UNA VITA SENZA EMOTICON

Io sono cresciuto senza emoticon. Non perché sia vecchio, conosco molte persone ben più vecchie di me, alcune ancora vive, ma perché sono un po’ conservatore.
Per esempio ho fatto parte di quella categoria di persone che si vantavano di non avere il cellulare e ostentavano disprezzo per tutti quelli che ce l’avevano. Ho seguito tutto il percorso: le occhiatacce a chi telefonava in pubblico, l’indignazione per la sciatteria degli sms, le crociate contro le suonerie musicali e così via. Ora ho sette cellulari, uno per ogni nota della scala diatonica.
Ho fatto la stessa cosa con internet, sono andato avanti per anni col mio Olivetti M24 senza modem né hard disk, guardando dall’alto in basso tutti gli altri. Sbandieravo il fascino spartano del monitor monocromatico, lodavo la purezza del Dos e la comodità dei floppy disk da cinque pollici, “tanto io”, dicevo con boria, “quando mi serve un programma, me lo faccio”. In questo modo, quando ormai tutti i miei amici si facevano una cultura coi siti porno, io cercavo disperatamente di programmarmi una vagina in GW-Basic.
Quando sono arrivate le emoticon, sono rimasto completamente spiazzato. La prima, l’ho vista in uno scambio di sms con un’amica a proposito di non so più che cosa. A un certo punto lei mi scrive:

sei uno scemo :P

Era la prima volta che qualcuno mi dava dello scemo, in genere la gente mi insulta con delle perifrasi. Ma soprattutto che voleva dire “due punti P”? Era un refuso? Un saluto in codice? L’iniziale del suo nome? E se sì, da quando Francesca si scriveva con la “P”?

scusa francesca, posso chiamarti?

preferirei di no ;)

In realtà la gente non era improvvisamente diventata diretta e sincera, come avevo inizialmente pensato, ma aveva solo trovato un modo sbrigativo per dire quello che pensava senza doversi sforzare di dirlo in modo simpatico. Per esempio, “:)” significa “in realtà sto scherzando e quello che ho appena detto, qualsiasi cosa sia, non va preso alla lettera, inoltre dovresti immaginarti una battuta spiritosa, grazie”.
Dopo un po’ ho deciso che l’idea mi piaceva. Mi sembrava che le emoticon fossero una grande invenzione, una specie di scudo morale contro ogni tipo di ripercussione permalosa, oltre che un notevole risparmio di tempo. Già immaginavo tutte le ore che avrei potuto finalmente dedicare alla lettura dei classici dopo aver detto alla gente quello che pensavo:

Il tuo alito sa di fogna. (occhiolino)

Sei una piattola merdosa. (linguaccia)

Crepa! (sorrisetto)

Sfortunatamente ho scoperto a mie spese che le emoticon funzionano solo nei dialoghi scritti.