SCHUMAMBULANZA

Dopo sei anni di processo (ben centodieci se si considera il sistema binario) si è finalmente chiusa la causa sulla sonata per violino e pianoforte in Re minore op. 121 di Robert Schumann, che ha visto contrapposti il signor Giangiacomo Bixio e la Croce Rossa. Quest’ultima, in base alla sentenza della corte suprema della seconda sezione penale di Forum, è stata ritenuta colpevole di aver diffuso in pubblico la suddetta sonata senza autorizzazione, senza citare la fonte e senza abito da sera, per un numero di volte così grande che le stime più prudenti quantificano in “a bizzeffe”. Pertanto la Croce Rossa dovrà pagare un risarcimento di un milione e centodieci mila euro (nel sistema decimale) al signor Bixio, quale detentore dei diritti d’autore di tutte le opere di Schumann, essendone il parente più prossimo secondo il seguente albero genealogico


La Croce Rossa, in barba a tutte le leggi sul diritto d’autore, ha diffuso per anni la musica di Schumann in tutte le strade del mondo e per di più a un volume assurdamente alto. Le prove? Basta ascoltare la famosa sirena delle ambulanze



La somiglianza con la prima battuta dell'ultimo movimento della sonata op. 121 è impressionante.


Se poi viene messa in loop non ci sono più dubbi.



Si tratta di un plagio grossolano, reso appena meno evidente dalla deformazione acustica dovuta all’effetto Doppler. Tra parentesi, anche i discendenti di Christian Andreas Doppler stanno pensando di fare causa alla Croce Rossa.
I legali di quest’ultima hanno più volte sottolineato che si è sempre trattato di riproduzioni senza fini di lucro. Ah ah ah, è stata la risposta degli avvocati del signor Bixio, i quali hanno dalla loro prove pesanti come banconote. Nessuno nega l’importanza della Croce Rossa nel dare soccorso ai malati, ma il fatto che uno sia malato non lo autorizza certo ad ascoltare musica gratis. Per non parlare dell’enorme danno d’immagine: quando a un concerto si esegue Schumann, la gente si butta di lato con le quattro frecce.
Siccome l’esistenza di una legge non è sufficiente di per sé a tutelare le prerogative dei cittadini, Giangiacomo Bixio ha saggiamente depositato a suo tempo i diritti delle opere di Schumann presso la SIAE (Stupid Interposers, Accustomed to Excrement). Se non l’avesse fatto, forse non sarebbe stato possibile dimostrare la sua lontana parentela con la famiglia Schumann (in fondo discendiamo tutti da un’unica cellula primordiale, no?) e ottenere il giusto risarcimento, così se adesso qualcuno volesse ascoltare Schumann a sbafo, magari comodamente sdraiato su una barella, non dovrebbe far altro che gettarsi in un fiume.
A proposito, il signor Bixio detiene anche i diritti sul gettarsi in un fiume, visto che era l’hobby preferito di Schumann. Chiunque voglia tentare regolarmente il suicidio deve prima versare una quota di 15 € per la liberatoria.