PERCHÉ QUESTO QUI È PERSINO PEGGIO DI QUELLO LÀ

Le somiglianze fra questo qui e quello là sono molte. È un’inevitabile conseguenza dei sistemi democratici: se vuoi piacere alla gente devi essere uguale alla gente, e se la gente è sempre più o meno uguale è ovvio che i suoi beniamini saranno sempre più o meno uguali. Al massimo differiranno nella pettinatura, nell’accento o nel personaggio interpretato: donnaiolo ridanciano negli anni dell’ascesa, piagnucoloso profeta negli anni del declino, ma per il resto saranno uguali.
Entrambi sono uomini di spettacolo: recitano, cantano, raccontano barzellette e amano le folle adoranti. Entrambi si sforzano di trovare nomi di partito che non contengano la parola “partito”, si fanno chiamare per nome come un qualsiasi Vasco Rossi, sono grandi esperti di gusti e pregiudizi dell’uomo medio, si lamentano sempre di qualche complotto ai loro danni, amano tantissimo gli insulti (soprattutto quelli dati, un po’ meno quelli ricevuti), si definiscono milionari prestati alla politica, sono inclini all’autoritarismo, prediligono la compagnia dei servi, non sopportano le critiche, banalizzano la realtà, si ritengono onniscienti, non ascoltano, si vantano, si ripetono e infine, forse la cosa più deprecabile di tutte, abusano senza ritegno dell’espressione “è una frase estrapolata dal contesto”.


La Terra è tonda, non piatta!

E chi dice il contrario?

Lei.

Io?

Sì, lei! Ha detto in classe davanti a tutti che la Terra è piatta. Me l’ha riferito mia figlia.

È una frase estrapolata dal contesto.

Che contesto?

Facevo di no con la testa.


Fra i due c’è però anche una differenza. Una differenza piccola ma fondamentale che rende questo qui forse persino peggio di quello là. Quello là è uno interessato solo ai fatti propri, non è che abbia chissà quale disegno politico e non gli importa niente del cosiddetto bene comune. Questo lo rende dannoso, certo, ma solo nella misura in cui la realizzazione dei fatti propri ostacola la realizzazione dei fatti altrui, per il resto è innocuo. Tutti sono liberi di fare quello che vogliono, purché lui possa continuare a dedicarsi spensieratamente e ininterrottamente ai tanto cari fatti propri, che sono: ridere, cantare e eiaculare, possibilmente non in carcere. Agisce avendo di mira il suo bene personale, come tutti, ma a differenza di tutti lo persegue anche a costo di procurare danno agli altri. Lui lo sa e se ne frega: “del resto tutti farebbero lo stesso con me”, pensa, e con questo si autoassolve. Non si ritiene più buono degli altri, ma solo più furbo.
Invece questo qui si ritiene più buono. Mentre quello là vuole solo salvare se stesso, questo qui, ed è questa la cosa terribile, vuole salvare il mondo. Questo qui persegue un supposto bene comune fondato sulla convinzione che il mondo sia controllato da un sistema di cattivi che prosperano sulle spalle di un popolo di buoni, e i cattivi sono per definizione tutti coloro che si oppongono ai buoni, cioè lui e i suoi seguaci. “Noi e loro”, dice sempre, e ai cattivi si può dire e fare di tutto, dopotutto sono cattivi. Ciò che rende questo qui peggiore di quello là è che mentre quello là ha un freno morale (freno che decide di ignorare ogni volta che gli fa comodo), questo qui non ne ha nessuno. Questo qui si ritiene un santo in lotta contro il male ed è proprio questo che lo rende (lui e chiunque come lui verrà dopo di lui) capace di tutto.
Dovendo scegliere, meglio finire nelle mani di un delinquente che in quelle di un santo. Almeno col delinquente puoi sperare in un gesto di pietà.