LA BUCA DELL’AMORE (17)

17. IL PRURITO OSCURO

L’amor proprio è come un prurito che non passa mai. Per quanto abilmente una persona si gratti, anche spingendosi nei più remoti e dimenticati interstizi del proprio ego, ne rimane sempre un po’, quel tanto che basta per tenerla in movimento tutto il giorno, alla ricerca di sempre nuovi e più sofisticati metodi di grattamento, finché alla fine, grosso modo dopo cena, non si addormenta, a volte definitivamente. Questo prurito residuo è l’insoddisfazione. In piccole quantità è una cosa sopportabile, sgradevole ma sopportabile, ma se il prurito che rimane supera il prurito che ci si è tolti allora si cade in quello stato d’animo chiamato “frustrazione”. Le persone frustrate sono infelici, questo non stupisce, quello che invece stupisce è che molte di loro siano frustrate nonostante abbiano ottenuto più o meno tutto quello che volevano. Anzi, a volte sembra che più uno è stato abile nell’ottenere quello che voleva, più è frustrato. È il millenario paradosso del tiranno infelice: perché chi ha tutto, compresa l’intelligenza, spesso sembra più infelice di chi non ha niente?
L’insoddisfazione è la quantità di amor proprio che l’orgoglio personale non riesce a soddisfare (parte 13), cioè il dislivello che resta ancora da fare per uscire dalla buca dell’amor proprio una volta usata tutta l’intelligenza a disposizione per salire il più in alto possibile (parte 4). Per coprire questo dislivello bisognerebbe raggiungere obiettivi che non sono raggiungibili, e questo fa soffrire. Ma non tutti gli obiettivi irraggiungibili fanno soffrire allo stesso modo: ci sono obiettivi irraggiungibili che fanno soffrire molto e obiettivi irraggiungibili che fanno soffrire ancora di più. Per esempio ci sono obiettivi così lontani che uno nemmeno riesce a concepire che siano obiettivi, e quindi per lui è come se non ci fossero (parte 8), però ci sono e prudono tanto quanto i comuni obiettivi irraggiungibili, ma in modo oscuro. Il prurito oscuro è molto peggio del prurito comune, perché mentre quest’ultimo ha una causa precisa e un irraggiungibile rimedio (grattarsi dove prude), il prurito oscuro non ha causa né rimedio, prude senza che ci sia niente che prude, fa soffrire senza che si abbia almeno la consolazione di poter dare alla sofferenza il nome di sofferenza. È facile intuire che una cosa del genere può rovinare la vita a chiunque, anche a tiranni, condottieri e rock star.
Scomponiamo l’insoddisfazione (n) in una componente oscura (nO) e una componente comune (nC), la prima relativa agli obiettivi irraggiungibili inconcepibili, la seconda agli obiettivi irraggiungibili concepibili

n = nO + nC

La componente comune è il dislivello che c’è fra il momento della vita più alto che uno riesce a raggiungere (R) e il momento di un’ipotetica realizzazione dell’obiettivo concepibile più lontano (C), mentre la componente oscura è il dislivello rimanente fra C e l’impossibile uscita dalla buca dell’amor proprio (I).


Dall’equazione della buca sul piano della saggezza e dell’amor proprio (parte 4) si possono ricavare le coordinate x e y di questi momenti

R: s, a(s-1)
C: sC, a(sC-1)
I: 1, 0

dove a è l’amor proprio, s la saggezza e sC la saggezza associata all’obiettivo concepibile più lontano. Poiché per definizione

nC = yC - yR
nO = yI - yC

si ha

nC = a(sC-s)
nO = a(1-sC)

da cui, sostituendo le espressioni di s e sC precedentemente ricavate (parti 12 e 8), si ricava l’espressione delle due componenti dell’insoddisfazione in funzione dell’intelligenza (i) e dell’amor proprio

nC = a[(1-i)/√(a2+1)]
nO = a[1 - 1/√(a2+1)]

Le persone frustrate possono allora essere suddivise in due tipi: le persone frustrate in modo comune e le persone frustrate in modo oscuro, cioè le persone che soffrono perché non riescono a raggiungere gli obiettivi che vorrebbero e le persone che soffrono e basta. Queste ultime sono quelle la cui insoddisfazione oscura sovrasta l’insoddisfazione per le cose comuni di tutti i giorni

nO > nC

cioè

1 - 1/√(a2+1) > (1-i)/√(a2+1)

da cui si ricava

i > 2 - √(a2+1)

Questa è la condizione intellettuale-autoamorosa che distingue le persone oscuramente frustrate da quelle comunemente frustrate. Per capire meglio in cosa consista questa condizione, consideriamo il piano dell’amor proprio e dell’intelligenza.


Come sappiamo (parte 15) la curva rossa è il confine che separa le persone sagge (S) da quelle poco sagge. Siccome le persone poco sagge coincidono con quelle frustrate (parte 16), queste ultime stanno tutte sotto la curva rossa. La curva nera è invece il confine individuato dalla disequazione scritta sopra e separa le persone oscuramente frustrate (OF) da quelle comunemente frustrate (CF).
La prima cosa che si nota è che tutte le persone che si amano troppo, cioè più di aO, sono frustrate in modo oscuro, mentre tutte le persone che si amano poco, meno di aC, se sono frustrate lo sono in modo comune. Per trovare i valori di aO e aC basta mettere a sistema la curva nera con l’asse dell’amor proprio e con la curva della saggezza, rispettivamente

i = 2 - √(a2+1)
i = 0

i = 2 - √(a2+1)
i = 0.5 √(a2+1)

cioè bisogna risolvere le equazioni

2 - √(aO2+1) = 0
2 - √(aC2+1) = 0.5 √(aC2+1)

da cui si trova

aO = √3
aC = √7/3

Cioè aO non è altro che il limite di Alessandro Magno (parte 15) e aC è l’amor proprio di Giuliano l’Apostata (parte 4). Questo significa che tutti quelli che si amano più di Alessandro Magno non solo sono poco saggi, frustrati e infelici, ma sono anche oscuramente frustrati, cioè sono i più infelici fra gli infelici, mentre quelli che si amano meno di Giuliano l’Apostata possono essere frustrati o non frustrati, tutto dipende da quanto sono intelligenti, ma se sono frustrati lo sono in modo comune. Le persone che invece provano per sé un amore intermedio, cioè compreso fra aC e aO, hanno a disposizione tutto lo spettro di possibilità della frustrazione, e, nel caso in cui siano poco sagge, hanno più probabilità di essere frustrate in modo oscuro quanto più sono intelligenti. Questo può sembrare strano: come può una persona più intelligente di un’altra, e dunque anche più orgogliosa di sé e meno insoddisfatta, essere più frustrata? In realtà è semplice: persone che si amano allo stesso modo concepiscono lo stesso tipo di obiettivi, vivono (o vorrebbero vivere) gli stessi momenti e condividono lo stesso obiettivo concepibile più lontano. A questo obiettivo si avvicina di più chi fra loro è più intelligente. Questo potrebbe sembrare un vantaggio, invece è uno svantaggio, perché, quando non si è saggi, proprio il sentirsi più vicini alla meta è ciò che rende così difficile accettare la propria insoddisfazione e rende ancora più fastidioso quell’oscuro prurito all’ego. Più una persona frustrata è intelligente meno è insoddisfatta, ma molto più le pesa la sua insoddisfazione.
Il fatto che una persona sia frustrata in modo oscuro non significa però che se ne stia tranquilla in disparte a disperarsi silenziosamente per i fatti suoi. Anzi, chi si sente frustrato nonostante tutti i suoi più o meno riconosciuti successi personali tende a ricercare le cause della sua frustrazione fuori da sé: c’è chi incolpa gli altri, chi incolpa il cosiddetto sistema, chi incolpa la sfortuna e chi, la maggior parte, incolpa tutte e tre le cose insieme. Lo spiacevole risultato di tutto questo è che queste persone, purtroppo, si lamentano. Mentre chi è frustrato perché si rende conto dei propri limiti tende a non farne parola con nessuno, per lo stesso motivo per cui nessuno parla volentieri dei propri insuccessi, chi si sente frustrato senza vederne il motivo si lamenta in continuazione, si lamenta di tutto e con tutti, è un professionista del lamentarsi. Per cui si ha l’apparente paradosso che mentre i frustrati comuni soffrono oscuramente, i frustrati oscuri soffrono apertamente, ripetutamente e per tutto il santo giorno. Non c’è sorriso di circostanza che possa fermarli.

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