SEGNALI DI VITA INTELLIGENTE

LA BUCA DELL’AMORE (9)

9. GLI ORIZZONTI DEL RAGGIUNGIBILE E DEL CONCEPIBILE

L’illuminazioncina verso cui ogni persona tende, sia che la chiami “illuminazione” sia che la chiami “vicesindaco di Cogoleto”, non è altro che il suo obiettivo concepibile più lontano (parte 8). Tenuto conto che il momento della sua tanto agognata quanto impossibile realizzazione è un punto sulla retta della buca dell’amor proprio (parte 4), le coordinate di questo momento sul piano della saggezza e dell’amor proprio sono

x = sC
y = a(1 - sC)

dove a è l’amor proprio della persona e sC la saggezza del suo obiettivo concepibile più lontano. Sostituendo sC con la sua espressione in funzione di a, si può scrivere

x = 1/√(a2+1)
y = a[1 - 1/√(a2+1)]

da cui si ricava l’equazione dell’orizzonte degli obiettivi concepibili

y = (x-1) √(1/x2 - 1)

cioè la curva su cui giacciono i momenti della realizzazione degli obiettivi concepibili più lontani per tutti i possibili valori dell’amor proprio. In maniera analoga si ricava l’equazione dell’orizzonte degli obiettivi raggiungibili per una certa intelligenza i

y = (x-1) √(i2/x2 - 1)

Le rette nella figura che segue rappresentano cinque buche dell’amor proprio con diverse profondità (a=0.5, 1, 1.5, 2 e 2.5) intersecate dall’orizzonte degli obiettivi concepibili (linea blu) e da quello degli obiettivi raggiungibili per un’intelligenza di riferimento i=0.63 (linea rossa).


I due orizzonti dividono il piano in tre regioni: la regione del raggiungibile (R), quella del concepibile irraggiungibile (CI) e quella dell’inconcepibile (I). La vita di una persona è un insieme di momenti disposti lungo la salita della buca del suo amor proprio: i momenti che stanno a destra della linea rossa non saranno mai vissuti da chi vive in quella buca e non ha un’intelligenza superiore a 0.63, mentre i momenti che sono al di là anche della linea blu non saranno mai nemmeno desiderati, indipendentemente dall’intelligenza che uno ha. Ognuno vive nella sua buca personale, amorevolmente profonda o poco profonda, e il tratto di salita per lui più importante è sempre quello compreso fra l’orizzonte del raggiungibile e l’orizzonte del concepibile, dove risiedono tutte le sue ambizioni frustrate, cioè tutti i momenti che vorrebbe vivere ma che non potrà mai vivere e verso i quali, proprio per questo, srotola e risrotola continuamente la maggior parte dei suoi progetti. Alle persone piace molto di più dedicarsi a quello che non possono raggiungere che a quello che hanno a portata di mano. Si osservi di sfuggita che i tratti di buca contenuti in R hanno tutti la stessa lunghezza, così come quelli in CI, ma in figura sembrano diversi solo perché, per comodità, un’unità di saggezza è stata rappresentata molto più grande di un’unità di amore.
Dalla figura si vede anche che più si scende in profondità nell’amor proprio più gli orizzonti del raggiungibile e del concepibile si avvicinano all’asse dell’ego, tanto che un obiettivo che è inconcepibile per un qualsiasi Luigi (a=2) può essere tranquillamente raggiungibile per un Mario (a=1) sufficientemente intelligente (parte 5). In particolare questo è vero per tutti gli obiettivi con saggezza (so) nell’intervallo

0.45 < so < 0.71


Devo farti vedere una cosa eccezionale.

Scusa, Luigi, non ho molto tempo.

Ecco qua!

Cos’è?

Ti piace?

Molto.

È un berretto.

Sul serio?

Sì.

Bello.

Questa è la visiera coi pannelli solari, questa è la copertura di stagnola per proteggersi dai raggi cosmici e questo è il sacchetto impermeabile per le emergenze.

Che emergenze?

Nel caso sulla Luna non ci fosse la toilette.

Ho capito.

È il berretto di Louis Armstrong.

Neil Armstrong.

Questo non lo so. Tu che fai di bello?

Frequento un corso di sommelier.

Ah, mi spiace.

In che senso?

Spero non sia contagioso.


Più una persona è immersa negli abissi del suo amor proprio più i suoi orizzonti sono ristretti, cioè meno riesce ad allontanarsi da sé o anche solo a concepire l’idea che si possa allontanare. Inoltre all’aumentare dell’amor proprio l’orizzonte del concepibile tende a sovrapporsi all’orizzonte del raggiungibile. Per rendersene conto basta considerare l’intervallo di saggezza fra il raggiungibile e l’inconcepibile

∆s = sC - sR

cioè

∆s = (1-i) / √(a2+1)

e osservare che, tenuta fissa l’intelligenza, ∆s tende al suo estremo superiore quando l’amor proprio tende ad annullarsi

lima→0 ∆s = 1-i

e tende ad annullarsi quando l’amor proprio tende all’infinito

lima→∞ ∆s = 0

Ci sono quindi due tipi di persone che riescono a raggiungere quasi tutto quello che concepiscono (∆s≈0): le persone molto intelligenti (i≈1) e le persone che si amano molto (a»1), anche se ci riescono per due motivi completamente diversi.

IL PARTY

LA BUCA DELL’AMORE (7 E 8)

7. TEOREMA

Non esiste nessun Buddha.

Dimostrazione.
Probabilmente Siddharta è esistito, non ho motivo di metterlo in dubbio, almeno sulla base delle conoscenze storiche in mio possesso a questo riguardo, le quali possono essere grosso modo così riassunte: non ne so niente. Però di sicuro non ha mai raggiunto l’illuminazione, né lui né nessun altro. Questo può essere facilmente dimostrato.
L’illuminazione è per definizione l’obiettivo più saggio di tutti

so = 1

Le coordinate del momento I della sua realizzazione sul piano della saggezza e dell’amor proprio (parte 4) sono

I: 1, 0

e sono le stesse per tutti, sia che uno si ami poco (a=0.5), tanto (a=1.5) o tantissimo (a=2.5).


A differenza di quello che succede per gli altri obiettivi qui non ci sono infinite possibili illuminazioni, ognuna col suo corredo di accessori più o meno metafisici e col suo residuo di amor proprio da soddisfare. L’illuminazione è una sola ed è il punto in cui tutte le buche si incontrano, il punto più alto di ogni buca dal quale uno potrebbe finalmente guardare fuori e vedere com’è il mondo senza di sé. Applicando la legge dell’intelligenza minima necessaria (parte 6) nel caso so=1, si vede che per raggiungere l’illuminazione serve un’intelligenza

i ≥ √(a2+1)

cioè, essendo l’amor proprio sempre maggiore di 0,

i > 1

Ora, siccome l’intelligenza umana assume solo valori compresi fra 0 e 1, estremi esclusi, ciò significa che l’illuminazione è un obiettivo irraggiungibile, da cui segue che chiunque indichi la strada verso illuminazioni, salvezze e sopraelevazioni metafisiche di qualsiasi genere, o è un ciarlatano o è un illuso. In entrambi i casi è meglio stargli alla larga.


8. OBIETTIVI IRRAGGIUNGIBILI E OBIETTIVI INCONCEPIBILI

A voler essere precisi non solo la cosiddetta illuminazione non è raggiungibile, ma non è nemmeno concepibile. Prima di dimostrarlo bisogna però precisare quali sono gli obiettivi inconcepibili e spiegare perché sono tali.
A questo proposito consideriamo una generica persona con intelligenza i e amor proprio a, e chiamiamo sR la saggezza associata al suo obiettivo raggiungibile più lontano. Dal punto di vista di questa persona tutti gli obiettivi si dividono in obiettivi raggiungibili

so ≤ sR

e obiettivi irraggiungibili

so > sR

a seconda che la loro saggezza so sia più piccola o più grande di quella dell’obiettivo più lontano raggiungibile. Siccome sR è la massima distanza da sé cui una persona può arrivare, la difficoltà intellettuale necessaria per raggiungere questo obiettivo deve essere pari a tutta la sua intelligenza

i = sR √(a2+1)

quindi

sR = i / √(a2+1)

Naturalmente il fatto che alcuni obiettivi siano irraggiungibili non è certo sufficiente a impedire a una persona di volerli comunque raggiungere. In fondo ognuno vive a contatto con altre persone e in particolare con le persone a lui simili in quanto ad amor proprio, cioè persone con cui è in grado di intendersi nell’uso di espressioni come “salita faticosa”, “parecchia strada” o “essere arrivati”, e con le quali può veramente dire di sentirsi “sulla stessa barca”, anche se sarebbe più corretto dire “nella stessa buca”, quindi concepisce i loro stessi obiettivi e spera di raggiungerli nello stesso loro modo. Le persone si capiscono quando si somigliano, e si somigliano quando si amano allo stesso modo, non quando sono intelligenti allo stesso modo. Si dice che per capirsi sia importante “avere cose in comune”, ed è vero, solo che queste “cose in comune” sono gli obiettivi e il modo in cui si vuole raggiungerli, cioè i momenti della vita che uno ritiene importanti (parte 4). Così, per esempio, se prendiamo una persona che ha dedicato tutta la vita a realizzare il suo grande sogno di avere in garage una Ferrari (usata) e nel letto una sedicenne (gonfiabile), e le mettiamo davanti l'esempio di qualcuno con sogni simili ai suoi ma con molto più successo (Ferrari appena comprate e sedicenni vere, o viceversa), può succedere che questa persona finisca anche lei col desiderare di diventare un giorno, non dico Presidente del Consiglio, ma perlomeno vicesindaco di Cogoleto, senza però riuscirci. L’amore per sé c’è tutto, come nel caso del suo più illustre simile, quello che le manca è l’intelligenza.
Non tutti gli obiettivi irraggiungibili sono però irraggiungibili nello stesso senso. Ci sono obiettivi che uno non raggiunge perché non è abbastanza intelligente e obiettivi che non riuscirebbe a raggiungere nemmeno se avesse un’intelligenza disumana (i=1). Questi ultimi sono gli obiettivi inconcepibili, cioè quegli obiettivi che una persona non raggiunge perché nemmeno li considera obiettivi. Magari sa che ci sono, forse conosce persino qualcuno che ne parla, ma lei non immagina che siano obiettivi, pensa solo che siano cose che ogni tanto, chissà perché, a qualcuno capitano. Un po’ come le malattie.
Chiamata sC la saggezza associata all’obiettivo concepibile più lontano, gli obiettivi inconcepibili sono tutti quelli con saggezza

so > sC

dove sC è ricavabile nello stesso modo di sR imponendo i=1

sC = 1 / √(a2+1)

sC è dunque la distanza da sé che segna il confine fra ciò che uno concepisce e ciò che l’amor proprio gli impedisce di concepire, cioè il punto dove è convinto che la sua buca finisca e ci sia la tanto agognata uscita. Un’uscita che ognuno immagina un po’ a modo suo: per qualcuno è un conto in banca infinito, per qualcun altro è un’equazione che racchiude tutto l’universo, per qualcun altro ancora è un albero di fico con sopra la scritta “exit”, ma che per tutti rappresenta l’irraggiungibile obiettivo di tutta una vita. Infatti se si confrontano le espressioni di sR e sC si vede che vale sempre

sR < sC

cioè l’obiettivo concepibile più lontano è sempre irraggiungibile, il che significa che tutte le persone del mondo, nessuna esclusa, ambiscono ad almeno un obiettivo che non potranno mai raggiungere. Essendo poi l’amor proprio sempre maggiore di 0, si ha anche

sC < 1

cioè l’illuminazione è un obiettivo non solo irraggiungibile ma anche inconcepibile.
Quella che le persone chiamano comunemente “illuminazione”, e magari immaginano di perseguire vestendosi in modo eccentrico e astenendosi dal mangiare bistecche, è in realtà un’altra cosa, una cosa che ha anch’essa il pregio di essere irraggiungibile, ma pur sempre un’altra cosa. Ogni essere umano punta alla sua piccola e personalissima “illuminazione”, l’unica che è in grado di concepire e che in generale è diversa da tutte le piccole e personalissime illuminazioni degli altri. Per questo sarebbe meglio non parlare mai di “illuminazione”, ma di “illuminazioncina”.
Questo è un risultato che onestamente non mi piace, ma purtroppo bisogna accettare l’evidenza.

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VOI SIETE QUI

LA BUCA DELL’AMORE (5 E 6)

5. MARIO E LUIGI

Mario è nato sul pianeta Terra in un anno non bisestile di un giorno imprecisato del tardo Olocene. Ha due gambe, due braccia, due occhi, ma purtroppo per lui un solo pene. Ama divertirsi, bere in compagnia, andare in vacanza a Olbia e pensa di essere una persona veramente speciale. Sua madre conferma.

aMario = 1

Questo è l’amor proprio di Mario (si veda parte 4). Anche Luigi è nato sulla Terra, ha più o meno lo stesso tipo di organi interni ed esterni di Mario e gli stessi hobby, ma, a differenza di Mario, Luigi pensa di essere una persona ancora più speciale. Il doppio.

aLuigi = 2

Ecco Mario e Luigi sul piano della saggezza e dell’amor proprio, ognuno rappresentato dalla sua buca personale: NMarioI e NLuigiI.


Entrambi hanno un obiettivo: “essere in condizioni di confort podalico su sterrati ad alta quota”. Cioè comprarsi un paio di scarponcini da montagna

so = 0.27


Mario vorrebbe due scarponcini Quenchua da spendere poco (Q). Certo l’idea di andare in montagna con gli stessi scarponcini che ha il novantanove percento della gente, cani compresi, non gli fa per niente piacere, ma dopotutto sono solo scarponcini e l’importante è che funzionino. Quindi li compra senza pensarci troppo e ne ricava la seguente quantità di orgoglio personale

oo, Mario = so aMario

che non è male

oo, Mario = 0.27

Luigi ha invece in mente tutto un altro paio di scarponcini, perché quando ti metti un paio di scarpe queste diventano parte del tuo corpo, e chi sono io se non il mio corpo? Pensa Luigi mentre il rotolamento di migliaia di filosofi nelle rispettive tombe produce un terremoto di magnitudo 6.5 nei pressi di Berlino. Luigi ha organizzato buona parte della sua vita attorno alle scarpe: scarpe da sera, scarpe da giardinaggio, scarpe da doccia, scarpe da scarpe e così via, e ora, dopo tanti anni che lo desiderava, è finalmente riuscito a entrare in possesso di un paio di scarponcini da montagna veramente spaziali (S). Non è stato facile, ma dopo una vita di sacrifici e estenuanti ricerche su eBay si è comprato una rarissima riproduzione degli stivali lunari della missione Apollo 11, autografati da Neil Armostrong in persona e interamente ricoperti con vero pelo di Quenchua, nel senso degli indigeni peruviani. Questo lo fa sentire molto orgoglioso di sé

oo, Luigi = 0.54

talmente orgoglioso che forse non andrà nemmeno in montagna.


6. L’INTELLIGENZA SUL PIANO DELLA SAGGEZZA E DELL’AMOR PROPRIO

Al momento della nascita (N) ognuno si trova in fondo alla buca del suo amor proprio

N: 0, -a

da qualche parte sull’asse dell’ego.


Non sa perché e non sa dov’è, ma per tutta la vita cerca di fare una cosa sola: risalire, obiettivo dopo obiettivo. Sale per soddisfare il suo amor proprio, ma salendo si allontana sempre più da sé, anche se mai abbastanza.
Chiamiamo i l’intelligenza di una persona e stabiliamo che i=0 sia l’intelligenza di chi non riesce a raggiungere nessun obiettivo, nemmeno respirare, mentre i=1 l’intelligenza di chi riesce a raggiungere tutti gli obiettivi che si pone, basta che li desideri. Un cervello umano ha sempre un’intelligenza compresa fra 0 e 1, due valori limite cui può avvicinarsi indefinitamente senza mai raggiungerli. Non sapendo come siano esattamente distribuite le persone rispetto all’intelligenza, assumiamo che l’intelligenza media di un mammifero bipede più o meno eretto e non eccessivamente peloso sia i=0.5, valore attorno a cui è ragionevole pensare che i cervelli si distribuiscano in maniera grosso modo simmetrica: metà cervelli sotto la media, l’altra metà sopra. Per dare dei punti di riferimento diciamo che l’intelligenza dell’essere non umano più intelligente del mondo, che pare sia il formichiere, è i=0.1. Chi ha un’intelligenza inferiore a 0.1 si dice idiota, chi ha un’intelligenza superiore a 0.9 si dice genio. Entrambi sono casi rari, anche se i geni sembrano comunque molti meno degli idioti. Io per ora ne ho contati dieci: Euclide, Ariosto, Michelangelo, Shakespeare, Bach, Kant, Melville, van Gogh, Einstein e Schumacher. Gli idioti invece sono milioni e, per qualche motivo che non so spiegarmi, amano radunarsi tutti insieme in Piazza Verdi a Bologna. Che siano intellettualmente inferiori ai formichieri è dimostrato dal fatto che mangiano cose molto più disgustose. Questo fa capire che la distribuzione dell’intelligenza non può essere esattamente simmetrica, ma può esserlo solo in prima approssimazione.
La difficoltà intellettuale richiesta per raggiungere un obiettivo di saggezza so è la lunghezza del tratto di salita che uno deve percorrere dal fondo della buca fino al punto

M: xM, yM

il momento del raggiungimento dell’obiettivo


cioè

NM = √[(xM-xN)2+(yM-yN)2]

che sostituendo le coordinate di N e di M (parte 4) diventa

NM = so √(a2+1)

Possiamo quindi affermare che una persona con amor proprio a può raggiungere un obiettivo di saggezza so solo se la sua intelligenza i supera la difficoltà intellettuale richiesta, cioè solo se

i ≥ so √(a2+1)

Questa è la legge dell’intelligenza minima necessaria, da cui si vede che per raggiungere un obiettivo è necessaria tanta più intelligenza quanto più ci si ama, al punto che può succedere che una persona sia così innamorata di sé da non riuscire a raggiungere obiettivi alla portata di un qualsiasi formichiere.
Prendiamo per esempio Mario e Luigi (parte 5). Le loro scarpe sono sagge allo stesso modo, sono scarpe, ma per comprare quelle di Mario non serve molta intelligenza, si deve solo avere

i ≥ so √(aMario2+1)

cioè

i ≥ 0.38

In pratica è sufficiente ricordarsi di portare il portafogli e capire il senso in cui gira il tornello del centro commerciale. Invece per comprare le scarpe di Luigi ci vuole un’intelligenza superiore alla media

i ≥ 0.60

cioè un’intelligenza che non tutti hanno. Questo significa che chi ambisce alle scarpe di Neil Armstrong non è necessariamente stupido, magari è solo molto innamorato di sé. L’intelligenza di una persona è come la sua forza fisica: la salita che riesce a fare dipende dalla sua forza, ma quanto riesce ad allontanarsi da sé dipende anche da quanto la salita è ripida, cioè da quanto si ama. Più uno si ama, più tende a usare la sua intelligenza per salire nell’orgoglio invece che per distaccarsi da sé. È una questione di amor proprio, non di stupidità.
Ma cos’è esattamente la stupidità? O, meglio, cos’è che la gente intende veramente dire quando parla di stupidità? Perché mi sembra che in quanto a indeterminatezza la parola “stupidità” se la giochi alla pari con certi classici del vago e dell’arbitrio come “dignità”, “amore” e “friarielli”. E qualche volta vince.

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE

LA BUCA DELL’AMORE (4)

4. IL PIANO DELLA SAGGEZZA E DELL’AMOR PROPRIO

Tenuto conto delle definizioni date (parte 3), la buca in cui ognuno vive può essere rappresentata come un segmento (NI) sul piano della saggezza e dell’amor proprio.


Sull’asse delle x è rappresentata la distanza da se stessi, cioè la saggezza, mentre sull’asse delle y, o asse dell’ego, è rappresentata la profondità dell’amore che si prova per sé. La buca dell’amor proprio è data dall’equazione

y = a(x-1)

dove x può variare da 0 a 1 (diametro della buca) e a rappresenta l’amor proprio della persona (profondità della buca). Risalendo da N verso I una persona si allontana da se stessa e allo stesso tempo soddisfa parte del suo amor proprio, cioè diventa più saggia e in un certo senso si ama di meno, anche se in realtà, a voler essere precisi, l’amore che prova per sé rimane sempre esattamente lo stesso, cioè a, e quello che diminuisce è solo il bisogno di soddisfarlo.
Mi rendo conto che non viene molto spontaneo pensare a una buca guardando un segmento. Per questo, se lo si ritiene utile, si può immaginare che NI sia la sezione di mezza buca conica e che, per visualizzare l’intera buca, si debba far ruotare questo segmento attorno all’asse delle y. In questo modo i punti del piano diventano circonferenze, le rette verticali cilindri e le rette orizzontali superfici piane. Questo dovrebbe rendere più facile pensare a una buca invece che a un triangolo ogni volta che si incontrerà la parola “buca”. Un’alternativa poteva essere quella di sostituire la parola “buca” con “triangolo”, forse era la scelta più naturale, solo che il titolo “il triangolo dell’amore” non mi convinceva.
Più a è grande più la buca è profonda e ripida, e al crescere del suo valore si passa dall’atarassia (quando è molto piccolo) all’autismo (quando è molto grande), passando attraverso l’individualismo, l’egocentrismo, il solipsismo e tutte le infinite forme di egotismo di cui l’amor proprio umano è capace. Non c’è limite alla profondità che una buca può raggiungere, ma nessuna buca può avere profondità nulla, per il semplice fatto che altrimenti non è una buca. Nessuno ha un amor proprio nullo, nemmeno Epicuro, e questo non perché gli uomini, creature corrotte dalla società, non sono in grado di ignorare i propri interessi personali a differenza di quello che fanno le amabili tarantole, così altruiste e generose, ma perché per non essere interessati a se stessi bisogna non essere umani. Se si vuole un esempio di totale e assoluta indifferenza verso se stessi bisogna prendere in considerazione qualcos’altro, per esempio un posacenere. Un posacenere non si ama per niente, però è difficile sostenere che sia una persona. Per avere un’idea delle dimensioni tipiche dell’amor proprio umano, ecco una breve lista di personaggi storici famosi e figure emblematiche

aPericle =  0.12
aMarco Aurelio = 0.28
aThomas Jefferson = 0.31
acasalinga di mezza età = 0.51
aGiuliano detto l’Apostata = 0.88
acalciatore professionista = 0.93
aFederico II di Prussia = 1.00
aAlessandro Magno = 1.73
abanale mitomane = 2.07
aNapoleone = 4.71

Si noti che l’unità di misura usata è l’amor proprio di Federico II di Prussia detto il Grande, così quando nel seguito dirò che una certa persona si ama tot, intenderò sempre dire che si ama tot Federichi II di Prussia detti i Grandi, per brevità tot e basta.
Essere umani significa amarsi, ma significa anche avere degli obiettivi. Un obiettivo caratterizzato da saggezza so è rappresentato sul piano della saggezza e dell’amor proprio da una retta verticale

x = so

con

0 ≤ so ≤ 1

Si va così dalla mera sussistenza corporea (so=0), obiettivo già superbamente realizzato al momento della nascita (N), a obiettivi con saggezza via via crescente, come mangiare, parlare, vestirsi, viaggiare, ascoltare, studiare e così via, fino ad arrivare all’obiettivo in assoluto più saggio di tutti: la cosiddetta illuminazione (so=1), unità di misura della saggezza di tutti gli obiettivi concepibili e inconcepibili, indicata in figura con I. A scanso di equivoci è bene precisare che questa non è una scala di valori, ma solo una scala di distanze dal proprio ego. Dire che studiare il campo magnetico di una pulsar è un’attività più lontana da sé che mangiare una tagliata di tonno non è un giudizio morale, ma solo una constatazione.
Ciò detto, chiamiamo “poco saggi” tutti gli obiettivi più vicini a sé che a tutto il resto (so<0.5) e “saggi” gli obiettivi più vicini a tutto il resto che a sé, o equidistanti (so≥0.5). È importante non confondere la saggezza con l’intelligenza. Un obiettivo può anche essere non particolarmente saggio, ma questo non vuol dire che sia un obiettivo stupido, magari è semplicemente un obiettivo necessario per la propria sopravvivenza, come cambiarsi i calzini. Gli obiettivi non sono mai intelligenti o stupidi, è solo chi li raggiunge che può esserlo. Va anche precisato che con “obiettivo” qui non si intende un obiettivo particolare e definito in ogni suo dettaglio, ma un insieme generale di obiettivi fra loro affini, cioè non si intende “andare in vacanza a Olbia” ma “essere in un posto diverso dal solito”. L’obiettivo particolare è solo il modo personale in cui ognuno raggiunge l’obiettivo generale: “andare in vacanza a Olbia”, “passeggiare sui Pirenei”, “invadere l’India”, eccetera. Quando una persona punta a un obiettivo cerca di raggiungerlo nel modo che più si addice alla sua situazione autoamorosa, e se è in grado di raggiungerlo lo raggiunge in un particolare momento della sua vita, momento che in generale sarà diverso dai momenti in cui lo raggiungono gli altri. Questo momento (M) che individua il raggiungimento dell’obiettivo particolare è dato dall’intersezione fra la retta dell’obiettivo generale (tratteggiata nella figura qui sotto) e la buca della persona, quindi ha coordinate

M: so, aso-a


I punti sul piano della saggezza e dell’amor proprio sono i momenti della vita delle persone, vissuti o desiderati, e ognuno di questi momenti è caratterizzato dalla saggezza dell’obiettivo raggiunto, o che si spera di raggiungere, e dalla quantità di amor proprio che resta ancora da soddisfare per uscire dalla buca. Invece la quantità aso di cui ci si è alzati dal fondo della buca è l’orgoglio personale (oo) che si ricava dal raggiungimento di un obiettivo

oo = aso

Si vede allora che gli obiettivi che danno più soddisfazione sono quelli più lontani da sé, e si vede anche che dato un certo obiettivo uguale per tutti, facile o difficile che sia, nobile o ignobile, originale o scontato, questo obiettivo rende più orgogliose le persone che si amano di più.

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