FACILE COME BERE UN BICCHIER D’ACQUA

Dopo una giornata faticosa, mi piace rilassarmi con un bel bicchier d’acqua. Bere il bicchier d’acqua è una delle poche cose che mi rilassano, forse l’unica, perché è facile, molto più facile che rubare le caramelle a un bambino, checché se ne dica. Così, appena ho un po’ di tempo libero, quaranta minuti o anche solo quattro, vado in cucina e mi dedico finalmente al bere il bicchier d’acqua.
Devo solo aprire l’anta del mobile e prendere un bicchiere. Niente di più facile, basta aprire l’anta più a destra delle quattro dove stanno i bicchieri e, con la mano destra, prendere il primo bicchiere, cioè quello posto più a destra, più in basso e meno in profondità fra tutti i bicchieri disponibili. Ma è più facile farlo che dirlo. L’unica cosa a cui devo stare attento è non toccare inavvertitamente altri bicchieri, altrimenti dovrò rimettere il bicchiere al suo posto e poi di nuovo prenderlo e riporlo altre tre volte, quattro in tutto.
Il motivo di questa operazione è semplice. Tutte le azioni di una giornata (aprire e chiudere porte, infilare calzini, leggere proposizioni, eccetera) sono raggruppate in insiemi di quattro azioni simili consecutive, delle quali, però, solo la prima è quella buona. Quindi è chiaro che se non si riesce a eseguire la prima azione buona (prendere il bicchiere) senza interferire con una qualche azione spuria (toccare un altro bicchiere), allora si deve passare alla prima azione buona del gruppo successivo, cioè si devono scartare, e quindi eseguire, le successive tre azioni. Se non riesco a prendere il bicchiere la prima volta, devo prenderlo la quinta.
Il raggrupparsi delle azioni quotidiane in insiemi di quattro è dovuto al fatto che l’unico numero affidabile è il tre. Il quattro, essendo immediatamente successivo al tre, viene così a essere il numero che racchiude e protegge il tre e separa in modo netto una terzina da quella successiva. Il quattro e tutti i suoi multipli sono membrane numeriche che avvolgono le terzine.
Sull’affidabilità del numero tre non credo sia il caso di addentrarsi.
Scartate le azioni da scartare, posso di nuovo prendere il bicchiere e ricominciare da capo come se non fosse successo niente. Si tratta comunque di un problema che non capita quasi mai, l’ho descritto solo per completezza.
Una volta preso il bicchiere, chiudo il mobile. Questo è un po’ più complicato, ma niente di che. Devo solo cercare di rimanere concentrato e chiudere l’anta con un gesto deciso, mantenendo lo sguardo fisso sulla posizione in cui si trovava il bicchiere, in modo da non correre il rischio di guardare altri bicchieri, cioè di toccarli con lo sguardo. Se questo dovesse succedere, non è comunque un dramma, bisognerà solo passare alla prima azione del gruppo successivo di azioni simili. In altre parole, dopo aver riaperto l’anta e riposto il bicchiere nel mobile, dovrò riprendere il bicchiere senza toccarne altri, chiudere l’anta, riaprire l’anta e riporre il bicchiere, poi di nuovo prendere il bicchiere e così via, finché non arrivo alla successiva azione buona. La scocciatura è se in precedenza avevo già toccato un bicchiere, perché in questo caso l’azione buona successiva non è più la quinta, ma la diciassettesima. Infatti, com’è ovvio, al secondo errore la prima azione buona disponibile non può più essere la prima del gruppo successivo, ma la prima del gruppo di gruppi successivo, perché i gruppi di azioni, come le azioni, si raggruppano anch’essi in gruppi di quattro. In poche parole, se al primo errore ho scartato il primo gruppo di azioni (1 2 3 4), al secondo errore devo scartare quello che resta del primo gruppo di gruppi di azioni (5 6 7 8 | 9 10 11 12 | 13 14 15 16), cioè devo prendere, chiudere, aprire e riporre altre undici volte. Digrignare i denti può essere di aiuto.
Fatto questo, verso l’acqua nel bicchiere, cosa che posso fare abbastanza in scioltezza, visto che l’aprire la bottiglia, il versare l’acqua nel bicchiere, il riporre la bottiglia e il pulire il ripiano da eventuali gocce sono tutte azioni che appartengono a un’altra sfera di azioni (il versare l’acqua nel bicchiere), un sfera completamente indipendente da quella del bere il bicchier d’acqua e che dunque ha un suo apposito computo delle ripetizioni che non è cumulabile col precedente. In fondo potrei versarmi dell’acqua per innaffiare le piante o per fare esperimenti sulla rifrazione della luce, non necessariamente per berla.
Ora non resta che bere il bicchier d’acqua, e questa è la parte veramente difficile del bere il bicchier d’acqua. Se potessi, la eviterei. Essendo l’anta chiusa, uno potrebbe pensare che a questo punto sia facile non toccare e non vedere i bicchieri dentro il mobile, ma non è così. I bicchieri possono ancora essere pensati, e quando si beve un bicchier d’acqua è molto difficile non pensare ad altri bicchieri, soprattutto quando sai che non devi pensarci. Così, mentre sto bevendo il bicchier d’acqua, mi può facilmente capitare di pensare ai bicchieri dentro il mobile. In questo caso, come ormai dovrebbe essere chiaro, devo passare alla successiva azione buona, cioè, nel caso abbia già commesso i due errori sopra descritti, alla prima azione del gruppo di gruppi di gruppi successivo, che è la sessantacinquesima, come si evince dal seguente schema.

>1< 2 3 4 | >5< 6 7 8 | 9 10 11 12 | 13 14 15 16 || >17< 18 19 20 | 21 22 23 24 | 25 26 27 28 | 29 30 31 32 || 33 34 35 36 | 37 38 39 40 | 41 42 43 44 | 45 46 47 48 || 49 50 51 52 | 53 54 55 56 | 57 58 59 60 | 61 62 63 64 ||| >65< 66 67 69...

Quindi, dopo avere versato l’acqua nel lavandino, aperto l’anta e riposto il bicchiere, devo prendere il bicchiere senza toccare, chiudere l’anta senza guardare, bere un sorso senza pensare e versare il resto nel lavandino, poi aprire di nuovo l’anta e riporre il bicchiere. Tutto questo per quarantasette volte.
Nel disgraziato caso in cui commettessi un altro errore, l’azione buona successiva sarebbe la duecentocinquantasettesima, poi la milleventicinquesima e così via. Cioè all’ennesimo errore (se n>1) devo rifare tutto 3•4n-1-1 volte o, in alternativa, lanciare il bicchiere contro il muro.
Bere il bicchier d’acqua è una cosa che mi rilassa, anche se, a essere precisi, bisognerebbe dire “facile come prendere un bicchier d’acqua dal mobile e, al massimo, chiudere l’anta”. Spingersi fino al bere mi sembra un po’ troppo ottimistico.