A chi dovesse leggere questo post nel XXII secolo ricordo che la parola Berlusconi non significa due enormi berluschi, ma è il cognome di un tizio che ha governato l’Italia per parecchi anni e che ai suoi tempi è stato molto famoso, ma veramente molto, forse addirittura più famoso di uno che adesso non ricordo. Quello che ora da voi significa “berlusco” non ha probabilmente nessuna attinenza col suddetto tizio, a meno che non significhi “metà di un Berlusconi piccolo”.
Cos’abbia fatto o non abbia fatto Berlusconi nella sua vita è irrilevante, diciamo che si è dedicato molto all’autocelebrazione, come nel loro piccolo fanno tutti quanti. Come tutti ha passato la vita ad assecondarsi, senza accorgersi che più ti assecondi più hai bisogno di assecondarti e più hai bisogno di assecondarti più sprechi tempo ed energie nell’assecondarti. In pratica è uno qualsiasi che è riuscito a diventare molto più qualsiasi di tutti gli altri.
Su Berlusconi è stato detto praticamente tutto e, purtroppo per lui, le poche cose non dette sono quelle senza insulti, ma quello che forse ancora nessuno ha detto è che Berlusconi è spaventosamente infelice. È una cosa evidente, uno felice non scatta in quel modo alla minima critica, non cerca a tutti i costi l’approvazione degli altri e, soprattutto, non sorride come uno che si è fatto tutta l’A1 con la faccia fuori dal finestrino.
Ha tanta gente che lo ossequia, è vero, che gli si srotola ai piedi, che gli offre la moglie e le figliolette in segno di rispetto, nude e già lubrificate, ma è tutta immondizia umana, gente che se gli metti quattro vibrisse nel naso e una coda nel culo non la distingui dai comuni topi di fogna. Berlusconi lo sa, è abbastanza intelligente da rendersene conto: la stima di chi lo stima non vale niente, mentre quelli che scrivono libri, fanno film, dirigono orchestre e vanno sulla Luna lo disprezzano.
Chi sono quelli che parlano bene di Berlusconi? Maurizio Belpietro, detto “l’anello mancante”, Mario Giordano, l’unico OGM al mondo di cui è dimostrata la tossicità, Alfonso Signorini, uno così rispettato che la gente, quando gli dà la mano, poi corre immediatamente ad amputarsela.
Senti, Silvio, pensavo di fotografare la Barbara e l’Eleonora in atteggiamenti saffici.
Pensi che sia il caso?
Ma certo, senti che idea: nude nelle scuderie di Arcore a rotolarsi nella cacca di cavallo.
Fai quello che ti pare, basta che non le tocchi.
Se il tuo scopo è essere menzionato nei libri di storia vicino a Marco Aurelio e Lorenzo il Magnifico, questa non è la gente giusta, con estimatori di questo tipo puoi al massimo ambire alla tradizione orale, nel senso delle barzellette. Certo fa piacere vedere la folla che impazzisce per te, le donne che svengono, gli uomini che strepitano, la gente che calpesta i propri figli pur di farsi fare una foto con te, ma poi giri l’angolo e vedi che fanno la stessa cosa con Gerry Scotti.
Non c’è da stupirsi. Se per avere l’ammirazione della gente usi le barzellette sconce avrai l’ammirazione della gente che va pazza per le barzellette sconce, cioè gente di cui non t’importa assolutamente niente. In pratica è un Berlusconi che si morde la coda.
Chi non ha raggiunto le vette di autostima e solitudine di Berlusconi non può capire quanto ci si senta infelici. Non è l’infelicità delle rate del mutuo, della dissenteria, dello stress da lavoro, in confronto queste sono stupidaggini, è l’infelicità definitiva e senza rimedio di chi ha assecondato fino in fondo il proprio desiderio di essere dio e a settant’anni suonati capisce di essere solo un Berlusconi.
Cos’abbia fatto o non abbia fatto Berlusconi nella sua vita è irrilevante, diciamo che si è dedicato molto all’autocelebrazione, come nel loro piccolo fanno tutti quanti. Come tutti ha passato la vita ad assecondarsi, senza accorgersi che più ti assecondi più hai bisogno di assecondarti e più hai bisogno di assecondarti più sprechi tempo ed energie nell’assecondarti. In pratica è uno qualsiasi che è riuscito a diventare molto più qualsiasi di tutti gli altri.
Su Berlusconi è stato detto praticamente tutto e, purtroppo per lui, le poche cose non dette sono quelle senza insulti, ma quello che forse ancora nessuno ha detto è che Berlusconi è spaventosamente infelice. È una cosa evidente, uno felice non scatta in quel modo alla minima critica, non cerca a tutti i costi l’approvazione degli altri e, soprattutto, non sorride come uno che si è fatto tutta l’A1 con la faccia fuori dal finestrino.
Ha tanta gente che lo ossequia, è vero, che gli si srotola ai piedi, che gli offre la moglie e le figliolette in segno di rispetto, nude e già lubrificate, ma è tutta immondizia umana, gente che se gli metti quattro vibrisse nel naso e una coda nel culo non la distingui dai comuni topi di fogna. Berlusconi lo sa, è abbastanza intelligente da rendersene conto: la stima di chi lo stima non vale niente, mentre quelli che scrivono libri, fanno film, dirigono orchestre e vanno sulla Luna lo disprezzano.
Chi sono quelli che parlano bene di Berlusconi? Maurizio Belpietro, detto “l’anello mancante”, Mario Giordano, l’unico OGM al mondo di cui è dimostrata la tossicità, Alfonso Signorini, uno così rispettato che la gente, quando gli dà la mano, poi corre immediatamente ad amputarsela.
Senti, Silvio, pensavo di fotografare la Barbara e l’Eleonora in atteggiamenti saffici.
Pensi che sia il caso?
Ma certo, senti che idea: nude nelle scuderie di Arcore a rotolarsi nella cacca di cavallo.
Fai quello che ti pare, basta che non le tocchi.
Se il tuo scopo è essere menzionato nei libri di storia vicino a Marco Aurelio e Lorenzo il Magnifico, questa non è la gente giusta, con estimatori di questo tipo puoi al massimo ambire alla tradizione orale, nel senso delle barzellette. Certo fa piacere vedere la folla che impazzisce per te, le donne che svengono, gli uomini che strepitano, la gente che calpesta i propri figli pur di farsi fare una foto con te, ma poi giri l’angolo e vedi che fanno la stessa cosa con Gerry Scotti.
Non c’è da stupirsi. Se per avere l’ammirazione della gente usi le barzellette sconce avrai l’ammirazione della gente che va pazza per le barzellette sconce, cioè gente di cui non t’importa assolutamente niente. In pratica è un Berlusconi che si morde la coda.
Chi non ha raggiunto le vette di autostima e solitudine di Berlusconi non può capire quanto ci si senta infelici. Non è l’infelicità delle rate del mutuo, della dissenteria, dello stress da lavoro, in confronto queste sono stupidaggini, è l’infelicità definitiva e senza rimedio di chi ha assecondato fino in fondo il proprio desiderio di essere dio e a settant’anni suonati capisce di essere solo un Berlusconi.