LA BUCA DELL’AMORE (23)

23. LA SORPRENDENTE MOLTEPLICITÀ DELLA TRACOTANZA

Chi è stupido è poco saggio, ma chi è poco saggio non è detto che sia stupido (parte 15), di certo è poco obiettivo, ma non necessariamente tracotante, almeno non sempre, anzi potrebbe esserlo meno spesso di una persona saggia (parte 20), tutto dipende da quanto si ama. Persino una persona stupida, e quindi poco saggia e mai obiettiva, se non si ama troppo, può essere meno tracotante di una persona intelligente e saggia, da cui segue che la compagnia di un pastore analfabeta può essere più piacevole di quella di un professore di estetica. La tracotanza è il comportamento umano più imbarazzante, quello che può fare assomigliare a bestie anche le persone con più pubblicazioni su Nature o con le tuniche più eleganti, ma sfortunatamente è anche il comportamento più diffuso. L’umanità trabocca di tracotanza: individuale e di squadra, privata e istituzionale, fisica e metafisica. Benché la maggioranza delle persone non sia stupida e una numerosa minoranza non sia nemmeno poco saggia (parte 19), la stragrande maggioranza delle persone è, è stata o sarà tracotante, e anche quei pochi che non lo sono, se capita l’occasione giusta, possono esserlo (parte 21).
La tracotanza non si manifesta solo quando i registi non vincono i festival (parte 22) ma in moltissime altre occasioni, fra loro così diverse che a prima vista potrebbero sembrare completamente estranee, ma che in realtà sono solo diverse manifestazioni dello stesso fenomeno: una persona che si ama così tanto da non riuscire non solo a essere obiettiva, ma nemmeno a concepire la possibilità di non esserlo (parte 20). Assistere a un caso concreto di tracotanza è la cosa più facile del mondo: basta iniziare una conversazione con una persona a caso e contraddirla. Nella maggior parte dei casi questo è già sufficiente a far apparire i classici segni della tracotanza: occhi sporgenti, sudorazione eccessiva, schiuma alla bocca e abbondante uso della parola “stupido”, riferita naturalmente sempre e solo ad altri.
In linea di principio ci sono tre modi di reagire a un’opinione diversa dalla propria, a seconda che si sia obiettivi, non obiettivi ma consapevoli di poterlo non essere, non obiettivi e inconsapevoli, e sono: comprensione, incomprensione e tracotanza.
Chi è obiettivo comprende l’opinione altrui, che non significa condividerla ma solo rendersi conto che ha un senso, perché tutte le opinioni hanno un senso, anche quelle infondate o palesemente illogiche. Raramente un’opinione è una semplice proposizione per la quale può essere oggettivamente stabilito che sia vera o falsa, come “due più due fa cinque”, “il mondo è stato creato seimila anni fa” o “Franz Liszt è un grande compositore”. Più spesso le opinioni sono degli intricati miscugli di pregiudizi, giudizi, impressioni e in qualche caso concetti. A volte sono opinioni personali, altre volte sono opinioni comuni, condivise e riferite da tutti i più autorevoli spot televisivi, ma in tutti i casi, o tanto o poco, contengono sempre qualcosa di vero, o meglio: qualcosa che sembrerebbe vero se solo si riuscisse a vedere il mondo come lo vede chi le esprime. Il senso di un’opinione è questo modo di vedere il mondo, il cosiddetto “punto di vista”. In una conversazione ideale fra due persone non particolarmente interessate allo scalpo del proprio interlocutore, non si conversa per convincere l'altro ma per chiarire i rispettivi punti di vista, cosa che può fare solo chi riesce a mantenere la giusta distanza da se stesso.
Chi non ci riesce non sarà obiettivo. Una persona non obiettiva tenderà a sopravvalutare la chiarezza della propria opinione, perché la vede direttamente, e a sottovalutare quella dell’opinione altrui, e sarà portata a pensare che le parole dell’altro siano solo una curiosa accozzaglia di suoni esotici. Tuttavia, se il suo amor proprio non oltrepassa la soglia della tracotanza, questa persona riuscirà comunque a trattenersi dal mostrare quant’è brava a fare l’imitazione dell’Alouatta Seniculus e a imporsi di non usare la testa del suo interlocutore per aprire le noci di cocco, e questo perché, nonostante tutto, riuscirà a tenere presente la possibilità che anche l’opinione altrui, benché apparentemente senza senso, possa avere un senso.
Quando invece l’amor proprio oltrepassa la soglia della tracotanza, i peli si infittiscono, il coccige si allunga e gli ululati prendono il posto delle argomentazioni. Ciò che produce questa metamorfosi non è tanto il non riuscire a persuadere l’altro, quanto il non riuscire a concepire l’idea che ci sia bisogno di persuaderlo. L’opinione altrui, intelligente o stupida che sia, è percepita come molesta, un atto ostile. Non c’è modo di evitare la tracotanza del tracotante, perché questa non nasce da un’imperfetta comprensione dell’opinione altrui ma dalla semplice esistenza di quell’opinione. Infatti il tracotante ha una fondamentale e ben riconoscibile caratteristica: non ascolta. Per verificarlo basta interromperlo e chiedergli di ripetere l’opinione cui tanto si oppone: prima se ne starà un po’ in silenzio, poi proverà a ripetere quelle due o tre parole che ancora gli risuonano nei padiglioni auricolari e infine si rifugerà sull’albero più vicino.
La conseguenza più ovvia di questa incapacità di ascoltare è l’assoluta inamovibilità del tracotante.


Franz Listz è un grande compositore.

Discreto.

Grande.

Certamente era un grande pianista.

Oltre che un grande compositore.

Magari per un certo tipo di musica, virtuosistica e magniloquente.

Un grande compositore.

Anche come operista?

Grande compositore.

Ma se ha scritto una sola opera, a tredici anni e non piaceva nemmeno a lui. Ecco cos’ha detto, testuale: “Franz Listz non è un grande compositore”.

Franz Listz è un grande compositore.


Si può conversare con un tracotante per tutto il giorno, andare a dormire e poi ricominciare il giorno dopo, ma alla fine la sua opinione sarà identica a quella del giorno prima, parola per parola, come se non avesse mai parlato con nessuno. Il tracotante non è interessato a quello che dice ma solo a dirlo, e vuole dirlo così come gli viene, sempre uguale e senza fastidiose opinioni altrui, in modo da soddisfare almeno un po’ dell’amore che prova per sé. Qualsiasi cosa il tracotante dica, in realtà sta sempre dicendo una cosa sola: “amami”, e una cosa sola vuole sentirsi rispondere: “okay”.
Tracotante è chi sovrastima sempre il proprio contributo nei lavori collettivi e sottostima quello degli altri, chi fa scenate di gelosia per un niente e poi corteggia la prima che capita, chi vede gli errori altrui e non i propri, chi ride di tutti ma non permette a nessuno di ridere di lui, chi condanna i favoritismi ma trova ingiusto non ricevere un trattamento di favore, chi chiama “natura” le sue abitudini personali, “verità” i suoi gusti e “realtà” solo quello che lui vede, anche quando ha gli occhiali appannati, chi si offende per i suoi dei, chi non dice mai “secondo me”, chi parla con supponenza di ciò che non sa e chi sospetta sempre che la maestra voglia più bene a Mario. La tracotanza non è la caratteristica di una precisa categoria di persone, ma è un atteggiamento tipicamente umano, un atteggiamento che di certo non aiuterà in eventuali relazioni diplomatiche con altri pianeti.

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