LA BARBA DI ENGELS

E ora veniamo a Engels, è arrivato il suo turno. Per chi non lo sapesse, Engels è quel filosofo con la barba che sembra una scopa di saggina.


E non una scopa di saggina qualsiasi, ma una scopa di saggina coi baffi. Il problema di Engels è presto detto: come si fa a prendere sul serio un filosofo con una barba così? Certo, non è che il suo pensiero filosofico fosse molto meglio. Per farsi un'idea consiglio di leggere "Dialettica della natura", è disponibile a questo link.
In questo lavoro Engles applica il materialismo dialettico alla scienza 😆. Sul serio, non sto scherzando. Engels prende le seguenti tre "leggi" di derivazione Hegeliana:

1) Legge della trasformazione della quantità nella qualità e vice versa,
2) Legge della compenetrazione degli opposti,
3) Legge della negazione della negazione,

e poi dice che si applicano non solo a tutta l'evoluzione della storia umana in tutti i suoi aspetti 😂, ma anche ai fenomeni naturali, quindi sono valide anche per la fisica teorica 🤣.
"Sono valide", testuali parole:

the dialectical laws are really laws of development of nature, and therefore are valid also for theoretical natural science.

Ciò lo porta a fare alcune scoperte sensazionali.
Per esempio, nel capitolo sull'evoluzione sostiene che gli uomini non sono fondamentalmente diversi da tutti gli altri mammiferi. Se i cani non parlano, dice Engels, è solo perché non hanno le corde vocali, mica perché non sono in grado di farlo.
Nell'introduzione dice di avere la certezza (ripeto "la certezza", tipica categoria scientifica) "che la materia rimane eternamente la stessa in tutte le sue trasformazioni, che nessuno dei suoi attributi potrà mai andare perduto e quindi che [...] in qualche altro tempo e in qualche altro luogo dell'universo essa produrrà di nuovo il fenomeno della mente pensante". La certezza...
A un certo punto prova anche a spiegare il paradosso di Olbers: come fa il cielo notturno a essere buio, se, come si pensava al tempo, l'universo è statico e infinito? Vai Engels, spiegacelo: "la luce decresce in intensità con il quadrato della distanza" (giusto!) "e raggiunge un punto in cui diventa invisibile" (sbagliato) 🙃.
Certo, è facile fare questi errori quando ti appassioni da matti a un sistema filosofico e pretendi di applicarlo a qualsiasi cosa, dall'economia mondiale al bricolage. Anch'io ho fatto lo stesso errore con Schopenhauer quando avevo diciassette anni. E poi, siamo onesti, tanti filosofi del passato, anche molto più stimati di Engels, hanno detto delle stupidaggini su come funziona la natura. Le cose che dice Engels possono suonare ridicole al giorno d'oggi, ma ai suoi tempi non c'erano ancora stati Galileo e Newton, che ne poteva sapere lui del metodo scientifico? Per esempio, mica rimproveriamo Aristotele perché diceva che l'etere oppone resistenza alla propagazione della luce e oltre un certo spessore diventa opaco. No, aspetta, questo è sempre Engels.
Comunque, il vero motivo per cui è difficile prendere sul serio Engels non sono le cose che dice, ma quella barba assurda. Rivediamola insieme.


Ora prova a immaginare Engels mentre mangia il latte coi biscotti.
Mette i brividi, vero? Quali residui di cibo possono nascondersi in una barba del genere? Forse Engels la usava per i periodi difficili, come la gobba dei cammelli. Una barba così farebbe già impressione ai giorni nostri, figuriamoci con gli standard igienici che c'erano nell'Ottocento. Secondo me lì dentro c'era un allevamento di vongole.
In confronto a una barba così, la pretesa di spiegare la Natura con le leggi di Hegel passa in secondo piano. Avesse anche scritto le cose più intelligenti del mondo (e non le ha scritte), una barba del genere getterebbe su di loro un'inquietante ombra di ridicolo.
"Eh, ma anche Einstein è tutto spettinato con la lingua di fuori, eppure...", un momento. Primo, Einstein ha fatto tutte le sue scoperte geniali prima dei trentacinque anni, cioè quando si pettinava; secondo, Einstein ha solo l'aspetto di un vecchietto spettinato, non è la versione elegante di Chewbacca.
Se Engels fosse un attore, uno stilista, un lottatore di wrestling, ok, non ci sarebbe niente da dire, questa è gente che lavora con la propria immagine, ma in teoria è un filosofo. Come può un grande pensatore, uno che ci si immagina preso da profondissimi ragionamenti sull'umanità e l'universo, dedicare una frazione significativa della propria vita alla cura dei peli che gli crescono sulla faccia? Perché una barba così porta via un sacco di tempo, devi lavarla, pettinarla, pareggiarla non la puoi trascurare. Se l'abbandoni a se stessa, dopo tre giorni non hai più una barba, hai un nido di pterodattili. L'impegno che richiede una barba del genere non è compatibile con l'essere un grande pensatore.
Un'altra possibilità è che Engels in realtà non dedicasse molto tempo alla barba, ma se la sistemasse solo per le grandi occasioni: le foto, i ritratti, il pranzo di Pasqua dai suoceri eccetera, e per il resto del tempo la lasciasse proliferare selvaggiamente, ma questo significa che per tutto il resto della sua vita Engels se ne andava in giro con la testa infilata in un cespuglio di peli puzzolenti. In poche parole significa essere pazzi. 
Comunque la si voglia mettere, le caratteristiche "barba assurda" e "grande pensatore" non possono convivere nella stessa persona. Potrebbero solo nel caso in cui Engels avesse scritto trattati di questo tipo:


In tutti gli altri casi un filosofo con quella barba è una persona non credibile, è come un centometrista con la panza, un medico che fuma, un prete che bestemmia, Luigi di Maio.
Poi magari un giorno parlerò anche della barba di Marx.