LA BUCA DELL’AMORE (5 E 6)

5. MARIO E LUIGI

Mario è nato sul pianeta Terra in un anno non bisestile di un giorno imprecisato del tardo Olocene. Ha due gambe, due braccia, due occhi, ma purtroppo per lui un solo pene. Ama divertirsi, bere in compagnia, andare in vacanza a Olbia e pensa di essere una persona veramente speciale. Sua madre conferma.

aMario = 1

Questo è l’amor proprio di Mario (si veda parte 4). Anche Luigi è nato sulla Terra, ha più o meno lo stesso tipo di organi interni ed esterni di Mario e gli stessi hobby, ma, a differenza di Mario, Luigi pensa di essere una persona ancora più speciale. Il doppio.

aLuigi = 2

Ecco Mario e Luigi sul piano della saggezza e dell’amor proprio, ognuno rappresentato dalla sua buca personale: NMarioI e NLuigiI.


Entrambi hanno un obiettivo: “essere in condizioni di confort podalico su sterrati ad alta quota”. Cioè comprarsi un paio di scarponcini da montagna

so = 0.27


Mario vorrebbe due scarponcini Quenchua da spendere poco (Q). Certo l’idea di andare in montagna con gli stessi scarponcini che ha il novantanove percento della gente, cani compresi, non gli fa per niente piacere, ma dopotutto sono solo scarponcini e l’importante è che funzionino. Quindi li compra senza pensarci troppo e ne ricava la seguente quantità di orgoglio personale

oo, Mario = so aMario

che non è male

oo, Mario = 0.27

Luigi ha invece in mente tutto un altro paio di scarponcini, perché quando ti metti un paio di scarpe queste diventano parte del tuo corpo, e chi sono io se non il mio corpo? Pensa Luigi mentre il rotolamento di migliaia di filosofi nelle rispettive tombe produce un terremoto di magnitudo 6.5 nei pressi di Berlino. Luigi ha organizzato buona parte della sua vita attorno alle scarpe: scarpe da sera, scarpe da giardinaggio, scarpe da doccia, scarpe da scarpe e così via, e ora, dopo tanti anni che lo desiderava, è finalmente riuscito a entrare in possesso di un paio di scarponcini da montagna veramente spaziali (S). Non è stato facile, ma dopo una vita di sacrifici e estenuanti ricerche su eBay si è comprato una rarissima riproduzione degli stivali lunari della missione Apollo 11, autografati da Neil Armostrong in persona e interamente ricoperti con vero pelo di Quenchua, nel senso degli indigeni peruviani. Questo lo fa sentire molto orgoglioso di sé

oo, Luigi = 0.54

talmente orgoglioso che forse non andrà nemmeno in montagna.


6. L’INTELLIGENZA SUL PIANO DELLA SAGGEZZA E DELL’AMOR PROPRIO

Al momento della nascita (N) ognuno si trova in fondo alla buca del suo amor proprio

N: 0, -a

da qualche parte sull’asse dell’ego.


Non sa perché e non sa dov’è, ma per tutta la vita cerca di fare una cosa sola: risalire, obiettivo dopo obiettivo. Sale per soddisfare il suo amor proprio, ma salendo si allontana sempre più da sé, anche se mai abbastanza.
Chiamiamo i l’intelligenza di una persona e stabiliamo che i=0 sia l’intelligenza di chi non riesce a raggiungere nessun obiettivo, nemmeno respirare, mentre i=1 l’intelligenza di chi riesce a raggiungere tutti gli obiettivi che si pone, basta che li desideri. Un cervello umano ha sempre un’intelligenza compresa fra 0 e 1, due valori limite cui può avvicinarsi indefinitamente senza mai raggiungerli. Non sapendo come siano esattamente distribuite le persone rispetto all’intelligenza, assumiamo che l’intelligenza media di un mammifero bipede più o meno eretto e non eccessivamente peloso sia i=0.5, valore attorno a cui è ragionevole pensare che i cervelli si distribuiscano in maniera grosso modo simmetrica: metà cervelli sotto la media, l’altra metà sopra. Per dare dei punti di riferimento diciamo che l’intelligenza dell’essere non umano più intelligente del mondo, che pare sia il formichiere, è i=0.1. Chi ha un’intelligenza inferiore a 0.1 si dice idiota, chi ha un’intelligenza superiore a 0.9 si dice genio. Entrambi sono casi rari, anche se i geni sembrano comunque molti meno degli idioti. Io per ora ne ho contati dieci: Euclide, Ariosto, Michelangelo, Shakespeare, Bach, Kant, Melville, van Gogh, Einstein e Schumacher. Gli idioti invece sono milioni e, per qualche motivo che non so spiegarmi, amano radunarsi tutti insieme in Piazza Verdi a Bologna. Che siano intellettualmente inferiori ai formichieri è dimostrato dal fatto che mangiano cose molto più disgustose. Questo fa capire che la distribuzione dell’intelligenza non può essere esattamente simmetrica, ma può esserlo solo in prima approssimazione.
La difficoltà intellettuale richiesta per raggiungere un obiettivo di saggezza so è la lunghezza del tratto di salita che uno deve percorrere dal fondo della buca fino al punto

M: xM, yM

il momento del raggiungimento dell’obiettivo


cioè

NM = √[(xM-xN)2+(yM-yN)2]

che sostituendo le coordinate di N e di M (parte 4) diventa

NM = so √(a2+1)

Possiamo quindi affermare che una persona con amor proprio a può raggiungere un obiettivo di saggezza so solo se la sua intelligenza i supera la difficoltà intellettuale richiesta, cioè solo se

i ≥ so √(a2+1)

Questa è la legge dell’intelligenza minima necessaria, da cui si vede che per raggiungere un obiettivo è necessaria tanta più intelligenza quanto più ci si ama, al punto che può succedere che una persona sia così innamorata di sé da non riuscire a raggiungere obiettivi alla portata di un qualsiasi formichiere.
Prendiamo per esempio Mario e Luigi (parte 5). Le loro scarpe sono sagge allo stesso modo, sono scarpe, ma per comprare quelle di Mario non serve molta intelligenza, si deve solo avere

i ≥ so √(aMario2+1)

cioè

i ≥ 0.38

In pratica è sufficiente ricordarsi di portare il portafogli e capire il senso in cui gira il tornello del centro commerciale. Invece per comprare le scarpe di Luigi ci vuole un’intelligenza superiore alla media

i ≥ 0.60

cioè un’intelligenza che non tutti hanno. Questo significa che chi ambisce alle scarpe di Neil Armstrong non è necessariamente stupido, magari è solo molto innamorato di sé. L’intelligenza di una persona è come la sua forza fisica: la salita che riesce a fare dipende dalla sua forza, ma quanto riesce ad allontanarsi da sé dipende anche da quanto la salita è ripida, cioè da quanto si ama. Più uno si ama, più tende a usare la sua intelligenza per salire nell’orgoglio invece che per distaccarsi da sé. È una questione di amor proprio, non di stupidità.
Ma cos’è esattamente la stupidità? O, meglio, cos’è che la gente intende veramente dire quando parla di stupidità? Perché mi sembra che in quanto a indeterminatezza la parola “stupidità” se la giochi alla pari con certi classici del vago e dell’arbitrio come “dignità”, “amore” e “friarielli”. E qualche volta vince.

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