JACK LO SQUARTATORE NATURA

Come qualcuno avrà sicuramente notato, l’universo non è abitabile. Di solito si dice che Madre Natura ha preparato tutto a puntino per accogliere la vita umana, il suo fenomeno fisico preferito, ma purtroppo non è così. L’universo è un posto pericoloso, pieno di radiazioni cancerogene e bombardamenti meteorici. In confronto l’inferno di Dante è Disneyland. Basta dare un’occhiata in giro per rendersi conto che il fenomeno fisico preferito dalla Natura non è la vita umana, ma il vuoto spinto. L’universo è quasi tutto vuoto e quel poco che c’è è ospitale come uno tsunami. Un posto come la Terra non è la regola, ma l’eccezione. La regola è Plutone (duecento gradi sotto zero e niente atmosfera) o Venere (l’atmosfera di una camera a gas e cinquecento gradi all’ombra), non la Terra. La Natura, più che una madre premurosa, sembra un assassino. Invece di chiamarla “Madre Natura”, sarebbe più corretto chiamarla “Jack lo squartatore Natura”.
Il genere umano è come una muffa attaccata a un sassolino umido e tiepido sparato nel vuoto cosmico, basta uno spiffero e tanti saluti. Se l’umanità ci tiene tanto a continuare a proliferare sul suo sassolino, allora deve stare attenta agli spifferi. Certo se un’estate è più calda della media non c’è da preoccuparsi, la media è fatta così. Sarebbe molto più strano se tutte le estati avessero sempre esattamente la stessa temperatura. Invece la situazione si fa un po’ più interessante se la temperatura media del pianeta aumenta di 0,7 gradi in cent’anni, come è successo nel XX secolo (qui il report dell'IPCC).
C’è un grande dibattito su quale sia la causa di questo aumento: da una parte ci sono i climatologi che dicono che è colpa degli esseri umani, dall’altra ci sono gli esseri umani che dicono che è colpa dei climatologi che la sparano grossa. Purtroppo io non ho i mezzi per fare carotaggi in Antartide e non ho idea di come si faccia una simulazione numerica per studiare l’evoluzione del clima, per cui, in mancanza di meglio, mi tocca fidarmi dei climatologi. Magari si sbagliano, succede spesso agli scienziati di sbagliarsi: dicevano che il calore è una sostanza materiale e non è vero, dicevano che la luce si propaga nell’etere e non è vero, dicevano che la Via Lattea è tutto l’universo e non è vero, quindi è possibile che si sbaglino anche stavolta, ma finché non arrivano Lavoisier, Einstein e Hubble con una teoria migliore, cosa dovrei fare? Fidarmi del macellaio? Se si tratta di bistecche chiedo al macellaio, se si tratta di clima chiedo a un climatologo e al momento la maggior parte dei climatologi dice che questo aumento di temperatura è anomalo, pericoloso e causato dalle attività umane (Naomi Oreskes, 2004). Quindi?
Quindi ecco il mio piano, una cosa semplice e a costo zero che risolve il problema alla radice: ridurre la popolazione mondiale. Niente di cruento, ci mancherebbe, basta solo impedire alla gente di fare figli finché non si torna sotto il miliardo, oppure finché non si trova un pianeta nuovo su cui traslocare. Che senso ha continuare a riprodursi in questo modo? È per dare a tutti la possibilità di vivere? Tutti chi? Se non fai nascere nessuno non è che stai negando qualcosa a qualcuno, perché prima della nascita non c’è nessuno a cui si possa negare alcunché. O è forse per migliorare il mondo? Più figli si fanno più probabilità ci sono di mettere al mondo dei geni? Vediamo, nel 1600 non c’erano neanche mezzo miliardo di persone, eppure fra queste c’erano Caravaggio, Rubens, Monteverdi, Bacone, Galileo, Keplero, Cervantes e Shakespeare, tutti vivi in quello stesso anno. Ora siamo quattordici volte tanto, dove sono i quattordici Caravaggio, i quattordici Galileo e i quattordici Shakespeare?
Fare figli può avere senso solo per chi li fa, ma per l’umanità nel suo insieme è solo un fenomeno da razionalizzare, come si fa con le licenze di pesca. La Terra è come un autobus: più si è, peggio si sta.
Un’altra cosa che si dice spesso è che gli esseri umani con il loro comportamento stiano distruggendo la Natura. È chiaramente falso, casomai le stanno dando una mano.