IO MASCHILISTA

Le parole nominano la realtà, è vero, ma è anche vero che le parole, una volta in uso, diventano più reali delle cose che nominano, esistenti o inesistenti che siano. Così succede che la realtà sia fatta perlopiù di parole, non di cose, e che la vita di ognuno si regga essenzialmente su un grosso cumulo di parole. Magari uno pensa di essersi fatto una “posizione”, di avere trovato “l’anima gemella” e di “vivere felice e contento”, invece si è fatto solo una parola, ha trovato un luogo comune e vive in una frase fatta. Vivere è parlare. Ciò di cui non si parla è come se non esistesse, mentre ciò di cui si parla senza che esista è come se esistesse veramente. È per questo motivo che cose come l’anima, gli ufo o l’astrologia sono più reali di qualsiasi cosa realmente esistente ma, purtroppo per lei, senza nome.
Le parole sono talmente reali che quando due parole diverse hanno un suono simile si dà per scontato che siano uguali. È quello che succede per esempio con “maschio” e “maschilista”. Siccome sono due parole che fanno vibrare le orecchie più o meno nello stesso modo, la gente tende a confonderle e a pensare che tutti i maschi siano maschilisti, o che perlomeno lo siano quasi tutti, e che quei pochi che non lo sono sotto sotto vorrebbero esserlo o lo sono stati o lo saranno. Quel che è certo è che il maschilismo è una cosa da maschi, lo dice la parola stessa. Perciò è impossibile che una femmina sia maschilista. Una femmina maschilista sarebbe una maschemmina, cioè una cosa che non esiste, come può essere empiricamente verificato guardando in un qualsiasi dizionario.

“Mascarpone”. Grossa scarpa da maschio.
“Mascella”. Ascella maschile.
“Maschera”. Colui che era maschio, eunuco.

Come previsto, nessuna traccia di maschemmine.
Invece non è così. Anche “àncora” e “ancòra” sono due parole simili, eppure nessuno ormeggerebbe mai una nave con un avverbio, anche se, sono pronto a scommettere, un sacco di gente deve averci provato. Allo stesso modo il maschilismo non è l’essere maschi. Quello si chiama maschilità e uno non può farci niente. Non senza un buon chirurgo, almeno. Che cos’è allora il maschilismo? È per caso una dottrina novecentesca? C’entra col nichilismo? O è forse un’ideologia che propugna l’importanza del misurare la massa in chili? Perché ci saranno di sicuro persone che fanno il tifo per un certo sistema di unità di misura e diventano matte se uno usa il CGS. Le persone fanno il tifo praticamente per qualsiasi cosa: partiti, divinità, canzoncine, figuriamoci se non fanno il tifo anche per le unità di misura.
Ma il maschilismo non è niente di così assonante. Il maschilismo è essenzialmente un sistema di pregiudizi sulle donne. Attenzione, però: per essere maschilisti non è sufficiente avere dei pregiudizi qualsiasi, ma serve un ben preciso set di pregiudizi. Una persona che desse per scontato che le donne sono intellettualmente superiori agli uomini, più adatte di loro al comando e alle posizioni di potere in generale, e particolarmente versate per il bricolage, avrebbe seri pregiudizi nei loro confronti, pregiudizi ridicoli e infondati come quelli di un maschilista, ma non sarebbe un maschilista. Sarebbe qualcos’altro, qualcosa che al momento non ha un nome. Maschilista è solo ed esclusivamente colui che attribuisce a una donna certe specifiche caratteristiche da donna per il solo fatto che questa è una donna, e per sapere in cosa consistono queste specifiche caratteristiche ci si può servire del più autorevole manifesto del maschilismo militante in Italia: “Io donna”.
Per avere un’idea abbastanza precisa del modo in cui il maschilista standard considera una donna è sufficiente guardare il menù del sito.


Potremmo chiamarlo “il menù del maschilista”.
D’accordo, la voce “attualità” non è maschilista. Questo è forse l’unico segno di apertura all’emancipazione femminile riscontrabile nella rivista, che è fatta per “una donna che sa conciliare impegno e cultura con interessi più tipicamente femminili quali moda, cosmetica, spettacolo, arredamento e cucina”. La frase tra virgolette non me la sono inventata per ridicolizzare la rivista, ma l’ho copiata direttamente dal sito RCS pubblicità. Certa gente si ridicolizza da sola, non c’è bisogno di aggiungere niente.
Alla voce “personaggi” si incontra il primo vero pregiudizio maschilista. Di che personaggi si parla? Se si parlasse di politici, economisti o intellettuali dotati di più o meno peni allora bisognerebbe concludere che secondo “Io donna” i personaggi che interessano a una donna sono circa gli stessi che interessano a un uomo. Invece non è così. I “personaggi” di cui si parla sono soprattutto attrici, modelle e pop star, e, cosa ancora più importante, il modo in cui se ne parla è sempre e invariabilmente quello del pettegolezzo: come sono vestite, con chi scambiano effusioni, come si pettinano i peli della testa, eccetera. Da tutto questo si ricava il seguente

PREGIUDIZIO #1
Alle donne interessano i pettegolezzi.

Da questo pregiudizio fondamentale, convinzione tanto radicata quanto inconsapevole di ogni maschilista che si rispetti, discende tutta una serie di pregiudizi-corollario: la proverbiale cattiveria delle donne (spettegolare è anche parlare alle spalle), la loro falsità (i pettegolezzi sono spesso infondati), la scarsa intelligenza (chi ripiega sui pettegolezzi è perché non capisce le cose serie), eccetera.
Al pettegolezzo seguono “moda” e “bellezza”, due  voci molto eloquenti: mentre per un uomo è importante essere intelligente, determinato e brillante, per una donna è importante essere esteticamente piacevole o, come si dice, “carina”, cioè ben vestita, adeguatamente profumata e con la faccia dipinta secondo le usanze del luogo. In poche parole

PREGIUDIZIO #2
Le donne devono essere belle.

Pregiudizio che in certi posti si rovescia nel suo opposto

PREGIUDIZIO #2b
Le donne non devono essere belle.

In questi casi al posto di “moda e bellezza” si ha “burqa e non bellezza”, ma il pregiudizio alla base è lo stesso: ciò che conta in una donna è la bellezza, in un caso da esibire nell’altro da nascondere.
Dopo il pettegolezzo e la bellezza, il menù del maschilista prevede “viaggi e tempo libero”. Di per sé questo non è un pregiudizio maschilista, in fondo a tutti piace viaggiare e essere liberi. Per trovare il maschilismo bisogna farsi coraggio e leggere quello che la voce contiene, solo in questo modo si possono trovare cose come: “l'ereditiera più glamour di Hollywood, Paris Hilton, ha scelto per le sue vacanze di Natale Aspen, in Colorado. Eccola mentre scia con una giacca a vento rosa shocking: è impossibile passare inosservata”, cioè cose che sembrano pensate non per una donna, ma per la caricatura di una donna.

PREGIUDIZIO #3
Le donne sono frivole.

Segue poi un grande classico del maschilismo: “Casa e cucina”. Per natura e per vocazione le donne sono principalmente adibite alla cura del focolare domestico, devono quindi prima di tutto tenere in ordine la casa e cucinare, ma anche fare la spesa, badare alla prole, buttare l’immondizia e ricordarsi periodicamente di svuotare il maschio.

PREGIUDIZIO #4
Le donne devono badare alla casa.

E per finire la voce migliore di tutte, appuntata alla fine del menù come una medaglia di cui andare fieri: “Oroscopo”, ovvero come organizzare la propria giornata in base alla posizione in cielo di corpi quasi sferici orbitanti intorno a una stella di classe G, cioè una cosa assolutamente folle, se non fosse che, si sa,

PREGIUDIZIO #5
Le donne sono irrazionali.

Questo il maschilismo esposto in cinque comodi pregiudizi.
Ora, essendo “Io donna” una rivista letta da donne, scritta soprattutto da donne e diretta da una donna, si può affermare che questa rivista è la dimostrazione tangibile e sfogliabile che il maschilismo non è una qualità esclusiva degli uomini. Ovviamente una donna che spettegola, si fa bella, si interessa di cose frivole, bada alla casa e legge gli oroscopi non è necessariamente maschilista, ma è maschilista se, esattamente come qualsiasi uomo maschilista, ritiene che queste siano cose da donna.
Il maschilismo non è un’ideologia creata dagli uomini contro le donne, ma è il modo in cui le persone comuni, uomini e donne, concepiscono le donne. La società maschilista è fatta di uomini e donne maschilisti, e il maschilismo della società danneggia tutti, prima di tutto le donne, ma un po’ anche gli uomini, visto che giudicare le persone in base alla forma dei loro genitali invece che in base al loro comportamento è una cosa che, alla lunga, peggiora la vita di tutti.