ALLARME ROSA

Io sono favorevole alle quote rosa. Il Parlamento dovrebbe rappresentare la popolazione il più fedelmente possibile, è questo il senso della democrazia rappresentativa: un parlamento uguale alla popolazione. Non peggiore, se no è oclocrazia, né migliore, se no è aristocrazia. Uguale. Invece nel Parlamento Italiano le donne sono solo circa il 20%. Per lo stesso motivo sono anche favorevole alle quote scienziati, prestigiatori, metallari e naturalmente alle quote persone intelligenti. Le uniche categorie che nel Parlamento Italiano non sono sottorappresentate sono i bigotti e i delinquenti. Per questo motivo la cosa migliore sarebbe un Parlamento di sorteggiati. Invece delle elezioni politiche, ogni cinque anni dovrebbero esserci le estrazioni politiche, ma purtroppo non si può, la gente a casa non capirebbe.
La causa di tutto questo sono i maschi che dirigono i partiti, i quali mettono nelle liste elettorali solo maschi come loro, trascurando le enormi quantità di donne iscritte, perché le donne iscritte ai partiti e che ambiscono a sedere in Parlamento sono sicuramente tante quante gli uomini, altrimenti che senso avrebbe parlare di quote rosa? Si è mai sentito di un argomento senza senso che venga trattato e sviscerato con la massima serietà da tutto il mondo per anni e anni o addirittura millenni? Io no.
Comunque, anche se non fosse così (ma dev’essere così), vorrebbe solo dire che i maschi impediscono alle donne anche di iscriversi ai partiti.


Buongiorno, vorrei iscrivermi al vostro partito.

Sesso?

Maschio.

Non si direbbe.

Non si faccia fuorviare dal rossetto.

E quelle due strane protuberanze sul petto?

Sono pompelmi.

Se li tolga, per favore.

Non posso.

Non può?

Sono attaccati.

Si spogli.

Nessun problema.

Quelle sono due mammelle. Una e due.

Non sono mammelle.

Due grosse mammelle rosa.

Sono due pompelmi, due grossi pompelmi rosa dotati di capezzolo.


La stessa cosa succede in tutti gli altri settori. Per esempio nel cinema, dove la maggior parte dei registi sono maschi per colpa dei produttori (maschi) che non vogliono finanziare i film delle donne, e anche se li finanziassero poi i distributori (maschi) non li distribuirebbero, e se li distribuissero il pubblico (maschi) non li andrebbe a vedere. Invece chi monta i film è molto spesso una donna, come mai? Semplice, è solo perché il montaggio è una cosa che ai maschi non interessa, come è dimostrato dal fatto che chi monta i film è molto spesso una donna. Quando una professione inizia a popolarsi di donne non vuol dire che il maschilismo sia diminuito, no, vuol solo dire che agli uomini quella professione non interessa più perché non conta niente. È successo per il montaggio, l’insegnamento, la matematica e l'ormai disprezzata professione di pop star.
Alle donne viene impedito non solo di dirigere i film, ma anche di girare dei cortometraggi casalinghi con gli amici. Per rendersene conto basta dare un’occhiata alle liste degli iscritti a un qualsiasi festival di cortometraggi, per esempio questo. Se si guardano i semplici iscritti (non i selezionati), si può vedere che, tolte le scuole, i doppioni e le persone col nome transgender, le donne sono solo 22 su 143, cioè il 15%. Più o meno come in Parlamento. Una coincidenza? No, è che la causa è la stessa: i maschi che fanno i commessi nei negozi di accessori audio-video si rifiutano di vendere le videocamere alle donne. Per questo sono necessarie quote rosa anche per gli iscritti ai festival di cortometraggi. I maschi in surplus dovranno cambiare sesso.
E non è finita, i maschi impediscono alle donne persino di suicidarsi. Come si vede dalla statistica dei suicidi in Italia elaborata dall’Istat, le donne che si suicidano sono circa il 20% dei suicidi totali. Perché i maschi vogliono tenere solo per sé questa ambitissima attività? Quote rosa anche qui.