COME DIVENTARE FELICI

Si è detto che la felicità non esiste, che al massimo si può essere solo appagati, sereni e allegri con qualche picco di euforia. In realtà la cosa difficile non è essere felici, ma esserlo senza bere.
La prima condizione necessaria per essere felici è che si possano soddisfare tutte le impellenze animali: cibo, sesso, droga e così via. In ogni caso, per quanto possa sembrare incredibile, tutto questo non è sufficiente e si può essere infelici anche con il frigorifero pieno e la moglie ubriaca.
La vita deve avere un senso, è ovvio. Se non c’è un senso si perde interesse per qualsiasi cosa, tutto sembra futile, persino seguire una gara di curling, e siccome non tutti hanno la fortuna di avere una pistola nel comodino, succede che ci si riduce a passare le giornate fissando il muro seduti nelle proprie feci. Sarebbe sciocco. Di sensi alla vita se ne possono trovare a iosa: regalo divino, gita nell’universo, rompicapo cosmico, gara di longevità, reality show senza show, prova di pazienza, illusione soggettiva, allucinazione collettiva, presa per i fondelli oggettiva. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Per Heidegger, ad esempio, il senso dell’esistenza era il tempo. Poteva essere l’appetito, il calamaio o l’insegnante di solfeggio, ma lui ha preferito il tempo.


Come mai il tempo, professore?

Oh, quello...

Perché proprio il tempo e non... che so...

L’insegnante di solfeggio?

Per esempio.

Non mi piaceva il titolo.

Ah.

“Essere e insegnante di solfeggio”. Brutto.

Brutto.


È importante anche avere un obiettivo, qualcosa che tenga la mente occupata, ma non va bene qualsiasi cosa. Un obiettivo troppo facile, come abbottonarsi la camicia o fare un figlio, non va bene. Se si sceglie un obiettivo troppo facile, poi bisogna subito fare la fatica di cercarsene un altro. Ma l’obiettivo non può nemmeno essere troppo difficile. Vincere i mondiali di rugby da soli, a piedi nudi e senza leggere il regolamento è sicuramente un traguardo stimolante, ma alla lunga può diventare frustrante. Quindi, riassumendo, l’obiettivo deve essere irraggiungibile (così si è a posto per sempre), ma non troppo (se no è frustrante), suddivisibile in obiettivi secondari (per stare in allenamento), in numero infinito (l’obiettivo è irraggiungibile!) ma numerabile (deve sembrare raggiungibile), che ci allontanino sempre di più dall’obiettivo finale man mano che li realizziamo (cfr. “Il castello”, F. Kafka, ed. italiana Feltrinelli).
Altra cosa: non si può essere felici senza amici. Gli amici servono per giocare a tennis, parlar male degli amici comuni e dividere la benzina. Basta che non siano troppo stretti, se no possono diventare esigenti, e che siano molti, per non rischiare di annoiarsi. Più sono e meno li si conosce, meglio è. L’ideale sarebbe sette miliardi di amici perfettamente sconosciuti.
Bisogna anche conoscere almeno tre persone che ci apprezzino (due se si ha la fortuna di essere narcisisti). Serve per sentirsi gratificati. Se non si prova un po’ di gratificazione di tanto in tanto è difficile continuare a illudersi di essere i migliori. Una di queste persone di solito è la madre, un’altra può essere la fidanzata. Da ciò si comprende l’importanza di avere molte fidanzate o, in alternativa, molte madri.
Un’altra cosa su cui non si insiste mai abbastanza né a scuola né in nessun altro luogo adibito all’insistenza, riguarda l’alimentazione: mai nutrirsi con cibi infelici, come la minestrina, gli yogurt magri, l’insalata, la carne lessa, il petto di pollo col puré o il gelato di riso. Certo, sono cibi sani, ma hanno un effetto devastante sul morale, trasformano la vita in una specie di degenza ospedaliera. Una volta al ristorante ho sentito uno ordinare due carote lesse specificando “per uso orale” e poi chiedere un’eutanasia come dessert.
Altri indispensabili accorgimenti per essere felici sono: non guardare MTV oltre i trent’anni, dormire almeno otto ore al giorno (possibilmente al lavoro), tifare sempre per chi vince, non sminuirsi con chi non se lo merita, non cercare il proprio nome con Google ogni cinque minuti, tenere sempre a portata di mano un superalcolico.