Mi piace quando i commentatori politici descrivono Trump con i tradizionali criteri della politica: strategie, idee, obiettivi... trovo che sia ottima satira. In realtà, essendo Trump uno psicopatico, andrebbe descritto con i criteri della psichiatria. Non è una battuta, non è un insulto, non è un’esagerazione, è solo una descrizione obiettiva: Trump è una persona con un disturbo mentale e questo disturbo si chiama psicopatia:
“Disturbo della personalità caratterizzato da una combinazione di comportamenti interpersonali, affettivi e antisociali, tra cui senso di superiorità, egocentrismo, falsità, povertà affettiva, mancanza di empatia o rimorso, irresponsabilità, impulsività e tendenza a violare le norme sociali”.
È una definizione di Robert Hare, il papà della psicopatia (nel senso che è il primo ad averla definita in modo preciso, non il primo ad averla avuta).
So che alcuni si arrabbiano se associ un disturbo mentale ai comportamenti di uno stronzo, mi dispiace, ma questo non cambia il fatto che Trump sia uno psicopatico. Non lo dico io, eh, che non varrebbe niente visto che non sono un esperto di disturbi mentali (a parte i miei), lo hanno detto frotte di psichiatri e psicologi, per esempio i 27 autori della famosa raccolta di saggi “The Dangerous Case of Donald Trump”.
So anche che viene sempre detto che non è possibile diagnosticare disturbi mentali a distanza senza parlare direttamente con il disturbato, eppure Kent Kiehl (di cui dirò tra poco) lo ha fatto a grande distanza spazio-temporale con Charles Guiteau, l’assassino ottocentesco del Presidente James Garfield, e siccome Guiteau è morto da più di un secolo e non ci sono milioni di persone che lo adorano, nessuno si è lamentato. Come dice Kiehl, nel caso di una persona molto nota di cui è facile reperire informazioni biografiche, è possibile fare una diagnosi di psicopatia a distanza. Trump non solo è molto noto, ma è addirittura ancora vivo; sono stati scritti centinaia di libri su di lui, alcuni anche da stretti collaboratori e parenti, per non parlare della vasta letteratura autobiografica che lui stesso ha prodotto sotto forma di tweet e trueeth, facendo sfoggio di tutto il suo interesse per la verità e della sua grande sensibilità umana.
Questo per dire che, anche se la deontologia professionale vieterebbe le diagnosi a distanza, nel caso della psicopatia queste diagnosi sono comunque attendibili; deontologicamente scorrette, ma attendibili.
Quindi, siccome volevo saperne di più sul modo di ragionare dell’uomo a capo dell’esercito più potente del mondo e avente l’autorità esclusiva di usare a suo indiscriminato piacere un intero arsenale nucleare, ho deciso di comprare il libro “The Psychopath Whisperer” di (appunto) Kent Kiehl. Chissà, mi sono detto, dopotutto io non so niente di psicopatici, magari sotto sotto sono persone carine.
Le prime due righe del libro:
“Fatto: il 25% dei detenuti nelle carceri di massima sicurezza è psicopatico”.
OK.
Kent Kiehl è uno dei massimi esperti mondiali di psicopatici (ha fatto il dottorato con il summenzionato Robert Hare) e le sue ricerche consistono principalmente nel valutare il grado di psicopatia dei più pericolosi criminali e poi scansionargli il cervello per vedere se quello degli psicopatici funziona come quello dei non psicopatici. Sembrerebbe di no, ma su questo c’è dibattito.
Non c’è invece dibattito sul metodo con cui oggi si accerta la psicopatia (traduco direttamente dal libro di Kiehl):
“La checklist creata dal professor Hare è lo strumento che usiamo sul campo per valutare la psicopatia. Contiene 20 criteri che individuano i tratti essenziali dello psicopatico [...]. Questi tratti vengono valutati sulla base dell’intera vita dell’individuo e in tutti gli ambiti della sua esistenza [...] a casa, al lavoro, a scuola, con la famiglia, con gli amici e nelle relazioni sentimentali.
Ognuno di questi venti criteri viene valutato come segue: 0, il criterio non descrive il soggetto in questione; 1, il criterio descrive il soggetto solo in parte; 2, il criterio descrive il soggetto in maniera evidente nella maggior parte degli aspetti della sua vita.
Il punteggio totale va da 0 a 40: per chi ottiene un punteggio maggiore o uguale di 30 c’è la diagnosi clinica di psicopatia”.
Divertente!
Allora vediamo che punteggio fa Trump in una scala psicopatica da 0 a 40!
Sia chiaro, qui non si stabilisce se Trump sia uno psicopatico o no, questo è già stato stabilito dalla moltitudine di professionisti di cui sopra, qui si cerca solo di capire che cosa significa di preciso dire che il Presidente degli Stati Uniti è uno psicopatico.
Un’ultima precisazione prima di iniziare: Kent Kiehl non è tra gli studiosi che hanno detto che Trump è uno psicopatico; il suo libro che sto citando risale al 2014, quando tutti pensavamo che cose come Trump potessero succedere solo nei paesi ex sovietici o in Italia. Che io sappia, Kiehl non ha mai rilasciato nessuna dichiarazione pubblica su Trump, zero, né in bene né in male, il che è sicuramente segno di un comportamento deontologicamente molto corretto.
Ora possiamo finalmente iniziare il nostro gioco. 🎉
1.
LOQUACITÀ E FASCINO SUPERFICIALE
Per chi è minimamente al corrente di tutte le peripezie di Trump, penso basti il titolo di questo primo criterio della checklist per appioppargli subito 2 meritatissimi punti, ma cerchiamo di essere rigorosi: i giochi o si fanno bene o non si fanno.
Allora, Kiehl dice che una tipica caratteristica degli psicopatici è che ti bombardano di parole, in modo caotico ma con grande energia, riuscendo anche a sembrare arguti e piacevoli. Mi rendo conto che associare le parole “arguto” e “piacevole” agli sproloqui di Trump faccia la stessa impressione dei cetriolini nel caffelatte, ma non possiamo dimenticare che questi sproloqui sono piaciuti a 77 milioni di persone; esistono anche loro. Dunque è fuori discussione che Trump riesca ad esercitare un grande fascino su tantissima gente.
Riguardo alla loquacità, Trump è da sempre noto per i suoi interminabili discorsi senza capo né coda pieni di battute, aneddoti, invettive e improvvisazioni comiche in cui passa continuamente di palo in frasca per semplice associazione di idee, e da quando è a capo di un gigantesco movimento politico (stavo per dire “setta di sciroccati”) ha modo di esibirsi in queste sue performance quasi ogni giorno davanti a una o più telecamere. Chi ha dei dubbi su quale punteggio meriti, è pregato di aprire YouTube e ascoltarsi, come ho fatto io, qualche migliaio di questi discorsi.
Punti: 2.
2.
SENSO DI SUPERIORITÀ
Lo screenshot che ho messo all’inizio del post è solo uno degli infiniti esempi dello spropositato senso di superiorità di Trump, ed è un tweet che ha scritto quando era ancora un privato cittadino e non aveva nessun bisogno di raccogliere consensi. Poi, come sia possibile che uno che si vanta in quel modo venga amato invece che preso a sassate, è un profondissimo mistero di questo universo che, a volte, mi tiene sveglio la notte.
I suoi account social e le sue interviste pre e post presidenziali sono piene di esempi in cui si vanta di quanto è intelligente, di quanto è bravo, di quando è qualsiasi cosa gli venga in mente, e una cosa che tutti hanno notato è che Trump non dice mai semplicemente di essere uno che si piazza bene in un determinato campo della vanità umana, ma dice sempre e immancabilmente di essere il migliore.
“Mi intendo di droni più di chiunque altro”.
“Conosco i tribunali meglio di qualsiasi essere umano sulla Terra, OK?”
“Io capisco la forza di Facebook forse meglio di quasi chiunque”.
“Nessuno nella storia di questo Paese ha mai saputo così tanto di infrastrutture quanto Donald Trump” (sì, sta parlando di sé in terza persona).
“Senti, io mi intendo di energie rinnovabili più di qualsiasi altro essere umano sulla Terra”.
Può bastare?
Sono tutte citazioni raccolte in un vecchio articolo del Washington Post dal significativo titolo “I massimi esperti in diversi campi secondo Trump, la maggior parte dei quali è Trump”.
Giusto l’altro giorno ho visto un’intervista televisiva degli anni Novanta o giù di lì, quindi ben prima che fosse in politica, in cui gli veniva chiesto quale fosse il miglior libro che abbia mai letto: ha risposto “The Art of the Deal”. Indovina chi ha scritto “The Art of the Deal”? Esatto.
Punti: 2.
3.
BISOGNO DI STIMOLAZIONE E TENDENZA AD ANNOIARSI
Dice Kiehl che gli psicopatici si annoiano con grande facilità e questo li porta ad andare male a scuola, sul lavoro e nei rapporti umani; non perché siano stupidi (la psicopatia non ha niente a che fare con l’intelligenza e uno psicopatico può benissimo essere molto intelligente, benché non sia questo il caso), ma perché si distraggono.
Già il fatto che Trump si addormentasse durante il suo processo penale a New York non è male. Dopo di che ci sono tutte le testimonianze di chi ha avuto a che fare con lui in privato. Per esempio Tony Schwartz, il tizio che gli ha scritto “The Art of the Deal”, in un’intervista al New Yorker dice:
“È impossibile farlo concentrare su qualsiasi argomento che non sia la sua autocelebrazione per più di qualche minuto, e anche in quel caso... [...] È impossibile immaginarlo mentre presta attenzione a qualcuno per molto tempo”.
Oppure Gary Cohn, che è stato direttore del Consiglio Economico Nazionale durante la prima amministrazione Trump, dice:
“È peggio di quanto possiate immaginare... Trump non legge niente, nemmeno un promemoria di una pagina, nemmeno dei brevi rapporti di sintesi, niente. Si alza in mezzo alle riunioni con i leader mondiali perché si annoia”.
Ce ne sarebbero tante altre di queste descrizioni, ma ne cito solo ancora una abbastanza divertente perché è di Trump stesso; proviene dalla sua autobiografia del 1990 “Surviving at the Top”:
“Mi annoio troppo facilmente, la mia soglia di attenzione è molto bassa”.
Punti: 2.
È una mia impressione o non sta andando benissimo?
4.
PSEUDOLOGIA FANTASTICA
Bella questa espressione, vero? Sembra quasi un complimento. Kiehl sceglie invece più prosaicamente il termine “mendacità”, ma il tratto della personalità che descrive è lo stesso: non è il semplice mentire, ma è l’abitudine a sparare balle a raffica spesso senza motivo e senza preoccuparsi che siano facilmente smentibili. Gli psicopatici non mentono come gli altri: per gli altri mentire è un’opzione, per gli psicopatici è il modo normale di comunicare.
Trump è un maestro della pseudologia fantastica, gli va riconosciuto, in confronto Berlusconi era Piero Angela. Se dovessi elencare tutte le balle che Trump ha detto e scritto, non mi solleverei da questa tastiera per i prossimi 79 anni. Basti pensare che ha rotto il fact-checking. Non so se ti ricordi, ma prima del 2016 il giornalismo anglosassone era famoso per fare le pulci ai discorsi dei politici, segnalando tutte le imprecisioni e le falsità. Facile quando queste costituivano un insieme finito! Con Trump è diventato presto evidente che questo non era più possibile: se Trump parla per un’ora, ci vuole almeno un’ora di fact-checking, anzi molto di più, perché smontare una balla richiede molto più tempo che dirla (questo potrebbe essere un enunciato del secondo principio della termodinamica).
Ci sono stati anche dei pazzi del Washington Post che hanno provato a contare tutte le balle nei discorsi di Trump: in quattro anni sono arrivati a contarne 30573, circa 21 al giorno. Ci pensi? 21 balle al giorno! E questo solo nei discorsi pubblici, poi ci sono tutte quelle che racconta in privato. Tu quante balle dici in un giorno? Io non credo di arrivare a una al mese.
Sarebbe bello stare qua ore e ore a ricordare le più belle balle di Trump, alcune sono anche divertenti, ma mi tratterrò. Ne cito solo una che ha raccontato di recente in un discorso in Pennsylvania. È solo un piccolo e innocuo aneddoto, ma è perfetto perché esemplifica molto bene la tipica balla da psicopatico: non necessaria, facilmente smentibile.
L’aneddoto è questo: Trump racconta che la buonanima di suo zio, che lavorava al MIT, ha avuto tra i suoi studenti Ted Kaczynski, meglio noto come Unabomber; udita questa incredibile coincidenza, Trump chiede allo zio che tipo di studente fosse questo Kaczynski, e lo zio gli risponde che era davvero molto bravo, tanto che andava in giro a correggere tutti gli altri studenti; fine della storia.
Carina, vero? Peccato che questo zio di Trump sia morto nel 1985, mentre l’identità di Unabomber è stata scoperta solo nel 1996; e ancor più peccato che Ted Kaczynski non abbia mai frequentato l’università in cui insegnava lo zio di Trump.
Come fa uno a inventarsi una roba del genere?
Io sono qui con i 2 psycho punti già pronti, ma diamo retta a quello che ci ha detto Kent Kiehl più sopra: i punti vanno dati guardando l’intera vita del candidato psicopatico, non solo un aspetto; se il criterio della checklist si riferisce solo a un aspetto della vita, bisogna assegnare un solo punto.
E allora guardiamola questa vita!
Mary Trump, sua nipote, ha pubblicato un libro di memorie di famiglia in cui dice che Trump era abituato a mentire fin da giovane. Maryanne Trump, sua sorella, in una registrazione diffusa dal Washington Post, dice che non si può credere alle cose che dice suo fratello, si lamenta della sua falsità e racconta che ha sempre mentito riguardo alla sua ammissione all’università, visto che si è fatto fare il test da un altro.
Mi fermo qui perché mi piacerebbe mantenere questo post sotto i sei volumi.
Punti: 2.
5.
TRUFFE E MANIPOLAZIONI
Per quanto riguarda la sua vita da imprenditore e politico ci sono tutte le condanne e le sanzioni ricevute sia a livello civile che penale che gli fanno già guadagnare un punto; non sto a fare l’elenco perché si trova tutto banalmente su Wikipedia. Vediamo invece se è un truffatore/manipolatore anche nella vita privata.
Oltre al finto test di ammissione menzionato dalla sorella e ad altre cose noiose legate all’eredità di famiglia, c’è il golf: un semplice hobby che alla fine non conta niente e dove non c’è nessun motivo di imbrogliare.
Come si sa, Trump è un grande appassionato di golf, ed essendo ricco e potente ha sempre avuto la possibilità di invitare chi gli pare a giocare con lui: Oscar De La Hoya, Alice Cooper, Samuel L. Jackson e altri. Fin qui tutto ok, anch’io se fossi ricco e potente inviterei a casa mia Nanni Moretti per giocare a Scarabeo. La cosa interessante è che tutte le celebrità che ho citato (e non solo loro) hanno rivelato che Trump bara. Proprio così: ha la fortuna di poter giocare al suo gioco preferito con i suoi idoli e li imbroglia.
“Trump non si limita a barare a golf, ma bara come i classici truffatori da strada con le tre carte. Lancia la palla, la spinge col piede e la sposta. Mente anche sulle sue stesse bugie. Imbroglia, pasticcia e fa quello che gli pare”.
Punti: 2.
6.
MANCANZA DI RIMORSI E DI SENSI DI COLPA
Non esiste nessuna dichiarazione pubblica in cui Trump si sia mai scusato con qualcuno o abbia detto di sentirsi in colpa per averlo insultato o messo in pericolo, due cose che invece fa abbastanza spesso. Per esempio, una cosa tra le tante, nel momento in cui sto scrivendo ha già fatto affondare tre barche di presunti narcotrafficanti uccidendo 17 persone. Erano davvero narcotrafficanti? Boh? Magari sì, difficile dirlo se non c’è stato un processo. Si chiamano omicidi extragiudiziari e Trump, non solo non ha nessun problema a commissionarli, ma se ne vanta pure.
Per quel che riguarda la vita privata, non sono invece riuscito a trovare nessuno che menzioni in modo preciso la sua mancanza di rimorsi o di sensi di colpa. Chiunque abbia avuto a che fare con lui e non sia (più) sul suo libro paga, lo descrive più o meno sempre invariabilmente come un pezzo di merda, ma questo non basta per ottenere il secondo punto. Qui bisogna essere professionali.
Punti: 1.
7.
SUPERFICIALITÀ AFFETTIVA
In tutti i suoi comportamenti e i suoi discorsi pubblici è sempre palese che Trump non prova nessun sentimento di affetto per nessuno. Raramente nomina qualche suo familiare e quando lo fa il risultato è quasi sempre imbarazzante. Per esempio quando parla di suo figlio Barron, l’unica cosa che riesce a dire è che è molto alto, fine. Sembra che non sappia nient’altro di lui. Ha detto talmente tante volte che Barron è alto che viene quasi il dubbio che gli dia fastidio.
Invece con sua figlia Ivanka si è sempre prodigato in tantissimi complimenti sul suo aspetto fisico, ma forse questo non è esattamente affetto paterno.
La sua prima moglie, in un’intervista televisiva, descrive Trump come uno che non si è mai occupato molto dei figli:
“Voleva bene ai suoi figli, ma non era proprio quel tipo di padre che li portava a fare un giro nel parco col passeggino o che giocava a pallone con loro o cose del genere”.
Cioè non era il tipo di padre che faceva il padre. Molto probabilmente l’unica cosa che gli piaceva del fare il padre era la parte del concepimento.
Se ho capito bene, però, con questo termine “superficialità affettiva” non ci si riferisce solo alla superficialità nell’amore per mogli, figli e parenti vari, ma a tutto lo spettro delle emozioni umane. Dice Kiehl che gli psicopatici non sanno provare in modo genuino nessun tipo di sentimento: gioia, dispiacere, ansia, niente.
A questo riguardo non ho trovato nessuna informazione precisa. Inoltre, ora che ci penso, c’è un sentimento che Trump riesce a provare in modo molto profondo e sincero: rancore.
Punti: 1.
8.
INSENSIBILITÀ E MANCANZA DI EMPATIA
Su questo punto il repertorio pubblico trumpiano è molto ricco e di alta qualità. Cito solo un episodio recente particolarmente significativo. Come saprai, un po’ di tempo fa, durante un incontro con gli studenti di un college, è stato assassinato un influencer maghiano che Trump ha definito suo grande amico e per lui come un figlio. Wow, un’espressione di affetto!
Il giorno dopo l’omicidio, fuori dalla Casa Bianca, un giornalista gli fa le condoglianze e gli chiede come si sente dopo avere subito un così grave lutto. Trump risponde sbrigativamente “molto bene”, come se gli avessero chiesto come ha dormito, e subito cambia discorso:
“E tra l’altro, lì potete vedere tutti i camion; hanno appena iniziato a costruire la nuova sala da ballo della Casa Bianca”.
Vale la pena vedere il video perché merita, sembra il famoso meme “Oh no... anyway”.
Anche nella sua vita privata ci sono varie testimonianze di questa insensibilità. Mary Trump racconta che quando suo padre, cioè il fratello di Trump, stava morendo in ospedale, Trump ha preferito andare al cinema invece che stare con lui. Conoscendo il tipo, probabilmente non è neanche vero che è andato al cinema, magari era a casa a guardare la televisione.
Punti: 2.
9.
TENDENZA A SFRUTTARE GLI ALTRI
Un’altra caratteristica degli psicopatici è che si appoggiano molto sugli altri ma poi si vantano di avere fatto tutto da soli.
Com’è noto, Trump si vanta sempre di essere uno che si è fatto da solo, dicendo di avere ricevuto da suo padre solo un “piccolo” prestito iniziale di un milione di dollari. In realtà è stato ampiamente documentato che ha costruito il suo famoso impero finanziario non grazie al suo acume negli affari, ma grazie all’acume negli affari di suo padre, che per decenni gli ha trovato accordi, procurato collaborazioni eccetera, e che lo ha aiutato economicamente con centinaia di milioni di dollari, legalmente e illegalmente, fino a quando è vissuto.
Trump sfrutta tutte le persone che ha intorno indiscriminatamente, in questo è davvero inclusivo: ci sono gli appaltatori edili che si lamentano di non essere stati pagati, c’è lo scultore che gli ha fatto dei meravigliosi elefanti kitsch per il suo casinò che si lamenta di non essere mai stato pagato, c’è l’imprenditrice pubblicitaria che si lamenta di essere stata pagata solo a metà (stesso link degli imprenditori edili) e c’è il già citato ghostwriter di “The Art of the Deal” nella già citata intervista al New Yorker che invece è stato pagato, ma si lamenta che Trump parla del libro come se lo avesse scritto davvero lui. Questa è una cosa che ho visto fare a tante persone nella mia vita e davvero non l’ho mai capita: c’è gente che non solo dice di avere fatto il lavoro di un altro, ma poi riesce persino a crederci. Per me è un superpotere.
Punti: 2.
10.
MANCANZA DI AUTOCONTROLLO
Mamma mia che fatica... non pensavo fosse così difficile il lavoro di Kent Kiehl.
Sono praticamente infinite le volte in cui Trump ha perso il controllo davanti alle telecamere: quando maltratta i giornalisti che gli fanno delle domande che non gli piacciono o quando, preso dalla foga, minaccia di fare arrestare questo o quello perché hanno detto cose poco carine nei suoi confronti. A quanto pare questi comportamenti ai suoi estimatori piacciono.
A tutto questo si aggiungono le altrettanto infinite testimonianze delle sfuriate che fa in privato: i piatti lanciati contro il muro, gli assistenti che gli fanno ascoltare le sue canzoni preferite per calmarlo, le minacce di far giustiziare i collaboratori per tradimento eccetera.
Però (c’è un però) va detto che in pubblico non si è mai lasciato scappare parolacce razziste, cosa che negli Stati Uniti sarebbe considerata grave come qui in Italia bestemmiare. In privato le usa, è stato riportato da più persone (e.g.), ma in pubblico non se ne è mai lasciata sfuggire neanche una. È strano che faccia questo sforzo, perché a questo punto io credo che non ci sia niente che lo possa mettere in cattiva luce agli occhi dei suoi fan, nemmeno denudarsi in mondovisione e infilarsi un gattino vivo nel sedere, però è segno che un minimo di autocontrollo ce l’ha.
Bravo.
Punti: 1.
11.
COMPORTAMENTI SESSUALI PROMISCUI
Qui dico una cosa sola: Stormy Daniels.
Anzi ne dico due: Stormy Daniels e Jeffrey Epstein.
Punti: 2.
12.
PROBLEMI COMPORTAMENTALI GIOVANILI
Nel solito “The Art of the Deal” Trump stesso racconta (cioè Tony Schwartz racconta) che a sette anni ha dato un pugno in faccia al suo insegnante di musica perché secondo lui non sapeva niente, ed è sempre Trump che in un’intervista dice che da ragazzo gli è sempre piaciuto fare a cazzotti, cosa confermata anche da compagni di classe e vicini di casa del tempo: veniva messo talmente spesso in punizione dalla scuola che i compagni chiamavano le punizioni con le sue iniziali: “DTs”.
Una cosa che fa capire bene che testa di cazzo dovesse essere Trump da giovane (anche da giovane), è che a un certo punto, a 13 anni, suo padre decide di mandarlo via di casa e lo spedisce in un collegio militare. Qui, racconta Trump, veniva picchiato ogni volta che si comportava male. Anche tu trovi così piacevole quest’ultima frase? Puoi rileggerla quante volte vuoi.
Punti: 2.
13.
MANCANZA DI OBIETTIVI REALISTICI A LUNGO TERMINE
Un’altra dote di Trump è proprio quella di porsi obiettivi irrealistici, tipo vincere il Nobel per la pace, vincere un Emmy, vendere 2 milioni di copie del suo gioco da tavolo chiamato (indovina un po’) Trump: The Game, conquistare la Groenlandia eccetera, quindi verrebbe da dargli almeno un punto, ma siccome ci sono anche molti obiettivi irrealistici che poi ha realizzato, tipo diventare Presidente, nessuno può escludere che in futuro riesca a realizzare anche gli altri.
Punti: 0.
14.
IMPULSIVITÀ
Qui la faccio corta perché persino quelli che lo hanno votato dicono che Trump parla e agisce senza pensare troppo: un giorno è amico di Putin, il giorno dopo lo minaccia; un giorno il Covid è innocuo, il giorno dopo si vanta di avere sconfitto un terribile flagello; un giorno si commuove parlando della letterina d’amore ricevuta da Kim Jong-un, il giorno dopo dice che è un ciccione; a volte non bisogna nemmeno aspettare un giorno, a volte dice una cosa e poi il suo opposto all’interno della stessa frase.
Poi naturalmente c’è sempre la solita vagonata di testimoni diretti che raccontano increduli quanto quest’uomo prenda le decisioni completamente a cazzo: ex Segretario di Stato, ex Capo di Gabinetto, nipote:
“Donald è oggi più o meno com’era a tre anni: [...] incapace di regolare le sue emozioni, moderare le sue risposte o assimilare e sintetizzare le informazioni”.
L’aneddoto che io preferisco è quello del suo ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale che gli faceva sparire i documenti dalla scrivania prima che li vedesse, in modo che non potesse prendere decisioni affrettate; cioè esattamente quello che uno farebbe se a capo dello Stato ci fosse Abraham Lincoln.
Punti: 2.
Mi piacerebbe telefonare a Kent Kiehl e chiedergli se per caso non si possono dare 3 punti.
15.
INAFFIDABILITÀ
Qui vale più o meno lo stesso discorso di prima: è già tutto alla luce del sole e ci sono le testimonianze di tutti quelli che lo sputtanano, quindi userei questo spazio non per fare un elenco di esempi (cosa che lascio per esercizio), ma per rispondere a un’obiezione che sento aleggiare: “tutti i collaboratori o i parenti di Trump che hanno scritto un libro per sputtanarlo, sono persone che per un motivo o per l’altro gli portano rancore, quindi non sono obiettive”.
È possibile, ma questa è un’obiezione che si può ritorcere contro chi la fa: quanti collaboratori o parenti rancorosi di Biden, Obama o Bush hanno scritto un libro per far sapere al mondo che persona orribile fosse l’oggetto del loro rancore? Nessuno. Eppure anche Biden, Obama e Bush hanno avuto Segretari di Stato, consiglieri, avvocati, sorelle, nipoti eccetera. C’è qualche libro di critica politica, ma non ci sono libri che descrivono in modo coerente e pressoché concorde tutti i tratti di un disturbo mentale. Nel caso di Trump questi libri sono centinaia.
Comunque sono 2 punti.
16.
INCAPACITÀ DI ASSUMERSI LA RESPONSABILITÀ DELLE PROPRIE AZIONI
Il clima di violenza politica negli USA degli ultimi anni è colpa della sinistra radicale, il ritardo nell’affrontare la pandemia era colpa dell’OMS, non essere riuscito a fare la riforma sanitaria è stata colpa dei suoi senatori, se le borse crollano è colpa della FED o dell’amministrazione precedente, la sconfitta alle elezioni 2020 è stata colpa dei leggendari brogli elettorali (non serve il link, vero?). Qui di seguito riporto quello che ha scritto Barbara Res, sua collaboratrice per 18 anni, nel suo libro (ti pareva) di memorie “Tower of Lies”:
“Incolpava gli altri dei suoi fallimenti, non si assumeva mai le sue responsabilità e si prendeva sempre i meriti degli altri”.
Punti: 2.
17.
MOLTI MATRIMONI
Non so se tre matrimoni possono essere considerati molti, sicuramente si poteva fare meglio (Elizabeth Taylor si è sposata otto volte), però non sono neanche pochi. Poi sappiamo tutti che, se Trump non fosse Presidente, in questo momento sarebbe già sposato con una quarta moglie di sedici anni.
Punti: 1.
18.
DELINQUENZA GIOVANILE
Come visto più sopra, da giovane era uno da cui stare alla larga, però non è mai stato coinvolto in crimini veri e propri, per quelli bisogna aspettare l’età adulta.
Punti: 0.
19.
REVOCA DELLA CONDIZIONALE
Questo è un criterio che non si applica, visto che Trump non è mai stato in carcere. È un criterio importante perché fa capire per quale motivo ci si è impegnati così tanto a definire e misurare in modo preciso la psicopatia: perché gli psicopatici sono recidivi. È pericoloso farli uscire di prigione.
Punti: 0.
20.
VERSATILITÀ CRIMINALE
Finalmente siamo arrivati alla fine!
Qui è facile, basta leggere la qualifica tecnica dell’illecito o del reato di tutti i processi civili e penali che Trump ha perso: “frode”, “distrazione di fondi”, “diffamazione”, “aggressione sessuale”, “falsificazione di documenti”. Non male, eh? Io aggiungerei anche la voce “omicidio”, perché di questo si tratta quando, al di fuori delle leggi del tuo Stato (giuste o sbagliate che siano), decidi di tua iniziativa di uccidere una persona in barca.
Punti: 2.
Bene. Il punteggio totale di Trump è di 30 punti: per un pelo!
Per confronto, il punteggio medio dei detenuti (psicopatici e non psicopatici) nei penitenziari di massima sicurezza, dove ci sono assassini e stupratori, è 22, mentre il punteggio medio di un maschio nordamericano è 4.
Ciò significa che se il Presidente degli Stati Uniti fosse un detenuto, molto probabilmente la commissione per la libertà vigilata gli negherebbe la condizionale, visto che
“Fatto: gli psicopatici hanno una probabilità sei volte maggiore rispetto agli altri criminali di commettere nuovi reati dopo essere stati scarcerati”.