Ci saranno sicuramente valide ragioni oggettive per impedire a due uomini di adottare figli, sposarsi, limonare per strada, salire sugli autobus e in generale per spedirli il più lontano possibile da questo sistema solare, ma queste valide ragioni oggettive non mettono al riparo chi le usa dal sospetto di essere omofobo, anzi. Chi usa queste ragioni, le usa proprio perché è omofobo. Infatti si potrebbero trovare altrettante valide ragioni oggettive per impedire a due eterosessuali di avere figli, sposarsi, limonare per strada, salire sugli autobus, eccetera, ma nessuno le cerca, e non perché non ci siano, ma perché nessuno è eterofobo.
Uno è sempre convinto di essere imparziale e oggettivo e di valutare il mondo con la mente libera da pregiudizi e antipatie, finché un giorno, per puro caso, scopre l’esistenza di valide ragioni oggettive che dimostrano la pericolosità della categoria di persone X. Da questo momento in poi gli staranno antipatiche tutte le persone X (suo malgrado), e appena potrà darà il suo sostegno (controvoglia) a chiunque abbia come obiettivo quello di spedirle il più lontano possibile da questo sistema solare (peccato).
Ma non funziona così. La verità è che uno si mette alla ricerca di valide ragioni oggettive contro la categoria di persone X, proprio perché queste persone gli stanno antipatiche, e gli stanno antipatiche prima di qualsiasi ricerca, prima di qualsiasi ragionamento, prima di tutto, molto prima, forse anche prima di nascere. La sua fobia non è la conclusione di un ragionamento, ma il presupposto. Per questo motivo non va cercata nelle argomentazioni che l’icsofobo usa, ma nelle premesse su cui quelle argomentazioni si basano, premesse che l’icsofobo dà per scontate. L’icsofobia è sempre inconsapevole.
Da questo punto di vista sono molto rivelatori gli insulti. Se A insulta B dandogli dell’X, significa che A è icsofobo. Non c’è scampo. Usare X come insulto significa considerare di per sé evidente e indiscutibile che essere X sia una cosa odiosa. Quindi: se per offendere uno gli dai del frocio sei omofobo, se gli dai del negro sei xenofobo, se gli dai del pagliaccio sei pagliacciofobo. Sì, viviamo in una società che considera i pagliacci dei patetici falliti. Invece nessuno si sognerebbe mai di dare a qualcun altro del copywriter o dell’art director, anche se forse avrebbe più senso.
Ma anche le persone che per educazione evitano accuratamente di usare la parola X sono icsofobi tanto quanto quelli che la usano come insulto. Da questo punto di vista non c’è differenza fra chi usa una parola per insultare e chi evita di usarla per buona educazione. Entrambi ritengono quella parola offensiva, dunque entrambi sono omofobi, xenofobi e pagliacciofobi.
Un esempio di tutto questo è un pezzo di intervista che ho preso tempo fa dal Gr3, dove il generale non so più chi, comandante di questo e quello, spiega perché la presenza di omosessuali nell’esercito sarebbe un problema.
Ecco come ha commentato l'intervistatore.
Uno è sempre convinto di essere imparziale e oggettivo e di valutare il mondo con la mente libera da pregiudizi e antipatie, finché un giorno, per puro caso, scopre l’esistenza di valide ragioni oggettive che dimostrano la pericolosità della categoria di persone X. Da questo momento in poi gli staranno antipatiche tutte le persone X (suo malgrado), e appena potrà darà il suo sostegno (controvoglia) a chiunque abbia come obiettivo quello di spedirle il più lontano possibile da questo sistema solare (peccato).
Ma non funziona così. La verità è che uno si mette alla ricerca di valide ragioni oggettive contro la categoria di persone X, proprio perché queste persone gli stanno antipatiche, e gli stanno antipatiche prima di qualsiasi ricerca, prima di qualsiasi ragionamento, prima di tutto, molto prima, forse anche prima di nascere. La sua fobia non è la conclusione di un ragionamento, ma il presupposto. Per questo motivo non va cercata nelle argomentazioni che l’icsofobo usa, ma nelle premesse su cui quelle argomentazioni si basano, premesse che l’icsofobo dà per scontate. L’icsofobia è sempre inconsapevole.
Da questo punto di vista sono molto rivelatori gli insulti. Se A insulta B dandogli dell’X, significa che A è icsofobo. Non c’è scampo. Usare X come insulto significa considerare di per sé evidente e indiscutibile che essere X sia una cosa odiosa. Quindi: se per offendere uno gli dai del frocio sei omofobo, se gli dai del negro sei xenofobo, se gli dai del pagliaccio sei pagliacciofobo. Sì, viviamo in una società che considera i pagliacci dei patetici falliti. Invece nessuno si sognerebbe mai di dare a qualcun altro del copywriter o dell’art director, anche se forse avrebbe più senso.
Ma anche le persone che per educazione evitano accuratamente di usare la parola X sono icsofobi tanto quanto quelli che la usano come insulto. Da questo punto di vista non c’è differenza fra chi usa una parola per insultare e chi evita di usarla per buona educazione. Entrambi ritengono quella parola offensiva, dunque entrambi sono omofobi, xenofobi e pagliacciofobi.
Un esempio di tutto questo è un pezzo di intervista che ho preso tempo fa dal Gr3, dove il generale non so più chi, comandante di questo e quello, spiega perché la presenza di omosessuali nell’esercito sarebbe un problema.
Ecco come ha commentato l'intervistatore.