calcio, sport a cui chiunque può giocare, basta che abbia una palla, un campo e ventun persone. Anch'io potrei giocare se volessi, poi se sono bravo mi faranno un contratto triennale con la mia squadra del cuore (la Pro Vercelli) con la quale potrò sperare di vincere il tanto agognato 8° scudetto (dita incrociate), se invece sono scarso continuerò a giocare nel campetto dietro la chiesa di Papozze con mio fratello, Giampiero e il Bovazzi (sono tutti nomi inventati, tranne "mio fratello"). Nessuna squadra si sognerebbe mai di non far giocare Maradona, così come nessuna squadra farebbe mai giocare un tizio che finge di essere Maradona. Una cosa bella dello sport è proprio questa, che non puoi fingere di essere bravo, tutti vedono se fai gol o se incespichi nel pallone. In ambito scientifico è più o meno la stessa cosa: se un'ipotesi non è in accordo con le osservazioni viene scartata (Papozze), se invece è in accordo con le osservazioni viene approfondita e messa alla prova insieme a tante altre ipotesi concorrenti. Non esiste che un'idea buona venga scartata perché è scomoda, è come se una squadra non facesse giocare Maradona perché ha la forfora.

Probabilmente chi parla di "scienza ufficiale" si immagina la scienza come un sistema di credenze condiviso dove non è ammesso il dissenso, ma questa è la religione. Nessuna disciplina scientifica funziona così. I ricercatori non sono una comunità di persone che custodiscono una verità da tramandare, ma persone il cui lavoro è spiegare i fenomeni naturali. I ricercatori sono più o meno d'accordo sul metodo con cui procedere, il famoso metodo scientifico (che altro non è se non un trucco per aggirare i bias cognitivi del cervello umano), ma su tutto il resto si scannano.

Mia moglie Maria Paola (che in realtà non si chiama né Maria né Paola e non è nemmeno mia moglie), mi ha detto che ai congressi, quando fai il tuo intervento, i ricercatori avversari non vedono l'ora di farti a pezzi con domande bastarde per dimostrare a tutti che non hai capito niente. C'è anche qualcuno che prende la parola solo per manifestare il suo disprezzo con un lapidario "so what?". Ci sono le fazioni e i tifosi, ci sono quelli che pensano sempre di avere capito tutto e quelli che si tengono stretti i loro dati per evitare che qualcuno freghi loro l'idea. Incredibile, eh? Proprio come nel mondo reale. Ma se a uno capita fra le mani l'idea buona, la usa senza nessun problema, se è "eretica" ancora meglio, sarà più facile vincere lo scudetto.
Ovviamente nel dibattito scientifico esistono nozioni ormai assodate e ipotesi molto dibattute, ma nessuna idea viene sottoposta al vaglio del Potere. Il lavoro di ogni ricercatore viene sottoposto al vaglio dei suoi pari.

Approfondisco questo punto perché vorrei che fosse chiaro anche a Nicola (nome di fantasia). Quando un ricercatore sottopone il suo lavoro a una rivista specializzata, questa non lo farà controllare a un funzionario del Governo o a Goldman Sachs, ma lo sottoporrà molto più semplicemente a un collega dell'autore. Questo collega, in forma anonima e in modo del tutto indipendente, potrà rigettare il lavoro, proporre revisioni o approvarlo così com'è. Naturalmente può capitare che approvi un lavoro sbagliato, succede, in questo caso non mancheranno gli articoli che lo faranno notare nel modo più spiacevole possibile, ma in nessun caso può succedere che uno scarti un lavoro senza motivi validi, magari perché il suo autore appartiene alla fazione avversaria, perché in tal caso interviene l'editor della rivista. È un po' la logica garantista dei sistemi giudiziari nei paesi democratici: meglio un colpevole pubblicato, che un innocente rigettato.
Questo per dire che, se non esistono pubblicazioni sulla Terra piatta o le scie chimiche, non è perché sono idee scomode, è perché sono stronzate.
Allora perché c'è questo mito della scienza non ufficiale?

L'opinione pubblica è completamente all'oscuro degli argomenti di cui si discute in una disciplina scientifica. È normale, dopotutto non esistono trasmissioni televisive in cui si può assistere alla discussione fra un astrofisico che dice che la materia oscura è fatta di materia non barionica e un altro astrofisico che invece dice che è un effetto spiegabile modificando le leggi di Newton. Volerebbero gli schiaffi come in tutti gli altri talk show, ma pochi avrebbero voglia di capire di cosa si sta parlando.
L'opinione pubblica, però, sa che la Terra non è piatta e questa è già la base su cui costruire uno show, si tratta solo di scovare un tizio che dica che la Terra è piatta. Al mondo siamo in otto miliardi, non dovrebbe essere difficile. Che importa sapere chi sia questo tizio? L'importante è che sia uno con una spolverata di esperienza, non so, tipo un astronomo in pensione che non lavora dai tempi di Aristarco, oppure l'addetto alla pulizia dei pozzi neri dell'osservatorio di Vimercate. Magari questo tizio (chiamiamolo Maurizio Sbatacchi, un nome come un altro) si è fatto pure pubblicare degli articoli in qualcuna di quelle riviste finte in cui ti pubblicano qualsiasi cosa purché paghi. Esistono davvero, ecco un esempio.

A questo punto lo show si fa da sé: si invita in trasmissione questo professor Sbatacchi con la sua teoria "scomoda" della Terra piatta, lo si mette a confronto con un astrofisico qualsiasi che rappresenti tutta la comunità scientifica ed ecco servita la scienza non ufficiale.

Nota: Questo post è stato approvato con revisioni minori da Maria Paola.