UNA LINGUA STRANIERA

Io non faccio mai quella cosa che fanno le persone quando si “baciano”, che si infilano la lingua in bocca e si esaminano minuziosamente le reciproche otturazioni, primo perché è una cosa  raccapricciante, secondo perché non sono capace. Io non ho nessun controllo sulla lingua, sono nato così. Non so arrotolarla, non so rotearla, non so dimenarla, non so nemmeno leccarmi i baffi, in poche parole non so fare niente. C’è gente che ha praticamente la lingua prensile, io invece ho in bocca un corpo estraneo. Magari non sembra, ma è un handicap. Spesso quando mastico me la mordo (e il dolore lo sento io, non il corpo estraneo), non riesco a localizzare le spine del pesce e devo sempre sputare tutto nel piatto più vicino (non necessariamente il mio), ma soprattutto, che è la cosa più drammatica, non so fare le bolle coi chewing-gum. Tutti hanno provato a insegnarmelo, ma è come insegnare a un paraplegico ad andare in bicicletta (una bicicletta normale, non una bicicletta a rotelle).


Devi appiattirlo ben bene con la lingua.

Appiattirlo.

Poi lo disponi contro i denti.

Okay.

E sempre con la lingua fai un po’ di pressione al centro. Capito?

Sì.

Bene.

Posso farti una domanda?

Certo.

Cosa intendi esattamente con “lingua”?


Da bambino non davo peso a questo problema, pensavo che tanto era solo una questione di tempo e che un giorno, da grande, anch’io avrei saputo fare le tipiche cose che fanno i grandi: guidare gli aerei, spegnere gli incendi, domare i leoni e soprattutto fare le bolle coi chewing-gum, sì signore, avrei fatto delle bolle così grandi che si sarebbe dovuto trovare un nuovo modello cosmologico per spiegarle. Evidentemente non sapevo quello che dicevo. Tutt’ora non riesco a produrre la benché minima bolla, e anche con i leoni non è che me la cavi benissimo. Ma la cosa veramente triste di tutto questo è che non posso nemmeno chiedere la pensione di invalidità, perché tecnicamente non si può dire che io abbia la lingua paralizzata. La mia lingua, volendo, si muove, solo che non si muove come voglio io, si muove come vuole lei. Le ho anche dato un nome: Carlo.
Ne sa qualcosa il mio dentista, poveretto, che deve sempre lottare come Ercole con l’Idra. Lui mi implora di tenere la lingua ferma, ma purtroppo io non so nemmeno dove sia. A volte non sono nemmeno sicuro di averla ancora in bocca. L’unica cosa che posso fare è provare a bloccarla con entrambe le mani, mentre lui la gonfia di botte.
L’altra mattina mi sono svegliato e ho trovato la mia lingua al telefono. Si lamentava di non riuscire a controllare il corpo.