PERCHÉ?

Perché il prosciutto crudo è salato?

Perché si conserva.

Perché il sale conserva?

Perché uccide i microrganismi.

Perché?

Perdono l’acqua.

Perché?

L’acqua fluisce dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata.

Perché?

Perché la membrana cellulare lascia passare le particelle neutre e non gli ioni.

Perché?

Interazione elettromagnetica.

Perché?

α = 0,00729735257

Perché?

Infiniti universi.


“Infiniti universi” sta diventando la risposta per tutto. Perché la costante di struttura fine è 0,00729735257? Infiniti universi. Come si spiega il paradosso EPR? Infiniti universi. Dove ho messo gli occhiali? Infiniti universi.
Se non fosse per le persone che si chiedono sempre il perché di ogni cosa, l’universo sarebbe solo una grossa decorazione natalizia appesa sopra le nostre teste, cioè una cosa carina e rassicurante, ma falsa, e siccome io preferisco essere turbato dalla verità che rassicurato dalle bugie, dico che è un’ottima cosa chiedersi sempre perché, ma questo non significa che tutto abbia un perché.
Una domanda su cui i fisici si arrovellano da un po’ di tempo a questa parte è perché le costanti di natura hanno i valori che hanno, cioè precisamente calibrati in modo da permettere la vita umana. Se per esempio il valore di α fosse 12, tanto per dire un numero a caso, a quest’ora non ci sarebbero né il prosciutto né tanto meno qualcuno a porsi il problema della sua conservazione. E non è solo α a essere così, c’è tutta una lista di costanti e leggi fisiche che, se fossero solo un po’ diverse da come sono, renderebbero l’universo inabitabile. Intendo molto più inabitabile di adesso. Perché? Le risposte che normalmente si danno sono tre.

1) C’è sotto qualche sconosciuta legge fisica.
2) Infiniti universi.
3) Dio.

La risposta 3 la scartiamo subito, visto che è la solita scappatoia metafisica. Chissà perché ogni volta che in una catena di domande si arriva a un punto critico, alla gente sembra più logico rispondere “Dio” invece che “non so”. Mille anni fa, quando non si sapeva niente di ioni e membrane cellulari, la catena del prosciutto sarebbe stata così.


Perché il prosciutto è salato?

Perché si conserva.

Perché il sale conserva?

Dio.


La risposta 1 è invece la risposta di chi non sa, ma pensa che se α è così è perché c’è sotto un qualche β attualmente sconosciuto, e se β è così è perché c’è sotto un γ, e così via. In questo modo i fisici avrebbero il lavoro garantito per sempre (quando finisce l’alfabeto greco, si può tranquillamente passare agli ideogrammi cinesi), anche se questo li condannerebbe alla frustrazione eterna. Infatti il sogno di ogni fisico teorico che si rispetti è quello di arrivare un giorno in fondo alla catena di domande, cioè di trovare finalmente una risposta unica, semplice e definitiva a tutto quanto, come il famoso 42 di Douglas Adams. Peccato che subito dopo si chiederebbe: perché 42? L’unica speranza per un fisico di sentirsi veramente soddisfatto è che la risposta definitiva coincida col punto di partenza.


Perché α = 0,00729735257?

Perché il prosciutto è salato.


Questo sì che sarebbe appagante, ma non credo che sia molto semplice introdurre il concetto di prosciutto nei diagrammi di Feynman.
Infine c’è la risposta 2, la risposta degli infiniti universi che oggi va tanto di moda, un po’ come a suo tempo l’hula hop. Chi la sostiene fa grosso modo il seguente sillogismo:

a) Niente costringe le costanti di natura a essere come sono.
b) Se fossero diverse noi non esisteremmo.
c) Allora ci sono tanti universi quanti sono tutti i possibili valori delle costanti e noi viviamo nell’unico universo in cui possiamo esistere.

Ovviamente i cosmologi che sostengono la tesi degli infiniti universi non lo fanno solo in base a questa argomentazione, non sono mica pazzi, però questa è sicuramente una delle argomentazioni, diciamo l'argomentazione filosofica.
Forse la risposta degli infiniti universi è quella giusta e, devo dire, a me non dispiace per niente (a parte il nome “multiverso”, o “megaverso” come lo chiama qualcuno, che mi fa sempre venire in mente un gigantesco rutto cosmico), forse ci sono veramente tantissimi universi scollegati l’uno dall’altro, ognuno con le sue costanti, le sue particelle e le sue particolari leggi fisiche, però una cosa è certa: quel sillogismo è sbagliato. Se ne accorgerebbe anche Aristotele.
Dire “se le costanti fossero diverse” significa già mettersi in una dimensione extrafisica (stavo per scrivere metafisica) e immaginare che i valori delle costanti di natura possano essere estratti a caso come i numeri della lotteria, cioè significa già ammettere che ci sia un contesto più grande dell’universo in cui viviamo: un multiverso, appunto. In pratica la premessa b) include già la conclusione c), quindi il sillogismo è sbagliato.
Per qualche motivo sembra che nessuno prenda mai in considerazione l’idea che la catena delle domande possa avere una fine. È come se tutti dessero per scontato che per ogni cosa debba sempre esserci un perché, o un perché fisico, o un perché extrafisico, o un perché metafisico. Ma su cosa si basa questa convinzione? Cosa vieta a una povera piccola costantina di essere quello che è così, senza nessun motivo? Farsi delle domande è un’ottima cosa, ma niente garantisce che abbiano anche una risposta.


Perché α = 0,00729735257?

Magari è così e basta.


Certo, poi succede che punti l’Hubble Space Telescope alle coordinate 10h 01m 37.4s +02d 31m 04s e vedi questo.

IL QUADRO

TONSILLOCENTRISMO

Perché a teatro la gente tossisce? La risposta più semplice sarebbe: perché ha la tosse. Ma io non ci credo, mai fidarsi delle risposte semplici. La Natura non è semplice. Spesso si dice che fra due teorie equivalenti sia da preferire quella più semplice, certo, ma solo per pigrizia, non per altro. La Natura è contorta, facit saltus e fa molte più pentole che coperchi. Il rasoio di Occam poteva andare bene nel XIV secolo, quando non si conoscevano i buchi neri o il principio di indeterminazione, oggi è molto meglio il nastro di Möbius.
Perché questa gente tossisce? Al cinema non tossisce, ho controllato. Al cinema tossiscono solo quelli che hanno la tosse, come si capisce dal fatto che sono colpi di tosse sinceri. Invece la tosse della gente a teatro ha qualcosa di studiato, non è “cof... eh-ehm...” o “ehm... ahm... cof” o “cof... co-cof”, ma è “COF! COF! COF!”, con i singoli “COF!” ben scanditi e separati l’uno dall’altro, come se fossero parole. Ci sono addirittura quelli che tossiscono così “TOSSE! TOSSE! TOSSE!”. Perché lo fanno? Forse si annoiano, ho pensato. Forse è come quando si aspetta il proprio turno dal dentista, che si inizia a giocherellare con la prima cosa a portata di mano: le chiavi, il cellulare, un giornale. Loro giocherellano con le tonsille. Certo è un’ipotesi plausibile, ma non abbastanza contorta per essere vera.
Un’ipotesi che mi sembra nettamente più verosimile è che questa gente tossisca per mettersi in mostra. Il motivo per cui al cinema non tossisce è che ha dei personaggi con cui immedesimarsi e quindi, anche se indirettamente, può sentirsi protagonista, invece a un concerto si sente messa da parte. Al cinema sono io che faccio a cazzotti con l’agente Smith, io che lancio l’anello nel Monte Fato, io che dico tutte quelle cose argute sugli intellettuali newyorkesi, mentre a teatro è lui che suona, lui che ondeggia in estasi, lui che si prende tutti gli applausi. Con la musica è difficile trovare interstizi dove infilare il proprio ego, e se uno vuole veramente apprezzare un brano musicale c’è solo una cosa che può fare: ascoltare, cioè la cosa più difficile del mondo.
La maggior parte della gente va a teatro non per ascoltare la musica, ma per assistere a una performance. Questa gente vede solo delle persone in abito da sera che si dimenano sul palco ammirate da tutti, mentre io, nientepopodimeno che io, sono qui al buio, ignorato e mischiato a tutti gli altri come un semplice spettatore, e sta a vedere che non posso neanche tossire.
Per questo a teatro c’è tutto uno sfoggio di pratiche esibizionistiche come non se ne vedono in nessun altro posto al mondo privo di telecamere. Ci sono quelli che tossiscono, quelli che scartano caramelle dentro altre caramelle che contengono tante piccole caramelle di carta, quelli che sfogliano l’opera omnia di tutti i programmi teatrali d’Italia, quelli che suonano lo schienale della poltrona antistante, quelli che dirigono gli esecutori col naso, quelli che esclamano, quelli che piangono, quelli che cigolano e, ovviamente, quelli che telefonano. Quelli che telefonano non mancano mai. E alla fine tutti gridano “bravo!”, non “bello!”.

TRAINING AUTOGENO


Miglior corto di animazione ai Nastri d'Argento 2012.

Realizzato in collaborazione con i Licaoni.
Voci di Alessia Cespuglio, Alessandra Falca, Laura Regali, Alex Lucchesi e Guglielmo Favilla.
Musica di coda dello Zio Giorgio.
Versione HD qui.
Altre informazioni qui.

PROSSIMAMENTE!

Sta arrivando il film dell’anno! Training autogeno! (il punto esclamativo non fa parte del titolo).
La travolgente storia d’amore di Carla


e Sandro


(ma anche di Sandra e Carlo), cioè di una ragazza appassionata di abiti da sposa e esseri umani in scala 1:4, e di un ragazzo con l’eiaculazione più precoce del mondo! Due ragazzi come tanti che si conoscono, non si piacciono e si sposano!
Riuscirà Carla/Sandra a trascinare Sandro/Carlo in quel ristorante biologico dove fanno il tofu alla griglia e i gamberetti di soia? Ce la farà a fargli capire che il tetrapak va nella carta e non nella plastica? (o viceversa). E Sandro/Carlo riuscirà finalmente a non stordirsi di birra prima che Carla/Sandra finisca di cucinare? Cosa lo spinge a tenere i calzini anche quando fanno l’amore? E perché Paolo assume quell’aria strafottente ogni volta che si parla di Formula Uno? Ma soprattutto chi è Paolo?
Training autogeno! Un film di animazione in tutti i sensi! Perché anima! Perché si anima! Perché ha l’anima! Perché è animato! E naturalmente perché...


no, basta.
Training autogeno! Il film che dopo averlo visto stappi lo spumante! (nel senso buono).
Avventura!


Thriller!


Amore!


Impegno sociale!


Tutto questo e molto altro ancora in un film che ha fatto impazzire il pubblico di tutto il mondo! E lo devono ancora vedere!
Un cartone animato interamente realizzato col solo uso di una tavoletta grafica, un computer e alcuni software di disegno, animazione, montaggio e postproduzione! Proprio come si faceva una volta!
Realizzato da Comafilm (cioè io), in collaborazione con i Licaoni (cioè loro), interpretato da Nicole Kidman, Susan Sarandon, Scarlett Johansson, Robert De Niro e Bill Murray (doppiati rispettivamente da: Alessia Cespuglio, Alessandra Falca, Laura Regali, Alex Lucchesi e Guglielmo Favilla), musiche di coda di Richard Wagner (ricomposte e eseguite dallo Zio Giorgio)! Anzi: !!!
Training autogeno! Dura solo sette minuti, ma proiettato su una stella di neutroni può arrivare fino a un’ora e mezza!
Training autogeno! Training! A! U! To! Ge! No!
Lunedì prossimo! Nei migliori Youtube del mondo!


Che fai ancora lì? Corri a lunedì prossimo!

L'ASSEDIO

TEOREMA

ENUNCIATO
Chi ama gli animali li ammazza e se li mangia.

DIMOSTRAZIONE
Partiamo dal fatto autoevidente che

1) il male e il bene assoluti non esistono.

Chi dice il contrario è pregato di dirmi dove sono, dieci secondi di tempo: in Antartide? su Plutone? Nel cuore di Gesù? Tempo scaduto. Il male e il bene assoluti non esistono.
Invece

2) esistono il male per qualcuno e il bene per qualcuno.

Ha senso solo parlare di “male per” e “bene per”, mai di “male e basta” e “bene e basta”. Per esempio la morte del cane di Mario è un male per Mario, ma un bene per Luigi che ogni mattina si trovava sullo zerbino alcuni odorosi resti del cane di Mario. E per il cane di Mario? Per il cane di Mario la sua morte non è né un bene né un male, visto che

3) per stare bene o male bisogna come minimo essere vivi.

Quindi

4) la morte di qualcuno non è un male per quel qualcuno.

Invece prendere a calci il cane di Mario è un male per il cane di Mario (ma un grande piacere per Luigi), visto che per sentire il dolore non serve essere intellettualmente superiori ma è sufficiente avere un corpo, e i cani, i gatti e le giraffe hanno tutti un corpo esattamente come gli esseri umani.
Le proposizioni 1, 2, 3 e 4 possono quindi essere generalizzate come segue:

5) fare male a X è male per X, mentre uccidere X non è male per X ma è male per i parenti di X, dove X è un qualsiasi essere vivente non masochista dotato della capacità di sentire male e con un conto in banca inferiore ai centomila euro.

Gli animali hanno solitamente conti in banca irrisori, ma poiché i loro parenti sono persone abbastanza insensibili, si può senz’altro affermare che

6) fare male a un animale è male per l’animale, ucciderlo non è male per nessuno.

Introduciamo ora, per mere esigenze di brevità, le seguenti definizioni:

7) non è male = non è male per nessuno,

8) è male = è male per almeno uno,

dunque la 6) si semplifica in

6.2) fare male a un animale è male, ucciderlo no.

Questa proposizione diventa naturalmente falsa per un animale domestico, essendo in questo caso l’animale dotato di un padrone in grado di piangerne la morte, ma torna a essere vera se si uccide sia l’animale che il padrone (e tutti i suoi parenti).
Per polli, maiali, conigli e tutti gli altri animali da tavola la 6.2 è sempre vera, e da essa segue che

9) allevare industrialmente un animale è male, tirargli una genuina schioppettata nella schiena no.

Ovviamente la schioppettata non è indispensabile, va bene anche una martellata in testa, l’importante è che l’animale, in tutto il periodo che trascorre su questo pianeta, possa vivere pienamente e serenamente la propria vita di animale, cioè ingozzarsi fino a scoppiare, rotolarsi nel fango e ascoltare Radio Deejay. Dalla 9 segue quindi che

10) non c’è nessuna controindicazione etica nell’uccidere animali che siano:
a) selvatici,
b) allevati all’aperto e in condizioni gradevoli,
c) appositamente creati senza cervello e fatti crescere in laboratorio.

Il paradiso terrestre è un mondo dove si allevano i filetti senza bisogno di allevare anche il resto della mucca. Mi sembra quasi di vederli: grossi lumaconi sanguinolenti coltivati come se fossero barbabietole, alberi da würstel, piantagioni di costolette. Mi fermo perché ho l’acquolina.
Fatta sempre per esigenze di brevità la seguente definizione:

11) è bene = è bene per almeno uno e non è male per nessuno,

si può affermare che

12) mangiare un animale che appartenga alle categorie 10.a), 10.b) e 10.c) è bene, soprattutto se cucinato come si deve.

È bene per tutti coloro che non mangiano per nutrirsi ma per essere felici, cioè per chi considera il cibo non una dose di sostanze nutritive da assumere per mantenersi in vita, ma un’occasione per festeggiare la vita e socializzare con gli altri, mangianti e mangiati. E siccome

13) quando si festeggia è bello festeggiare con chi si ama,

14) chi ama gli animali li ammazza e se li mangia.

C.v.d.

COROLLARIO
Amare veramente una persona significa spararle nella nuca mentre dorme e mangiarla finché è calda.

JACK LO SQUARTATORE NATURA

Come qualcuno avrà sicuramente notato, l’universo non è abitabile. Di solito si dice che Madre Natura ha preparato tutto a puntino per accogliere la vita umana, il suo fenomeno fisico preferito, ma purtroppo non è così. L’universo è un posto pericoloso, pieno di radiazioni cancerogene e bombardamenti meteorici. In confronto l’inferno di Dante è Disneyland. Basta dare un’occhiata in giro per rendersi conto che il fenomeno fisico preferito dalla Natura non è la vita umana, ma il vuoto spinto. L’universo è quasi tutto vuoto e quel poco che c’è è ospitale come uno tsunami. Un posto come la Terra non è la regola, ma l’eccezione. La regola è Plutone (duecento gradi sotto zero e niente atmosfera) o Venere (l’atmosfera di una camera a gas e cinquecento gradi all’ombra), non la Terra. La Natura, più che una madre premurosa, sembra un assassino. Invece di chiamarla “Madre Natura”, sarebbe più corretto chiamarla “Jack lo squartatore Natura”.
Il genere umano è come una muffa attaccata a un sassolino umido e tiepido sparato nel vuoto cosmico, basta uno spiffero e tanti saluti. Se l’umanità ci tiene tanto a continuare a proliferare sul suo sassolino, allora deve stare attenta agli spifferi. Certo se un’estate è più calda della media non c’è da preoccuparsi, la media è fatta così. Sarebbe molto più strano se tutte le estati avessero sempre esattamente la stessa temperatura. Invece la situazione si fa un po’ più interessante se la temperatura media del pianeta aumenta di 0,7 gradi in cent’anni, come è successo nel XX secolo (qui il report dell'IPCC).
C’è un grande dibattito su quale sia la causa di questo aumento: da una parte ci sono i climatologi che dicono che è colpa degli esseri umani, dall’altra ci sono gli esseri umani che dicono che è colpa dei climatologi che la sparano grossa. Purtroppo io non ho i mezzi per fare carotaggi in Antartide e non ho idea di come si faccia una simulazione numerica per studiare l’evoluzione del clima, per cui, in mancanza di meglio, mi tocca fidarmi dei climatologi. Magari si sbagliano, succede spesso agli scienziati di sbagliarsi: dicevano che il calore è una sostanza materiale e non è vero, dicevano che la luce si propaga nell’etere e non è vero, dicevano che la Via Lattea è tutto l’universo e non è vero, quindi è possibile che si sbaglino anche stavolta, ma finché non arrivano Lavoisier, Einstein e Hubble con una teoria migliore, cosa dovrei fare? Fidarmi del macellaio? Se si tratta di bistecche chiedo al macellaio, se si tratta di clima chiedo a un climatologo e al momento la maggior parte dei climatologi dice che questo aumento di temperatura è anomalo, pericoloso e causato dalle attività umane (Naomi Oreskes, 2004). Quindi?
Quindi ecco il mio piano, una cosa semplice e a costo zero che risolve il problema alla radice: ridurre la popolazione mondiale. Niente di cruento, ci mancherebbe, basta solo impedire alla gente di fare figli finché non si torna sotto il miliardo, oppure finché non si trova un pianeta nuovo su cui traslocare. Che senso ha continuare a riprodursi in questo modo? È per dare a tutti la possibilità di vivere? Tutti chi? Se non fai nascere nessuno non è che stai negando qualcosa a qualcuno, perché prima della nascita non c’è nessuno a cui si possa negare alcunché. O è forse per migliorare il mondo? Più figli si fanno più probabilità ci sono di mettere al mondo dei geni? Vediamo, nel 1600 non c’erano neanche mezzo miliardo di persone, eppure fra queste c’erano Caravaggio, Rubens, Monteverdi, Bacone, Galileo, Keplero, Cervantes e Shakespeare, tutti vivi in quello stesso anno. Ora siamo quattordici volte tanto, dove sono i quattordici Caravaggio, i quattordici Galileo e i quattordici Shakespeare?
Fare figli può avere senso solo per chi li fa, ma per l’umanità nel suo insieme è solo un fenomeno da razionalizzare, come si fa con le licenze di pesca. La Terra è come un autobus: più si è, peggio si sta.
Un’altra cosa che si dice spesso è che gli esseri umani con il loro comportamento stiano distruggendo la Natura. È chiaramente falso, casomai le stanno dando una mano.

BERLUSCONI È UNA PASSIONE INUTILE

A chi dovesse leggere questo post nel XXII secolo ricordo che la parola Berlusconi non significa due enormi berluschi, ma è il cognome di un tizio che ha governato l’Italia per parecchi anni e che ai suoi tempi è stato molto famoso, ma veramente molto, forse addirittura più famoso di uno che adesso non ricordo. Quello che ora da voi significa “berlusco” non ha probabilmente nessuna attinenza col suddetto tizio, a meno che non significhi “metà di un Berlusconi piccolo”.
Cos’abbia fatto o non abbia fatto Berlusconi nella sua vita è irrilevante, diciamo che si è dedicato molto all’autocelebrazione, come nel loro piccolo fanno tutti quanti. Come tutti ha passato la vita ad assecondarsi, senza accorgersi che più ti assecondi più hai bisogno di assecondarti e più hai bisogno di assecondarti più sprechi tempo ed energie nell’assecondarti. In pratica è uno qualsiasi che è riuscito a diventare molto più qualsiasi di tutti gli altri.
Su Berlusconi è stato detto praticamente tutto e, purtroppo per lui, le poche cose non dette sono quelle senza insulti, ma quello che forse ancora nessuno ha detto è che Berlusconi è spaventosamente infelice. È una cosa evidente, uno felice non scatta in quel modo alla minima critica, non cerca a tutti i costi l’approvazione degli altri e, soprattutto, non sorride come uno che si è fatto tutta l’A1 con la faccia fuori dal finestrino.
Ha tanta gente che lo ossequia, è vero, che gli si srotola ai piedi, che gli offre la moglie e le figliolette in segno di rispetto, nude e già lubrificate, ma è tutta immondizia umana, gente che se gli metti quattro vibrisse nel naso e una coda nel culo non la distingui dai comuni topi di fogna. Berlusconi lo sa, è abbastanza intelligente da rendersene conto: la stima di chi lo stima non vale niente, mentre quelli che scrivono libri, fanno film, dirigono orchestre e vanno sulla Luna lo disprezzano.
Chi sono quelli che parlano bene di Berlusconi? Maurizio Belpietro, detto “l’anello mancante”, Mario Giordano, l’unico OGM al mondo di cui è dimostrata la tossicità, Alfonso Signorini, uno così rispettato che la gente, quando gli dà la mano, poi corre immediatamente ad amputarsela.


Senti, Silvio, pensavo di fotografare la Barbara e l’Eleonora in atteggiamenti saffici.

Pensi che sia il caso?

Ma certo, senti che idea: nude nelle scuderie di Arcore a rotolarsi nella cacca di cavallo.

Fai quello che ti pare, basta che non le tocchi.


Se il tuo scopo è essere menzionato nei libri di storia vicino a Marco Aurelio e Lorenzo il Magnifico, questa non è la gente giusta, con estimatori di questo tipo puoi al massimo ambire alla tradizione orale, nel senso delle barzellette. Certo fa piacere vedere la folla che impazzisce per te, le donne che svengono, gli uomini che strepitano, la gente che calpesta i propri figli pur di farsi fare una foto con te, ma poi giri l’angolo e vedi che fanno la stessa cosa con Gerry Scotti.
Non c’è da stupirsi. Se per avere l’ammirazione della gente usi le barzellette sconce avrai l’ammirazione della gente che va pazza per le barzellette sconce, cioè gente di cui non t’importa assolutamente niente. In pratica è un Berlusconi che si morde la coda.
Chi non ha raggiunto le vette di autostima e solitudine di Berlusconi non può capire quanto ci si senta infelici. Non è l’infelicità delle rate del mutuo, della dissenteria, dello stress da lavoro, in confronto queste sono stupidaggini, è l’infelicità definitiva e senza rimedio di chi ha assecondato fino in fondo il proprio desiderio di essere dio e a settant’anni suonati capisce di essere solo un Berlusconi.

ALTRE COSE DA SAPERE SUBITO

Scusa neonato, so che hai già alle calcagna mucchi di parenti, preti e educatori, tutti smaniosi di lasciare un’impronta indelebile nel tuo povero cervellino indifeso, ma avrei ancora un paio di cose da dirti. Tanto, dopo che ti avranno calpestato la testa in cinquantamila, cosa vuoi che sia un’impronta in più o in meno?

n) Tanto per cominciare, non dare retta a tua madre. Tu non sei immortale, non sei speciale e soprattutto non sei il migliore. In niente.

o) Una delle più grosse delusioni che avrai nella vita sarà quando scoprirai che la gente è bugiarda, amici compresi. Anzi, soprattutto gli amici. Non lo fanno per cattiveria, è solo che le bugie sono molto meno faticose della verità.
Io ho scoperto un metodo infallibile per identificare le bugie: quando fai una domanda a una persona, basta che misuri il tempo (∆t) che questa impiega a rispondere, se la risposta arriva dopo un silenzio superiore alla somma dei vostri tempi di reazione e del tempo che impiega il suono a coprire la distanza (∆s) fra la tua testa e la sua, andata e ritorno, allora la risposta è falsa. Cioè una risposta è sincera se e solo se

∆t ≤ ∆tsuo + ∆ttuo + 2∆s/vs

dove ∆tsuo è il suo tempo di reazione nel rispondere, ∆ttuo il tuo nel fermare il cronometro e vs la velocità del suono.
Ora, il tempo di reazione medio di un essere umano dipende dal sesso e dall’età secondo il seguente grafico (G. Derr & I. J. Deary, 2006)


quindi, se per esempio l’interlocutore è una donna di vent’anni (∆tsuo≈0,29 s) posta a quattro metri di distanza, e tu un neonato di circa trent’anni (∆ttuo≈0,28 s), sapendo che vs≈350 m/s, si ha che ogni risposta con un tempo superiore a 0,59 secondi è sicuramente falsa. Il tempo in eccesso è il tempo che l’interlocutore impiega per prendere la decisione di mentire, tempo che nelle persone molto allenate può facilmente essere inferiore al decimo di secondo.

p) Comprati un buon cronometro.

q) Per smascherare gli ipocriti devi invece fare caso alla faccia. Non ascoltare le parole, spesso le parole distraggono da quello che la faccia dice. Guarda solo la faccia e se vedi espressioni esagerate allora quella è la faccia di un ipocrita. Il motivo è che chi non prova sinceramente un’emozione ma vuole darti a intendere che la sta provando, cercherà di darsi un surplus di emozione, ma non avendo a disposizione uno specchio per dosarla, quest’emozione artificialmente erogata finirà col deformargli la faccia, come succede agli attori mediocri.
Le persone di cui fidarsi hanno questa faccia


non questa


r) Sapere tutto è tipico delle persone che non sanno niente.

s) Sospetta sempre di chi usa la parola “dignità” (dignità della vita, dignità del lavoro, dignità del farsi prendere a sberle), di solito è gente che vuole fregarti.

t) La cosa che piace del bel tenebroso è il “bel”, non il “tenebroso”. Se non rientri nella categoria “bel”, evita.

u) Alle scritte sulle magliette non è necessario rispondere.

v) L’unica cura naturale è lasciar perdere.

z) Come avrai presto modo di notare, molte persone sono come i terremoti: arrivano all’improvviso, fanno un sacco di rumore e pretendono di scombinarti la vita come pare a loro. Opporre resistenza è inutile. L’unica cosa da fare è accucciarsi sotto il tavolo e aspettare che passino.

(j e k)