LA BUCA DELL’AMORE (4)

4. IL PIANO DELLA SAGGEZZA E DELL’AMOR PROPRIO

Tenuto conto delle definizioni date (parte 3), la buca in cui ognuno vive può essere rappresentata come un segmento (NI) sul piano della saggezza e dell’amor proprio.


Sull’asse delle x è rappresentata la distanza da se stessi, cioè la saggezza, mentre sull’asse delle y, o asse dell’ego, è rappresentata la profondità dell’amore che si prova per sé. La buca dell’amor proprio è data dall’equazione

y = a(x-1)

dove x può variare da 0 a 1 (diametro della buca) e a rappresenta l’amor proprio della persona (profondità della buca). Risalendo da N verso I una persona si allontana da se stessa e allo stesso tempo soddisfa parte del suo amor proprio, cioè diventa più saggia e in un certo senso si ama di meno, anche se in realtà, a voler essere precisi, l’amore che prova per sé rimane sempre esattamente lo stesso, cioè a, e quello che diminuisce è solo il bisogno di soddisfarlo.
Mi rendo conto che non viene molto spontaneo pensare a una buca guardando un segmento. Per questo, se lo si ritiene utile, si può immaginare che NI sia la sezione di mezza buca conica e che, per visualizzare l’intera buca, si debba far ruotare questo segmento attorno all’asse delle y. In questo modo i punti del piano diventano circonferenze, le rette verticali cilindri e le rette orizzontali superfici piane. Questo dovrebbe rendere più facile pensare a una buca invece che a un triangolo ogni volta che si incontrerà la parola “buca”. Un’alternativa poteva essere quella di sostituire la parola “buca” con “triangolo”, forse era la scelta più naturale, solo che il titolo “il triangolo dell’amore” non mi convinceva.
Più a è grande più la buca è profonda e ripida, e al crescere del suo valore si passa dall’atarassia (quando è molto piccolo) all’autismo (quando è molto grande), passando attraverso l’individualismo, l’egocentrismo, il solipsismo e tutte le infinite forme di egotismo di cui l’amor proprio umano è capace. Non c’è limite alla profondità che una buca può raggiungere, ma nessuna buca può avere profondità nulla, per il semplice fatto che altrimenti non è una buca. Nessuno ha un amor proprio nullo, nemmeno Epicuro, e questo non perché gli uomini, creature corrotte dalla società, non sono in grado di ignorare i propri interessi personali a differenza di quello che fanno le amabili tarantole, così altruiste e generose, ma perché per non essere interessati a se stessi bisogna non essere umani. Se si vuole un esempio di totale e assoluta indifferenza verso se stessi bisogna prendere in considerazione qualcos’altro, per esempio un posacenere. Un posacenere non si ama per niente, però è difficile sostenere che sia una persona. Per avere un’idea delle dimensioni tipiche dell’amor proprio umano, ecco una breve lista di personaggi storici famosi e figure emblematiche

aPericle =  0.12
aMarco Aurelio = 0.28
aThomas Jefferson = 0.31
acasalinga di mezza età = 0.51
aGiuliano detto l’Apostata = 0.88
acalciatore professionista = 0.93
aFederico II di Prussia = 1.00
aAlessandro Magno = 1.73
abanale mitomane = 2.07
aNapoleone = 4.71

Si noti che l’unità di misura usata è l’amor proprio di Federico II di Prussia detto il Grande, così quando nel seguito dirò che una certa persona si ama tot, intenderò sempre dire che si ama tot Federichi II di Prussia detti i Grandi, per brevità tot e basta.
Essere umani significa amarsi, ma significa anche avere degli obiettivi. Un obiettivo caratterizzato da saggezza so è rappresentato sul piano della saggezza e dell’amor proprio da una retta verticale

x = so

con

0 ≤ so ≤ 1

Si va così dalla mera sussistenza corporea (so=0), obiettivo già superbamente realizzato al momento della nascita (N), a obiettivi con saggezza via via crescente, come mangiare, parlare, vestirsi, viaggiare, ascoltare, studiare e così via, fino ad arrivare all’obiettivo in assoluto più saggio di tutti: la cosiddetta illuminazione (so=1), unità di misura della saggezza di tutti gli obiettivi concepibili e inconcepibili, indicata in figura con I. A scanso di equivoci è bene precisare che questa non è una scala di valori, ma solo una scala di distanze dal proprio ego. Dire che studiare il campo magnetico di una pulsar è un’attività più lontana da sé che mangiare una tagliata di tonno non è un giudizio morale, ma solo una constatazione.
Ciò detto, chiamiamo “poco saggi” tutti gli obiettivi più vicini a sé che a tutto il resto (so<0.5) e “saggi” gli obiettivi più vicini a tutto il resto che a sé, o equidistanti (so≥0.5). È importante non confondere la saggezza con l’intelligenza. Un obiettivo può anche essere non particolarmente saggio, ma questo non vuol dire che sia un obiettivo stupido, magari è semplicemente un obiettivo necessario per la propria sopravvivenza, come cambiarsi i calzini. Gli obiettivi non sono mai intelligenti o stupidi, è solo chi li raggiunge che può esserlo. Va anche precisato che con “obiettivo” qui non si intende un obiettivo particolare e definito in ogni suo dettaglio, ma un insieme generale di obiettivi fra loro affini, cioè non si intende “andare in vacanza a Olbia” ma “essere in un posto diverso dal solito”. L’obiettivo particolare è solo il modo personale in cui ognuno raggiunge l’obiettivo generale: “andare in vacanza a Olbia”, “passeggiare sui Pirenei”, “invadere l’India”, eccetera. Quando una persona punta a un obiettivo cerca di raggiungerlo nel modo che più si addice alla sua situazione autoamorosa, e se è in grado di raggiungerlo lo raggiunge in un particolare momento della sua vita, momento che in generale sarà diverso dai momenti in cui lo raggiungono gli altri. Questo momento (M) che individua il raggiungimento dell’obiettivo particolare è dato dall’intersezione fra la retta dell’obiettivo generale (tratteggiata nella figura qui sotto) e la buca della persona, quindi ha coordinate

M: so, aso-a


I punti sul piano della saggezza e dell’amor proprio sono i momenti della vita delle persone, vissuti o desiderati, e ognuno di questi momenti è caratterizzato dalla saggezza dell’obiettivo raggiunto, o che si spera di raggiungere, e dalla quantità di amor proprio che resta ancora da soddisfare per uscire dalla buca. Invece la quantità aso di cui ci si è alzati dal fondo della buca è l’orgoglio personale (oo) che si ricava dal raggiungimento di un obiettivo

oo = aso

Si vede allora che gli obiettivi che danno più soddisfazione sono quelli più lontani da sé, e si vede anche che dato un certo obiettivo uguale per tutti, facile o difficile che sia, nobile o ignobile, originale o scontato, questo obiettivo rende più orgogliose le persone che si amano di più.

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