ALLA RICERCA DEL GESÙ PERDUTO

1.
Un’enorme astronave in avvicinamento alla Terra. Assomiglia alla Morte Nera e emette il suono di un milione di canne d’organo perfettamente accordate. O almeno lo emetterebbe se solo i suoni potessero propagarsi nel vuoto.


Ci siamo quasi, Signore.

Tempo stimato?

Due messe in si minore e un mottetto.

Vento solare?

A favore.

Avviare procedura orbitale.

Procedura orbitale avviata.

Disattivare prima legge di Newton.

Disattivata.

Propulsori frontali?

Al massimo.

Mantenga l’angolo di entrata.

Sì, Signore.

Visore di prua.


Su un monitor cilindrico in mezzo alla plancia appare l’immagine tridimensionale della Terra. Un vecchio col mantello e la barba è in piedi di fronte al monitor, guarda pensoso quella piccola sferetta azzurra ricoperta di nuvolette. Si versa un bicchiere di Brandy.


Sarebbe questo?

Sì, Signore.

Mm.

È un pianeta dei nostri, no?
   
Vuole che mi ricordi tutti i sassolini che ho sparpagliato per l’universo?

Gli strumenti dicono che c’è vita.

Bene.

Sono ancora all’età della chitarra elettrica.

Guardi se c’è mio figlio, per favore. Dovrebbe essere quello con la barba.

C’è un sacco di gente con la barba.

Un sacco quanta?

Brulicano.

Va bene, scendiamo. Lei venga con me, signor Michele.

Gabriele.

È lo stesso.


2.
Una sagrestia. Un prete con un casco integrale è seduto davanti al computer. Sta facendo le qualifiche a Monza.
Entra un energumeno col rossetto.


Padre?

Mm?

Mi scusi, padre.

Dica, signorina.

C’è il signor Rotella.

Non Giorgio Rotella, vero?

Se non è lui vuol dire che hanno legalizzato la clonazione.

Ora non posso, gli dica di passare domani.

Veramente è già entrato.


Un ometto pallido con due occhietti da roditore è seduto di fronte al prete. È vestito più o meno come un pecoraio a una serata di gala.

   
Padre, credo di aver perso la fede.

Di nuovo?

Ci sono cose che non mi tornano.

Se tornasse tutto io sarei disoccupato, non le pare?

Pensavo --

Non ci pensi.

Pensavo alla transumanza del pane e del vino.

Transustanziazione.

Non mi convince.

Non la convince?

Neanche un po’.

Va bene. Ego te absolvo in nomine patris eccetera, dica un padre nostro e due avemaria. Ora mi scusi, ma ho un battesimo urgente.

Posso sperare nella grazia?

Certo. Mi saluti sua moglie.


3.
Il Signore e Gabriele camminano in mezzo a una città affollata. Hanno vesti michelangiolesche, ma nessuno sembra farci caso. Il Signore si guarda intorno con la stessa espressione di chi ha appena scoperto che il ristorante in cui si è seduto non è in realtà un ristorante ma un maneggio di cavalli.
Ferma un passante.
   

Mi scusi, ha per caso visto mio figlio? Io sono il padre e questo qui è... sei?

Gabriele. Lo stiamo cercando in tutta la Galassia.

Alto, con la barba, poteri soprannaturali...

Sui mille, duemila anni.

Coi sandali.

E una tunica.

È qui in vacanza.

Gli piacciono moltissimo i pediluvi e le cene con gli amici.

Ha i capelli lunghi.

E la barba.

Soprattutto la barba.


L’uomo dà loro un euro e se ne va. Il Signore e Gabriele guardano attentamente il rilievo con l’uomo di Leonardo.

   
Non è lui.

No.


4.
Giorgio Rotella è in piedi sul tavolo del soggiorno, sta cercando di impiccarsi con la cintura. Sua moglie gli dà una mano.


Questa dove l’attacco?

Falla passare nel gancio del lampadario.

È troppo corta.

No, amore.

È corta, è corta...

No, non così.

Hai ancora il guinzaglio del cane?

Non serve.

Dov’è?

Se ti dico che non serve...


Improvvisamente i peli si rizzano, le lampadine sfarfallano, gli orologi si fermano e tutto il soggiorno è pervaso dal caratteristico sfrigolio di particelle subatomiche che si aggregano. Il Signore e Gabriele si materializzano sul tappeto.


Scusate, avete visto mio figlio? Alto, con la barba --

Signore, è lei!?


Giorgio Rotella si butta ai piedi del Signore e inizia a lucidargli le unghie dei piedi col polsino della camicia.
Il Signore si schermisce.


Be’, dipende...

Signore altissimo Dio onnipotente, onnisciente, eterno e infinitamente buono!

Sì, credo di essere io.

Claudia, guarda! Il Signore ha visitato la nostra dimora!

Vedo.

Ti rendi conto!?

Non si è messo le pattine.

Ora tutto ha un senso, Claudia, capisci? Tutto! La vita, la morte, l’acne giovanile!
   
Come mai da queste parti? Le dico subito che non sono vergine.


Giorgio Rotella porge a Dio una Bibbia e una penna.


Potrei avere un autografo?

...

È per mia figlia.

...

No, okay, è per me.


5.
Il prete abbassa la visiera del casco e impugna il volante. Tutto è pronto per il novecentoquattresimo Gran Premio di Monza. Il rombo dei motori sale in tutta la sagrestia: tre... due... uno... suona il telefono.
Mette in pausa.


Pronto?

Padre, sono io.

Signor Rotella?

Sì.

Cosa vuole?

Aveva ragione lei, Padre.

Guardi, sono molto occupato --

Dio esiste!

Questo lo so.

No, non ha capito. Esiste veramente!

Sono felice di sentirglielo dire.

È di là in soggiorno con mia moglie.

Chi?

Dio.

Capisco.
   
Vuole che glielo passi?

No, no...

Ci vuole un attimo, ho il cordless.

Non si disturbi.
   
Sono stato veramente uno stupido a non fidarmi di lei.

Non ci pensi più.

Potrà mai perdonarmi?

Dica un padrenostro e due avemaria.


Il prete riattacca e si passa una mano sulla faccia. Bisogna rifare tutta la procedura di partenza.


Signorina.

...

Signorina!

Che vuoi?

Quant’è il record a Monza?

Uno ventuno e rotti.

Si prepari ad aggiornarlo.


6.
Giorgio Rotella è in bagno davanti allo specchio, in ansia come un ragazzino al suo primo appuntamento. Si sistema i capelli, si bagna le orecchie con un po’ di acqua santa e si mette al collo un enorme crocifisso di legno, tutto intagliato e minuziosamente dipinto, prezioso regalo della cara nonna buonanima per la sua prima comunione. Ormai non ce ne sono più di nonne così.



7.
Dio, Gabriele e Claudia prendono un aperitivo a un tavolo all’aperto. Dio enumera i suoi successi personali e propone numerosi brindisi a se stesso.


Ed è così che ho sconfitto il temibile Satràn Rudànta e l’infelice stirpe dei Sarpédoni.

Una storia incredibile.

Ora il mio Regno si estende fino alle estreme propaggini dell’ammasso della Vergine.

E, diceva, lei non condanna l’adulterio, vero?

Me ne guardo bene.


Giorgio Rotella arriva ieratico e raggiante come una visione mistica. Sembra muoversi su un tapis roulant.


Signore! Mio solo e unico Dio! Comanda il tuo umile servo e disponi di lui come credi!

Che significa quello?

Cosa?

Quello.

Intende --

Quel coso che hai al collo!

Signore...

CHE COSA SIGNIFICA!?


Accenni di cataclisma: la terra trema, lampi e tuoni, i vulcani eruttano, il prete perde l’alettone posteriore.
Gabriele strappa il crocifisso dal collo di Giorgio Rotella e lo depone nelle mani di Dio.


È lui!

...

Guardi, signor Michele.

Gabriele.

È lui, vero?

Sì, Signore. È Lui.
   
Actarus, figlio mio! Cosa ti hanno fatto!?

Credo lo abbiano crocifisso, Signore.

Chi è stato!?


Giorgio Rotella s’inginocchia e congiunge le mani.

   
Signore! Signore!
   
Sei stato tu!?

No! Io no! Io...

Come ti chiami?

Rotella Giorgio, Signore. Per servirla.

Tu, ridicolo leccapiedi, ora sperimenterai l’equità e la misericordia della giustizia divina! Disintegratore!


Gabriele dà a Dio una specie di rasoio elettrico luminoso.  Claudia finisce il suo spritz e si frappone fra il marito e Dio.


Basta con queste stupidaggini.

Donna! Che parola ti è uscita dal riparo dei denti?

Signore, non è stato lui. Lo guardi.

Più lo guardo e più mi viene voglia di disintegrarlo.

Ma se non sa neanche riparare lo scaldabagno.

Allora chi è stato?
   
Gli ebrei.

Chi?

Gli ebrei, i giudei, la stirpe di Abramo.

Michele, prenda nota. Che altro sa?

È tutto.

Va bene, allora questo Abramo sperimenterà l’equità e la misericordia della giustizia divina!

Adesso che ci penso, anche i testimoni di Geova hanno preso parte alla cosa.

Scriva: testimoni di Geova. Nessun altro?

Be’, gli zingari, un po’ tutti i nomadi in generale, i punkabbestia...

Mm.

I lavavetri, quelli che suonano il piffero in strada e poi i nostri vicini di casa, sapesse a che volume tengono la tv...

Basta così.

Non ho mica finito.


Dio guarda Gabriele e gli fa cenno che è ora di andarsene. Giorgio Rotella abbraccia le ginocchia di Dio più forte che può.


Signore, la prego, mi porti con lei!

No.

Farò tutto quello che vuole! Dirò le preghiere, rispetterò i comandamenti, tutti! Anche quelli che non capisco! Andrò a messa due volte al giorno!

No.

Tre volte al giorno!

Per me puoi anche fare a meno.

Per favore!

Preferirei portarmi dietro il bacillo della peste.

Mi dica almeno cosa c’è dopo la morte.

Niente.


Dio e Gabriele scompaiono risucchiati da una mandorla laser. Giorgio Rotella stramazza a terra e piange, asciugandosi le lacrime con la gonna di sua moglie.
Claudia risponde al cellulare, è il prete.


8.
Il prete è in piedi sull’altare tutto bagnato di Champagne. Con una mano tiene la pisside come fosse un trofeo, con l’altra il telefono.


Quand’è che posso venire, diciamo così, a benedire la casa?


9.
Dio e Gabriele ai loro posti sulla plancia dell’astronave. Dio fissa in silenzio il monitor cilindrico: la Terra ruota lenta e silenziosa, come ogni giorno da circa cinque miliardi di anni a questa parte.
Preme un tasto, la Terra svanisce nel nulla.


Signore, gli strumenti dicono che ora l’universo è un posto migliore.

Accensione motori.

Accesi.

Aureole.

Aureole inserite.
   
Ci porti a casa, signor Michele.

Gabriele. 


L’astronave sfreccia via in una frazione di secondo, lasciando dietro di sé nient’altro che un’effimera scia di tachioni.