LA BUCA DELL’AMORE (24, 25 E CONCLUSIONI)

24. LA SOLUZIONE DELLA COSA

Chi è poco intelligente è detto stupido (parte 11), chi pur usando tutta la sua intelligenza non fa altro che aggirarsi nei pressi di se stesso è detto poco saggio o stolto (parte 14), chi non riesce a concepire che il comportamento altrui possa avere un senso è detto tracotante (parte 20). Alcuni sono stupidi, molti sono stolti, tutti sono tracotanti, poco o tanto, prima o poi, concretamente o potenzialmente (parti 21 e 23). Dunque il segno distintivo dell’essere umano non è l’intelligenza, non è la saggezza, ma è la tracotanza, cioè quella spiccata e così umana attitudine a non essere umani.
Stabilito questo, è ora finalmente possibile spiegare quella cosa straordinaria che dicevo (parte 1), cioè quella cosa che non riesco a togliermi dalla testa e che non mi lascia dormire durante i discorsi di fine anno del Presidente della Repubblica. Ora è infatti chiaro che il problema non sta nell’assurdità del comportamento umano, ma nell’ambiguità delle parole usate per esprimerlo. Se infatti si usano i termini qui definiti, non solo l’assurdità scompare ma quasi stupisce che una constatazione così evidente possa mettere in moto anche il più piccolo sopracciglio. Infatti, facendo le opportune sostituzioni verbali, si ottiene:

Gli esseri umani, le creature più intelligenti del mondo, sono spesso stolte, e non è raro vedere persone molto sagge comportarsi in modo così tracotante da non essere più umane.


25. TRAIETTORIE DI VITA

Il modello può ancora spiegare molto altro se per esempio si tiene conto dell’evoluzione temporale dell’amor proprio e dell’intelligenza, le due grandezze fondamentali della persona (parti 4 e 6), dalle quali è possibile dedurre tutte le altre: saggezza (parte 12), orgoglio (parte 13) e insoddisfazione (sempre parte 13). Queste grandezze non sono fissate una volta per tutte al momento della nascita, come si è implicitamente fin qui assunto, ma evolvono nel tempo: amor proprio (a) e intelligenza (i) sono funzioni dell’età (t).
Ecco per esempio un possibile modo di esprimere analiticamente l’andamento temporale dell’amor proprio

a(t) = a0 e-t/t’

Uno nasce che si ama tantissimo (a0), ma col passare del tempo si ama sempre meno e il suo amore tende esponenzialmente a zero, un po’ perché invecchiando diventa sempre più assuefatto a se stesso e un po’ perché torna piano piano a essere quello che è sempre stato: niente. Assumiamo che l’amor proprio iniziale tipico della specie umana sia alcune volte il limite di Alessandro Magno, per esempio e volte

a0 = e √3

L’amor proprio di una persona scende sotto tale limite solo dopo un tempo t’ dalla nascita. Cioè t’ è l’età oltre la quale una persona può iniziare a essere saggia, anche se non è detto che lo sarà mai. La figura seguente mostra due casi di evoluzione dell’amor proprio, uno con t’=15 anni (curva continua) e l’altro con t’=40 anni (curva tratteggiata).


Entrambe le persone partono con lo stesso spropositato amor proprio (≈4.71), ma mentre la prima arriva a settant’anni amandosi in maniera ormai trascurabile (≈0.04), la seconda si ama ancora più di Giuliano l’Apostata (≈0.82). Si osservi per inciso che non è detto che t’ sia minore della durata della vita, anzi in certi casi può addirittura essere maggiore dell’età dell’universo (t’»1) e trasformare così la curva a(t) in una retta

a = e √3

In questi sfortunati casi l’amor proprio non accenna a diminuire per tutta la vita, cosa che può spiegare certe catastrofiche campagne di Russia.
Anche l’intelligenza può essere espressa in funzione dell’età

i(t) = (e imax/t”) t e-t/t”

Uno nasce con un’intelligenza nulla, raggiunge la sua intelligenza massima (imax) all’età t” e poi diventa sempre meno intelligente, tendendo piano piano a tornare alle condizioni intellettuali di un embrione. Assumiamo che l’età tipica in cui si raggiunge l’intelligenza massima sia 35 anni

t” = 35

Le due curve qui sotto mostrano l’andamento dell’intelligenza nel caso di una persona normalmente intelligente (imax=0.6, curva verde) e di una persona molto intelligente  (imax=0.9, curva blu).


La prima diventa intelligente a circa diciotto anni e poi torna a essere stupida a sessanta, invece la seconda diventa intelligente a nove e lo rimane fino a ottantotto, un’età che non augurerei a nessuno.
Al passare del tempo le persone cambiano, e cambiando percorrono le loro traiettorie sul piano dell’amor proprio e dell’intelligenza (parte 15). La figura che segue  mostra le traiettorie di vita di quattro diversi tipi di persona, ottenute combinando due possibilità di intelligenza: normale (imax=0.6, traiettorie verdi) e molta (imax=0.9, traiettorie blu), con due possibilità di amor proprio: normale (t’=15, traiettorie continue) e molto (t’=40, traiettorie tratteggiate). I punti sulle traiettorie indicano intervalli di età di dieci anni, partendo da dieci fino a cento anni.


Al momento della nascita tutti vengono sparati fuori dallo stesso punto (e√3, 0) e percorrono la loro traiettoria da destra verso sinistra, ma non tutti riescono a entrare nell’ambitissimo club dei saggi (zona rossa). Le persone molto intelligenti sono ovviamente le più avvantaggiate. Chi fra loro non si ama troppo (traiettoria blu continua) diventa saggio già a vent’anni e lo rimane fin quasi a novanta, mentre chi è altrettanto intelligente ma anche molto amante di sé (traiettoria blu tratteggiata) diventa saggio a cinquant’anni e smette di esserlo a settantacinque, il che non è male, ma è pur sempre peggio di come sarebbe potuta andare se solo avesse imparato a tenersi a bada un po’ prima.
Le cose si complicano per chi è meno intelligente. In questo caso le traiettorie non possono salire molto in alto, così, se l’amor proprio rimane troppo grande per troppo tempo, le traiettrorie cominciano a scendere troppo presto senza riuscire a oltrepassare il confine che separa i poco saggi dai saggi. Ciononostante una persona con un’intelligenza e un amor proprio normali (traiettoria verde continua) diventa comunque saggia a trent’anni e smette di esserlo a sessanta. Chi invece è straordinariamente amante di sé senza però avere un’intelligenza adeguatamente straordinaria non potrà mai essere saggio (traiettoria verde tratteggiata). Questa persona raggiungerà il punto più alto della sua traiettoria di vita quando sarà ancora troppo lontana dalla saggezza, e poi ricadrà giù per sempre nell’abisso dell’autocompiacimento e del narcisismo senza freni.
Ovviamente queste traiettorie non esauriscono tutti i casi possibili, primo perché persone diverse possono avere diversi valori di imax e t’, secondo perché, per i motivi più vari, può succedere che le curve dell’amor proprio e dell’intelligenza assumano forme diverse. Un esempio ben noto sono quelle persone il cui amor proprio torna a crescere durante la vecchiaia. Mentre non succede mai che uno da vecchio diventi più intelligente, per qualche motivo succede abbastanza spesso che torni piano piano a innamorarsi di sé, specie se fa uso di certe pillole. Questa lenta ricrescita dell’amor proprio in età avanzata può essere tenuta in considerazione aggiungendo un termine lineare alla curva dell’amor proprio

a(t) = a0 e-t/t’ + t/100

Quando t è piccolo il termine esponenziale è molto maggiore del termine lineare e la curva dell’amor proprio ha più o meno la nota forma, quando invece t è molto grande il termine lineare domina su quello esponenziale e l’amor proprio inizia a salire. La figura qui sotto mostra il nuovo andamento dell’amor proprio per t’=15 confrontato coi due precedenti


Infine qui sotto è rappresentata la corrispondente traiettoria di vita sul piano dell’amor proprio e dell’intelligenza


Fino a circa vent’anni la persona procede come se niente fosse verso la saggezza promessa, ma già intorno ai trenta inizia a frenare e a quaranta, quando ormai sembra fatta, torna improvvisamente indietro, come attirata dalla prospettiva di essere di nuovo giovane, senza però rendersi conto di non avere più l’intelligenza di quando era giovane. È il caso di quei vecchi che si atteggiano da giovani perché, dicono, “l’età che conta è quella che uno si sente”, riuscendo così nell’impresa di riunire i difetti di entrambe le età: la stoltezza dei giovani e la stupidità dei vecchi.


CONCLUSIONI

Non è per saltare subito alle conclusioni, ma essere umani significa soprattutto voler uscire dalla buca dell’amor proprio senza poter uscire dalla buca dell’amor proprio, cioè significa voler tracotantemente soddisfare tutto l’amore che si prova per sé senza poterlo soddisfare. A rendere umani non è la forma del corpo, come pensano i bambini quando giocano con le bambole, ma il modo in cui si è, e ciò che più di ogni altra cosa definisce il modo di essere umano è l’amor proprio, incondizionato e mai soddisfatto.
In realtà “amor proprio” è un pleonasmo, nel senso che l’amore, qualsiasi forma assuma e a qualunque cosa sia rivolto, è sempre amor proprio. Non per modo di dire o indirettamente, ma in senso letterale e direttamente, perché quando una persona ama qualcosa, qualsiasi cosa, ama sempre e solo il se stessa che c’è in quel qualcosa. Ognuno ama quello che gli somiglia (specchi, amici, conterranei), quello con cui si immedesima (bandiere, simboli, piatti tipici), quello che è suo (mogli, figli, cani) e quello che ha creato (pettinature, orti, dei), e in tutti i casi ama sempre e solo se stesso. Con un vantaggio, però: mentre quando ama direttamente se stesso può solo aspettarsi di essere biasimato dagli altri, quando ama il se stesso che c’è negli altri viene lodato, e gli si dice: “che marito fedele!” (a se stesso), “che madre premurosa!” (con se stessa), “che devoto credente!” (in se stesso), e così via. Non esiste altro amore che l’amore per se stessi e questo amore, a ben guardare, è l’origine di tutto quello che più o meno concordemente tutti riconoscono come “fastidioso”. È per amore che un uomo parcheggia i suoi ingombranti mezzi di locomozione sugli zerbini altrui, che i tifosi di ogni sport fisico e metafisico si fanno così volentieri vicendevoli gesti dell’ombrello, che i più vogliono sempre imporre il loro modo di vivere ai meno, ed è sempre e solo per amore che, ogni tanto, a qualcuno salta in mente di conquistare il mondo. Per questo io dico che forse è venuto il momento di smettere di amare e iniziare un po’ a odiare.
Non so se sei d’accordo.

(Inizio | Appendice)